Vedi SIPONTO dell'anno: 1966 - 1997
SIPONTO (v. vol. VII, p. 329)
Nell'area circostante la basilica romanica di Santa Maria si riconosce il luogo della città romano-medievale di S., abitata sino al suo abbandono avvenuto nel XIII sec. con il trasferimento degli abitanti nella nuova fondazione sveva di Manfredonia. La documentazione archeologica di S., con l'eccezione di rari frammenti di ceramica daunia, inizia solo a partire dal II sec. a.C., età delle due colonie romane dedotte nel tratto di costa che sino ad allora rientrava nel territorio posseduto da Arpi (Liv., XXXIV, 54: 194 a.C.; Liv., XXXIX, 23: 185 a.C.).
La fase preromana di S. si riconosce attualmente nella vicina area di Cupola-Beccarini. Alla colonia romana si riferisce l'impianto urbano di forma trapezoidale, perimetrato da possenti mura costruite con blocchi di calcare locale di formazione marina, in opera quadrata a doppia cortina, l'esterna con il primo filare dal basso bugnato. La cinta muraria della città subì numerosi rifacimenti sino all'età medievale. Un'epigrafe, ora al Museo Nazionale di Manfredonia, attesta un intervento di ricostruzione delle torri o delle porte, forse seguito agli episodi delle guerre ciVIII che interessarono questo centro. La maggiore evidenza, muraria ed epigrafica, di età romana, si riferisce principalmente al I sec. a.C. e all'inizio del successivo, età alla quale si attribuiscono, oltre al rifacimento delle mura, la costruzione di un tribunal e quella di una via e di un marciapiede promossa da una coppia di Augustales, carica sacerdotale attestata a S. da numerosi documenti epigrafici.
E probabile che un'area pubblica della città romana vada riconosciuta nello stesso luogo poi occupato dalla basilica cristiana. A essa sarebbero pertinenti strutture murarie in opera quadrata e in opera reticolata (oltre a un lembo di pavimento in tessere bianche campito da un motivo a crocette in nero) attribuite sin dall'Ottocento a un tempio dedicato a Diana eretto nel I sec. d.C., ricordato in un'iscrizione ora al Museo Nazionale di Napoli. Recenti scavi compiuti in questa stessa area all'interno dell'abside della basilica tardoantica e in alcuni ambienti retrostanti hanno consentito di riconoscere alcune basi di pilastri probabilmente pertinenti ad ambienti porticati della prima fase della colonia, e una sorgente d'acqua monumentalizzata con l'uso di blocchi di pietra squadrata. Significativa è l'individuazione di un canale tagliato nel banco naturale e rivestito in alcuni tratti da muri in opera reticolata, relativo a una sistemazione dell'area per usi pubblici avvenuta in età tardorepubblicana-augustea. A ridosso delle mura urbiche, sul lato N, sono visibili setti murari in opera quasi-reticolata attribuiti all'anfiteatro e ora inglobati nelle fondazioni della Masseria Garzia. Nella zona meridionale, lungo il lato SE delle mura, sono stati individuati settori di un impianto termale; non lontano si sono riconosciuti i blocchi della porta d'accesso della città romana. In entrambi i casi appare piuttosto radicale il riutilizzo d'età tardoantica e altomedievale con la presenza di fabbricati che si estendono oltre i limiti della cinta muraria romana.
Indagini sul terreno hanno consentito di confermare l'identificazione delle possenti strutture in opera quasi-reticolata in località Mascherone con una villa di età augustea. Del porto, individuabile nella palude che, oggi bonificata, separa la città antica dal mare, Strabone ricorda l'attività alla fine del II sec. a.C. (vi, 243) e un'ulteriore prova dell'importanza dell'emporio sipontino è contenuta in una significativa epigrafe menzionante un serous arkarius e dei mensores. Scarsi sono i documenti relativi all'età imperiale.
Diocesi fra le più antiche della Daunia, S. fu sede del vescovo Lorenzo al quale si attribuiscono numerose fabbriche religiose; fra queste una fase della basilica paleocristiana, la Basilica dei Santi Stefano e Agata e il Battistero di San Giovanni (riconosciuto nel luogo della cripta sottostante la basilica romanica) per la cui decorazione musiva, che riproduceva le chiese di S. e del Gargano, furono chiamate maestranze da Costantinopoli. La basilica portata alla luce negli anni '30 nei pressi della Chiesa di Santa Maria era a tre navate, con la navata centrale absidata e con la pavimentazione musiva in bianco e nero; successivamente, nel VI sec. d.C., la pianta fu modificata con il presbiterio e la basilica fu pavimentata con un mosaico policromo. Al suo esterno si vennero a disporre tombe di varia tipologia (a sarcofago, a cassa, a fossa), che riutilizzavano il materiale delle costruzioni romane. Fuori delle mura di cinta sorsero in età tardoantica complessi funerari ipogei come quelli di Capparelli e Minonno, e, nel villaggio turistico di S., Santa Maria Regina e Scoppa.
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