sinonimi
I sinonimi (dal gr. synonymía «uguaglianza di nome») sono le parole (tecnicamente, i lessemi; ➔ lemma, tipi di) che hanno ugual significato fondamentale (Marello 1995), come casa e abitazione, morto e deceduto, scappare e fuggire. Tuttavia, per essere considerati propriamente sinonimi, questi lessemi dovrebbero essere perfettamente equivalenti per significato e sostituibili tra loro in qualunque contesto (o cotesto; ➔ contesto), senza che ciò cambi il significato del contesto stesso (Jezek 2005: 156).
Tale equivalenza, per essere perfetta, dovrebbe inoltre attuarsi contemporaneamente a tutti i livelli (Stati 1988; Dardano 1993: 317), cioè a livello: (a) referenziale (le due parole devono denotare lo stesso referente); (b) distribuzionale (devono avere lo stesso significato negli stessi cotesti verbali e situazionali); (c) segnico (devono avere gli stessi tratti semantici, sul piano sia denotativo sia connotativo); (d) grammaticale (devono avere la stessa funzione grammaticale).
Inoltre, due sinonimi perfetti dovrebbero avere in comune anche: (a) la possibilità combinatoria con altre forme linguistiche; (b) la frequenza; (c) il ➔ registro; (d) l’atteggiamento del parlante (➔ modalità; Palmer, 19812; Dardano 1993: 317; Hirst, 1995; Murphy, 2003).
Che tali condizioni si possano realizzare tutte è estremamente raro. Ciò si ha di solito con parole dall’«estensione di significato molto ristretta» (Murphy 20062: 376), come alcuni nomi di terminologie scientifiche (➔ scienza, lingua della), quali quelli di specie animali e vegetali (Panthera leo o leone, Adansonia o baobab, ecc.).
Fuori di questi campi, la sinonimia perfetta è solo teorica, come si vede se si prendono, ad es., tra e fra, ritenuti sinonimi perfetti, ma non reciprocamente sostituibili in cotesti nei quali venga meno l’eufonia: fra tre minuti ~ tra tre minuti; tra fratelli ~ fra fratelli, ecc.; oppure se si applica il «test di sostituzione» (Jezek 2005: 157) fra parole considerate comunemente sinonimi (Garzanti 2010; Zingarelli 2009), come negli esempi seguenti:
(1) ti sei lavato la faccia / il viso / il volto?
(2) hai proprio una brutta faccia / brutto viso / brutto volto
(3) perché sei così scuro in faccia / in viso / in volto, oggi?
(4) ti rompo la faccia / *il viso / *il volto
(5) per colpa tua, ci ho rimesso la faccia / *il viso / *il volto
(6) il cubo è una figura geometrica solida con sei facce / *visi / *volti quadrate uguali
In (1), tutte le sostituzioni sono accettabili, ma le frasi risultanti sono di registro diverso; in (2), le sostituzioni appaiono accettabili (benché la loro frequenza d’uso sia diversa), ma il significato delle frasi risulta non equivalente, perché solo faccia conserva il valore idiomatico di «avere un brutto aspetto, non stare bene» (➔ modi di dire); in (3), l’impiego di faccia è piuttosto inusuale; in (4), lo scambio di viso e volto non è accettabile perché queste parole non fanno collocazione (➔ collocazioni) con rompere; in (5) non sono ammesse sostituzioni, perché l’unica collocazione possibile è la prima, così come in (6), dove l’unica possibilità è data da faccia, poiché tra le tre in questione è l’unica parola a non necessitare del tratto semantico [+ animato].
Sarebbe quindi più corretto distinguere tra sinonimia perfetta o assoluta (estremamente rara) e sinonimia relativa o contestuale, che si ha invece in tutti i casi in cui due (o più) parole siano intercambiabili in almeno un contesto. Si ricaverebbe così una definizione più funzionale, intendendo la sinonimia come «la relazione esistente tra due parole che in un dato contesto (e quindi in un dato significato) possono essere sostituite una all’altra senza che questo abbia conseguenze sull’interpretazione, cioè sul valore di verità della frase» (Jezek 2005: 157).
In questa definizione rientrano anche i cosiddetti quasi-sinonimi, coppie o gruppi di termini che rispondono in modo incerto al test di sostituzione, ad es. i co-iponimi (➔ iperonimi) di una parola generale (➔ parole generali), come apparecchio, arnese, attrezzo, ecc., co-iponimi di strumento.
I quasi-sinonimi, però, divergono per almeno una delle seguenti dimensioni (Jezek 2005: 158):
(a) grado: i due termini esprimono lo stesso concetto, ma uno lo esprime in modo più forte o più debole (pieno ~ colmo: la vasca è piena/colma);
(b) modo: due verbi quasi-sinonimici denotano lo stesso tipo di evento, svolto però secondo modalità diverse (sorridere ~ sghignazzare);
(c) connotazione: due termini hanno identica denotazione, ma diversa connotazione (gatto ~ micio);
(d) registro: due termini hanno uguale denotazione, ma diverso registro (sciocchezza ~ cazzata: ho fatto una sciocchezza/cazzata);
(e) campo: due termini hanno uguale denotazione, ma sono utilizzati in campi diversi (ricetta ~ prescrizione medica);
(f) area geografica: due termini hanno uguale denotazione, ma hanno forma diversa e sono utilizzati in aree geografiche diverse (spegnere ~ smorzare).
Quest’ultima categoria di parole, che hanno uguale denotazione ma forma diversa, utilizzate in aree geografiche diverse e con diffusione limitata, è quella dei ➔ geosinonimi (Telmon 1993: 132). In relazione a essi occorre aggiungere che talvolta, a livello semantico, la variabilità diatopica (➔ variazione diatopica) diventa anche variabilità diafasica (➔ variazione diafasica), dato che alcuni geosinonimi, diffusisi su tutto il territorio, prendono connotazioni e valenze precise rispetto alla forma standard, considerata neutra: basti ricordare il caso di sberla (settentrionale) rispetto a sventola, sganassone (centro-settentrionale), il cui significato aggiunge a quello del toscano schiaffo una connotazione intensiva.
A livello testuale, occorre ricordare che la ripresa anaforica e cataforica (➔ anafora; ➔ catafora) di un antecedente per mezzo di un nome (o un ➔ sintagma nominale) suo sinonimo, è un fondamentale fattore di coesione (➔ coesione, procedure di).
Ciò accade specialmente nel linguaggio giornalistico (➔ giornali, lingua dei), che prevede una certa variatio stilistica, per evitare ripetizioni, e che talvolta, in questa pratica, oltrepassa perfino il limite della correttezza:
(7) Con queste parole Ken Johnson ha commentato i risultati di una ricerca che dimostra come [...] le distese azzurre del pianeta dovranno dire grazie proprio al fenomeno naturale che per settimane ha paralizzato gli aeroporti di tutto il mondo. Questo perché, spiega lo scienziato, circa il 30% degli oceani è povero di ferro [...] la polvere del vulcano islandese è in grado di rilasciare fosfato, ferro, silicio e magnesio molto rapidamente, appena entrata a contatto con l’acqua. «Tanto velocemente – continua lo studioso – da provocare una immediata utilità per piante ed ecosistemi» («La Repubblica» 30 aprile 2010)
D’altronde, entro un testo si possono creare delle sinonimie che valgono solo in quel testo, come nel caso dei cosiddetti axionimi, sinonimi veicolanti una sfumatura di giudizio, validi esclusivamente in un determinato contesto. È il caso, ad es., di la poveretta nel seguente brano:
(8) È giallo sul ritrovamento di una donna di nazionalità cinese, trovata strangolata all’interno di un appartamento in via Pietro Rovetti 32 [...]. La vittima [...] è stata ritrovata [...] riversa sul letto, vestita, con dei segni profondi di strangolamento [...]. Gli uomini della squadra mobile [...] non escludono nessuna ipotesi, neanche quella che la poveretta possa essere stata assassinata da un uomo [...]. Secondo le testimonianze dei vicini sembra che la donna vivesse in quella casa con altre persone («La Repubblica» 11 febbraio 2010).
Garzanti (2010) = Dizionario italiano 2010, Milano, Garzanti.
Zingarelli, Nicola (2009) = Lo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.
Dardano, Maurizio (1993), Lessico e semantica, in Sobrero 1993, vol. 1º, pp. 291-370.
Hirst, Graeme (1995), Near-synonymy and the structure of lexical knowledge, in Representation and acquisition of lexical knowledge. Polysemy, ambiguity and generativity. Papers from the 1995 AAAI Spring Symposium, edited by J. Klavans, Menlo Park (Cal.), AAAI Press, pp. 51-56 (http://ftp.cs.toronto.edu/pub/gh/Hirst-NearSynonyms-95.pdf).
Jezek, Elisabetta (2005), Lessico. Classi di parole, strutture, combinazioni, Bologna, il Mulino.
Marello, Carla (1995), Sinonimia, in Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, dir. da G.L. Beccaria, Torino, Einaudi, p. 667.
Murphy, M. Lynne (2003), Semantic relations and the lexicon. Antonymy, synonymy, and other paradigms, Cambridge, Cambridge University Press.
Murphy, M. Lynne (20062), Synonymy, in Encyclopedia of language and linguistics, editor-in-chief K. Brown, Boston - Oxford, Elsevier, 14 voll., vol. 12º, pp. 376-378.
Palmer, Frank R. (19812), Semantics, Cambridge, Cambridge University Press (1a ed. 1976; trad. it. Introduzione alla semantica. I problemi, i concetti, le teorie, Milano, Mondadori, 1982).
Sobrero, Alberto A. (a cura di) (1993), Introduzione all’italiano contemporaneo, Roma - Bari, Laterza, 2 voll., vol. 1º (Le strutture), vol. 2º (La variazione e gli usi).
Stati, Sorin (1988), Italiano: lessicologia e semantica, in Lexikon der romanistischen Linguistik (LRL), hrsg. von G. Holtus, M. Metzeltin & C. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, 8 voll., vol. 4º (Italienisch, Korsisch, Sardisch), pp. 83-93.
Telmon, Tullio (1993), Varietà regionali, in Sobrero 1993, vol. 2º, pp. 93-141.