Filosofo britannico (Westcliff, Essex, 1929 - Roma 2003). Considerato uno tra i più influenti filosofi morali della tradizione analitica, W., segnalatosi alla fine degli anni Cinquanta del Novecento con alcuni originali contributi sul tradizionale problema dell'identità personale, dedicò poi la sua attenzione a problematiche etiche.
Prof. al Bedford College (1964-67) di Londra, quindi al Kings College di Cambridge (1967-79), di cui fu successivamente rettore (1979-87), dal 1988 insegnò alla University of California a Berkeley. Nell'ambito delle questioni etiche, W., mettendo in evidenza i limiti e l'esaurirsi degli orientamenti fondazionali, del razionalismo kantiano come dell'utilitarismo che caratterizzò gran parte della riflessione etica di lingua inglese negli anni Settanta e Ottanta, sottolineò l'inscindibilità della considerazione etica dalle condizioni storico-sociali in cui sorgono le attitudini e i giudizi morali. In contrasto con gli approcci tradizionali, basati sulle nozioni di dovere e obbligazione, ma anche con la metaetica analitica, insistette sul ruolo che rivestono le emozioni, le disposizioni e il carattere umani nella sfera etica: la valutazione morale dei comportamenti non è basata su un'astratta concezione o definizione di dovere, ma su giudizi di biasimo e lode, su manifestazioni di rimorso, che testimoniano l'esistenza di sentimenti morali ampiamente condivisi e operanti nelle comunità umane.
Tra i suoi scritti principali: Morality. An introduction to ethics (1973); Problems of the self (1973; trad. it. 1990); Utilitarianism. For and against (in collab. con J. J. C. Smart, 1973; trad. it. 1985); Descartes. The project of pure enquiry (1978); Moral luck (1981; trad. it. 1987); Ethics and the limits of philosophy (1985; trad. it. 1987); Shame and necessity (1993); Making sense of humanity (1995); Plato. The invention of philosophy (1998); Truth and truthfulness (2002).