MOLINARO, Simone. –
Nacque da Bartolomeo probabilmente dopo il 1570. Forse originario di Santo Stefano di Larvego (Campomorone), nelle sue opere si definì «genovese».
La formazione musicale avvenne per opera dello zio Giovanni Battista Dalla Gostena, come dichiarato dallo stesso maestro quando accolse nel Secondo libro di canzonette a 4 voci (Venezia, G. Vincenti, 1589) «una sestina di Simone M. suo nepote e discepolo» e come ribadito orgogliosamente dall’allievo nel suo Primo libro di canzonette a 3 e 4 voci (Venezia, A. Gardano, 1595). In questo anno il M. curò anche la stampa del Secondo libro de madrigali a 5 voci di Dalla Gostena (ibid.), in cui inserì il proprio madrigale spirituale su testo di Angelo Grillo, Udite iniqui (I parte) e Volgete gli occhi (II parte).
Per numerosi anni le notizie sul M. sono poche e frammentarie. Nel dicembre del 1595 ricevette la prima tonsura e nel 1598 fu eletto mansionario della cattedrale di Genova, ufficio di cui fu privato nell’aprile del 1599. Non si conosce l’attività svolta in questo periodo; certo è che nel 1599 e nel 1600, insieme con i musicisti delle cappelle del duomo e di Palazzo, partecipò alla festa di S. Croce a Lucca.
Più significative le notizie musicali: nel 1597, con Motectorum quinis et missae denis vocibus liber primus (Venezia, G. Vincenti), ebbe inizio la stampa di forme sacre. Il libro, che contiene la messa a dieci voci Nasce la pena mia, fu dedicato al doge Matteo Senarega, dal quale forse sperava di ottenere un appoggio per un incarico in duomo. Al 1599 risalgono due importanti lavori profani: il Primo libro de madrigali a 5 voci (Milano, erede di S. Tini e F. Besozzi) e l’Intavolatura di liuto (Venezia, R. Amadino) contenente danze, fantasie ed elaborazioni di pagine polifoniche vocali e strumentali. Il M., che voleva conservare la memoria dello zio, inserì in questi libri alcuni suoi lavori rimasti inediti. Nel 1600, infine, pubblicò a Venezia presso R. Amadino il Secondo libro delle canzonette a 3 voci, in cui emergono i 4 brani in forma di madrigale costruiti su altrettante ottave della Gerusalemme liberata (XVI) di T. Tasso.
Dal secolo XVII le notizie riguardo al M. sono più numerose. Agli inizi del 1601 diede alle stampe a Milano, presso l’erede di S. Tini e G.F. Besozzi, il Secondo libro de motetti a 8 voci contenente la messa Nigra sum (per il primo libro, perduto, cfr. Tarrini, 2000, p. 176).
La dedica al vescovo di Sarzana, Giovanni Battista Salvago, è ancora un lungo omaggio al maestro: «Io procurai sempre d’imitare Gio. Battista Dalla Gostena mio zio […] in tutto quello ch’egli seppe. […] e pretendo essere rimasto suo erede […] in quanto da lui ho imparato quel poco che io vaglio».
In seguito alla nomina a maestro della cantoria del duomo di S. Lorenzo, avvenuta il 31 ottobre di quell’anno, il M. abbandonò momentaneamente la composizione di musica profana per occuparsi soprattutto dei doveri legati al nuovo incarico. Nel 1602 propose un ampliamento della cantoria per consentire esecuzioni policorali e concertanti, e negli anni seguenti si dedicò a comporre un repertorio che spazia dallo stile antico del mottetto polifonico al nuovo stile dei Concerti a 1 e 2 voci.
Entro il 1616 il M. pubblicò quattro libri di mottetti a 5 voci (pervenuti solo il primo, incompleto [Milano, A. Tradate, 1604] e il terzo [Venezia, A. Raverii, 1609]), il Primo libro delle messe a 8 voci (Milano, A. Tradate, 1603), il Primo libro de Magnificat a 4 voci (Milano, erede di S. Tini e F. Lomazzo, 1605), i Concerti ecclesiastici a 2 e 4 voci con partitura per l’organo (Venezia, R. Amadino, 1605), i Concerti a 1 e 2 voci con il basso continuo (Milano, erede di S. Tini e F. Lomazzo, 1612) e Passio Domini nostri Jesu Christi (Loano, F. Castello, 1616). Appartengono forse ai libri non pervenuti i mottetti inseriti nelle raccolte curate da Abraham Schadaeus (Promptuarii musici, Argentinae, K. Kieffer, 1611-1613) e da Geronimo Cavaglieri (Della nova Metamorfosi, Milano, A. Tradate, 1605, 1610), dallo stesso M. (Fatiche spirituali a 6 voci e basso continuo [libri I e II], Venezia, R. Amadino, 1610) e Ruggero Argilliano (Responsoria Hebdomadae Sanctae …, Venetiis, G. Vincenti, 1612).
L’indiscussa autorità raggiunta portò il M. a essere coinvolto nel mantenimento e nella costruzione di nuovi organi. Con il fratello Benedetto fu testimone al contratto per la costruzione del secondo strumento del duomo di Genova da parte di Giuseppe Vitani (1603), e garante per gli organi della chiesa di N.S. delle Vigne (1618-19) e del monastero di S. Brigida (1620) costruiti da Bernardino Virchi.
A partire dal 1607 il M. svolse contemporaneamente anche un servizio a Palazzo. Per numerosi anni vi operò come semplice musico, mentre dal 1625 ricoprì il ruolo di maestro di cappella.
In questo periodo il M. ampliò i suoi campi di attività. Nel 1609-10 si recò a Napoli, forse per conoscere la produzione madrigalistica di C. Gesualdo.
Nel 1613, infatti, intraprese un’iniziativa editoriale di grande rilievo perché inconsueta nella stampa della musica vocale del tempo: la messa in partitura, con il testo posto sotto tutte le voci, dell’opera omnia profana di Gesualdo. La Partitura, la cui stampa fu affidata alla tipografia genovese di Giuseppe Pavoni, divenne oggetto di studio del contrappunto e favorì per molti anni l’esecuzione e la diffusione dei madrigali gesualdiani. Essa inoltre fornì la base per la ristampa veneziana del Quinto libro che, come scrisse Bartolomeo Magni nella dedica del gennaio 1614, fu a lui inviata da «Benedetto Molinaro eccellentissimo maestro di cappella in Genova». In realtà Magni confuse il compositore che aveva curato la partitura e il fratello, Benedetto, che aveva in Genova un magazzino librario.
Dopo questa pubblicazione i rapporti tra il M. e Pavoni si fecero difficili e il M. aprì a Loano una tipografia che affidò a Francesco Castello. Da questa officina nel 1615 uscirono i Madrigali a 5 voci il cui recente ritrovamento (Roma, Biblioteca Vallicelliana, Arca VI.13) consente di conoscere lo stile impiegato, stile annunciato dal M. nella dedica a Giovanni Battista De Marini: «V.S. […] mostrò desiderio che secondo la moderna ragione di comporre, io quasi fatto dimentico dello stile proprio, mi studiassi […] di fare alcune composizioni».
Nel frattempo, pur ricoprendo in duomo il ruolo di maestro per il quale era previsto lo stato sacerdotale, nel maggio del 1615 il M. sposò Geronima De Franchi, vedova Aicardo. Sarà questa insolita situazione, ignorata forse volutamente per due anni, che, nell’ottobre del 1617, porterà al suo licenziamento. A evitarlo non era servita la dedica del Passio al capitolo di S. Lorenzo.
Dimesso dalla cantoria del duomo, il M. continuò a dedicarsi alla cappella musicale di Palazzo e a svolgere l’attività didattica da tempo intrapresa nei confronti di allievi privati e all’interno di una scuola che nel 1618 gli diede grande fama a Roma. A un probabile rapporto didattico si deve inoltre l’inserimento di pagine di Giovanni Battista Aicardo e Giacomo Antonio Peisano nei Concerti del 1612, mentre il desiderio di diffondere le opere dei musicisti genovesi lo aveva portato ad accogliere nel terzo libro di mottetti pagine di Dalla Gostena, Giovanni Battista Strata e Leonardo Levanto. L’attenzione a un impegno didattico portò infine il M. a favorire Aicardo nel progetto di aprire una scuola. A questo scopo gli concesse una stanza e dispose che, alla sua morte, ne divenisse proprietario insieme con tutti gli strumenti e i libri in essa contenuti.
Il M. morì a Genova nel 1636. Il Libro dei defunti della chiesa di S. Siro alla data del 16 maggio registra: «Simon Molinarius artis musicae eximius doctor decessit sacramentis omnibus susceptis et iacet in [ecclesia] D. Syri» (Moretti, 1992, p. 52).
La musica del M. ebbe ampia diffusione. Dal 1598 al 1613, 16 mottetti entrarono nelle raccolte di Caspar Hasler Sacrae symphoniae, Norimberga, P. Kauffmann 1598, e Sacrarum symphoniarum continuatio, Norimberga, P. Kauffmann, 1600) e Schadaeus Promptuarii musici, 1611-13); madrigali, canzonette e la chanson Frais et gaillard per liuto furono accolti da Melchior Borchgrevinch nel Giardino novo (Copenaghen, H. Waltkirch, 1605), da Valentin Diezel in Erster Theil Lieblicher (Nürnberg, S. Halbmayer, 1624) e nei Balletti moderni (Venezia, A. Gardano, 1611). Diverse le composizioni, talvolta intavolate a tastiera, contenute in manoscritti coevi. Da ricordare in particolare quelle conservate ad Altötting (Heilige Kapelle, n. 716a); Berlino (Staatsbibliothek zu Berlin Preussischer Kulturbesitz, Musikabteilung, nrr. 20 e 29 [citt. in Bohn, pp. 62, 80]); Cambridge (Fitzwilliam Museum, Lord Herbert of Cherbury’s Lute-Book [per la fantasia n. 15 del M., qui attibuita a Diomedes Cato, cfr. Meadors, p. 333]); Londra (British Library, Egerton, 3665); Budapest (Országos Széchényi Könyvtár, Bártfa, mus., 16 e 26); Gdańsk (Biblioteka Gdańska Polskiej Akademii Nauk, Mss., 4006 e 4012); Pelplin (Seminarium Duchowne, Biblioteka, The Pelplin Tablature); Varsavia (Biblioteka Narodowa, Mus., 327 Cim. [n. 8]).
Ben presto il suo nome entrò nei trattati, tra cui quelli di Giovanni Battista Magone e Michael Praetorius.
L’interesse verso la sua musica proseguì nei secoli successivi. Al suo reperimento e studio guardarono con interesse padre G.B. Martini e G. Chiti, e alcune pagine furono copiate a metà Settecento dal fondatore del Madrigal Society John Immyns (Cambridge, Fitzwilliam Museum, 112, 163; Londra, British Library, Add., 12532, 29381). Copie del sec. XIX si trovano a Roma (Basilica di S. Giovanni in Laterano, Archivio musicale, Rari, 70) e Copenaghen (Kongelige Bibliotek, mus., 9509.1997).
Nella storia della musica il nome di M. è legato in particolare alla partitura dei madrigali di Gesualdo e alla produzione liutistica. Nel 1917 O. Respighi utilizzò il Ballo detto «il conte Ugolino» per la prima serie [suite n. 1] di Antiche danze ed arie per liuto.
Sebbene restino nell’ombra importanti dati biografici e artistici, gli studi hanno aperto nuove e interessanti prospettive. Ancora da chiarire è, tra l’altro, l’importanza del M. nella storia del contrafactum. Le informazioni sono limitate alle Fattiche spirituali, nelle quali il M. elaborò pagine dei più noti autori; ma poiché l’edizione è priva della dedica e degli Avvertimenti non abbiamo le notizie utili a conoscere la destinazione e le finalità della loro pubblicazione.
Per una completa valutazione artistica del M. mancano poi diversi lavori citati in bibliografia, nei cataloghi librari e negli inventari. Tra questi tre libri di mottetti (il primo libro a 8 voci, il secondo e il quarto a 5), il terzo libro di canzonette a 3 voci, i libri di salmi, messe e vespri, le composizioni per il Sabato Santo, il Processionale e l’Harmonia selecta sex vocum cum basso continuo ad organum studio (Antwerpen, P. Phalèse, 1626).
Fonti e Bibl.: Carteggio tra padre G.B. Martini e G. Chiti in badigit.comune.bologna.it/cmbm; G.B. Magone, Ghirlanda musicale …, Pavia 1615, p. 75; M. Praetorius, Syntagma musicum …, Wolfenbüttel, III, 1619, pp. 7 s.; G.N. Sauli Carrega, Epistolarum libri tres posteriores, Genuae 1619, pp. 133-136; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica, a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 208; E. Bohn, Bibliographie der Musik-Druckwerke bis 1700 welche in der Stadtbibliothek, der Bibliothek des Academischen Instituts fuer Kirchenmusik und der Koeniglichen und Universitaets-Bibliothek zu Breslau aufbewahrt werden …, Berlin 1883, pp. 62, 80; P. Guerrini, La cappella musicale del duomo di Salò, in Rivista musicale italiana, XXIX (1922) 1, pp. 107 s.; K.G. Fellerer, Ein Musikalien-Inventar des fürftbischöflichen Hofes in Freising aus dem 17. Jahrhundert, in Archiv für Musikwissenschaft, VI (1924) 4, pp. 476, 483; T. Dart, S. 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Tarrini, Venezia 1988, ad ind.; M.R. Moretti, Musica e costume a Genova tra Cinquecento e Seicento, Genova 1990, ad ind.; Id., S. M. maestro di cappella di Palazzo: contributo per una nuova biografia, in Musica a Genova tra Medio Evo e Età Moderna. Atti del Convegno di studi … 1989, a cura di G. Buzelli, Genova 1992, pp. 45-83; Id., S. M. e la tipografia Francesco Castello di Loano, in La Berio, XXXII (1992), 1, pp. 3-58; D. Calcagno - G.E. Cortese - G. Tanasini, La scuola musicale genovese tra XVI e XVII secolo. Musica e musicisti d’ambiente culturale ligure, Genova 1992, passim; G. Ruffini, Sotto il segno del Pavone. Annali di Giuseppe Pavoni e dei suoi eredi (1598-1642), Milano 1994, pp. 17, 27 s., 31, 36-38, 56, 59, 62, 229 s.; M.R. Moretti, Intorno ad alcuni madrigali genovesi su versi del Tasso, in La Berio, XXXVI (1996), 1, pp. 72 s.; Id., Intorno a G.B. Dalla Gostena: cento anni di musica a Genova, in Intorno a G.B. Dalla Gostena. 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Proceedings of the International Conference, Rome 2005, a cura di I. Bossuyt et al., Leuen 2008, pp. 293-315; M.R. Moretti, voci Castello, Francesco; Molinaro, Simone; Pavoni, Giuseppe, in Dizionario degli editori musicali italiani, in corso di stampa.