Dudow, Slatan Theodor
Regista tedesco, nato a Caribrod (nodo ferroviario sul confine tra Serbia e Bulgaria) il 30 gennaio 1903 e morto a Berlino Est il 12 luglio 1963. Autore tra i più convincenti del cinema proletario tedesco, seppe proporre un'originale interpretazione del realismo, ispirandosi alla lezione del cine-ma sovietico e alle teorie estetiche di Bertolt Brecht. Il suo nome è rimasto legato a Kuhle Wampe oder wem gehört die Welt (1932), uno dei pochissimi film realizzati con il contributo del drammaturgo di Augusta. Per tre volte nel corso della sua carriera ottenne il Nationalpreis, principale riconoscimento per i cineasti della Repubblica Democratica Tedesca.Figlio di un ferroviere, influenzato dalle idee comuniste, nel 1922 si trasferì a Berlino, dove fece le prime esperienze teatrali e cinematografiche. Nel 1925 iniziò a frequentare i corsi universitari di Max Hermann e dall'anno seguente lavorò come assistente con Erwin Piscator, Leopold Jessner, Jürgen Fehling, Fritz Lang e Georg Wilhelm Pabst. Già attivo nei gruppi teatrali agit-prop, nel 1929 si recò a Mosca per un soggiorno di studio, durante il quale conobbe Sergej M. Ejzenštejn. Tornato a Berlino, entrò nella cerchia dei collaboratori di Brecht, partecipando a diverse messe in scena (Die Mass-nahme, 1930; Die Mutter, 1931).
Sul finire degli anni Venti iniziò la propria esperienza nel cinema proletario realizzando per la Prometheus/ Weltfilm il suo film di esordio, Wie der berliner Arbeiter wohnt (1930), un cortometraggio d'agitazione sulla situazione abitativa dei lavoratori berlinesi, giocato sul montaggio alternato di scene di povertà e di ricchezza. Seguì Kuhle Wampe, il suo film più famoso, raro esempio di messa in scena cinematografica delle idee estetiche di Brecht (autore del soggetto e della sceneggiatura, assieme a Ernst Ottwald), la cui colonna sonora fu composta dal musicista Hanns Eisler: attraverso una serie di episodi si descrive con efficacia la disoccupazione dilagante e il clima politico a Berlino, alla vigilia dell'avvento al potere di Hitler. Oltre che per gli aspetti documentaristici, il film si caratterizza per l'impiego di 'dispositivi stranianti', che, assieme alla costruzione narrativa in crescendo (culminante nella manifestazione sportiva), sollecitano nello spettatore un'attiva presa di coscienza in favore della solidarietà di classe.
L'ascesa del nazismo lo costrinse a rifugiarsi in Francia (e successivamente in Svizzera), dove D. riuscì a editare, con dialoghi di J. Prévert, Seifenblasen/Bulles de savon (1934), un mediometraggio satirico sul tema della piccola borghesia, girato alla macchia a Berlino nel 1933. Dopo una lunga interruzione tornò a dedicarsi al cinema nell'immediato dopoguerra quando, stabilitosi nuovamente a Berlino, nella zona controllata dall'Unione Sovietica, diresse quello che è considerato il primo film socialista della neonata Repubblica Democratica Tedesca, Unser täglich Brot (1949, Nationalpreis nel 1950), una storia familiare dove già si ritrova la figura didattica dell'eroe positivo. A quest'opera, contraddistinta da numerose sequenze documentarie, dall'ambientazione neorealista e, ancora una volta, dalla musica di H. Eisler, seguì un prodotto stentoreo, Familie Benthin (1950), realizzato, ancora in collettivo, sotto la guida del regista e di Kurt Maetzig. Successivamente diresse un'opera sul tributo comunista alla Resistenza, Stärker als die Nacht (1954), giudicata positivamente da Georges Sadoul per il tono sobrio e al tempo stesso commovente, che venne premiata al Festival di Locarno del 1955. Dopo Der Hauptmann von Köln (1956), satira antimilitarista che gli valse il terzo Nationalpreis, tornò ad affrontare i temi più intimi e meno dogmatici che avevano già caratterizzato Frauenschicksale (1952), dapprima con Verwirrung der Liebe (1959) e poi con l'incompiuto Christine (1963), in cui viene trattato il tema dell'emancipazione femminile, fondando così un genere che avrebbe assunto grande importanza nel successivo evolversi del cinema della RDT.
H. Herlinghaus, Slatan Dudow, Berlin/DDR, 1965; Kuhle Wampe oder Wem gehört die Welt, hrsg. W. Gersch, W. Hecht, Leipzig 1971 (sceneggiatura e materiali sull'omonimo film).