STEELE, Sir Richard
Saggista, drammaturgo e uomo politico, nato a Dublino nel marzo 1672 (battezzato il 12 di quel mese), morto a Carmarthen il 1° settembre 1729. Perduti in tenera età i genitori (il padre era un distinto avvocato), lo St. ottenne nel 1684 di essere ammesso al collegio di Charterhouse, ove ebbe a compagno l'Addison; passò quindi all'università di Oxford che, malgrado si segnalasse negli studî, abbandonò senza conseguir diploma nel 1694 per entrare nell'esercito come cadetto dei Life Guards. Di temperamento affine a coloro che erano stati chiamati cavaliers sotto Carlo I, e rakes durante la restaurazione, lo St. amava la bisboccia e i piaceri; ma il nuovo clima morale prodottosi in Inghilterra con la rivoluzione del 1688, che segnava l'ascensione della borghesia con i suoi ideali etici, retaggio del puritanismo, influì su di lui; a volgere la sua mente a pensieri più gravi contribuì anche un duello in cui egli ferì pericolosamente l'avversario (nel 1700).
Sicché invece d'una professione di cinismo, la sua prima opera, The Christian Hero (1701), reca il significativo sottotitolo: An argument proving that no Principles but those of Religion are sufficient to make a great Man. Trovando che "la vita militare esponeva a molta licenza; l'autore ha composto l'operetta col disegno "d'imprimersi fortemente nell'animo un ideale di virtù e di religione in contrasto con una più forte inclinazione verso i piaceri illeciti". La Bibbia è dichiarata superiore agli antichi filosofi come guida morale: non il desiderio di gloria, ma la coscienza deve regolare la condotta (contrasto tra Luigi XIV e Guglielmo III di Orange); alle donne deve tributarsi un cavalleresco rispetto. L'ideale classico è insomma interpretato al lume della morale cristiana. Per riguadagnare presso i commilitoni la popolarità che questa operetta edificante aveva compromessa, lo St., a sua confessione, avrebbe scritto la sua prima commedia, The Funeral; or, Grief a-la-Mode, che fu rappresentata a Drury Lane nel 1701. Ma anche sulle scene lo St. perseguì uno scopo morale, cercando di mettere in pratica i precetti che Jeremy Collier aveva dati pochi anni prima nella sua Short View of the Profaneness and Immorality of the English Stage. In parte imitando il Molière, lo St. creò la commedia sentimentale in drammi dai titoli significativi, come The Tender Husband (1705), The Conscious Lovers (1722). Nel 1706 fu nominato gentiluomo di camera del principe Giorgio di Danimarca, e nel 1707 gazzettiere dal ministro Harley. Nel 1709, sotto lo pseudonimo di Isaac Bickerstaff (v. swift), lanciò il giornale The Tatler ("il chiacchierone", così chiamato in omaggio al bel sesso), ove, pur tra le facezie, mirava a uno scopo edificante: le varie rubriche eran messe sotto le insegne dei varî caffè londinesi, White's Chocolate House per le cronache di divertimenti, Will's Coffee-House per quelle di poesie, St James's Coffee-House per le notizie domestiche e forestiere, e così via. Il giornale intendeva di "denunciare le false arti della vita, smascherare l'astuzia, la vanità e l'affettazione, e raccomandare una generale semplicità nel nostro vestire, nei discorsi e nel comportamento". Versatile improvvisatore, lo St. mancava di qualità più solide che non fossero un'avvincente sprezzatura ed espansività. A provvedere quelle qualità, egli si associò assai presto quale collaboratore il suo coetaneo e antico compagno di scuola alla Charterhouse, l'Addison (v.). Dopo 271 numeri, di cui 188 redatti dallo St., il Tatler cessò le pubblicazioni (nel gennaio 1711), forse in conseguenza di certi attacchi al ministro Harley. Lo Spectator, fondato due mesi dopo dallo St. e dall'Addison, professò fin dal suo primo numero una scrupolosa neutralità tra whigs e tories. Al nuovo giornale (1711-12, 1714), diede il tono l'Addison; tra i contributi dello St. è notevole quello al ritratto di sir Roger de Coverley, che lo S. rappresentò come un gentiluomo che s'era dato alla bella vita sotto la restaurazione, e con l'età aveva preso l'abitudine di filosofare, franco critico della società moderna ed esaltatore della vita semplice; mentre nelle mani dell'Addison questa figura, colta sul vivo dallo St., tende a divenire uno strumento per mostrare il contrasto tra la vecchia Inghilterra e la nuova. Allo Spectator fece seguito il Guardian, a cui collaborarono Addison, Berkley e Pope; codesto giornale fu attaccato dall'Examiner (tory), dietro a cui stava lo Swift. Lo St. diresse quindi l'Englishman (1713-14), sempre più entrando nel folto della mischia politica; nel 1713 fu eletto deputato per Stockbridge; nel 1714 pubblicò un libello, The Crisis, in favore della successione dei Hannover, a cui lo Swift replicò con The Public Spirit of the Whigs; accusato di propaganda sediziosa, lo St. fu espulso dal parlamento nel marzo 1714. Dedicatosi di nuovo alle lettere, lo St. diresse altri giornali di breve durata (The Lover, The Reader); con l'avvento di Giorgio I godette di nuovo favore, fu nominato soprintendente al teatro di Drury Lane, ed ebbe altri posti; nel 1715 ebbe il titolo cavalleresco. Un attacco nel Plebeian (1718) al progetto di legge di lord Sunderland, che mirava a limitare il potere di creare nuovi pari, ebbe per conseguenza una rottura con l'Addison e la perdita del posto a Drury Lane. L'ultimo giornale lanciato dallo St. fu The Theatre. Benché l'ultima commedia dello St., The Conscious Lovers (basata sull'Andria di Terenzio) gli fruttasse un dono di 500 ghinee dal re, difficoltà finanziarie l'obbligarono a lasciare Londra nel 1724 e a ritirarsi a Carmarthen, dove, insolvente e paralitico, visse ancora per qualche anno prendendo diletto a osservare i semplici divertimenti dei villici.
Ediz.: I drammi dello St. sono stati editi con introduzioni e note da G. A. Aitken, Complete Plays, per la Mermaid Series, Boston, 1930; The Christian Hero, a cura di R. Blanchard, con bibliografia, Oxford 1932; il Tatler e lo Spectator sono stati editi a cura di C. A. Aitken nel 1898-99 e nel 1898 rispettivamente.
Bibl.: v. addison; saggio. G. S. Streatfield, The Mind of the Spectator under the Editorship of Addison and Steele, Londra 1923; W. Papenheim, Die Charakterschilderungen im "Tatler", "Spectator" und "Guardian", ecc., Lipsia 1930; J. Heinrich, Die Frauenfrage bei Steele und Addison, ivi 1930; G. A. Aitken, Life of St., Londra 1889; W. Connely, Sir R. St., ivi 1934.