SIMPOSIO (gr. συμπόσιον)
Nel banchetto (v.) dei Greci e dei Romani si succedevano due fasi distinte, il σύνδειπνον e il συμπόσιον; nella prima si mangiava, nella seconda i commensali rimanevano sdraiati nei loro letti conviviali bevendo e passando il tempo con trattenimenti di vario genere. Il simposio poteva protrarsi sino a notte tarda; si beveva, abitualmente, secondo la prescrizione (τρόπος τῆς πόσεως) del simposiarca (συμποσίαρχος o συμποσιάρχης, il rex convivii dei Romani), quindi anche contro voglia (πίνειν πρὸς βίαν), uno dopo l'altro, andando da sinistra a destra (ἐπί δεξιὰ πίνειν).
Durante il simposio si cantavano canti conviviali (σκόλια), fra i quali ve n'erano di contenuto patriottico e politico; si recitavano poesie di poeti celebri o di composizione propria; si assisteva a spettacoli di varietà, come danze, acrobazie, quadri plastici; si conversava su argomenti che destassero l'interesse generale; l'argomento e il tono di tale conversazione dipendevano, naturalmente, così dai gusti come dalla cultura di tutti i commensali.
A banchettare insieme e a favellare di sapienza condusse la leggenda i Sette Savî presso Creso a Sardi o presso Periandro a Corinto, e del motivo s'impadronì la poesia: simili figurazioni conosce anche la prosa del secolo V. Ma poco o nulla questi antecedenti letterarî influirono sul nascere del simposio come forma a sé: qual diretto riflesso della vita il simposio letterario sorge, per noi, con Platone e con Senofonte, nell'ambito socratico. Un'intima armonia c'è nel Simposio di Platone fra scena d'incorniciatura, la conviviale, e argomento della conversazione: Eros veduto nei suoi molteplici aspetti fino al più ideale, la ϕιλία che stringe Socrate ad Alcibiade e che Alcibiade dichiara di essersi guadagnata particolarmente avendo una volta Socrate ospite e commensale: virtù erotica e conviviale che vanno insieme. Ancora su Amore, ma non sopra un solo soggetto, si aggira il Simposio di Senofonte: vaga di cosa in cosa, è più vicino alla maniera di tutti i giorni, più mosso dal di fuori che dal di dentro, né ignora punto le vecchie attrattive della musica, della danza, delle giullerie e gl'incentivi esterni al discorrere. Da Platone e da Senofonte derivano i modelli alla ricca e svariata letteratura conviviale posteriore, e certe figure, certi motivi, per esempio dei due amanti, certe situazioni rimangono attraverso i secoli, e l'essenza ne resta il dialogo. Il simposio fiorisce dapprima presso i filosofi: con Aristotele e gli aristotelici, con Epicuro, col cinico Menippo e i suoi imitatori o seguaci, coi quali ultimi un elemento nuovo sembra entrarvi a trasformarlo, la caricatura satirica, da Luciano convertita poi in baia buffonesca. Il simposio ellenistico si ammanta di erudizione. In Roma gli avviamenti sono nella satira Luciliana e nella satira menippea di Varrone, ma un simposio vero e proprio si ha soltanto, che si sappia, con Mecenate, interlocutori del dialogo ancora, giusta la tradizione, uomini di sfera intellettuale superiore, Virgilio, Orazio, Messalla. Una geniale parodia del dotto disputare a tavola è la petroniana Cena di Trimalcione. Variopinto e ricercato sapere impronta di sé i simposî greci e latini dell'età imperiale, di Plutarco, e più di Ateneo o di Macrobio. A Platone ritorna, nel suo Convito, Metodio d'Olimpo, ponendo però al posto di Eros pagano l'Amore cristiano, la castità e verginità, l'amore per Cristo.
Bibl.: F. Ullrich, Entstehung und Entwicklung der Literaturgattung des Symposion, Programm Würzburg 1908; A. Hug, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV A, col. 1273 segg.; I. Martin, Symposion, Paderborn 1931.