SOLARE, SISTEMA (XXXII, p. 39; App. II, 11, p. 856)
Ricerche radioastronomiche sui componenti del sistema solare. Radarastronomia. - Importanti risultati sono stati conseguiti negli ultimi anni nel campo delle osservazioni radioastronomiche degli astri planetarî. Per es., è stato possibile determinare la temperatura superficiale di alcuni di questi astri mediante la misurazione del flusso energetico emesso in corrispondenza di determinate lunghezze d'onda nel campo delle microonde.
Misurazioni del genere furono effettuate per la prima volta nel 1946 su una lunghezza d'onda di 1,25 cm usando un radiotelescopio con specchio paraboloidico da un metro puntato sulla Luna; l'apertura dell'antenna era di circa ± 0,40 e lo strumento era diretto su varî punti della superficie lunare per mezzo di un telescopio ottico solidale con esso.
Lo stesso metodo è stato poi applicato ai pianeti Venere e Marte (1956), osservando la radioemissione di essi su 3,15 cm di lunghezza d'onda mediante il radiotelescopio da 15 m del Naval Research Laboratory di Washington. La temperatura media della superficie di Marte è risultata di circa 273 °K (o °C) e quella di Venere di circa 350 °K (77 °C), in buon accordo con le determinazioni effettuate per via ottica. Nel 1960 misurazioni della radiazione termica di Saturno sono state effettuate mediante il radiotelescopio con specchio da 25 m dell'università del Michigan (S. U. A.).
Notevole interesse ha destato la recente scoperta di radiosegnali su onde metriche provenienti da alcuni pianeti. Forti segnali su 22 MHz provenienti da Giove furono captati a Washington nel 1955 e in seguito rilevati, anche su altre frequenze, in varî osservatorî radioastronomici. Segnali su 27 MHz provenienti da Venere furono identificati, sempre negli S. U. A., nel 1956.
Questi radiosegnali "planetarî" si presentano come segnali variabili a carattere impulsivo, aventi una durata da qualche decimo di secondo a qualche secondo e intervallati irregolarmente di qualche secondo uno dall'altro. Per i segnali da Giove, studî accurati hanno consentito di rilevare una marcata correlazione con il periodo di rotazione del pianeta e di localizzare alcune sorgenti nella fascia equatoriale.
Per quanto il meccanismo con cui si producono questi segnali sia al momento sconosciuto, si pensa che essi possano originarsi in conseguenza di scariche elettriche nell'atmosfera dei pianeti.
Particolarmente proficua si è rivelata l'adozione, in questo settore della radioastronomia, della radarlocalizzazione per l'osservazione di oggetti celesti che normalmente sfuggono all'osservazione visuale e fotografica (per es. la maggior parte delle meteore) e per la misurazione diretta delle distanze degli astri planetarî della Terra (v. radarastronomia, in questa Appendice).
Bibl.: R. Hanbury e A. C. B. Lovell, The exploration of space by radio, Londra 1957.