SINDOS (Σίνδος)
Nel giugno 1980 rinvenimenti fortuiti nella zona della odierna S., località a c.a 20 km a O Salonicco, hanno consigliato indagini più approfondite nella zona, che si sono sviluppate in tre successive campagne di scavo, dal 1980 al 1982.
E stata scoperta una necropoli, situata su una bassa altura, quasi scomparsa sotto il riempimento sabbioso del vicino fiume Gallico. Le centoventi tombe messe in luce, semplici casse o sarcofagi in pòros, la maggior parte in fosse quadrate scavate nel terreno, contenevano lo scheletro di un solo individuo. Fra di esse si sono rinvenute anche tre cremazioni con i resti delle ossa in urne cinerarie. Circa la metà di quelle tombe era stata già depredata in antico, ma i razziatori avevano trascurato in parte o del tutto il corredo ceramico.
Il contenuto delle tombe rinvenute integre era enormemente ricco. Molte lamine d'oro con motivi naturalistici, ricavate da matrici, adornavano gli abiti dei defunti, i diademi, i baltei, le corregge, le else e il fodero delle spade. Diffuso era l'uso di lamine auree a forma di rombo per coprire la bocca del morto: presentavano tutte una decorazione naturalistica, a eccezione di un solo esemplare su cui era incisa la figura di una nave. In cinque tombe, tre femminili e due maschili, il volto del defunto era coperto da una maschera: quattro di queste erano d'oro, la quinta d'argento dorato. In due altre tombe la maschera era sostituita da una grande lamina d'oro, una delle quali era decorata con tre fregi di animali e un'altra con ima coppia di rosette intrecciate. Infine, in tre occasioni, due o più lamine incollate o cucite su tessuti avevano sostituito la maschera.
Nelle tombe maschili, nelle quali si sono rinvenuti scheletri con la testa volta a O, sono stati ritrovati gli usuali corredi bellici: l'elmo, almeno una spada di ferro, due lance, pugnali e, in quattro occasioni, uno scudo di bronzo di forma rotonda. Doppie fibule, rinvenute per lo più all'altezza del ventre, reggevano con molta verosimiglianza dei mantelli.
Le donne, deposte con la testa rivolta a E, portavano molti gioielli: almeno un paio di spilloni sulle spalle per reggere gli indumenti e fibule ad arco per collane, catenelle e altri ornamenti che scendevano sul petto. Le collane sono composte da elementi d'oro, alcuni a forma di bipenne o di piramidi rovesciate, altri grandi a forma di melagrana, di vasi, di elementi conici o biconici, tutte realizzate con la tecnica della filigrana e della granulazione. In varî esempî, tali elementi e altri, vitrei o di faïence, erano portati isolatamente, verosimilmente come medaglie. In due casi, le collane erano d'ambra. Comune complemento degli ornamenti femminili erano i braccialetti e gli orecchini di due specie, quelli usuali a forma di Ω e quelli di tipo macedone a fascette auree con un fiore legato. La maggior parte di questi ornamenti era d'oro, gli altri d'argento e pochissimi di bronzo. Notevoli sono gli ornamenti per la testa, rinvenuti in due tombe femminili, costituiti da lunghe spirali, di sottilissime lamine d'oro, che circondano il viso.
Tra i più interessanti ritrovamenti delle tombe di S. sono anche i piccoli modelli in ferro di carri o di oggetti da simposio, come gli spiedi con gli alari, le tavole a tre piedi e i sedili, attestati sia nelle tombe maschili sia in quelle femminili, e anche in quelle di fanciulli. In un caso il carro e il corredo di mobili erano di bronzo; vasi in argilla e una certa quantità di oggetti bronzei facevano parte del corredo funerario. La necropoli di S. fu usata dal 560 fino alla metà del V sec. a.C. Più tardi, nel periodo classico, le tombe si rarefanno e i corredi diventano più poveri; fa eccezione una tomba maschile del 430 a.C. c.a con un anello più antico che reca inciso il nome ΔΩΡΟΝ. Verso il IV sec. la necropoli fu di fatto abbandonata e sulla collina si insediarono officine ceramiche, come testimonia la scoperta di quattro fornaci. L'abitato connesso con la necropoli si trovava a qualche decina di metri a N, sopra la toumba di Nea Anchialos che presenta reperti ceramici e segni di abitazioni dal Neolitico fino all'epoca romana. Un tentativo di identificazione con una delle città localizzabili nella zona è, per ora, prematuro. La maggior parte delle ipotesi si concentra sul nome dell'antica Chalastra che ripetutamente ritorna nelle fonti dalla fine del VI sec. fino all'epoca romana. Altre città, localizzabili nella regione, presentano minori possibilità di identificazione con la toumba di Nea Anchialos.
Bibl.: A. Despini, Χρυσα ακουλαρικıα Σινδου, in Αρχαıα Μακεδονια, IV, Θεσσαλονıκη 1983, Salonicco 1986, pp. 159-169; Sindos (cat.), Salonicco 1985; M. Hatzopoulos, L. Loukopoulou, Two Studies in Ancient Macedonian Topography, Atene 1987, in part. pp. 60, 161; A. Despini, Παρασταση πλοιου σε χρυσό ελασμα απο τη Σινδο, in Proceedings of the 2nd International Symposium on Ship Construction in Antiquity, Delphi 1987, s.l. 1990, pp. 135-150. - Relazioni di scavo: A. Sakellariou, in ADelt, XX, 1965, Β ', Chr., p. 421; A. Despini, in Prakt, 1981, pp. 40-41 e 1982, pp. 63-65. - Ceramica: Α. Despini, Κεραμεικοι κλιϐανοι Σινδου, in AEphem, 1982, pp. 61-84; Μ. Tiberios, Archaische Keramik aus Sindos, in Makedonika, XXV, 1985-86, pp. 70-87.