Vedi SIRMIONE dell'anno: 1966 - 1997
SIRMIONE (Sirmio)
È la penisola della costa meridionale del Lago di Garda cantata da Catullo (v. specialmente c. xxxi), dov'egli aveva una villa: una villa dei Valeri di Verona, è da pensare. Nella Tabula Peutingeriana il toponimo è apposto a una mansio della via Brixia-Verona a S della lunga penisola.
Dal 1483 (Marin Sanudo) sono note rovine romane sull'estrema punta di S. su un promontorio alto circa 50 m sul lago, e sono state dette Grotte di Catullo. Si tratta di una grande villa suburbana a pianta rettangolare, con due avancorpi, orientata a N-E (misure massime: lunghezza m 240,90, larghezza m 105,46), di cui restano imponenti rovine appartenenti alle sostruzioni e ai sotterranei: il piano dell'abitazione è quasi del tutto perduto. È la più grande villa romana dell'Italia settentrionale.
Il corpo centrale è un vasto spazio rettangolare, cinto di porticati e di terrazze, al quale da S conducono un atrio tra fontane e una serie di ambienti, in parte di carattere termale, attorno a un cortile, e che a N porta ai quartieri di abitazione, in cui è possibile riconoscere alcuni ambienti tipici della casa romana (per esempio tablinum e triclinio) oltre a profondi frigoriferi e granai. Da rilevare una grande ambulatio coperta (lunga m 159) a due vòlte a botte su arcate e pilastri di spina, e un tepidario, un'ampia piscina di acqua riscaldata.
La vasta villa (le sostruzioni a grandi vòlte, alte anche 20 m su muri a pettine, hanno ampliato la zona pianeggiante del promontorio) è costruita con spezzoni di pietra locale, alternati a strati di mattoni di tipo provinciale negli spigoli dei muri e delle aperture. La parte meridionale della costruzione invece presenta muri a ciottoli ed è planimetricamente di diverso tipo dal resto dell'edificio: si hanno buone ragioni per ritenere si tratti di una più antica villa ad U, nucleo primitivo dell'intera costruzione.
Soluzioni architettoniche di rilievo sono la grande vòlta a botte costolata dell'"aula dei giganti", pilastri dell'ambulatio con paraste di modesto aggetto, il bardellone sopra le ghiere di una bifora, le vòlte a botte o a sesto ribassato. Per questi caratteri l'opera si può datare alla prima metà del I sec. d. C., mentre la villa più antica può essere assegnata alla metà del I sec. a. C. e potrebbe corrispondere all'attribuzione degli umanisti. Ma sfugge ancora la ragione del grande edificio, che ha raffronti solo nel Lazio e in Campania.
La parte decorativa della villa ha dato - sempre fuori opera - colonne in mattoni rivestite di stucco, capitelli ionici e corinzî di gusto italico e a foglie piene, stucchi figurati o ornati a palmette, una congerie di frammenti di affreschi. Fra questi, accanto ad architetture di IV stile, sono un frammento con scena marina di alta qualità da riferire all'ultimo venticinquennio del I sec. a. C., tre pannelli con figure di atleti e con un ritratto virile togato, varie scene di genere (sacrifici in paesaggi) appena accennati. L'unica scultura è una testa di Dioscuro di composte forme adrianee.
La zona della villa è stata sistemata a partire dal 1950: un Antiquarium (1959) conserva quanto vi si rinviene.
L'attuale paese di S. ha dato resti di case romane con pavimenti musivi (I sec. d. C.); tutta la penisola è stata fortificata in età tardoromana e bizantina ed è stata centro del sistema difensivo del Garda.
Bibl.: G. Orti Manara, La penisola di S. sul Lago di Garda, Verona 1856; E. Swoboda, Römische u. romanïsche Paläste, Vienna 1919, pp. 71-72; N. Degrassi, Le Grotte di Catullo, Taranto 1956; M. Mirabella Roberti, La villa romana di S., in Le meraviglie del passato, Milano 1958, III, pp. 151-162; G. A. Mansuelli, in Prolegomeni al Catullo Veronese, Verona 1961, pp. 124-128; M. Mirabella Roberti, Sirmione, le Grotte di Catullo, Trieste 1963.