Gielgud, Sir John (propr. Arthur John)
Attore cinematografico e teatrale e regista teatrale inglese, nato a Londra il 14 aprile 1904 e morto ad Aylesbury (Buckinghamshire) il 21 maggio 2000. Considerato il maggiore attore shakespeariano della sua generazione e in assoluto uno dei più grandi attori teatrali del Novecento, G., a differenza di molti altri interpreti del teatro inglese, e soprattutto del suo eterno 'contendente' Laurence Olivier, nel cinema non fu mai una star e, se non in vecchiaia, nemmeno un protagonista. Mentre a teatro passava con estrema duttilità da W. Shakespeare e dai classici a S. Beckett, E. Ionesco e H. Pinter, il cinema non si impossessò mai della sua raffinatezza, della sua ritrosia, della sua sublime ironia. Benché avesse esordito sullo schermo a vent'anni, fino agli anni Cinquanta le sue apparizioni furono sporadiche, e in seguito si distinse soprattutto per straordinari ruoli di contorno shakespeariani. Solo con gli anni Settanta uscì dai predestinati ruoli teatrali e offrì la sua interpretazione più intensa, il vecchio scrittore protagonista di Providence (1976) di Alain Resnais. Nel 1991 riuscì finalmente a interpretare sullo schermo il Prospero di The tempest di Shakespeare, un progetto al quale teneva fin dagli anni Settanta, in Prospero's books (L'ultima tempesta) di Peter Greenaway. Curiosamente, l'unico Oscar che ottenne, nel 1982, come migliore attore non protagonista, fu per una commedia, Arthur (1981; Arturo) di Steve Gordon, per la quale vinse anche un Golden Globe.
Era figlio di un agente di cambio, ma discendeva da due dinastie di attori teatrali (gli Aszperger, polacchi, da parte di padre e i Terry, inglesi, da parte di madre). Nel 1921 debuttò in una piccola parte all'Old Vic di Londra, e nel 1922-23 studiò recitazione nella più importante scuola drammatica britannica, la Royal Academy of Dramatic Art, sotto la guida di Claude Rains. Dopo una lunga esperienza in compagnie di repertorio, nel 1929 entrò a far parte dell'Old Vic Company, con la quale l'anno successivo realizzò il sogno e l'imperativo di ogni attore shakespeariano: recitò nel suo primo Hamlet, dandone un'interpretazione che è considerata la maggiore del Novecento. Divenne così, insieme a Olivier (più giovane di lui di tre anni), il dominatore indiscusso della scena teatrale britannica, un ruolo che mantenne per alcuni decenni, alternando il lavoro di attore a quello di regista.In precedenza aveva esordito nel cinema, in Who is the man? (1924) di Walter Summers; seguirono rare apparizioni in parti secondarie, fino a The good companions (1933) di Victor Saville, e due ruoli da protagonista in Secret agent (1936; L'agente segreto o Amore e mistero) di Alfred Hitchcock e in The Prime Minister (1941) di Thorold Dickinson. Ma, nonostante la sua voce ‒ che è stata considerata la più bella del mondo e che infonde anima all'accorato mediometraggio documentario A diary for Timothy (1946) di Humphrey Jennings quando l'attore appare in una scena recitando Hamlet ‒ e la sua figura da protagonista romantico, il cinema non costituì il suo interesse principale. Le sue apparizioni sullo schermo ripresero solo negli anni Cinquanta, prevalentemente in film tratti da opere teatrali (in particolare shakespeariane): fu un imperioso Cassio in Julius Caesar (1953; Giulio Cesare) di Joseph L. Mankiewicz, ruolo per il quale ottenne un BAFTA Award come miglior attore protagonista; un accorato duca di Clarence in Richard III (1955; Riccardo III) di Laurence Olivier; un sanguigno conte di Warwick in Saint Joan (1957; Santa Giovanna) di Otto Preminger, da G.B. Shaw; quindi, dopo un'assenza dagli schermi di sette anni, Luigi VII di Francia in Becket (1964; Becket e il suo re) di Peter Glenville, da J. Anouilh, che gli valse la prima candidatura all'Oscar come attore non protagonista, e un gelido Enrico IV in Campanadas a medianoche (1966; Falstaff) di Orson Welles. I ruoli di altro tipo furono pochi in questa parte della sua carriera, dal padre dispotico di The Barretts of Wimpole Street (1956; Il grande amore di Elisabetta Barrett) di Sidney A. Franklin a parti più 'leggere' come quelle in The loved one (1965; Il caro estinto) e in The charge of the light brigade (1968; I seicento di Balaklava), entrambi di Tony Richardson, e in Oh! what a lovely war (1969; Oh, che bella guerra!) di Richard Attenborough. Nel 1974 Resnais gli offrì di interpretare una sorta di Prospero moderno in Providence, in cui G. mescolò con sorniona ironia il dramma, i fantasmi e la crudeltà della vecchiaia, anticipando quello che sarebbe stato il suo tour de force in Prospero's book. Proprio nel 1974 G. aveva trionfato in teatro in The tempest, e quello di Prospero era stato, dopo Amleto, il secondo ruolo teatrale della sua vita: nel film di Resnais G. attraversa il palcoscenico infinito di un piano-sequenza apparentemente interminabile con padronanza assoluta sull'inquadratura e sulla parola (nella versione originale è sua la voce di tutti i personaggi, ora ammaliante, ora adirata, ora esitante, ora addolorata). Delle sue stupefacenti doti d'interprete, il cinema non ha probabilmente utilizzato a sufficienza la capacità di continuo aggiornamento e la leggerezza elegante con la quale affrontava film di genere (per es. Murder on the Orient Express, 1974, Assassinio sull'Orient Express, di Sidney Lumet, per il quale ottenne il suo secondo BAFTA Award come miglior attore non protagonista) o decisamente comici: in Arthur cesellò la parte del maggiordomo del ricco ubriacone interpretato da Dudley Moore, rubando più volte la scena e le risate al comico statunitense. Ma vanno ricordate anche le interpretazioni in ruoli drammatici, in particolare quelle dei primi anni Ottanta: Dyrygent (1979; Direttore d'orchestra) di Andrzej Wajda, The elephant man (1980) di David Lynch, Chariots of fire (1981; Momenti di gloria) di Hugh Hudson, Gandhi (1982) di Attenborough. Tra le ultime, quella di Priamo in Hamlet (1996) di Kenneth Branagh, di Mr Touchett in The portrait of a lady (1996; Ritratto di signora) di Jane Campion, di papa Pio V in Elizabeth (1998) di Shekhar Kapur, e di sé stesso in Looking for Richard (1996; Riccardo III ‒ Un uomo, un re) di Al Pacino.G. scrisse numerosi libri: alcuni sulla propria carriera (Early stages, 1939, 1990²; Distinguished company, 1972; An actor and his time, 1979, 1996³, con J. Miller e J. Powell; Blackward glances, 1989), altri sul teatro (Stage di-rections, 1963) e sull'amato W. Shakespeare (Shakespeare: hit or miss?, 1991, con J. Miller).
R. Hayman, John Gielgud, New York 1971.
The ages of Gielgud: an actor at eighty, ed. R. Harwood, New York 1984.
R. Tanitch, Gielgud, London 1988.
G. Brandreth, John Gielgud: an actor's life, Stroud 2000.
J. Croall, Gielgud: a theatrical life, New York 2001.
Sh. Morley, John G.: the authorised biography of John Gielgud, London 2001.