ORELLI, Simone
ORELLI, Simone (Simone da Locarno). – Nacque a Locarno attorno al 1220 da Guido, esponente di una famiglia aristocratica, discendente dal ceppo dei da Besozzo, che aveva le proprie basi territoriali nel Locarnese. Le sue vicende sono però maggiormente legate ai poteri signorili sulle valli di Blenio e Leventina, sulla strada per il Lucomagno, concessi periodicamente alla sua famiglia dal Capitolo del duomo di Milano a partire dal 1213, in opposizione alle pretese degli aristocratici rivali filoimperiali.
Con il fratello Enrico, Simone risulta avogadro e signore del Blenio e di Biasca per conto dello stesso Capitolo nel 1240, quando essi furono cacciati dai loro castelli di Serravalle e Biasca da Federico II, impadronitosi del Blenio e della Leventina dopo la defezione di Como dalla Lega lombarda e la conseguente presa di possesso della fortezza di Bellinzona. Col titolo di podestà di Locarno Orelli si mise allora alla testa dei nobili locarnesi che nel 1242, con l’aiuto delle truppe milanesi e di Enrico de Sacco signore di Mesocco, riconquistarono Bellinzona e restituirono le valli al Capitolo. Tale organismo nominò Simone ed Enrico capitani del castello e del contado di Bellinzona, carica che esercitarono mediante il vicario Marchisio Della Torre di Mendrisio. Tre anni dopo Simone diede ulteriore dimostrazione delle proprie capacità strategiche e militari catturando a Gorgonzola re Enzo, figlio dell’imperatore.
Le truppe milanesi da lui capitanate erano state sconfitte dall’esercito imperiale in procinto di convergere su Milano con l’armata di Federico, ma Orelli, scambiando la libertà del re con la resa delle sue truppe, riuscì a neutralizzare il pericolo.
Dopo la morte dell’imperatore, Simone, mantenendo la carica di signore e rettore di Biasca già esercitata dal padre, risulta, insieme al cugino Matteo, avogadro di Blenio, come fideiussore per un debito di 1000 lire contratto da Alberto de Sacco, fratello del già citato Enrico, con i Della Torre di Mendrisio (1251). Per tutti gli anni Cinquanta indirizzò la sua attività politica verso nord: nel 1255, sempre seguito dal cugino Matteo e dal di lui fratello Guido, aiutò militarmente un gruppo di nobili dei Grigioni in contrasto con il vescovo di Coira, Enrico di Monfort, per il possesso di alcuni castelli. Gli Orelli furono sconfitti a Ems e presi prigionieri. Liberato rapidamente, Simone, menzionato tra i nobili retici riunitisi a Reichenau nel 1257, nel luglio 1260 diede supporto al conte Pietro di Savoia in occasione dei suoi contrasti territoriali con il vescovado di Sion. Nel maggio 1261, insieme ai parenti, strinse un patto di non belligeranza con l’abbazia di Disentis, a conclusione di una serie di schermaglie di confine.
Dopo l’esclusione da parte dei Della Torre di Milano dell’arcivescovo eletto Ottone Visconti, nel 1262, tornò protagonista della politica lombarda con l’obiettivo di aiutare l’arcivescovo a sconfiggere il dominio popolare torriano. Alla fine del 1263, dopo la morte di Martino Della Torre, tentò, con Corrado da Venosta, di riguadagnare Como, anch’essa torriana, alla causa viscontea, ma i due furono sconfitti dalle truppe di Filippo Della Torre. Simone fu catturato a Ponte Tresa e imprigionato nel palazzo comunale di Milano con il nipote Guidotto. Vi rimase per dodici anni.
La sua neutralizzazione consentì ai Della Torre, Filippo fino al 1265 e Napoleone successivamente, di avere mano libera anche a Biasca, Blenio e Leventina, da sempre fondamentali per il controllo dei commerci transalpini sulla via del Lucomagno e controllate ora da propri vicari. Tuttavia nel 1273 Matteo Orelli riuscì a recuperare i territori perduti, insediandosi a Biasca e riacquisendo il titolo di avogadro di Blenio nonché, probabilmente, quello di podestà della Leventina.
Al principio del 1276 Simone venne liberato dai Della Torre come contropartita per il rilascio del vicario di Como Accursio Cutica, prigioniero dei filoviscontei, non prima di avergli estorto un giuramento di fedeltà che fu prontamente disatteso. Simone, infatti, nell’agosto dello stesso anno fu chiamato con i suoi uomini dall’arcivescovo Ottone per guidare la flotta viscontea allestita sul lago Maggiore per aprire la strada verso Como. Con loro si schierarono i marchesi di Monferrato, Saluzzo e Ceva con le loro truppe e i Comuni di Pavia, Asti, Novara e Vercelli. La campagna navale aveva già ottenuto un iniziale successo presso Cannobio, quando una piena del lago causò una temporanea sconfitta ad Arona. Si dovette aspettare la fine di novembre per entrare a Como, grazie anche alla complicità del presule lariano Giovanni Avvocati. Pochi mesi dopo, il 21 gennaio 1277, Simone prese parte alla battaglia di Desio che segnò la decisiva sconfitta dei Della Torre e l’inizio dell’influenza viscontea su Milano; ricevette quindi il titolo di capitano generale del Comune e del popolo di Milano che avrebbe dovuto mantenere, secondo Corio, per tre anni, in cambio di uno stipendio di 12.000 lire per anno. In realtà vi rimase poco più di un anno, sostituito poi da Guglielmo VII di Monferrato, ma fece in tempo a conquistare, per conto della città, il grosso centro di Crema, il 21 febbraio 1277.
Negli anni successivi spostò il suo raggio di azione a Como dove, a partire dal 1282, si oppose al nobile Loterio Rusca, alleatosi con Guglielmo di Monferrato e con i Della Torre contro Ottone. Inizialmente costretto a lasciare la città, nel novembre 1284, aiutato da truppe milanesi, si impadronì di Lugano, Locarno e Bellinzona, dando nuovamente avvio alle ostilità contro i rivali. Ben presto però le sorti si ribaltarono a sfavore dei milanesi e la vicenda si concluse nel 1286 con un compromesso: Ottone riconobbe tutti i possessi di Rusca e riuscì a ottenere una sua riconciliazione con Orelli, ma non con i suoi parenti paterni e alleati nelle pievi di Locarno e Ascona. Queste ultime, infatti, negli anni seguenti, risultano alle dipendenze del comasco.
Orelli morì prima del 1292: nella carta di Biasca del 1° gennaio 1292, infatti, la carica podestarile risulta esercitata da Enrico «de Orello fili[us] condam domini Symonis de Orello de Locarno» (Il Medioevo nelle carte, 1991, p. 86).
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