SIRIA
La politica lungimirante di salvaguardia e promozione del patrimonio nazionale intrapresa negli anni recenti dalla Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Repubblica Araba di Siria, in collaborazione con istituzioni straniere, ha prodotto un fermento di attività archeologiche, di restauro e museografiche senza precedenti per il paese. I nuovi musei di Deir ez-Zor, Raqqa, Ladhakiya, Apamea e Idlib, seguendo un moderno programma di decentramento per la gestione del patrimonio archeologico, rispondono all'esigenza primaria di uno straordinario accrescimento di materiali provenienti dai cantieri di scavo tradizionali e dai molti nuovi scavi di salvataggio in aree che sono o saranno sommerse da vasti bacini idrici a monte di nuove dighe (Eufrate medioalto: diga di Tabqa, oggi lago Assad; Alto Khābūr, Alto Eufrate). Per tutte le fasi, preistoriche e storiche, le novità sono oggi numerose e in qualche caso (fasi neolitica, protostorica e della prima urbanizzazione, protosiriana) vengono a modificare sostanzialmente il quadro prima noto dello sviluppo delle culture locali.
Paleolitico. - La prima presenza umana in Siria risale a c.a un milione di anni fa, nel Paleolitico Inferiore antico o Acheuleano antico, quando i primi gruppi di Homo erectus, provenienti dall'Africa meridionale, si attestano sulle terrazze dell'Oronte, sul litorale e nella vallata del Naḥr el-Kebir per poi spingersi verso l'interno lungo il Sağur (Qara Yabub), il Balῑkh e l'Eufrate (Šnine). L'industria litica è ora dominata dai choppers e dalle grandi bifacciali. Le prime tracce di un'occupazione diffusa e articolata datano al Paleolitico Inferiore medio (600.000-400.000 anni fa) e recente (400.000-200.000 anni fa) o fasi Acheuleana media e recente; la regione 100 km dell'Oronte (Latamne) è allora caratterizzata dalle industrie bifacciali di Latamne nel Nord e dai choppers minuti di Restan nel Sud; nella costa si affermano entrambe le tradizioni, mentre verso la fine del periodo prevale una maggiore unità con la diffusione delle bifacciali amigdaloidi. Nel Paleolitico Inferiore finale (200.000-100.000 anni fa) l'industria litica documenta una maggiore articolazione culturale; la cultura Yabrudiana della S. meridionale, con i tipici raschiatoi (Yabrud I), è nota oggi anche da una decina di stazioni nell'oasi di el-Qowm, fiorite a S del medio Eufrate, intorno a ricche sorgenti; qui si diffonde una facies locale, denominata ora Hummaliana (Bir el-Hummal), caratterizzata da lame ritoccate. Nel Paleolitico Medio (100.000-40.000 anni fa) compare l'Homo sapiens neanderthalensis; la cultura del periodo è la Levalloisiano-Musteriana, caratterizzata da uno strumentario litico più fine e diffusa ancora da Yabrud a Palmira, e, verso NE, nei ripari di Duwara (livelli III-IV), da el-Qowm al corso dell'Afrin. Il Paleolitico Superiore (40.000-15.000 a.C.) vede l'affermazione definitiva dell'homo sapiens sapiens, ma anche una marcata crisi del popolamento; i pochi giacimenti del periodo conoscono uno sviluppo in tre fasi, l'antica nota solo a Yabrud II, l'Aurignaziano del Levante (Yabrud II) e il Kebariano (Yabrud III), caratterizzato da industrie microlitiche, e documentano un mutamento verso climi più secchi e più freddi. Una ripresa del popolamento avviene poi, intorno a 15.000-12.000 a.C., nel Mesolitico, con il passaggio a climi più caldi e umidi. Nella fase kebariana recente o geometrica, le stazioni si moltiplicano, specie nelle oasi, da Palmira a el-Qowm, e nella Siria meridionale, a S di Yabrud, sulle rive di un antico lago vicino ai monti di Qalamun (Gyarud). Lo stabilizzarsi verso il 10.000 a.C. delle condizioni ambientali favorisce l'occupazione permanente del territorio e l'avvio di un processo di selezione delle risorse alimentari; con la cultura natufiana, alle soglie della neolitizzazione, si formano i primi villaggi, documentati lungo l'Eufrate. Ad Abu Hurayra (Natufiano Recente: 9000-8300 a.C.) e a Muraybet I (Natufiano Finale 8500-8200 a.C.), troviamo capanne circolari a fossa, con sepolture sotto le abitazioni o esterne a esse, utensili domestici specializzati in pietra e in osso e un'economia di sussistenza di caccia e raccolta assai varia.
Neolitico. - Antico. - Il processo della neolitizzazione, avviato nelle aree pedemontane semiaride del Vicino Oriente, habitat naturale dei cereali, è oggi ben documentato nella sua gradualità di sviluppo anche in aree un tempo considerate marginali al formarsi del fenomeno, come le valli alluvionali e il medio corso dell'Eufrate. Alcuni siti, come Abu Hurayra e Tell Muraybet, presentano infatti già una conformazione di villaggio ma nell'ambito di una cultura natufiana attardata, che oggi si denomina khiamiana, caratterizzata da un'economia ancora di raccolta a «largo spettro», dalle tipiche punte di freccia a incavo e dalle prime forme di un culto dei bucranî. Agli inizî dell'VIII millennio si succedono tre culture regionali, che vedono le prime sperimentazioni agricole, e si iscrivono nelle tendenze della fase del PPNA (Pre-Pottery Neolithic A di Gerico): la cultura sultaniana (Tell es-Sultān/Gerico) nella valle del Giordano e lungo il litorale, l'Aswadiana (Aswad I) nella Damascene, e la Muraybetiana (Muraybet III), lungo l'Eufrate e l'Anatolia meridionale e orientale. Le prime tracce di attività agricole si datano a Muraybet III intorno alla prima metà dell'VIII millennio; le analisi polliniche evidenziano infatti un'elevata concentrazione artificiale di cereali selvatici intorno al villaggio, dove essi erano coltivati e mietuti ancora verdi. Il procedimento della «mietitura verde», da poco identificato, spiega oggi la lunga durata di questa fase di agricoltura incipiente predomestica; l'addomesticamento dei cereali si sarebbe avviato solo successivamente, con l'affermarsi della pratica di una mietitura in fase di piena maturazione. Tra le altre risorse alimentari di questa fase, la pesca viene ridotta e la caccia è limitata ai soli bovidi e asini selvatici. L'industria litica si trasforma di conseguenza, con l'invenzione dei falcetti, sui quali sono stati evidenziati resti di impiego sui cereali, delle asce levigate, delle punte di freccia a peduncolo. Nell'architettura domestica prevalgono le abitazioni a pianta rettangolare; si affermano credenze magiche e cultuali che trovano espressione in figurine antropomorfe e di animali in argilla indurita al fuoco e nelle immagini del bucranio e della «dea madre».
Medio. Un ulteriore sviluppo è documentato nella seconda metà dell'VIII e nella prima metà del VII millennio a.C. con la diffusione nella regione della cultura del PPNB (Pre-Pottery Neolithic B antico e medio), che vede i primi tentativi di allevamento e la creazione di utensili in impasto di calce e in gesso (White Ware) che anticipano la ceramica (Ramad I, Muraybet IV, Aceramico di Abu Hurayra). Alla fine del millennio, nel PPNB recente e nel PPNC, in villaggi come Ramad II, el-Qowm II, Ras Šamra VC e Buqras, l'economia è ormai largamente dominata dalle culture dei cereali e del lino e dall'allevamento degli ovini; lo stabilizzarsi dell'economia produttiva consente allora un progressivo aumento demografico con il moltiplicarsi delle comunità di villaggi lungo la costa, nelle isole, a Cipro e all'interno dell'Anatolia. Insediamenti come Abu Hurayra arrivano a coprire 12 ha, con strade e case pluricellulari in mattoni crudi. I primi esempi di ceramica compaiono ad Aswad; sulla costa si affermano la Soft Ware a Ras Šamra VB e una ceramica lustrata, che localmente precede quella gessosa (White Ware) che appare in VA; a Ramad i tipi Soft e White compaiono insieme. Notevoli testimoni di un culto degli antenati sono i cranî modellati a calce sui pavimenti delle case di Muraybet IV e di Ramad; a Buqras affreschi con figure di struzzi e teste umane in altorilievo con occhi intarsiati in ossidiana indicano lo sviluppo di forme articolate di espressione artistica.
Recente. - II Neolitico ceramico di Siria è oggi ben documentato nella costa e nell'interno dalla ceramica Dark Faced Burnished; le aree dell’Ἁmuq (Fase A) e del Nahr el-Quwayq con 23 siti, Ras Šamra VA I (VA 1-2) e Ramad III ne individuano una fase centrale; una fase recente è presente nell'Ἁmuq, Quwayq Β e in Ras Samra VA II (VA 3-4) con una ceramica nera lustrata e una dipinta che preannuncia la grande stagione delle ceramiche policrome dell'età calcolitica.
Calcolitico. - Antico e Medio. - La cultura di Ḥalaf (5500-4500 a.C.), con la sua ceramica policroma a motivi geometrici sviluppata nel triangolo Khābūr-Balῑkh, è la prima cultura interregionale a diffondersi tra alta Siria e alta Mesopotamia intorno al 5500 a.C., lungo gli assi fluviali, ora stabili rotte commerciali nello scambio delle materie prime. Anche se si riconoscono oggi diverse tradizioni regionali nei suoi tratti culturali, in specie nella produzione ceramica, unitarî ne sono certamente i caratteri formativi, legati allo sviluppo della società di villaggio. Un forte incremento degli insediamenti è documentato in tutta la Siria nella fase antica di Ḥalaf: 25 sono i villaggi nel Balῑkh, con i siti chiave di Tell Sabi Abyad, Khirbet eš-Šenef, Tell Damišliya, 30 nel triangolo Khābūr settentrionale, limitato all'area delle sorgenti, con il sito chiave di Tell Ḥalaf, che ha dato il nome alla cultura, con Čagar Bazar, Tell Kaškašuk 1 e Tell Umm Qusayr, tra gli altri; 25 nel Quwayq (fase C), diversi nell'Άmuq C. Nella fase recente di Ḥalaf si nota una lieve flessione degli insediamenti; così nel Quwayq (D) si riducono a dieci; di questa fase è la sequenza Ras Šamra IVB-A e l’Άmuq D. Gli insediamenti del periodo sono in genere piccoli villaggi di 1 o 2 ha con case più spesso a pianta circolare e dròmos d'accesso, le thòloi, come a Tell Sabi Abyad, dove troviamo un edificio rettangolare con venti vani, in posizione preminente, intonacato all'esterno in bianco e con larghi contrafforti. Una qualche divisione delle aree abitate per funzioni e rango, specchio di una differenziazione sociale, si riscontra anche nei centri minori, come a Khirbet eš-Šenef, dove le case più grandi, circolari e rettangolari, sono al centro del villaggio, i magazzini e i forni sul versante O e i forni e i focolari a E. Il commercio dell'ossidiana, lo sviluppo del sigillo a stampo e di una ceramica a ingubbiatura rossa brillante in schemi geometrici complessi dimostrano la forte vitalità economica di questa cultura, che vede l'avvio di società a struttura centralizzata con articolazione funzionale degli individui e relative forme amministrative, come indicano le cretule usate per sigillare i beni.
Tardo. - Il periodo è segnato dall'introduzione della cultura di ̒Ubayd (4500-3700 a.C.), originaria della Mesopotamia meridionale, con la sua ceramica a impasto verde, spesso con inclusi vegetali, dipinta per lo più in nero a motivi geometrici semplici. In Siria si sostituisce alla tradizione Ḥalaf, di cui però mantiene diversi elementi, e si parla a proposito di un ̒Ubayd siriano. Le tendenze evolutive sono comunque prevalenti, e si risolvono con la formazione di società gerarchizzate, fondate su una divisione economica e funzionale dei ruoli. I diversi centri locali si differenziano per dimensioni e per attività svolte; troviamo così centri maggiori e villaggi agricoli o, come forse a Tell el-Ἁbr, centri produttori di ceramica. Così le abitazioni domestiche, con le loro piante tripartite, manifestano una specializzazione degli spazî. Nella glittica a stampo, il cui incremento si lega all'affermazione di sistemi amministrativi centralizzati, prevalgono le scene di pastorizia e di fecondità, con immagini di demoni e animali fantastici, che rivelano l'esistenza di miti. A questa fase appartengono le sequenze del Quwayq (con 21 siti), Άmuq E, Ras Šamra IIIC, Ḥammām et-Turkmenῑ sul Balῑkh (IVA-D), Tell Brak (Area CH) e Tell Laylan (VIA-B) sull'alto Khābūr, Tell el-'Abr (7-2), Tell Aḥmar (saggio Thureau-Dangin) sull'Eufrate e Ḥama L nella Siria centrale.
Calcolitico Finale e Bronzo Antico I. L'età protostorica. - Nel IV millennio a.C. si avviano un profondo rinnovamento economico e culturale e lo sviluppo di formazioni locali protourbane; nello stesso tempo vengono fondati nuovi insediamenti, vere e proprie colonie straniere, da parte di genti del paese di Sumer lungo il corso del medio e alto Eufrate. L'area tra Anatolia meridionale e Siria settentrionale, ricca di materie prime, in specie i metalli, come il rame e l'argento, e di legname, costituisce un fulcro di attrazione commerciale e di forti potenzialità economiche; questi fattori determinano la trasformazione dei villaggi agricoli ̒Ubayd in centri di raccolta, di trasformazione e smistamento di prodotti e risorse varie. E probabile che i primi contatti stabili tra questi centri e il paese di Sumer siano stati avviati nella fase di Uruk Antico (XIV-VIII) e Medio (VII-VI), nella prima metà del IV millennio a.C., quando la trasformazione urbana prende corpo a Uruk, in Sumer, con l'avvio di un processo di gestione e amministrazione centralizzate delle eccedenze alimentari e in specie cerealicole, di specializzazione del lavoro e di gerarchia sociale. I centri siriani di questo periodo (Calcolitico finale) come Tell Afis, Ḥammām et-Turkmenῑ VA, Tell Mulla Matar, Ḥama K 9-8, Άmuq F antico, Qal'at el-Muḍiq III-IV, Tell Sukas M 2-1, Laylan V, Tell Brak (Area CH: XV-XX) sono caratterizzati da una cultura locale unitaria e di chiara derivazione tardo ̒Ubayd, che appare diffusa dalla costa all'Anatolia meridionale. Essa non palesa elementi di contatti con gli ambienti sumerici, ma mostra, almeno nella cultura materiale, convergenze di sviluppi con questi, in primis nella flessione delle ceramiche dipinte e nella progressiva affermazione delle ceramiche a sgrassante vegetale, assai rozze, esito di lavorazioni molto economiche e rapide, anche a tornio, per produzioni massificate (Chaff Faced Ware), in forme semplici in via di standardizzazione, come le ciotole troncoconiche (ciotole di Coba, da Coba Hüyük presso Sakçe Gözü).
Le colonie sumeriche fondate agli inizî della fase di Uruk Recente (Uruk V-IV), nella seconda metà del IV millennio a.C., o forse già dalla fase di Uruk medio o perfino antico (come indicano ora le sequenze di Tell Brak e Šaykh Ḥassan), interverranno su questo quadro con un ulteriore stimolo economico e culturale e con le innovazioni materiali primarie della piena cultura urbana, dall'architettura monumentale ai sistemi di contabilità, calcoli, sigillo cilindrico e scrittura. Questi elementi sono tutti presenti nelle colonie principali, da Ḥabūba Kabira, con il suo centro direzionale di Tell Qannas, a Šaykh Ḥassan, a Ǧebel Arūda e, risalendo sull'Eufrate, fino a Kurban Hüyük e Hassek Hüyük, in Anatolia, e a Tell Brak, nell'alto Khābūr. In questi centri troviamo i templi a navata centrale e transetto, decorati da lesene e nicchie e da mosaici di coni infissi, le abitazioni a pianta tripartita, le impronte di sigilli con scene di caccia, o araldiche, tipiche del repertorio di Uruk, su cretule che sigillavano porte, giare e contenitori deperibili diversi; le tavolette con simboli numerici e i gettoni per il calcolo. Perfino la ceramica è prodotta in loco ma su tipi importati, come il fossile guida di questa cultura, la ciotola a orlo smussato (Bevelled Rim Bowl o Glockentopf), usata come unità di misura per la ridistribuzione delle razioni alimentari, le giare a fuso e a beccuccio ricurvo e le giare decorate a ingubbiatura risparmiata (Reserved Slip) o a ingubbiatura rossa lucidata. Le mura con torri di Ḥabūba Kabira e di Šaykh Ḥassan indicano necessità difensive o almeno di isolamento; a Tell Brak i molti «idoli a occhi» stilizzati, da un deposito sotto il tempio, documentano la convivenza in un ambiente sumerizzato di simboli religiosi e di un culto locali, facendo ipotizzare una realtà di fondaco piuttosto che di colonia; così a Tell Šaykh Ḥassan, dove un idolo con occhi proviene dal ‹‹Kleiner Tempel›› vicino alle mura (livello 6) e dove, come a Tell Brak, una lunga successione di livelli (4-11) per questa fase, indica una realtà più complessa e di lunga durata della presenza sumerica nell'ambiente locale.
A contatto, diretto o indiretto, con colonie e fondaci, i siti locali si trasformano, introducendo elementi di cultura materiale sumerica e con essa il modello centralizzato del sistema amministrativo. La glittica cilindrica si afferma con imitazioni locali di scene di lavorazione di Uruk insieme alla glittica a stampo locale, nelle forme di emisferoidi e gables («a doppio spiovente»), con il suo repertorio tradizionale di pastorizia e fertilità. In taluni centri compaiono esempî di architettura cerimoniale (Ḥammām et-Turkmenῑ, VB, strato 7) e perfino cinte murarie (Tell Afis), specchio di strutture sociali ormai centralizzate e protourbane, forse di poco antecedenti alle stesse colonie. Mentre altrove, come nell’Άmuq (F Tardo), lungo l'Eufrate, da Tell Άbr (livello 1), Tell Aḥmar e Tell Hadidῑ a N a Tell Graya a S, sul Khābūr, a Tell Laylan (V), a Umm Qusayr, o, spostandosi verso le regioni centrali, a el-Qowm e a Hama, è solo la presenza di ceramica d'importazione a indicare la presenza di contatti e influenze della cultura di Uruk.
Bronzo Antico II-IV. L'età protosiriana. - Bronzo Antico II-III. L'età protosiriana antica. - Con l'abbandono repentino, ma non violento, delle colonie sumeriche, ancora non spiegato, tutta la regione sperimenta una limitata crisi insediamentale. Una forte tendenza evolutiva segna comunque la prima metà del III millennio a.C., che ci è documentata da lunghe sequenze archeologiche, sia nell'area levantina, dalle fasi Άmuq-Quwayq G-H, sia nell'area nord-orientale, dalla fase della ceramica ninivita 5, un tipo dipinto, inciso ed exciso a motivi geometrici. Elemento indicativo di realtà regionali economiche, e fors'anche politiche, ormai autonome è questa dicotomia culturale, che si riprodurrà nei millennî seguenti, tra l'ambiente transeufratico della Ǧazῑra e l'ambiente centro-occidentale o levantino. Nel primo appaiono precocemente stimoli ed elementi di contatti diretti con gli ambienti mesopotamici protodinastici. Il secondo è più conservativo, almeno nella ceramica, con la ceramica Reserved Slip mantenuta a lungo, con la ceramica dipinta a spazzola (Multiple Brush Painted Ware), che continua tipi tardo-calcolitici finali, con la ceramica incisa e impressa (Incised and Impressed Ware). La ceramica brunita rosso-nera (o Khirbet Kerak, dal sito in Palestina settentrionale dove è stata identificata), di origine anatolica, compare lungo la costa (Άmuq G-H) e la valle dell'Oronte, fino a Ḥama (fase K 7-1), a dimostrazione di una realtà di contatti con l'area del Tauro. A tali contatti si deve la presenza di una elaborata metallurgia del rame, documentata dal lotto di figurine di Tell Ta'yinat, che preannuncia, con gli armati con lancia e le figurine femminili nude, la bronzistica paleosiriana successiva. Gli insediamenti di questo periodo, meglio documentato ora nell'area del Khābūr, sono di piccole dimensioni (Tell ar-Raqa'i 4, Tell Ἁtiǧ, Tell Kaškašuk, Tell Bderῑ, Tell Melebiya, Tell Mašnaqa), e non presentano tracce di architettura monumentale. Solo Tell Bderῑ è cinta da mura e vi si accede da una porta con paramento di ortostati. Assai diffusi, anche nei centri minori, sono i gruppi di magazzini pluricellulari per le granaglie, forse strutture comuni, dove troviamo i calcoli o gettoni, documenti di contabilità e di un qualche livello di gestione economica centralizzata. Altri insediamenti sono in questa stessa fase in forte espansione (Laylan IIIa-c; Tell Brak, Aree TW, ST, SS; Tell Hadidῑ 1-2; Mari, cantiere B; Tell Barrῑ, Area B), come almeno ci indica la presenza di una glittica evoluta. Il sigillo cilindrico si diffonde infatti con un repertorio animalistico e geometrico che in parte riflette le nuove tendenze della glittica mesopotamica dello stile «a broccato» e «pedemontano» e in parte continua le tematiche di pastorizia dell'età precedente.
Su questa base di sviluppo economico e di trasformazione culturale prende l'avvio un intenso processo di urbanizzazione (che chiamiamo «secondaria» distinguendola da quella della fase di Uruk recente) nel secondo quarto avanzato del III millennio a.C. (BA III), che coinvolge i principali centri della Siria nord-orientale, i quali si trasformano in grandi città fortificate sui 50/100 ha, con acropoli monumentali con templi e palazzi. La precocità del fenomeno in quest'area, la distribuzione dei centri lungo due assi viarî, la via dell'Eufrate e la via a Ν del Ǧebel Sinǧar e del Ǧebel Άbd el-Άzῑz, lungo l'alto Khābūr, con il suo collegamento diretto con il Tigri e l'alta Assiria, indicano come chiave di questo sviluppo il potenziamento sia delle risorse agricole locali, incentrate nella cerealicoltura pluviale estensiva, sia degli scambî interregionali delle materie prime, specie con la Mesopotamia. Un'attiva ripresa di contatti con quest'area è ora evidente e si manifesta con la penetrazione delle tendenze artistiche e culturali del Protodinastico III di Mesopotamia, con l'adozione di una scultura monumentale di oranti e dignitarî (Tell Khuera e Mari), di generi come l'intarsio con scene di guerra (Mari), di temi come gli eroi in lotta (Figurenband) o il banchetto, nella glittica, e infine della scrittura sia monumentale a fine celebrativo sulla statuaria (Mari), che su tavolette nella normale pratica amministrativa (Mari, Tell Baydar).
Capitali regionali di regni autonomi sono ora Mari, che tra PD II-III vede l'edificazione dei maggiori templi ma anche di un palazzo (Presargonico), Tell Ašara (Terqa), che si cinge ora di mura di 20 m di spessore, Tell Laylan (Illd), Tell Brak, Tell Mozan, Tell Khuera con i suoi molti edifici in antis (Anten Tempel e Steinbauten I-V), Tell Ḥalawa con un tempio in antis su una terrazza, Tell Ḥammām et-Turkmenῑ, Tell Bi'a, Tell Selenkahiye ed Ebla (Tell Mardikh IIA), dove sono edificati i primi magazzini centrali sull'acropoli meridionale (G3). Altri centri minori conoscono, in particolare sul Khābūr, pari sviluppo, come Tell Bderῑ e Tell Melebiya, con il suo denso abitato, strutturato su strette vie (Aree C, ). In tutta l'area l'industria ceramica è caratterizzata da produzioni massificate, a ruota veloce, nel tipo della ceramica comune fine a sgrassanti minerali, cotta ad alta temperatura e priva di decorazioni; una ceramica metallica, grigio-nera, lucidata, comincia ora ad affermarsi come prodotto di lusso e specializzato a contenitori di essenze, diventando, nella fase successiva, il tipo più rappresentativo della regione.
Bronzo Antico IV. L'età protosiriana matura. - Con la seconda metà del III millennio a.C., l'urbanizzazione si diffonde in tutta la Siria, e con essa le prime formazioni statali. Questa fase viene ora distinta con il termine di Bronzo Antico IV, almeno nella Siria centro-settentrionale, dove è documentata una cultura ceramica unitaria, denominata «caliciforme» dalla forma prevalente, il bicchiere, che vi compare corrugato o liscio in una fase antica (Bronzo Antico IVA) e dipinto e inciso in una fase tarda (Bronzo Antico IVB); nel Khābūr è piuttosto la ciotola, misura di capacità di un sila, a prevalere. Questa cultura è marcata da una forte tendenza diffusiva, sia nell'area siriana, densamente occupata anche nelle aree marginali e steppose, sia in Palestina, segnata al contrario da una grave crisi insediamentale. La Siria meridionale con le aree del Ḥawrān e della Damascene (Yabrud, al-Mumassakhῑn) conosce ora una densa occupazione; nel Ḥawrān sono stati identificati alcuni siti fortificati, la cui cultura materiale rientra nelle tendenze dell'area Transgiordana (Khirbet el-Umbašῑ, Tell Aštara, Ṭaybe); le due aree hanno basi produttive instabili simili, con territori agricoli ridotti intorno alle sorgenti isolate, che vengono ora ampliati con opere idrauliche di sbarramento degli wādῑ e di cisterne all'aria aperta. La Siria centrale è occupata da una rete fitta di villaggi e di centri maggiori che si concentrano nelle aree agricole o si distribuiscono lungo gli assi viarî. Lungo l'Oronte sorgono Mišrife (Qatna), Tell Nebῑ Mend (Qadeš), Tell Ǧamus, Tell Ḥorns, as-Sūr, Tell Serat, Tell Atčarne, Qal'at el-Muḍiq, Ḥama (fase J). A S, dall'Orante verso la costa, viene occupata la piana di Ἁkkar e, lungo la costa, i centri di Tell Simiriyan, Qal'at er-Rūs, Tell Sukas, Tell Siyanu, Ras Šamra (fase IIIA-B), l’Ἁmuq (fasi I-J). Tutto il bacino del Nahr el-Quwayq (fase I-J) è disseminato di villaggi, così lo sono il bacino del Matakh, a S, dove il fiume si perde, con i centri di Tell Tuqan, Tell Hader, la piana di Idlib a O, con Tell Afis, Tell Nuwaz e Tell Atareb a N, e Tell Mastume a O, la regione stepposa, a E, con i siti fortificati più interni, Tell Sabḥa e Tell Munbata, sulla rotta di collegamento con il lago salato del Ǧabbul, anch'esso densamente occupato sulle sue rive, con Tell Umm el-Marra, con il villaggio fortificato di Abu Danne vicino ad Aleppo; qui le tombe di Ansarῑ (VIII-VII) mostrano una realtà di popolamento diffuso intorno al sito maggiore.
Al centro di quest'area è Ebla, Tell Mardikh (Mardikh IIB 1-2), capitale politica della regione, i cui archivî amministrativi forniscono una documentazione precisa dei villaggi e dei centri che gravitano nel suo sistema amministrativo. A Ν e a E altre città, pure note dai testi, sono autonome, come Emar e Karkemiš; e lo sono i centri dell'Eufrate, noti archeologicamente, Tell Hadidῑ, Tell Aḥmar, Tell Mumbaqat, Tell el-Ἁbd, Tell es-Swayhat, Tell Ḥalawa, caratterizzati da una propria cultura materiale, che conosciamo ora bene dalle molte aree cimiteriali della regione, ricavate nel calcare tenero della falesia prospiciente il fiume (Selenkahiye, Hadidῑ, Tell Aḥmar, Wrayde, Tawῑ, Šamseddin, Ǧerniye). Il fiume costituisce un confine culturale, e certo politico, permeabile. Così i centri della sponda orientale, come Ḥalawa, con il suo tempio in antis, trovano piuttosto collegamenti con l'area nord-orientale, come indica anche una stele scolpita con scena di trionfo. Tell Bi'a (v.), l'antica Tuttul, sede di un culto al dio delle messi Dagan, è la capitale della regione; in questa fase è recinta da mura spesse 6 m con casematte interne, e una porta urbica lunga 12 m; a NO si sviluppano l'abitato e in posizione più alta un'area cerimoniale con un palazzo arcaico e un palazzo di fase più recente che sale con una scala in pietra sulla collina; un tempio in antis (Tell C) ha restituito un deposito di fondazione votivo con resti di intarsi. Sul Balῑkh mantiene la centralità Tell Ḥammām et-Turkmenῑ, recinta ora da un muro in mattoni con ambienti interni, e sulla rotta verso il Khābūr, Tell Khuera, che si arricchisce di santuarî in pietra.
L'area del Khābūr mantiene il livello di occupazione della fase precedente e una sua specificità culturale, con connessioni con l'Anatolia e la Mesopotamia settentrionale. L'orizzonte ceramico è qui dominato dalla ceramica metallica e da una ceramica lucidata su forme a orlo triangolare, ma anche dai tipi caliciformi comuni. Le produzioni artistiche riflettono questa specificità della regione, con felici espressioni su temi e generi mesopotamici, adattati a simbologie locali, come il rilievo con sette dee con bambini e animali da Tell Khuera, o le statue e i rilievi di trionfo di Ǧebelet el-Bayḍa, il toro androcefalo da Tell Brak e la copiosa glittica con i temi di pastorizia e le scene di banchetto. I centri maggiori sono ora Tell Laylan (II), Tell Mozan, recinto da mura, Tell Brak, che si amplia a S e a O (Aree SS, FS), con un grande complesso cerimoniale con un tempio, una residenza e un quartiere amministrativo, Tell Melebiya (Area B) con le sue fitte unità domestiche, Tell Šaykh Ḥammad lungo il corso meridionale del fiume e lungo una rotta che portava alla capitale della regione, Mari/Tell Harirῑ, che costituisce, con Ebla, l'altro polo politico di questa fase.
Le due città sono capitali di regni ormai estesi e in parte antagonisti sulla frontiera dell'Eufrate, che vedrà prevalere i re di Mari Iblu-Il ed Enna-Dagan sui re di Ebla Igriš-Khalam e Irkab-Damu, all'epoca dei vizir Arrulum e Ibrium. Culturalmente sono parte di sviluppi regionali di fatto interdipendenti, con Mari legata strettamente agli sviluppi culturali della Mesopotamia meridionale ed Ebla fortemente autonoma. Il Palazzo G di Ebla (Mardikh IIB1) manifesta questa originalità, con il suo adattamento ai dislivelli dell'acropoli in un'area nuova, mentre i magazzini si elevano sul versante S dell'acropoli sui resti di quelli del Bronzo Antico III iniziale, e l'ala dei servizî, con le cucine e le aree di macinatura, sul pendio O dell'acropoli, sui resti del nucleo più antico della fine del Bronzo Antico III. Qui si innalzavano i quartieri cultuali e un ampio ipogeo monumentale saccheggiato documenta ora la presenza materiale di quel culto funerario dinastico che i testi citano, consentendoci la ricostruzione oggi di 26 re della locale dinastia. Agli ultimi tre sovrani (Igriš-Khalam, Irkab-Damu, Išar-Damu) e ai loro vizir (Arrulum, Ibrium e Ibbi-Zikir) datano gli archivî e i varî dati confermano uno sviluppo relativamente recente e subitaneo delle funzioni statali e dell'amministrazione centralizzata a Ebla. I prodotti artistici e di cultura materiale documentati appartengono alla fase anteriore alla sua distruzione, che ora si fissa all'ascesa di Sargon di Akkad e mostrano una sedimentata assunzione di generi mesopotamici, come la glittica o gli intarsî con scene di guerra e temi mitologici, a fianco di generi locali eblaiti; tra questi prevalgono l'ebanisteria a traforo, i pannelli a rilievo applicati, di un gusto coloristico e volumetrico, esaltato dalla tecnica polimaterica, con profusione di lapislazzuli, steatite e oro che celebrano funzionarî ed eroi mitici. Anche a Mari ritornano le stesse tradizioni ma più marcate dall'ispirazione mesopotamica; a fianco degli intarsî o della glittica, troviamo infatti una statuaria votiva di funzionarî e sovrani, che pareggia, in qualità e quantità, quella ben nota della Diyāla nella Mesopotamia orientale. Caratteri locali si palesano invece nel culto, riflesso negli arredi cultuali e nella planimetria dei templi, e nella forma urbis, d'impianto circolare, ispirata a criterî funzionali di utilizzazione interna dei canali di collegamento con l'Eufrate per il trasporto e l'approvvigionamento idrico.
Lo sviluppo economico e politico di gran parte di questi centri siriani subisce un arresto, in qualche caso drammatico, con le scorrerie dei sovrani della dinastia di Accad, della Mesopotamia centrale, che realizzano nel terzo quarto del III millennio a.C. un vasto regno interregionale. In Siria essi si preoccupano di spezzare il monopolio delle rotte commerciali, distruggendo i regni locali, le cui capitali, in particolare Mari, Yarmuti ed Ebla, sia Sargon che Naram-Sin si fregiano di avere conquistato. Archeologicamente, in molti centri (Mari, Tell Brak, Selenkahiye, Ḥama) sono documentati, per questo periodo, uno o due livelli di distruzione. A Ebla si ha un solo livello di distruzione e a esso corrispondono l'abbandono del Palazzo G e una cesura nello sviluppo culturale del centro; l'abitato si riduce, pur mantenendosi, nella città bassa N, limitati quartieri domestici. A questo cambiamento, che indica una crisi economica, corrisponde la trasformazione della cultura ceramica, con tipi affini ma evoluti (Mardikh IIB2), con la caliciforme dipinta, che trova corrispondenze a Ḥama (J 4-1) e nell’Ἁmuq J. Una maggiore continuità nell'occupazione e negli sviluppi della cultura materiale caratterizza nella stessa fase le aree orientali, segno di un'incidenza occasionale della conquista arcadica. Solo a Tell Brak il palazzo-fortezza fatto costruire da Naram-Sin documenta una presenza stabile accadica, mentre nel resto del territorio sono sporadiche le tracce di presenza diretta di questo elemento; rari sono anche i sigilli accadici importati e ancora di più lo sono le loro imitazioni locali.
Nell'ultimo quarto del III millennio, solo Mari conosce un'ulteriore fioritura economica e culturale nell'età degli Šakkanakku, governatori vissuti, secondo una recente ricostruzione della lista dinastica locale, tra la piena età accadica e la fine della III dinastia di Ur. Questa ricostruzione conferma ora sia le date proposte a suo tempo per Ištup-Ilum e Idi-Ilum, due dei governatori di Mari, sulla base del confronto delle loro statue con le tendenze artistiche dell'età di Gudea e di Šulgi di Ur, sia l'attribuzione del primo ciclo pittorico del Palazzo di Zimri-Lim all'età di Ur-Nammu di Ur. Di questa fase, come indicano i caratteri stilistici, è anche la statua del re di Ebla Ibbit-Lim, votata a Ištar, documento di una ripresa del centro, noto, con un suo ensi, nei testi di Ur. La sequenza recente di un palazzo arcaico («Palazzo Nord») e di un quartiere di abitazione viene ora a confermare questi dati.
I nuovi dati archeologici ed epigrafici rivelano oggi una lunga durata degli stati protosiriani fino al volgere del III millennio, consentendoci di ridimensionare l'ipotesi di una crisi urbana della regione, come effetto della conquista accadica e di situazioni ambientali precarie, e riflessa poi in un incremento del pastoralismo seminomade a carattere instabile, legato all’ascesa degli Amorrei, originarî, secondo la tradizione, dal Ǧebel Bišrῑ, le montagne della steppa nordorientale. L'ipotesi di una crisi ambientale conseguente a un inaridimento della regione, forse per un'eruzione vulcanica, è stata comunque riaffermata recentemente per spiegare la flessione dell'economia agricola di tipo arido e quindi la decadenza dei grandi centri urbani dell'alta Siria e delle regioni adiacenti, sulla base di analisi geochimiche realizzate nei depositi antropici di questa fase di Tell Laylan.
Bronzo Medio I-II. L'età paleosiriana. - Bronzo Medio I. L'età paleosiriana antica. - Per i primi due secoli del II millennio la documentazione archeologica è ancora limitata. Con il Bronzo Medio iniziale si avvia una complessa trasformazione culturale e politica di tutta la regione, che sperimenta ora un rinnovato popolamento e un'occupazione stanziale stabile di ineguagliata densità. La cultura materiale degli inizî del periodo manifesta ancora forti legami con la fase precedente, a testimonianza di uno sviluppo graduale interno, come documentano oggi i materiali di diverse aree cimiteriali che si datano tra il Bronzo Antico IVB e il Bronzo Medio I nella Siria centrale, come le tombe di Saraqeb o di Ansarῑ (VI) ad Aleppo. La ceramica di lusso continua di fatto le tradizioni precedenti, con la ripresa della tradizione dipinta geometrica e delle sue forme più rappresentative, come la brocca triloba e la giara biconica, nella classe siro-cilicia e in quella del Khābūr. Nella ceramica comune l'adozione della ruota veloce porta a una produzione sempre più uniforme e massificata, che si riflette in una minore differenziazione regionale dei tipi e delle forme, pur mantenendosi l'articolazione precedente, economica prima ancora che culturale, tra costa, centro e Ǧazῑra.
L'urbanizzazione ha un forte incremento, con la moltiplicazione dei centri piccoli e medî e l'ampliamento topografico dei grandi centri tradizionali che si dotano di speciali cinte murarie, i bastioni a terrapieno a scarpata (Qatna, Ebla, Tell Tuqan, Karkemiš, Terqa, Mari). Il nuovo assetto territoriale è documentato dal fiorire di stati regionali, alcuni tradizionali, Mari, Ebla, Emar, Tuttul, Karkemiš, altri già noti e ora emergenti politicamente, Qatna (Tell Mišrife), Zalpa sul Balῑkh (Ḥammām et-Turkmenῑ), Yamkhad (Aleppo), Khana/Terqa (Tell Ašara), Šekhna/Šubat Enlil (Tell Laylan), Nagar (Tell Brak), Kakhat (Tell Barrῑ), Alalakh (Tell Atčana), Ugarit (Ras Šamra); essi si alternano in alleanze e contese, alcuni satelliti o antagonisti con l'Assiria e con la Babilonia, in un sistema sempre più a contrapposizione binaria, Assur-Mari, Mari-Aleppo, Aleppo-Qatna, Assur-Babilonia, Mari-Babilonia. Gli eventi maggiori sono segnati dalla presa di Mari da parte di Šamši-Adad di Assiria, dopo la morte del re Yakhdum-Lim, e dall'intronizzazione del figlio Yasmakh-Addu; come capitale regionale viene scelta Škhna (Tell Laylan), rinominata Šubat Enlil. Il nuovo re rinsalda i legami con Qatna, sposando la figlia del re Iškhi-Addu, con Karkemiš, durante il regno di Aplakhanda, mentre con Yamkhad e i suoi re, prima Sumu-epukh, morto per un'epidemia che colpì gravemente tutta la Siria, poi Yarim-Lim, i rapporti furono alterni come lo furono con le tribù delle steppe, spesso alleate diverse nelle varie dispute locali. Di un censimento bandito alla fine dei tumulti varî e delle epidemie si ha notizia dagli archivî di Čagar Bazar. L'ascesa del dominio assiro nell'area viene interrotta dalla morte di Šamši-Adad e dalle pressioni di Ešnunna e Yamkhad, il cui re Yarim-Lim porta di fatto sul trono di Mari un nipote di Yakhdum-Lim, Zimri-Lim; il suo regno testimonia l'ultima fioritura della città, che conosciamo dettagliatamente tramite gli archivî di stato, e al quale pone fine Hammurapi nel 1750 a.C. circa.
Oltre alle capitali, molti centri diversi manifestano una pari crescita urbana e politica, fornendo insieme sequenze locali più o meno complete per questa fase, dai siti dell'Eufrate, Tell Mumbaqat, Ḥabūba Kabira (BM II), Tell Hadidῑ, Tell Selenkahiye (BM I iniziale), Ḥalawa (1-2, BM I), Tell Qitar, ai siti del Ǧabbul come Umm-el-Marra (Tuba), ai centri dell'interno, come Qadeš (Tell Nebῑ Mend), Tell Safinat-Nawḥ, Qarqar (Tell Qarqur), Ḥama (H), sul corso dell'Oronte, Qatna, all'interno e, sulla costa, Ugarit (Ras Šamra). Nel Sud, la regione di Šahḅa e il Ḥawrān appaiono ora stabilmente occupati da centri in espansione, come Tell Debbe, e così la Damascene, come testimoniano le tombe di Yabrud. Nel Nord, solo alcuni dei centri fioriti prima vengono abbandonati, come Tell Khuera, forse per cause ambientali; pochi altri decadono dopo il BM I, come Tell es-Swayhat e Selenkahiye, o sono ridimensionati, come Hadidῑ, specchio di alterne fortune delle sponde della valle dell'Eufrate nel gioco delle varie potenze. Alcuni infatti, dopo la crisi dei grandi stati regionali, torneranno a rifiorire.
Molta documentazione recente proviene dai centri settentrionali, scavati estensivamente negli anni '90; è il caso di Šubat Enlil (Tell Laylan), Terqa (Tell Ašara) e Tuttul (Tell Bi'a). La prima, Šekhna, divenuta Šubat Enlil, capitale provinciale di Šamši-Adad, conquistata poi da Zimri-Lim di Mari e da un re di Karana, ha restituito un archivio di più di 1.500 tavolette, trovate in una residenza ufficiale della città bassa, che ne documentano la storia e lo sviluppo nelle età paleoassira e paleobabilonese fino alla distruzione nel 1728 a.C. da parte di Samsuiluna di Babilonia. La città è integrata nella tradizione culturale assira e mariota; il tempio sull'acropoli a sala allungata presenta infatti la facciata con semicolonne tortili e a fusto di palma diffusa nell'area, da un tempio a Tell Brak, al tempio di Ninkarrak a Terqa e di Karana (Tell ar-Rῑma). Nuovi archivî offrono oggi dati precisi sul periodo; un edificio vicino al tempio ha restituito un lotto amministrativo con lettere di funzionarî e sovrani, con molte impronte di sigilli. Nella città bassa, nel Palazzo Est, esteso per c.a 10 ha, con almeno 25 vani e una vasta sala del trono, sono state rinvenute 600 tavolette con testi amministrativi, lettere, trattati, siglati anche da impronte di sigilli, e tra queste quelli di Šamši-Adad I, e perfino una versione della Lista Reale Sumerica. Un altro palazzo (Nord) nella città bassa ci documenta un archivio di 590 tavolette di registrazione e preparazione della birra, siglate dal re del vicino centro di Andarig, che, forse, governò la città dopo la morte del sovrano assiro.
Bronzo Medio II. L'età paleosiriana matura. - Nonostante i diversi mutamenti politici che segnano il passaggio tra le due fasi, una forte continuità culturale e artistica è evidente almeno nelle aree orientali. Capitale regionale per questo periodo è Terqa, sull'Eufrate medio, sede della dinastia di Khana, di cui si conoscono ora 12 sovrani. Il tempio della dea Ninkarrak vi appare costruito nello stile del tempio di Šubat Enlil. Così nella glittica la scena di omaggio è ancora documentata nelle molte impronte dell'archivio privato di un certo Pazurum, vissuto nel regno di Yadikh-Abum, intorno al 1720 a.C., prima della distruzione della città da parte di Samsu-iluna. Nuovi archivî ci consentono ora di conoscere la dinastia successiva, i cui re Zimri-Lim, Kasap-ili, Kuwari, Kaštiliašu, Yau'sa e Khanaya, sono cassiti e khurriti. A Tuttul, risalendo sull'Eufrate, il palazzo dell'area E, databile, grazie ad alcune tavolette del livello successivo con gli anni di Šamši-Adad, a età di poco anteriore al sovrano, è ugualmente ispirato alla tradizione assira; come a Mari, la sala centrale copre un ipogeo in mattoni a due camere mentre il Tempio C segue con la sua pianta in antis i modelli locali precedenti. Anche a Zalpa sul Balῑkh (Tell Ḥammām) esisteva un palazzo con un'ala monumentale e un'ala di servizî, dove sono state raccolte cretule con impronte di sigilli. Sul Khābūr, centri di questa fase sono Tell Moḥammed Diyāb e Tell Mozan. Risalendo sull'Eufrate un palazzetto decorato nell'uso occidentale da ortostati, l'Orthostat Building, è noto ora a el-Qitar. A Ugarit il Palazzo Nord, databile alla fine del periodo, presenta allo stesso modo ortostati intonacati con bitume nelle due sale maggiori, di cui una porticata; un quartiere privato è ora documentato nell'angolo NE della città, permettendo di ricostruirne un primo sviluppo urbano in questa fase.
Originale è l'ambiente di Ebla nel Bronzo Medio II, tra il 1750 e il 1600 a.C. (Mardikh IIIB). La porta urbica a tenaglia con lastre in basalto e calcare (A) è all'origine di una tipologia locale, che appare diffusa in tutta la regione. Nella vicina Tell Tuqan due porte monumentali con camera laterale mostrano le diverse varianti locali di questa tipologia (Aree A, F), così come le torri circolari sulla sommità dei bastioni ne costituiscono un'aggiunta funzionale. I templi eblaiti (D, N, Bi, P) continuano il tipo protosiriano a lunga cella; un culto degli antenati regali vi è praticato o in una sede specifica (B2) o tramite statue votive collocate nel tempio maggiore (P), innalzato in una vasta area sacra vicino a un tempio collegato a una terrazza in pietre di dimensioni monumentali. I palazzi, E, P, Q (Bronzo Medio II), P Nord (Bronzo Medio I), nell'impianto irregolare, non paratattico, nell'uso dei basamenti in paramento ortostatico, richiamano i palazzi coevi di Alalakh (VII), di Tilmen Hüyük, di Ugarit, mentre le case private trovano confronti con quelle anatoliche di Kültepe, segno di una cultura dalle molte tendenze e aperture. Queste si palesano anche nella locale produzione artistica, che affianca generi monumentali, come la scultura su basalto, che grazie alla presenza del materiale vi ha uno sviluppo altrove ignoto, all'intarsio e alla scultura in avorio. Nelle molte statue a tutto tondo di principi e sovrani è evidente un'evoluzione stilistica, dalla maniera stilizzata della fase arcaica a quella plastica e volumetrica della fase matura; tendenze simili si confrontano nella numerosa bronzistica siriana di questa fase, spesso di provenienza antiquaria, che illustra divinità e sovrani in stili diversi, schematici o plastici. Linee di sviluppo simili caratterizzano i bacini lustrali eblaiti scolpiti con scene di banchetto e di patto d'alleanza, un tripode sostenuto da figure di Atlanti su teste taurine, e le stele, tra le quali quella di Ištar, dea tutelare della città, raffigurata nella sua cella celeste sul toro, proveniente dal sacello G2 sull'acropoli. Nella glittica si manifestano varie correnti; sigilli poveri in argilla di stile lineare schematico si affiancano alle impronte di palazzo dallo stile plastico e con scene simboliche di benedizione della regalità. Alcune collezioni di sigilli siriani, pubblicate recentemente (Marcopoli, Gorelick, Anavian, Chiha, Museo di Aleppo), insieme con i corpora ora noti di Alalakh e Ugarit, permettono di identificare alcune botteghe (Aleppo, Karkemiš, Ugarit) e di ricostruire le molte tendenze del gusto paleosiriano, che alterna schematismi di maniera a un plasticismo volumetrico spesso esuberante, tematiche di devozione agli dèi a scene di guerra e trionfo, di nozze sacre e perfino di gioco sportivo.
La fine di questa cultura si colloca in tempi varî e nel segno di eventi diversi in tutta la Siria. La caduta di Mari e la pressione babilonese sono all'origine della crisi dell'area nord-orientale, i cui centri decadono nel Bronzo Medio II iniziale. Il primato politico di Yamkhad si riflette nel fiorire dei centri occidentali e costieri durante tutto il XVII sec. a.C. e oltre ancora. Di essi alcuni perdono la centralità politica che passa ad Aleppo; è il caso di Ebla e Qatna, che mantengono comunque inalterato il prestigio di capitali culturali e luoghi di culto regionali. Sono celebrati anche in Mesopotamia la Ištar di Ebla, il Dagan di Tuttul e Terqa, il dio della tempesta Tešup di Aleppo e quello fratello di Kakhat, la signora, sposa del dio luna di Qatna; e per questi dèi vengono innalzate, ancora verso il volgere del XVII sec. a.C., grandi fabbriche cultuali. La fine di questi centri arriva dunque all'improvviso, con le campagne militari dei sovrani ittiti Khattušili I e Muršili I tra il 1620 e il 1600 a.C.; Alalakh VII e Mardikh IIIB vengono distrutte violentemente; nel contempo molti centri, anche minori, scompaiono e l'occupazione viene ridotta alla costa e alle vallate fluviali, segno di una crisi generale e profonda.
Bronzo Tardo. L'età mediosiriana. - Bronzo Tardo I. L'età mediosiriana antica (XVI-XIV sec. a. C.). - L'età che segna l'ascesa dello stato di Mitanni, di composizione etnica prevalentemente hurrita, è caratterizzata da una nuova distribuzione del popolamento nelle aree alluvionali e fluviali e lungo la costa. Le regioni dell'Eufrate, del Balῑkh e del Khābūr conoscono una nuova fioritura di centri diversi, nuovi e vecchi, alcuni da tempo disabitati. La capitale di Mitanni, Wašukanni, doveva trovarsi proprio nel Nord-Est, forse a Tell Fekheriya o Mardin. Della prima fase del regno, o Bronzo Tardo I, le cui vicende politiche sono note dagli archivî di Alalakh (IV) e di Nuzi, si ha ancora poca documentazione archeologica. A Tell Hadidῑ, forse la Azu citata in un testo del Tablet Building, distrutto nel XV sec. a.C., la sequenza dei livelli occupa la seconda metà del XVI (Bronzo Tardo IA) e il XV sec. a.C. (Bronzo Tardo IB). Al XV sec. si data l'insediamento nella vicina el-Qitar, distrutto forse durante la conquista ittita della regione; era sviluppato in un quartiere alto (Area Y) e uno basso (Area X), cinti entrambi da muri in pietra, con porte in muratura. Anche a Tell Mumbaqat (Ekalta), sull'altra riva scendendo lungo l'Eufrate, l'esteso insediamento di questa fase si sviluppava tra una città bassa e una alta, con un quartiere di abitazioni residenziali e due templi (Steinbauen I, II); nell'area degli Ibrahim Garten si ricostruiscono quattro fasi di sviluppo (IG I-IV) per tutto l'arco del Bronzo Tardo. In questa regione è evidente una forte continuità con la fase precedente sia nell'architettura (si veda la pianta dei templi a lunga cella o la tecnica ortostatica dei basamenti dei muri) sia nell'arte, spesso dai toni popolari, come nella statuetta di orante da Mumbaqat che richiama i modelli locali protosiriani, sia nella cultura materiale. Nella ceramica si mantengono così tipi e forme della tradizione precedente; anche la ceramica di Nuzi, tipica di questa fase e legata alla cultura mitannica, è uno sviluppo della ceramica Khābūr recente, con l'aggiunta di nuovi elementi decorativi di origine occidentale e ne segue infatti la diffusione regionale, con una massima concentrazione nel Khābūr. Qui sorgono i centri maggiori del regno di Mitanni. Tell Khuera viene rioccupata e un tempio con asse a gomito nell'area Ν ne documenta l'importanza. Kakhat (Tell Barrῑ, periodo 6), nel cui tempio del dio della tempesta l'ittita Šuppiluliuma e il mitannico Šattiwaza stipuleranno un trattato, conosce ora il suo maggiore sviluppo. Tell Brak è forse Ta'idu, città regale dei sovrani di Khanigalbat che vi elevano un palazzo e un piccolo tempio dentro un recinto tra il XV e il XIV sec. a.C. (Area HH). Tell el-Hamidiya è forse Šuna o Nilabšini se non la stessa Ta'idu, e un vasto palazzo di questa fase costruito a terrazze ne occupava gran parte della città alta. Alle capitali regionali si affiancano centri minori di varia entità, come Tell Bderῑ o Tell Huweš. Sul Balῑkh fiorisce ancora Tell Ḥammām et-Turkmenῑ, dove viene edificato un palazzo a due corti da un governatore di Mitanni, come ci rivela un testo.
Bronzo Tardo II. L'età mediosiriana recente (XIV-XIIsec. a.C.). - Nella metà del XIV sec. a.C. Mitanni cede alla pressione degli Ittiti che si assicurano il predominio della Siria settentrionale, mentre nel Nord-Est si affermano dagli inizî del XIII sec. a.C. gli Assiri. A questa nuova configurazione politica corrisponde una ripresa dello sviluppo dell'urbanizzazione della regione, che vede fiorire nuove fondazioni o trasformarsi i vecchi centri in nuove capitali regionali. Sulla costa gli insediamenti aumentano; si forma infatti una rete di scali marittimi a distanze regolari in risposta al consistente aumento del traffico marittimo, locale, miceneo e cipriota. Ras el-Basῑṭ, a N sotto il Ǧebel el-'Aqra, costituisce l'approdo migliore per i contatti commerciali con la vicina costa antiochena e il regno di Mukiš, con la sua capitale Alalakh (Tell Atčana); è dunque occupata da questo periodo, come indicano sparse tombe nell'abitato. Ugarit estende ora il suo primato politico e culturale. Poco a S della città viene fondata una nuova sede per la dinastia regnante a Ras Ibn Hānῑ; progettata secondo una pianta ortogonale aveva due palazzi a Ν e a S; dall'ultimo, dimora di Yabninu, ambasciatore del sovrano, proviene un archivio con documenti in ugaritico e in babilonese, che si aggiungono agli archivî da tempo noti di Ugarit; in un'ala dell'edificio, destinata alla lavorazione dei metalli, uno stampo a forma di lingotto a pelle di bue dimostra le relazioni dirette con Cipro, luogo di approvvigionamento del rame. Ugarit viene ripianifìcata nel Bronzo Tardo I ed è allora munita di bastioni, di una torre di guardia, di una porta monumentale con annessa postierla a difesa del palazzo reale a O. Nuovi quartieri si aggiungono nel XIII sec. a.C., nel Bronzo Tardo II; così a S viene aperta una grande via di accesso, larga 4 m, mentre a O si estende il quartiere reale, con un palazzo di 1 ha e i suoi archivî. Sull'acropoli si ergono allora i due templi dedicati a Ba'al e Dagan e la casa del gran sacerdote; nella città centrale e meridionale si stendono i quartieri privati con le loro insulae; qui, da una fossa vicina al tempio dei rhytà, proviene ora una statuetta in calcare di divinità barbata seduta, che appartiene a una classe siriana ben rappresentata, sia in pietra sia in metallo, le cui origini risalgono alla plastica paleosiriana.
L'area dell'Eufrate, passata sotto il dominio ittita, ha come capitale Karkemiš, data da Šuppiluliuma al figlio Piyasili (Sarru-Kušukh); alcune fortezze, controllabili a vista, vengono costruite sulla riva destra del fiume o su centri già noti, come el-Qitar o ex novo, come Tell Faq'us, una a monte, l'altra a valle di Emar, la città del paese di Astata, rifondata da Šuppiluliuma e fortificata da Muršili II. La riva sinistra doveva avere una rete di centri simile. A Tell Fray, la Šipri di un trattato ittita, citata come Šaparu in una lettera dall'Edificio 2 del sito (livello IV), una cretula con il sigillo di Khattušili III e Pudukhepa, dalla «residenza di Šimegi-tal», documenta una presenza ittita. Emar è certo una nuova fondazione a monte della vecchia città, forse resa inagibile per il variare del corso del fiume; la tradizione ittita vi si rivela nello sviluppo su terrazze, nella presenza di una residenza porticata di tipo khilāni, nella pianta delle case private. La tradizione siriana locale vi sopravvive invece nell'architettura templare, nella pianta a cella allungata e ante dei suoi quattro templi, che ritroviamo, nella stessa regione, nei due templi di Mumbaqat e nel Tempio S di Tell Fray, mentre la residenza di Tell Fray ripete lo schema del più antico Tablet Building di Tell Hadidῑ.
Allo stesso modo, i documenti artistici di Emar, il corno di capride scolpito a registri con scene mitologiche e di caccia, una piccola stele con una figura divina e un frammento di bacino, rientrano nelle tendenze locali precedenti. La cultura materiale si mostra similmente attardata, come negli arredi cultuali, negli incensieri a torre, nei vasi teriomorfi, nella ceramica ormai standardizzata su forme tradizionali. Questo confluire di tendenze diverse è ancor più evidente nella glittica in cui coesistono una produzione mitannica attardata, una locale popolare di stile lineare e una ittita. Le impronte dei sigilli ufficiali dei re di Karkemiš consentono ora di ricostruire la genealogia dinastica tra XIII e XII sec. a.C., da Šakhurunuwa, a Ini-Tešub, già documentati a Ugarit, al fratello Khešmi-Tešup, e a Kunti-Tešup, figli di Talmi-Tešup e fratello del successore di questi, Kuzi-Tešup, noto ora da un'impronta da Lidar Hüyük. L'archivio di Emar dimostra il carattere internazionale del periodo con 450 testi, in gran parte dal tempio M, ittiti, hurriti, accadici, sumerici tra lessici, testi magici, divinatorî e rituali.
Sulla riva orientale dell'Eufrate, nel Balῑkh e nella Ǧazῑra si consolida gradualmente l'area di influenza assira. Gli interventi militari di Salmanassar I (1274-1245), di Tukulti Ninurta I (1244-1208) e di Tiglatpileser I (1115-1077) provocano una crisi irreversibile in molti dei centri locali, mentre una nuova urbanizzazione assira provinciale si sviluppa sui confini orientali, nel Khābūr, nello Wādῑ Tharthar, nello wādῑ Ἁgig, a SO del Ǧebel Sinǧar, e a S di Mari, nell'area di Ἁna e di Kharadum. Sull'alto Balῑkh, a Tell Sabi Abyad, nella seconda metà del XIII sec. a.C. è edificata una fortezza, forse parte di un sistema di guarnigioni assire lungo la frontiera occidentale e Tell Khuera diviene ancora un centro importante dell'area. A Tell Bderῑ, nell'alto Khābūr, frammenti di iscrizioni di fondazione dal livello assiro citano le mura urbiche e i palazzi costruiti da Adad-bel-gabbe e dal figlio Aššur-kitte-lišir, contemporaneo di Tiglatpileser I. Dūr Katlimmu (Tell Šaykh Ḥamad) sulla riva orientale del medio Khābūr è la nuova capitale del governatorato dal regno di Salmanassar I; costruita su un centro mitannico preesistente, ospita, sul versante O della città alta, un palazzo (P), da cui proviene un archivio di c.a 550 tavolette con impronte di sigilli ufficiali di questo regno.
Ferro I-III. L'età luvio-aramaica. - Ferro I. - Tra l'XI e il X sec. a.C. si avvia una complessa trasformazione del quadro politico della regione, che culminerà con la formazione di nuovi regni regionali governati da dinastie luvie, di ascendenza ittita, e da dinastie aramee. Un limitato periodo di crisi è documentato in alcuni centri costieri, come Ras Ibn Hānῑ e Ras el-Basῑt e si connette con le vicende dei «Popoli del Mare»; nello stesso periodo, nella Ǧazῑra orientale i centri locali cedono al predominio assiro. Alcuni fra i centri maggiori dell'area nord-siriana superano apparentemente senza crisi questo periodo; è il caso di Karkemiš, dove la stabilità politica interna, pur con un limitato cambiamento dinastico tra la dinastia ittita e quella luvia della casata di Sukhi, è alla base dello sviluppo economico e della crescita urbana monumentale del centro. Per questa fase è ora Ἁyn Dara sul corso dell'Afrin a testimoniare lo sviluppo monumentale della tradizione luvia, con il tempio sull'acropoli decorato all'esterno da un dado con sculture di sfingi e leoni passanti sui quali troneggiano le protomi dei leoni guardiani sull'ingresso e sul retro le figure in trono delle divinità tutelari, mentre nella cella un fregio con gli uomini-tori, grifi e montoni doveva forse sostenere un sole alato.
Questa scuola di scultura, alla quale appartiene anche una stele con una Ištar guerriera seminuda, proveniente dal sito e una seconda stele simile, al Louvre, rientra nella stessa tradizione della scuola più antica di Karkemiš e di quella che ha operato sia nel più antico livello di Zincirli sia nelle molte sculture non finite delle cave di Yesemek e di Sιkιzlar, databili tutte tra XI e X secolo. La continuità di sviluppi in quest'area, periferica ai fattori di crisi delle regioni circostanti, è oggi documentata dal sito di Tell Afis, forse la Hazrek, capitale intorno all'800 a.C. del regno di Ḥamat e La'aš; qui infatti una lunga sequenza di livelli (E) attesta un'ininterrotta crescita urbana tra XII e IX sec., e una chiara continuità di tradizioni dalla fase del Bronzo Tardo.
La crescita economica di quest'area appare legata ad alcuni fattori di evoluzione tecnologica, come lo sviluppo della lavorazione del ferro, legato alla presenza dei depositi del Tauro meridionale e alla limitata circolazione di stagno e rame, o la diffusione di tecniche idrauliche diverse, come i sistemi di drenaggio su terrazze, o le malte idrauliche per cisterne, o la diffusione di apparati nuovi per il trasporto, come la sella da dromedario. Queste novità si traducono in un miglioramento delle condizioni ambientali e in un ampliamento delle aree insediative anche in zone marginali; l'avvio del nomadismo pieno e lo sviluppo delle lunghe carovaniere transdesertiche che partono dal deserto siriano, stimolano la conquista permanente delle oasi desertiche e l'apertura di nuovi mercati, come l'Arabia. Nel segno di questo rinnovamento si avviano i principali movimenti etnico-sociali dell'epoca come l'inurbamento e l'autodeterminazione delle tribù israelitiche in Palestina e aramaiche in Siria. Qui l'arameizzazione è già compiuta intorno al X sec. a.C. con lo sviluppo del regno di Aram, con capitale Damasco e con altre casate e regni locali, come, nel Nord, Ya'udi del Bῑt Gabbar, con centro a Sam'al (Zincirli) sul Karasu, Bῑt Adini, con centro a Til Barsip (Tell Aḥmar), e il Bῑt Bakhiani con centro a Guzana (Tell Ḥalaf) sul Khābūr. Il documento più antico di questo processo è oggi la statua rinvenuta recentemente a Tell Fekheriya, vicino a Tell Ḥalaf, dedicata al dio Hadad di Sikani dal re di Guzana, Hadadyis'i, figlio di uno Šamaš-nuri, forse l'eponimo dell'866 a.C., con una bilingue assiro-aramaica; di questo sovrano una tavoletta aramaica inedita ci restituisce oggi il nome del figlio, Tukulti-Šarru.
Ferro II-III. - La documentazione archeologica, se pure ineguale per le diverse aree, conferma la continuità tra le due fasi, che corrispondono al periodo dell'autonomia dei regni luvio-aramaici e al periodo dell'occupazione assira, e una differenziazione regionale tra la costa, l'interno e l'area orientale. Sulla costa alcuni centri da poco investigati, come Simira (Tell Kazel) a S e Ras el-Basῑṭ a N, o già noti, come Tell Sukas, mostrano una presenza diffusa di prodotti fenici, ciprioti e greci, dalle anfore a siluro alla ceramica rossa lucidata, per i primi, alla ceramica bicroma per i secondi, o ai vasi euboici, cicladici e ionici per gli ultimi, specchio tutti di una frequentazione commerciale diretta della costa. Poco più all'interno fiorivano altri centri, come Siyanu o sulle alture luoghi cultuali, come Qaḍbun, dove è stata recentemente rinvenuta, riusata in un tempio romano, una stele scolpita con un Ba'al armato di lancia stante sul leone. Per le città dell'interno, nuova documentazione archeologica viene ora da Tell Afis, sito di provenienza della stele di Zakkur, re di Ḥamat e La'aš; gli scavi vi hanno portato alla luce per le fasi dei secoli VIII-VII un edificio a portico (khilāni) e un quartiere cerimoniale sull'acropoli, un complesso privato nella città bassa e le mura urbiche a casematte. Di Zakkur e di un suo trattato di regolamentazione del confine con il re Ataršumki del Bῑt Aguši conosciamo due stele ora edite, da Pazarcik e Antakya. Nella pianura di Afis altri centri fiorenti sono ancora Tell Mastume e Tell Daynit; diversi villaggi a Ν di Afis suggeriscono un asse di collegamento con l'Antiochene, cioè Unqi, e l'area di Aleppo. La cultura materiale di questo periodo è ora meglio nota nella sua scala diacronica; è caratterizzata dalla ceramica ingubbiata in rosso e lucidata e dalla ceramica comune di tipo arancionato, nelle forme delle coppe a orlo ispessito e triangolare e dei piatti a orlo naturale, delle giare mono e biansate a orlo doppio e nei grandi dolí ovoidali con fondo a mammella e orlo rigonfio decorati da cordonature.
Gli scavi recenti a Tell Aḥmar (Til Barsib) hanno portato alla luce ancora resti della fase più tarda, corrispondente al dominio assiro, quando la città era sede di un governatorato e ospitava sull'acropoli un palazzo decorato da affreschi in stile assiro, già scavato tra le due guerre; a questo si aggiungono ora diversi edifici (C1-4, D, E) dalle piante a corte centrale di tipo assiro, e dalla tecnica evoluta, come dimostrano le pavimentazioni a mosaico anche bicromo. Scendendo lungo l'Eufrate, a Tell Šaykh Ḥassan troviamo un complesso cerimoniale con due edifici di tipo khilāni (livello 3, A e B), tradizionali dell'area in questa fase. Con l'occupazione assira la Ǧazῑra conosce un rifiorire dell'urbanizzazione e dell'occupazione, anche ai limiti E, come documentano ora le esplorazioni di superficie sul Khābūr orientale; una rete di nuovi canali interviene a migliorare le condizioni dell'agricoltura permettendo l'installazione di villaggi, fortezze e fattorie intorno ai centri maggiori. Tra questi sono Šadikanni (Tell Ἁgaga), di cui gli scavi hanno ora restituito il palazzo del governatore; da questo provengono diverse sculture monumentali assire, tra le quali un lamassu già scavato da H. Layard nel XIX sec., e ortostati con i genî alati con aspersorio, tori alati e capri selvatici. Un prezioso vaso in alabastro scolpito con una scena d'incontro tra due re, forse Salmanassar III e Marduk-zakir-šumi di Babilonia, sopra un fregio di montagne, proveniente dalla regione, documenta l'alto livello artistico di questi centri provinciali. Di Kakhat (Tell Barrῑ) per questo periodo conosciamo da un'iscrizione su una soglia la citazione di un palazzo costruito da Tukulti-Ninurta II; gli scavi hanno dimostrato la presenza di materiali per questa fase (Area G, periodo 8), tra cui resti di decorazioni architettoniche riusate. Dūr Katlimmu è la capitale provinciale e conosce di conseguenza, con i suoi 110 ha, un sviluppo urbanistico ineguagliato nell'area. Nella città bassa gli scavi hanno portato alla luce il quartiere nord-orientale, con l'abitato residenziale e un palazzo a corte centrale con sala del trono, da cui proviene una figurina in bronzo del demone Pazuzu, e una sala porticata di tipo khilāni, qui sono stati raccolti un ortostata scolpito con una figura di divinità con pòlos e un archivio di 35 tavolette redatte in aramaico, assiro e babilonese, che si datano nella prima metà del VII sec. a.C. Nell'area centrale della città bassa è stata portata alla luce un'altra residenza (G), a tre corti con due sale di ricevimento e pitture murali con raffigurazioni di un giardino (sala B); su questa in età neo-babilonese fu costruita una «Casa Rossa», dal colore delle sue pareti, con un archivio databile al terzo e quinto anno di Nabucodonosor. Questa scoperta permette ora di gettare una luce su questa fase, che vede una crisi economica e sociale della regione, dopo la spoliazione costante delle ricchezze e delle risorse locali, importate, insieme a parte della popolazione, nelle capitali assire e dopo le scorrerie babilonesi.
L'età persiana. - Una limitata ripresa segna il passaggio alla gestione persiana con l'inclusione della regione nella satrapia transeufratica, Ἁbar Nahar. Le aree occupate appaiono ridotte alla fascia costiera e alle fasce alluvionali, mentre la Ǧazῑra conosce una marcata flessione degli insediamenti. Il dominio persiano non sembra intervenire direttamente sullo sviluppo delle tradizioni locali e una certa continuità è evidente nella cultura materiale, tale che spesso la fase viene denominata all'interno del termine di Ferro III. L'elemento di maggiore novità è costituito dalla progressiva affermazione di prodotti greci e di elementi di cultura materiale ellenizzati, come nella classe di sarcofagi antropoidi della necropoli di Ṭarṭūs, nella coroplastica, nella classe dei «cavalieri persiani» e delle donne con pòlos e lunga veste; le importazioni attiche aumentano nel corso del periodo, e si afferma una nuova ceramica a ingubbiatura verde che deve molto alle tecniche ceramiche occidentali. Un'influenza persiana è documentabile solo a livello di propaganda e nei generi di lusso, in certa bronzistica, nelle coppe da simposio e nella glittica ufficiale. I livelli di fase persiana sono archeologicamente poco consistenti, spesso cancellati dalla successiva rioccupazione ellenistica; così a Posèidion (Ras el-Basῑṭ), a Ras Šamra, dove troviamo un palazzetto e un'area cimiteriale con sarcofagi in pietra, nel vicino porto di Minet el-Bayḍa, il Leukòs Limèn dello Stadiasmòs, a Ras Ibn Hānῑ, a Simira (Tell Kazel) o a Nayrab, dove l'archivio di testi babilonesi documenta la persistenza della tradizione babilonese. Eccezione è l'esteso abitato di Tell Mardikh (VI A), dove sono rioccupate sia la città bassa che l'acropoli con un quartiere privato sviluppato intorno a un palazzetto a pianta centrale con spesse mura perimetrali in grossi blocchi. A Marathos (Amrit), vicino ad Arados (Ṭarṭūs), è di questa fase il tempio lacustre porticato con merlature e con naòs di tipo fenicio al centro; dedicato al dio guaritore Ešmun e a un Eracle/Melqart, dimostra la persistenza dei culti locali e delle tradizioni culturali fenicie, come lo dimostrano i vicini meghazil, le tombe monumentali a torre, forse di natura regale, che coprono ipogei tagliati nella roccia; la statuaria votiva trovata nel tempio mostra un confluire di tradizioni diverse, cipro-fenicie e ioniche. Con la conquista di Alessandro e il nuovo programma urbanistico dei sovrani seleucidi, i vecchi centri, ormai secondarî, quando non periferici, in un sistema economico e politico profondamente alterato, decadono e in qualche caso vengono definitivamente abbandonati.
Bibl.: Per i siti citati, v. le bibliografie specifiche alle singole voci e i rapporti di scavo elencati. Rapporti preliminari di scavo e di esplorazioni di superficie compaiono in AAS e Akkadica. V. anche H. Kühne, in AfO, XXVI, 1978-79, pp. 145-180; XXVIII, 1981-82, pp. 200-247; XXXI, 1984, pp. 111-199; XXXVI-XXXVII, 1989-1990, pp. 203-353; H. Weiss, Archaeology in Syria, in AJA, XCV, 1991, 4, pp. 683-740. Gli scavi e studi su Mari compaiono su MARI, I-VI; quelli di Ebla in Studi Eblaiti, I-VII; quelli su Ugarit in Syria (in particolare M. Yon e altri, Syria, LXVII, 1990); quelli di Tell Brak in Iraq·, di Tell Bi'a, Tell Mumbaqat e diversi altri scavi tedeschi in MDOG; di Tell Aḥmar sono raccolti da G. Bunnens in Abr-Nahrain e Supplement Series, 1-2. Esplorazioni di superficie sono state pubblicate in J. Matthers (ed.), The River Qoueiq, Northern Syria, and Its Catchment. Studies Arising from the Tell Rifa'at Survey 1977-79 (BAR, Int. S., 98), Oxford 1981 (v. in particolare il contributo di J. Mellaart, pp. 131-189); D. J. W. Meijer, A Survey of Northeastern Syria, Istanbul 1986. Per gli scavi dell'area dell'Eufrate, oltre ai rapporti preliminari nelle riviste citate, v. inoltre: J.-C. Margueron (ed.), Le Moyen Euphrate. Zone de contacts et d'échanges. Actes du Colloque de Strasbourg, Strasburgo 1977; D. N. Freedman, J. M. Lundquist (ed.), Archaeological Reports from the Tabqa Dam Project-Euphrates Valley, Syria (AASOR, 44), Cambridge (Mass.) 1979; I. Kampschulte, W. Orthmann, Gräber des 3 Jahrtausends v. Chr. im syrischen Euphrattal, I. Ausgrabungen bei Tawi 1975 und 1978 (Saarbrücker Beiträge zur Altertumskunde, 3), Saarbrücken 1991. - Stele di Qaḍbun: A. Abu Ἁssaf, Eine Stele des Gottes Ba'al im Museum von Tartus, in DaM, VI, 1992, pp. 247-252; A. Bounni, La stele di Qaḍbun, in Contributi e Materiali di Archeologia Orientale, IV, 1992, pp. 141-145. - Statua di Tell Fekheriya: A. Abu 'Assaf, P. Bordreuil, A.-R. Miliard, La statue de Tell Fekheriyé et son inscription bilingue assyroaraméenne, Parigi 1982.
Sintesi storico-filologiche: H. S. Sader, Les états araméens de Syrie depuis leur fondation jusqu'à leur transformation en provinces assyriennes, Beirut 1987; W. T. Pitard, Ancient Damascus. A Historical Study of the Syrian City-State from Earliest Times until Its Fall to the Assyrians in 732 B.C.E., Winona Lake 1987. - Su problemi di urbanizzazione della regione: H. Weiss (ed.), The Origins of Cities in Dry-Farming Syria and Mesopotamia in the Third Millennium B.C., Gilford (Conn.) 1986.
Sintesi e sommarî di scavi nei cataloghi delle mostre: Da Ebla a Damasco. Diecimila anni di archeologia in Siria, Milano 1985; O. Rouault, M. G. Masetti-Rouault (ed.), L'Eufrate e il tempo. Le civiltà del medio Eufrate e della Gezira siriana, Milano 1993; Syrie. Mémoire et Civilisation, Parigi 1993; P. Matthiae, F. Pinnock, G. Scandone Matthiae, Ebla. Alle origini della civiltà urbana, Milano 1955.
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