Redgrave, Sir Michael (propr. Michael Scudamore)
Attore cinematografico e teatrale e produttore cinematografico inglese, nato a Bristol (Gloucester-shire) il 20 marzo 1908 e morto a Denham (Bucking-hamshire) il 21 marzo 1985. Legò la propria reputazione prima di tutto all'attività teatrale, che non interruppe nemmeno negli anni migliori della carriera cinematografica, nella quale d'altronde i ruoli più celebri furono quelli di derivazione letteraria e teatrale. In realtà sviluppò fin dalla giovinezza una profonda consapevolezza delle differenze tra i due mezzi e un preciso talento cinematografico, lavorando sulle sfumature e facendo emergere un'intensità sotterranea che gli permise di passare dal dramma al thriller, dall'horror alla commedia. Nel 1951 ricevette il premio come miglior attore protagonista al Festival di Cannes per The Browning version (Addio Mr. Harris!) di Anthony Asquith. Nel 1959 è stato insignito del titolo di Sir.
Figlio di due attori teatrali e cinematografici, studiò al Magdalene College dell'Università di Cambridge, dove si laureò nel 1931 in lingue moderne, materia che insegnò poi per tre anni in una scuola privata. Nel 1934 ebbe l'occasione di lavorare come attore professionista, passando dalla Liverpool Playhouse all'Old Vic e successivamente al Queen's Theatre di Londra, e divenendo in poco tempo uno dei maggiori interpreti teatrali inglesi.
Nel cinema debuttò nel 1936, con una piccola parte in Secret agent (1936; L'agente segreto o Amore e mistero) di Alfred Hitchcock; il regista lo volle poi come protagonista di The lady vanishes (1938; La signora scompare), dove R. diede prova della sua verve di commediante. In The stars look down (1939; E le stelle stanno a guardare) di Carol Reed offrì invece una sfumata interpretazione drammatica. Negli anni Quaranta divenne uno degli interpreti più eclettici e affidabili del cinema inglese, spesso in personaggi di uomo medio costretto a fronteggiare eventi drammatici, bizzarri o inattesi: dimostrano la misura della sua recitazione in particolare Thunder rock (1942) di Roy Boulting, The way to the stars (1945) diretto da Asquith, The ventriloquist's dummy (Il pupazzo del ventriloquo) di Alberto Cavalcanti, episodio del celebre horror collettivo Dead of night (1945; Incubi notturni o Nel cuore della notte), The man within (1947; I contrabbandieri) di Bernard Knowles. A Hollywood partecipò, nel ruolo di Orin, a Mourning becomes Electra (1947; Il lutto si addice ad Elettra) di Dudley Nichols, da E. O'Neill, che gli valse la sua unica nomination all'Oscar, e a The secret beyond the door (1948; Dietro la porta chiusa) di Fritz Lang. Nei primi anni Cinquanta ebbe due affermazioni personali nei film di Asquith The Browning version e The importance of being Earnest (1952; L'importanza di chiamarsi Ernesto). Poté poi esprimere pienamente diversi lati della sua personalità d'attore (istrionico, minaccioso, drammatico, apparentemente incolore) con i ruoli di eccentrico antiquario in Mr. Arkadin, noto anche come Confidential report (1955; Rapporto confidenziale), di Orson Welles, di spietato inquisitore in 1984 (1955; Nel Duemila non sorge il sole) di Michael Anderson, di alcolizzato in Time without pity (1957; L'alibi dell'ultima ora) di Joseph Losey, e di flemmatico giornalista inglese in The quiet American (1958; Un americano tranquillo) di Joseph L. Mankiewicz. Da quel momento divenne una presenza costante, in ruoli di comprimario, nel cinema fantastico (The innocents, 1961, Suspense, di Jack Clayton), realistico (The loneliness of the long distance runner, 1962, Gioventù, amore e rabbia, di Tony Richardson), d'avventura (The heroes of Telemark, 1965, Gli eroi di Telemark, di Anthony Mann), di guerra (The hill, 1965, La collina del disonore, di Sidney Lumet), persino musicale (Oh! what a lovely war, 1969, Oh, che bella guerra!, di Richard Attenborough). Nel 1971 Losey gli offrì l'ultima grande parte cinematografica, quella del narratore in The go-between (Messaggero d'amore), nella quale emergono la tensione e la disillusione di un intero rendiconto esistenziale.Scrisse due libri sulle tecniche di recitazione (The actor's ways and means, 1953; Mask or face, 1958), tre drammi (The seventh man, 1936; The Aspern papers, dal racconto di H. James, 1959; Circus boy, 1963), un romanzo (The mountebank's tale, 1959) e, molti anni dopo, un'autobiografia dal titolo In my mind's eye (1983).
Sono attori teatrali e cinematografici tutti e tre i suoi figli, Lynn, Corin e Vanessa Redgrave.
R. Findlater, Michael Redgrave, actor, London 1956.
D. Brook, D. Redgrave, To be a Redgrave, New York 1982.
R. Kempson, A family & its fortunes, London 1986.
C. Redgrave, Michael Redgrave, my father, London 1995.