STANFORD, Sir Charles Villiers
Compositore di musica, nato a Dublino (Irlanda) il 30 settembre 1852, morto a Londra il 29 marzo 1924. Figlio di un appassionato dilettante di musica, fu messo giovanissimo agli studî musicali (con Robert Stewart) e a dieci anni faceva eseguire una sua composizione al Royal Theater. Nel 1873 fu nominato organista del Trinity College a Cambridge e tenne quel posto sino al 1892, contribuendo fervidamente e autorevolmente alla vita musicale della città, soprattutto con la direzione dell'University Musical Society. Questa sua intensa attività non gl'impedì di perfezionare i suoi studî e dal 1874 al 1876 fu più volte a Lipsia e a Berlino, dove ebbe lezioni rispettivamente dal Reinecke e dal Kiel. Il suo nome fu segnalato all'attenzione di un pubblico più vasto dal successo della sua musica di scena per la Queen Mary di Tennyson (1876) e da una Sinfonia composta in quello stesso periodo di tempo. Quando fu fondato (1882) il Royal College of Music di Londra, il direttore Grove lo chiamò a insegnare composizione e a questa cattedra egli rimase senza interruzione sino alla morte. Dal 1885 al 1892 fu direttore del Coro Bach, nel 1887 dell'orchestra del Royal College e nel 1901 del Festival di Leeds; inoltre l'università di Cambridge lo nominò suo professore di musica.
Lo St. è una delle più eminenti figure della musica moderna inglese: non tanto per la sua pur pregevole opera di compositore quanto per l'influenza da lui esercitata per più di trent'anni sulla vita e sulla cultura del suo paese e per l'eccellenza del suo insegnamento. Sì può dire che i più validi compositori contemporanei provengano direttamente o indirettamente dalla sua scuola, da R. Vaughan Williams a Rutland Boughton. Fu autore fecondissimo; il Grove elenca più di 200 opere di lui, d'ogni genere e ampiezza. Possedette un'estrema facilità di scrittura e questo gl'impedì talora di esercitare sulla sua creazione una critica tanto severa quanto necessaria. Spesso cadde, senza volerlo, nelle reminiscenze: nelle sue pagine vi sono citazioni involontarie di Wagner e di Verdi, di Brahms e di Mendelssohn. Le sue migliori opere sono quelle a sfondo popolareggiante: quando, ricordandosi della nativa Irlanda, dedicò ai ricordi della sua terra poemi e rapsodie riprendendone modi e atmosfere, scrisse le pagine più pure e più personali allo stesso tempo: tali la Sinfonia irlandese, le Sei Rapsodie irlandesi, la cantata Phandrig Crohoare, l'opera Séamus O' Brien (1896), le liriche vocali da Leinster e su altri testi irlandesi. Nel rimanente della produzione dello St. segnaleremo le opere teatrali The Veiled Prophet of Khorassan, Savonarola, Much Ado About Nothing, The Critic, The Travelling Companion, le composizioni corali The Revenge, The Voyage of Maeldune, Stabat Mater, Merlin and the Gleam, 4 Sinfonie, Concerto per violino e orchestra, quartetti, quintetti, sonate per diversi strumenti, pezzi pianistici, melodie per canto e pianoforte, ecc. Pubblicò inoltre un trattato di composizione e tre volumi di bozzetti critici e biografici (Studies and Memories, 1908; Pages from an unwritten Diary, 1914; Interludes, 1922).
Bibl.: J. F. Porte, Sir Ch. V. St., Londra 1921; J. A. Fuller Maitland, The Music of Parry and St., Cambridge 1934.