Siviglia
Città della Spagna sudoccidentale, capoluogo della comunità autonoma dell’Andalusia. Sul sito dell’odierna S. sorgeva anticamente, nel territorio dei turdetani, Hispalis, elevata a colonia da Cesare con il nome di Colonia Iulia Romula. Capitale di un conventus iuridicus in età imperiale, fu conquistata dai vandali (411), dagli svevi, dai visigoti e dagli arabi di Musà ibn Nusair (712); allora, con il nome di Ishbiliyya, fu scelta come sede del governo da ‛Abd al-‛Aziz, governatore dell’Andalusia, alla cui morte (716) la sede fu trasferita a Cordova. Fortificata dal califfo ‛Abd ar-Rahman II, S. prosperò nel periodo omayyade. Con l’avvento della dinastia indipendente degli Abbadidi, divenne dal 1023 la loro capitale; nel 1091 le truppe berbere dell’almoravide Yusuf saccheggiarono la città che, come il resto della Spagna musulmana, fu sottomessa al dominio dei sultani marocchini. Conquistata dall’esercito degli Almohadi (1147), dopo il 1163 quartier generale delle forze almohadi di Spagna, conobbe nuovamente un periodo di floridezza sotto Abu Ya‛qub (1163-84) e al-Mansur (1184-99). Dopo la conquista da parte di Ferdinando III di Castiglia (1248), la maggior parte degli abitanti dovette abbandonare la città. Ripresasi alla fine del 15° sec., ricoprì una parte importante nella storia del Rinascimento spagnolo: vi fu fondata l’università, vi fu istituita la prima stamperia del regno di Castiglia, vi fiorirono le arti e le industrie. Dopo la scoperta dell’America fu sede, dal 1503 al 1517, della Casa de contratación de las Indias, l’istituzione che controllava monopoliticamente il commercio con le colonie americane. In seguito a ciò divenne nel Cinquecento la più ricca e popolosa città di Castiglia. Nel 18° sec., il trasferimento a Cadice del Consiglio delle Indie sotto Filippo V e il decreto di Carlo III che accordava la libertà di commercio diedero due gravi colpi alla prosperità di S., che cominciò a riprendersi solo all’inizio del 20° secolo.