SINONE (Σίνων, Sinon)
È il protagonista di una leggenda del ciclo troiano ancora ignota ad Omero, e diffusa invece nei racconti di quell'epopea posteriore, che si designa col nome di ciclo epico; ma per la nostra scarsissima conoscenza di questa epopea postomerica e per la grande rarità dei frammenti tragici relativi a questa leggenda, la saga di S. ci è nota soprattutto in quella versione, che l'arte di Virgilio ha foggiata nell'Eneide, II, 57-198 (per altre rielaborazioni tardive, v. Quinto Smirneo, Posthomerica, XII, 243, e Trifiodoro, Presa d'Ilio, 220). In Virgilio S. ci appare come l'alta espressione eroica della subdola e proverbiale perfidia greca (II, 62); in Dante è punito tra i falsarî di parole (Inferno, XXX, 100 segg.). Quando i Greci, ormai battuti nella forza e nella resistenza dai Troiani, fingono di salpare verso le loro patrie e si nascondono invece dietro l'isola di Tenedo lasciando presso le mura di Troia l'enorme cavallo di legno pieno di armati, S. è il principale attore di questo inganno, perché fattosi prendere prigioniero ordisce tutta una lunga e abilissima storia per indurre i Troiani a tirare dentro le mura il sospettato cavallo. Ed è S. che nella notte, quando vede la flotta greca avvicinarsi, corre ad aprire il fianco del cavallo (II, 259), e con i Greci che ne escono infuria per la città superbamente (II, 329).
Bibl.: Per l'analisi dell'episodio virgiliano, vedi R. Heinze, Vergils epische Technik, 2ª ed., Lipsia 1908; in generale O. Immisch, in Roscher, Lex. Myth., IV, col. 935 segg.