sitiunt
La forma verbale latina (da sitire, " aver sete ") ricorre tra le parole pronunciate dall'angelo che n'avea vòlti al sesto giro del Purgatorio, e quei c'hanno a giustizia lor disiro / detto n'avea beati, e le sue voci / con ‛ sitiunt ', sanz'altro, ciò forniro (Pg XXII 6; cfr. Matt. 5, 6 " Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam, quoniam ipsi saturabuntur "). Trattandosi dell'angelo del girone degli avari e prodighi, bene osservano i commentatori che " alla sete dell'oro si oppone qui la sete della giustizia " (Scartazzini-Vandelli).
L'esuriunt sarà cantato dall'angelo del girone successivo; questo della quinta cornice si ferma dunque al sitiunt, omettendo anche la proposizione " quoniam ipsi saturabuntur ". Bene attestata anche la variante sitio, su cui cfr. ad esempio la nota di Pietro, " che ammette entrambe le lezioni, ‛ secundando verba Christi in cruce dicta, scilicet, sitio ' " (Petrocchi, ad locum).
La beatitudine evangelica è ricordata anche in Ep V 3, dove si legge: Saturabuntur omnes qui esuriunt et sitiunt iustitiam in lumine radiorum eius, con riferimento a Enrico VII.