Vedi SIPONTO dell'anno: 1966 - 1997
SIPONTO (la grafia del nome nei testi antichi presenta molte oscillazioni: Σιποῦς, Σειϕούς, Σηπιούς, Sipontion, Sipontus, Sipontum, Sipuntum, ecc.)
Fu nell'antichità un importantissimo scalo lagunare ai piedi del Gargano, che ne difendeva l'approdo anche coi venti del N invernali (Strab., vi, 284). È situata con assoluta evidenza (è parzialmente visibile il monumentale perimetro delle mura cittadine in forma di quadrilatero trapezoidale di circa m 500 × 400) su di un banco di roccia, che fino a pochi secoli fa era completamente circondato dall'acqua della grande laguna, ora nella quasi totalità bonificata. Ebbe pertanto sempre una grande importanza strategica anche per l'entroterra.
Di antichissima fondazione protostorica - il nome stesso, oltre i reperti archeologici, lo conferma: è infatti lo stesso di Siphnos, una delle Cicladi (nel Medioevo Sifanto), e si riferisce alla roccia marina bucherellata dai frutti di mare o altri animali - da porsi attorno al 1000 a. C., fu evidentemente la capitale marittima dei Dauni, cioè dei Lucani che mantenevano ancora il nome indigeno (Dauni cioè "lupi" o lökoi). Non c'è alcun dubbio che la zona archeologica cittadina, ancora fortunatamente intatta, porgerà ai futuri scavatori tutta la stratigrafia dalle origini all'epoca bizantina; ad ogni modo la tradizione è già largamente confermata dal recentissimo reperimento nell'agro sipontino di numerose stele calcaree del VII-VI sec. a. C., con figurazioni varie graffite e dipinte, le quali, colla loro sapiente commisurazione di concezioni paleo-neolitiche e di classica umanità, reclamano un ambiente creatore assai simile a quello della Grecia del N e dell'Anatolia. Alla pari delle quali regioni ora si viene a porre anche la civiltà cosiddetta indigena dell'Italia centro-meridionale.
Bibl.: Philipp, in Pauly-Wissowa, III A, 1929, c. 271, s. v. Sipontum, n. i; S. Ferri, Stele Daunie, in Boll. d'Arte, 1962, p. 103 ss. (i); 1963, p. 5 ss. (II); p. 197 ss. (III); 1964, p. i ss. (IV).