• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

Sindacalismo

di Bruno Ugolini - Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)
  • Condividi

Sindacalismo

Bruno Ugolini

Al principio del 21° sec., il movimento sindacale italiano era appesantito da divisioni, polemiche e faticose ricuciture. Fu una fase contrassegnata, in coerenza con gli orientamenti dei governi di centrodestra, dalla fine di quella concertazione che aveva caratterizzato gli anni Novanta del secolo precedente, attraverso estesi accordi triangolari tra governo, imprenditori e sindacati. Questi ultimi erano impegnati soprattutto in grandi movimenti di resistenza, più che in iniziative e rivendicazioni innovative. Trovavano così una seria difficoltà sia a riproporsi come importante interlocutore politico, sia ad affermarsi come autorevole soggetto contrattuale in un mondo del lavoro sempre più frammentato e trasformato.

Il principale ostacolo nei rapporti intersindacali fu dapprima il contratto separato per un'importante categoria, vale a dire quella dei metalmeccanici. Nel luglio 2001 (come poi nuovamente nel 2003) la FIOM (Federazione Impiegati Operai Metallurgici), in contrasto con FIM-CISL (Federazione Italiana Metalmeccanici) e UILM-UIL (Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici), non accettò l'intesa, denunciò la scarsità delle offerte salariali avanzate dalla Federmeccanica (Federazione Sindacale dell'Industria Metalmeccanica Italiana) e propose, senza esito, un ricorso al referendum tra i lavoratori. Infine predispose una campagna per ottenere accordi di risarcimento, con proprie azioni rivendicative, all'interno delle diverse imprese.

Un anno dopo, nel luglio 2002, si aprì una frattura ancora più grande. Questa volta non si trattava di sindacati di categoria, ma delle stesse confederazioni: la CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) e la UIL (Unione Italiana del Lavoro) siglarono con il nuovo governo di centrodestra presieduto da S. Berlusconi un accordo complessivo denominato Patto per l'Italia. Questo accordo rappresentava il punto di arrivo della linea di condotta adottata dalla coalizione di centrodestra vincitrice delle elezioni del 2001, che, sin dal convegno svoltosi il 16 marzo dello stesso anno a Parma, aveva stretto un'alleanza (che assunse il nome, appunto, di Patto di Parma) con la nuova Confindustria (Confederazione Generale dell'Industria Italiana) presieduta da A. D'Amato. L'11 ottobre 2001 il nuovo ministro del Welfare, R. Maroni, presentò alle parti sociali un Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia, redatto con la collaborazione di un gruppo di studiosi tra i quali il professor M. Biagi, che aveva prestato la sua opera anche nell'ambito di governi di centrosinistra. Il volume delineava alcuni interventi complessivi nel mercato del lavoro e abbandonava esplicitamente il metodo della concertazione con imprenditori e sindacati nell'affrontare i problemi sociali. Si preferiva parlare di dialogo, di consultazione. Emergeva altresì evidente il tentativo di dividere le rappresentanze del mondo del lavoro, puntando a un isolamento della CGIL (Confederazione Generale Italiana Lavoratori). Un'ambiziosa volontà che si innestava nel clima di aspra tensione presente nel Paese: nel luglio, in occasione di una riunione del G8 a Genova, i manifestanti no global si erano scontrati con le forze dell'ordine e un giovane, C. Giuliani, era rimasto ucciso; nel settembre si era verificata l'immane tragedia dell'attentato alle Twin Towers di New York.

Il 5 luglio 2002 avvenne la firma separata del Patto per l'Italia. I commenti favorevoli di CISL e UIL erano indirizzati a sottolineare come in tal modo venisse salvaguardato il metodo della concertazione tra le parti sociali. Non era questo il parere della CGIL che puntava l'indice, tra l'altro, sulla formula adottata nell'accordo riguardo all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, la norma che impone all'imprenditore di un'azienda con più di quindici dipendenti (o di cinque nel caso delle aziende agricole) di reintegrare un lavoratore licenziato senza una giusta motivazione. I toni della polemica furono altissimi. S. Cofferati (eletto segretario della CGIL dopo B. Trentin) definì "scellerata" la scelta di CISL e UIL, mentre il segretario della CISL S. Pezzotta (succeduto a S. D'Antoni) accusò Cofferati di voler strumentalizzare la tutela dei lavoratori per ambizioni politiche personali.

Lo scontro si fece più pesante con l'irruzione, nello scenario politico-sindacale, del terrorismo brigatista. Il 19 marzo, Biagi, lo studioso che aveva collaborato alla stesura del Libro bianco, venne assassinato a Bologna. Una morte terribile che ricordava quella di altri intellettuali, tutti studiosi dei problemi del lavoro, come M. D'Antona ed E. Tarantelli. Nel Paese una polemica aspra, attraverso alcuni organi di stampa e commenti di esponenti governativi, puntò l'indice sulla CGIL di Cofferati, accusata quasi di fomentare il ritorno a forme delittuose. Nonostante tale strumentale scenario, il principale sindacato italiano decise di ricorrere a una forma di protesta di massa, che ebbe luogo a Roma al Circo Massimo, con tre milioni di partecipanti secondo gli organizzatori (ma 700.000 secondo la questura): un evento che rappresentò (a prescindere dai dati diversi sull'entità della partecipazione) la più grande manifestazione sindacale del dopoguerra. Le parole d'ordine principali furono dirette contro il terrorismo (con riferimento all'assassinio di Biagi) e contro la modifica dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

La battaglia su questa norma venne collocata dalla CGIL nell'ambito dei diritti della persona in generale, dei diritti di libertà e di dignità. Essa mobilitò le strutture del sindacato, come in altre più eccezionali occasioni del dopoguerra, e raccolse l'adesione di numerosi intellettuali nel campo di sinistra.

La modifica dell'art. 18 - poi mai ridimensionato come era nelle prime intenzioni - non fu l'unica scelta perseguita dal governo. Un più completo intervento sui vari aspetti del mercato del lavoro arrivò con il varo della l. 30 (14 febbr. 2003) formulata sempre in collegamento al Libro bianco. Si trattava di un insieme di norme, poi entrate nel linguaggio comune come legge Biagi, che prevedevano, tra l'altro, una moltiplicazione delle forme contrattuali flessibili adottabili dagli imprenditori. L'obiettivo del governo era quello di favorire così l'aumento dell'occupazione e il superamento dei rapporti di lavoro irregolari, nonché di abbassare i costi per i datori di lavoro. Anche su questo provvedimento le forze sindacali si divisero. Apparve più ottimista la CISL, che colse alcuni aspetti positivi, per es., nel passaggio dal 'contratto coordinato continuativo' (i cosiddetti Co.Co.Co.) al 'contratto a progetto' o nelle misure relative agli 'enti bilaterali' (tra imprenditori e sindacati) per il governo del mercato del lavoro. Un rifiuto netto venne opposto invece dalla CGIL, che denunciò da subito il rischio di una profonda precarizzazione dei rapporti di lavoro.

Centrale, in questi anni, fu la figura di Cofferati, un leader sindacale che acquistò notorietà e vaste adesioni nel mondo della sinistra in generale per il suo ruolo intransigente nella guida di un movimento assai ampio. La CGIL, di fronte alla crisi dei partiti e alle loro divisioni, sembrò porsi alla testa dell'opposizione al governo di centrodestra: secondo alcuni si trattò di una sorta di 'supplenza politica'. E furono numerosi, nella sinistra, ad auspicare un passaggio dello stesso leader della CGIL nel campo più propriamente politico: ciò che avvenne, in una certa misura, allorché Cofferati accettò di concorrere alle elezioni per il comune di Bologna, dove venne eletto sindaco. Gli successe nella CGIL G. Epifani, nominato il 20 settembre 2002. La novità di questa scelta stava nel fatto che per la prima volta ad assumere tale carica era un dirigente proveniente dalle file socialiste.

Allo stesso tempo nella CISL acquistò autorevolezza Pezzotta, eletto nel dicembre 2000, mentre nella UIL il posto di P. Larizza fu preso da L. Angeletti. Il sindacato dalla forte componente cattolica fu costretto ad affrontare prove non facili, per cercare di mantenere fede alla propria vocazione autonoma e contrattualista, nonché orientata alla partecipazione. La fiducia posta nel governo di centrodestra, anche attraverso la firma del Patto per l'Italia, non trovò in seguito le necessarie conferme. Il governo dimostrò di non considerare i sindacati come veri interlocutori con i quali predisporre le scelte economico-sociali più importanti, per es., in occasione delle annuali discussioni sulla legge finanziaria o nella definizione del tasso di inflazione, il parametro per le richieste salariali delle diverse categorie. La reazione della CISL, accanto a quelle di CGIL e UIL, sarà sempre più improntata a durezza, anche se meno propensa all'uso dello sciopero. Non meno facili le prove per la CGIL di Epifani. Tra queste occorre citare il nuovo contratto separato per i metalmeccanici (maggio 2003) e il referendum sull'art. 18 (giugno 2003). Una scelta voluta dal Partito della rifondazione comunista e dalla FIOM, mentre la CGIL finì con lo schierarsi per il 'sì'. L'obiettivo era quello di estendere l'articolo che il governo intendeva ridimensionare anche alle aziende con pochissimi occupati. Ma il quorum necessario non venne raggiunto: l'affluenza fu del 25,7%, i 'sì' furono 10.245.809 (l'87,4% del totale).

La gestione di Epifani, favorita dall'incapacità del governo di costruire rapporti positivi con le organizzazioni sociali, portò a un dialogo più intenso con le altre confederazioni. L'ultimo sciopero generale proclamato dalla sola CGIL ebbe luogo il 18 ottobre 2002, mentre nel 2003, dopo un secondo contratto separato per i metalmeccanici, ritornò la stagione degli accordi unitari con un'intesa sulla competitività siglata tra Confindustria, CGIL, CISL e UIL. Nel testo concordato si tratta nuovamente di politica dei redditi e di un orientamento comune per evitare il declino dell'apparato produttivo italiano. Lo stabilirsi di nuovi rapporti tra le parti sociali sarà favorito poi dall'ascesa alla presidenza della Confindustria di L. Cordero di Montezemolo al posto di D'Amato: una scelta che mirava al dialogo con i sindacati, CGIL compresa, e al recupero del metodo della concertazione.

L'accentuarsi della crisi economica, accompagnata al fenomeno del carovita, diede adito, nei primi anni del 21° sec., a una serie di azioni sindacali settoriali ma fortemente combattive. Fu il caso degli operai della FIAT, a Torino e a Melfi, impegnati in una serie di iniziative di protesta per le proprie condizioni di lavoro e di difesa e rilancio della casa automobilistica, in quel momento in grave difficoltà. E fu il caso dei lavoratori delle Acciaierie di Terni, alle prese con disegni di ridimensionamento. Sono solo gli esempi più eclatanti, connessi a un tessuto ind ustriale che mostrava ogni giorno segnali di cedimento. Altre esplosioni di protesta si registrarono poi nei servizi, spesso per un prolungato ritardo nel rinnovo dei contratti di lavoro. Così tra gli autoferrotranvieri, nei trasporti in generale e tra i lavoratori pubblici, scuola compresa. Molte di queste vicende spinsero i sindacati a una riflessione circa la necessità di dar vita a un nuovo modello contrattuale, da costruire sulla base di quello stabilito nel lontano 1992-93, che aveva abolito la scala mobile per recepire due livelli di contrattazione, nazionale e aziendale.

La CISL fu impegnata in modo particolare in questa elaborazione. Lo scopo era tra l'altro quello di ottenere una dilatazione della contrattazione nei territori in cui maggiore era il numero delle piccole aziende non soggette, data la scarsa presenza sindacale, agli accordi integrativi, ovvero al secondo livello di contrattazione. La CGIL non rifiutò la discussione su tale tematica, manifestando però una costante preoccupazione sul possibile rischio di passare a un ridimensionamento del peso del contratto nazionale. Tutto ciò a scapito del lavoro collocato nel Mezzogiorno, in zone dove era pressoché assente la contrattazione sindacale.

Prese il via in questo stesso periodo un dibattito concernente il rapporto tra movimento sindacale nel suo insieme e il bipolarismo politico instaurato nel Paese (la cosiddetta seconda Repubblica). La scomparsa dei partiti tradizionali (il PCI, Partito Comunista Italiano; la DC, Democrazia Cristiana; il PSI, Partito Socialista Italiano; il PRI, Partito Repubblicano Italiano) e la nascita di nuovi soggetti politici poneva nuovi problemi alle tre principali confederazioni sindacali: non perché prive di una loro autonomia faticosamente conquistata, ma perché tutte e tre avevano intessuto nel passato un rapporto dialettico con il mondo della politica trovando interlocutori adeguati. La nuova geografia politica complicò tale interlocuzione e la via d'uscita parve essere quella, certamente difficoltosa, di un'adeguata elaborazione programmatica autonoma da poter mettere a confronto con lo schieramento politico.

In vista delle elezioni del 2006, tuttavia, e di fronte a un bilancio economico-sociale considerato assai negativo, la CGIL (non seguita in questa strada dalla CISL) preferì aggiungere al confronto programmatico una propria preferenza esplicita per lo schieramento di centrosinistra. La CISL, nel congresso svoltosi nel 2005, riconfermata la leadership di Pezzotta, condivise in larga misura il giudizio della CGIL sul bilancio economico-sociale, marcando però alcune differenze. La l. 30, che aveva rivoluzionato il mercato del lavoro, secondo il sindacato guidato da Epifani andava cancellata, mentre secondo l'organizzazione guidata da Pezzotta era solo da correggere. Sempre nel congresso della CISL venne in qualche modo sancito l'addio a un'ipotesi di unità sindacale organica e si scelse la formula del 'pluralismo convergente', mentre la CGIL, annunciando il congresso del 2006, propose la stesura di una carta dei valori comuni fra le principali confederazioni. L'assise della CGIL si preannunciava all'insegna di un rafforzamento dell'unità interna, poiché le tesi erano state votate dal gruppo dirigente senza eccezioni, mentre venivano sottoposti al vaglio congressuale emendamenti sui temi della democrazia e della contrattazione: si trattava di correzioni firmate dalle aree considerate più a sinistra, da una parte quella guidata da G. Rinaldini, segretario generale della FIOM, e dall'altra quella guidata da G.P. Patta, membro della Segreteria confederale della CGIL.

Non è facile individuare le prospettive possibili del s. italiano, costretto a fare i conti con i fenomeni della globalizzazione, della tumultuosa trasformazione del lavoro, nell'impatto con un sistema politico molto ondivago. È da segnalare a questo proposito l'iniziativa, affidata al coordinamento di un dirigente sindacale italiano, E. Gabaglio (già segretario generale della Confederazione europea dei sindacati), per la costruzione di un'unica organizzazione sindacale internazionale con la partecipazione della CISL internazionale (Confédération Internationale des Syndicats Libres), nella quale già era presente la CGIL, nonché della CMT (Confederazione Mondiale del Lavoro) e di numerose organizzazioni sparse nei vari continenti e che non aderivano a nessuna centrale.

Tra le sfide che mettono alla prova il s. nel 21° sec. secolo una fondamentale riguarda il crescente mutamento della composizione del mondo del lavoro. Le cifre relative alle dimensioni del fenomeno in Italia sono spesso oscillanti e imprecise. Il rapporto ISTAT 2005 riferisce di due milioni di lavoratori non standard, cioè non facenti parte dell'esercito dei lavoratori regolari. Tra questi l'ISTAT cita 650.000 collaboratori, 150.000 lavoratori in somministrazione (i lavoratori 'in affitto', un tempo chiamati interinali), e 110.000 prestatori d'opera occasionali. La Corte dei Conti espone dati diversi, stimando in almeno 200.000 i collaboratori nella sola pubblica amministrazione, università e ricerca escluse. Resta il fatto che dal 1999 al 2003 gli iscritti al fondo INPS parasubordinati, secondo i dati forniti dalle NIDIL-CGIL (Nuove Identità di Lavoro) - l'organizzazione che insieme all'ALAI-CISL (Associazione Lavoratori Atipici e Interinali) e al CPO-UIL (Coordinamento per l'Occupazione dei Lavoratori Atipici) si occupa di questo settore - sono cresciuti del 61,53%, arrivando a circa tre milioni. Per quanto riguarda inoltre i lavoratori in somministrazione (ex interinali), le associazioni di categoria delle imprese di fornitura di lavoro temporaneo (APLA, Agenzie per il Lavoro Associate; CONFINTERIM, Confederazione Italiana delle Associazioni delle Imprese Fornitrici di Lavoro Temporaneo; AILT, Associazione Nazionale delle Imprese di Fornitura di Lavoro Temporaneo) calcolano per il 2004 un totale complessivo di 502.000 lavoratori interessati.

Sono processi di frammentazione del lavoro che danno luogo ad analisi e proposte diverse. Un giuslavorista come P. Ichino, considera, per es., la precarietà di una metà dei lavoratori italiani come conseguenza di un'iperprotezione dell'altra metà e propone come rimedio, per superare l'enorme sperequazione tra le due parti, non un'equiparazione bensì una redistribuzione delle tutele. Un altro studioso, R. Dore, sostiene che in tutto il mondo si va verso una minore protezione di coloro che hanno scarso potere di mercato, verso una minore redistribuzione e una disuguaglianza crescente. E in ciò ha un peso anche il declino del potere del sindacato.

bibliografia

C. Vallauri, Storia dei sindacati nella società italiana, Milano 1995.

U. Beck, Schöne neue Arbeitswelt, Frankfurt 1999 (trad. it. Il lavoro nell'epoca della fine del lavoro, Torino 2000).

M. Mascini, Profitti e salari, Bologna 2000.

L. Gallino, Il costo umano della flessibilità, Roma-Bari 2001.

G. Baglioni, Fare sindacato oggi, Roma 2004.

R. Dore, New forms and meanings of work in an increasingly globalized world, Geneve 2004 (trad. it. Il lavoro nel mondo che cambia, Bologna 2005).

B. Trentin, La libertà viene prima, la libertà come posta in gioco nel conflitto sociale, Roma 2004.

P. Ichino, A che cosa serve il sindacato?, Milano 2005.

M. Magno, La parabola del lavoro nel riformismo italiano, Roma 2005.

Il lavoro che cambia, a cura di M. Carrieri, C. Damiano, B. Ugolini, Roma 2005.

Vedi anche
CGIL Sigla di Confederazione Generale Italiana del Lavoro, organizzazione creata per accordo tra i dirigenti delle principali correnti sindacali (‘patto di Roma’, 1944). Ebbe una prima struttura organizzativa al congresso di Napoli (1945) che ne approvò anche lo statuto; dopo la Liberazione accolse tutte ... Sciopero Astensione concordata dal lavoro da parte di più lavoratori per la tutela di interessi collettivi. Ai sensi del’art. 40 Cost. lo sciopero «si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano»; tali leggi non sono mai state emanate, fatta eccezione per alcune norme particolari per gli addetti agli impianti ... CISL Sigla della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori. È nata nel 1950 dall’unificazione della Libera confederazione generale italiana lavoratori e e della Federazione italiana lavoro, le due organizzazioni costituite dalle correnti sindacali cattolica e repubblicana staccatesi dalla CGIL nel luglio ... Contratti collettivi di lavoro Accordi tra uno o più datori di lavoro e una o più organizzazioni di lavoratori, volti a stabilire il trattamento minimo garantito a questi ultimi e le condizioni di lavoro alle quali dovranno conformarsi i singoli contratti individuali di lavoro stipulati sul territorio nazionale. A tal fine si distingue ...
Categorie
  • TEMI GENERALI in Scienze politiche
  • STORIA CONTEMPORANEA in Storia
  • TEMI GENERALI in Storia
Tag
  • PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
  • PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
  • CONTRATTO A PROGETTO
  • MERCATO DEL LAVORO
  • LEGGE FINANZIARIA
Altri risultati per Sindacalismo
  • sindacato
    Dizionario di Economia e Finanza (2012)
    Laura Pagani Origini, sviluppi e prospettive I sindacati sono nati a metà del 19° sec. con le prime unioni di mestiere (Trade Unions) in Gran Bretagna e rimangono ancora oggi la più tipica forma associativa dei lavoratori dipendenti. La loro origine coincide con l’ascesa del sistema industriale, che ...
  • sindacalismo
    Dizionario di Storia (2011)
    Dottrina e prassi politico-economica di varia matrice ideologica e culturale, finalizzata all’organizzazione dei lavoratori in sindacato alla cui azione è affidata la tutela dei diritti e degli interessi comuni del gruppo, della categoria e della classe dei lavoratori (operai e, generalmente, lavoratori ...
  • sindacato
    Enciclopedia on line
    Associazione di lavoratori o di datori di lavoro costituita per la tutela di interessi professionali collettivi. Nel linguaggio economico e finanziario, coalizione di imprese. Il sindacalismo è la dottrina e prassi politico-economica, di varia matrice ideologica e culturale, finalizzata all’organizzazione ...
  • sindacato
    Enciclopedia dei ragazzi (2006)
    Aris Accornero L’organizzazione che tutela i lavoratori In quasi tutti i paesi del mondo esistono i sindacati, che rappresentano i lavoratori nei rapporti con i datori di lavoro. Non sono presenti soltanto in paesi molto piccoli, poco sviluppati o sottoposti a regimi dittatoriali. L’origine dei sindacati ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
    Sindacalismo Bruno Ugolini (XXXI, p. 830, App. II, ii, p. 831; III, ii, p. 747; IV, iii, p. 333; V, iv, p. 774) La fine del secolo ha visto le tre Confederazioni sindacali italiane (CGIL, CISL e UIL) alle prese con le molteplici trasformazioni sia del mondo del lavoro sia della realtà politica ed ...
  • Sindacato
    Enciclopedia delle scienze sociali (1997)
    Gino Giugni Introduzione Sindacato e sindacalismo sono essenzialmente un prodotto della storia. Nessuna definizione basata sulla conoscenza a priori potrebbe spiegare le ragioni per cui un'aggregazione coalizzante di interessi economici ha potuto acquistare un'identità specifica e differenziale e acquisire ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
    Bruno Ugolini (XXXI, p. 830; App. II, II, p. 831; III, II, p. 747; IV, III, p. 333) Il movimento sindacale italiano, nelle sue espressioni maggiormente rappresentative (CGIL, CISL e UIL), ha conosciuto negli anni Ottanta, dopo i tumultuosi successi degli anni Settanta, una fase di riflessione, di declino, ...
  • Sindacalismo
    Enciclopedia del Novecento (1982)
    Giovanni Tarello di Giovanni Tarello Sindacalismo sommario: 1. Gli usi del vocabolo ‛sindacalismo'. 2. Per un censimento e una classificazione dei sindacalismi. 3. Primi decenni del secolo. a) Il populismo russo come sindacalismo di ceto. b) Il sindacalismo cattolico e quello dei nazionalisti come ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)
    (XXXI, p. 830; App. II, 11, p. 831; III, 11, p. 747) Sergio Turone Nel movimento sindacale italiano cominciò a delinearsi attorno al 1960 un'inversione di tendenza rispetto al periodo delle aspre divisioni polemiche, seguìto alle scissioni del 1948-50. Questi fermenti innovatori - favoriti anche dalla ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
    (XXXI, p. 830; App. II, 11, p. 831) Alfredo GRADILONE Il quadro che presenta il movimento sindacale negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale è, per molti aspetti, abbastanza positivo, sia perché, sotto la spinta del nuovo spirito e delle nuove istanze sociali create dalla ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
    (XXXI, p. 830) Gino LUZZATTO La fine della prima Guerra mondiale era stata seguita in tutti i paesi dell'Occidente da un rapido e forte incremento del movimento operaio (v. XXV, p. 404). Non solo i sindacati, per la massima parte a direzione socialista, erano enormemente cresciuti di numero e di aderenti, ...
  • SINDACALISMO
    Enciclopedia Italiana (1936)
    Rodolfo MONDOLFO L'espressione è connessa col termine "sindacato" usato nel senso specifico di organizzazione di lavoratori per la difesa dei loro interessi di gruppo e di classe (leghe di resistenza, unioni e federazioni di mestieri, trade unions, borse o camere del lavoro, confederazioni generali ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
sindacalismo
sindacalismo s. m. [der. di sindacale2, sul modello del fr. syndicalisme]. – Dottrina e prassi politico-economica, di varia matrice ideologica e culturale, finalizzata all’organizzazione dei lavoratori in sindacato, alla cui azione è affidata...
sindacalista
sindacalista s. m. e f. [der. di sindacale2, sul modello del fr. syndicaliste] (pl. m. -i). – 1. Assertore, fautore del sindacalismo. 2. Rappresentante, esponente di organizzazioni sindacali.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali