Siracusa
Città della Sicilia sudorientale, il cui nucleo originario occupa l’isola di Ortigia, unita alla terraferma da due ponti; l’isola delimita i due bacini del porto Piccolo a N e del porto Grande a S. L’ottima posizione sul mare fece sì che fin dall’antichità l’area di S. fosse occupata da popolazioni indigene. La tradizione ne attribuisce la fondazione a coloni corinzi, nel 734 a.C. La città acquistò importanza commerciale, cominciando a fondare colonie nell’interno della Sicilia (Acre, Enna, Casmene, Camarina). Sul principio del sec. 5° Gelone, della famiglia dei Dinomenidi di Gela, riuscì a impadronirsi di S. e vi assunse i pieni poteri; assieme al tiranno di Agrigento, Terone, vinse i cartaginesi a Imera (480). A Gelone successe il fratello Gerone, il quale aumentò la potenza di S., lottando contro Catania e vincendo gli etruschi nella battaglia navale di Cuma (474), che diede a S. il dominio commerciale del basso Tirreno. Col successore di Gerone, Trasibulo, cadde la tirannide dei Dinomenidi e fu istituito un governo democratico; riprese la lotta contro gli etruschi e contro i siculi raccoltisi attorno a Ducezio, che debellarono. Fu inevitabile l’urto con Atene, che cercò di abbattere la rivale, sia con una imponente spedizione (415) sia suscitandole contro varie altre città siciliane; la guerra terminò nel 413 con la rotta ateniese. Poco dopo i cartaginesi si impadronirono di Selinunte, di Imera e di Agrigento; fu eletto allora stratego con pieni poteri, contro tale pericolo, Dionisio I, il quale iniziò un nuovo periodo di tirannide. Sotto di lui (406-367), la potenza di Siracusa raggiunse il massimo splendore, ma alla sua morte le lotte tra suo figlio Dionisio II e Dione furono disastrose per la città; Dione, impadronitosi del potere, istituì una tirannide, ma fu ucciso da Callippo (354). Una nuova serie di tiranni mandò in rovina la città; nel 344 fu richiesto a Corinto uno stratego: fu mandato Timoleonte, il quale vinse i cartaginesi al Crimiso, liberò le città siciliane e riordinò S. istituendovi una democrazia moderata di tipo corinzio. Dopo ulteriori lotte interne, si impose la tirannide di Agatocle (317-289), che cercò di imitare il governo di Dionisio I e riprese la guerra contro i cartaginesi. Dopo l’intervento di Pirro, re dell’Epiro (278), si impadroniva del potere Gerone II, che lottò contro i mamertini e venne in urto con Roma, quando questa accolse i mamertini nella sua alleanza. Ma, fatta la pace, si mantenne estraneo alla prima guerra punica. A Gerone successe Geronimo, il quale si alleò coi cartaginesi contro i romani. La conquista romana (212) giunse dopo un lungo assedio da parte di Marcello. Nella provincia di Sicilia, S. ebbe a soffrire delle guerre servili, subendo spoliazioni per opera di Verre. Al tempo di Augusto fu ripopolata con coloni romani. Centro del cristianesimo siciliano, S. fu occupata dai vandali, da Odoacre, dai goti. Fu poi conquistata (535 d.C.) da Belisario ai bizantini, ai quali invano la contese Totila. Attaccata più volte dai saraceni, fu da questi sottomessa nell’878. Nel 1085 fu occupata dai normanni, che vi ristabilirono il vescovo. Postasi dalla parte di Federico d’Aragona in lotta contro Roberto d’Angiò, ottenne immunità e privilegi, fra i quali quello che non si potessero caricare o scaricare merci sulla costa orientale della Sicilia se non nel suo porto. Le Consuetudini cittadine (1318) furono fissate da Federico III, che assegnò S. al demanio della regina. Re Martino concesse alla città il porto franco ed elevò il corpo municipale a Senato. Le due amministrazioni, quella municipale e quella regionale, coesistettero l’una accanto all’altra, pur tra contrasti, fino al 1538, quando, con la soppressione della Camera regionale, S. divenne completamente demaniale. Nel 1647 partecipò all’agitazione che si diffuse da Palermo in quasi tutta l’isola; fu invece fedele alla Spagna quando, nel 1675, insorse Messina. Nel 1718 resistette all’assedio degli spagnoli; si arrese, invece, alle milizie di Carlo III di Borbone, nel maggio 1735. La popolazione di S. subì una sanguinosa repressione durante i moti del 1837; partecipò poi alle rivoluzioni del 1848 e del 1860; il presidio borbonico si arrese ai garibaldini il 3 sett. del 1860.