SLITTA (fr. traîneau; sp. trineo; ted. Schlitten; ingl. sledge o sleigh [dal ted. Schlitten, a sua volta derivato da schleifen "trascinare, scivolare"])
Slitte dei primitivi. - Presso gl'indigeni della zona artica, vale a dire presso quei gruppi umani, i quali, per l'ambiente in cui vivono, sono maggiormente in grado di apprezzare i perfezionamenti apportati alla locomozione sulla neve o sul ghiaccio, la slitta presenta tre tipi fondamentali corrispondenti ai tre continenti. La slitta lappone (v. fig., n. 1 a, b) ha un pattino solo, ma larghissimo perché formato da una tavola rialzata anteriormente, e presenta nell'insieme all'incirca la forma di una piroga. Tutte le altre slitte, salvo quelle primitive di cui si tratterà in seguito, sono a due pattini. La slitta eschimese (nn. 2 e 3) è costituita da due tavolette verticali che sostengono delle tavolette orizzontali (come gli slittini dei nostri ragazzi). Fra queste due forme è diffusa la forma asiatica che appare la più complessa; essa è sollevata e il suo ponte, fatto con bacchette incrociate, poggia sopra sostegni fissati nei pattini. Il tipo asiatico presenta due sottotipi principali: la slitta samoieda (n. 4) pesante, con i due pattini riuniti anteriormente, nella parte rialzata, da una sbarra trasversale; e la slitta ciukci più snella, i cui pattini non sono riuniti anteriormente ma si sollevano e si ripiegano (con un pezzo rapportato) in modo da raggiungere l'intelaiatura del ponte (n. 5). La slitta eschimese è tirata da cani, dato che la cultura eschimoide non conosce l'allevamento della renna; quelle lappone, samoieda e ciukci sopra descritte sono tirate da renne; la slitta asiatica da cani è più bassa e si distingue per avere un arco orizzontale che riunisce le estremità montanti dei pattini (n. 6). Oltre alle forme descritte, sono stati osservati tre tipi assolutamente primitivi. Quando i Lapponi uccidono una renna questa viene scorticata e la sua carne avvolta nella pelle e trascinata come un sacco sulla neve. In un secondo caso c'è una "treggia costituita da una rozza tavola di legno, più o meno rialzata anteriormente o ad ambedue le estremità e tirata a mano, quale si trova presso i Finni (n. 7), i Tungusi (n. 8 a e b) e, col nome di "toboggan" presso gli Amerindî della zona subartica (n. 9). Nel continente antico, dei rialzi laterali diedero luogo alla costruzione di piccole slitte per cacciatori, a forma di scafo, pure tirate a mano e costruite secondo l'uno o l'altro dei seguenti procedimenti. Nel primo è un tronco di albero che viene scavato come un canotto monoxilo: presso i Camassini (tribù samoieda delle valli a N. dei monti Saiani; n. 10), fra i Samoiedi-Ostiachi del fiume Tym (affluente di destra dell'Obi a valle di Natym) con forme più larghe di quelle in uso presso i Camassini (n. 11), e fra i Ceremissi (a NO. di Kazan′) che possiedono una analoga slitta di forma incavata, di scorza di tiglio, usata dalle donne per trasportare i bambini. Nel secondo caso la tavola che forma la chiglia è sormontata ai bordi da assicelle più o meno mobili riunite da corde: forma finnica (n. 12 a e b); di questo tipo esistono numerose varianti: le più complicate presentano delle costole interne ad arco che rendono i fianchi rigidi; ve ne sono anche ricoperte del tutto di pelli, come un caiak eschimese.
Una terza slitta primitiva è il travois. Di questa forma non si citano generalmente che quelle degli Amerindî della zona subartica ma, fatta con quattro rami di betulla, essa è anche usata dai Finni, come slitta da estate (n. 13).
Sebbene la pelle di renna trascinata sulla neve non sia stata riscontrata che presso i Lapponi, il procedimento ha potuto esser stato immaginato prima dell'impiego della treggia da neve. È chiaro, d'altra parte, che da questa deriva la slitta lappone, che ha oggi raggiunto uno stadio terminale in questa direzione: essa presenta così un buon esempio dello sviluppo su un'area ristretta di un elemento culturale derivato da forme sorte su una vasta area: mentre la pelle di renna a sacco e la treggia dovute alla cultura primitiva venivano usate qua e là, il progressivo miglioramento di una delle forme avveniva su un territorio limitato: in Lapponia. Lo sci, che è pure di origine lappone, deve naturalmente esser messo in rapporto con la treggia; alcuni autori (Donner) ritengono che sia stato lo sci a dar origine alla treggia; ma sembra più probabile che la pelle a sacco e la semplice tavola-treggia abbiano fatto immaginare una forma primitiva di pattino da neve e poi lo sci.
Sebbene la slitta a due pattini possa esser dovuta all'accoppiamento di due tregge sormontate da un'armatura, è più probabile che essa derivi dal travois passando per la "slitta da estate" ancora usata nella Finlandia orientale alla fine del sec. XIX, e i cui pattini e i timoni corrispondenti sono di un sol pezzo (n. 14). Certo il doppio timone richiede in genere l'attacco di una renna o di un cavallo, ma i Jurak (Samoiedi) e gli Ostiaco-Samoiedi del Jenissei attaccano spessissimo i cani a slitte di questo genere (Donner) e si ammette comunemente che l'addomesticamento del cane sia anteriore a quella della renna; alcuni autori ritengono che l'attacco dei cani a simili slitte sia un fenomeno secondario. In definitiva, la questione dell'origine della slitta a due pattini non è perfettamente risolta.
Infine non sarebbe impossibile che lo "slittino" degli Eschimesi derivi dalla slitta dei Ciukci e che la sua semplicità, come per l'arco rinforzato eschimese derivato dall'arco composto asiatico, sia dovuta alla povertà dell'ambiente artico; in ogni caso, i braccioli indipendenti e il sistema di arco sostenente il ponte illustrati al n. 3 richiamano in maniera significativa le disposizioni analoghe del n. 5.
Slitte utilitarie. - Presso i popoli civili la slitta è stata ed è ancora usata come mezzo di trasporto laddove le condizioni del clima, del terreno e del traffico l'hanno resa preferibile agli altri più moderni veicoli: così in intere zone della Russia, della Scandinavia, dell'America Settentrionale; così pure in moltissime regioni montuose dei due continenti. A seconda delle epoche e dei paesi, sul motivo funzionale fondamentale della slitta si elaborano strutture assai diverse: dallo slittino senza pretese, a un sol posto, si va alla comoda carrozza-slitta foderata di pellicce: dalle forme squadrate e disadorne delle slitte rurali si giunge a quelle ricche di preziosi intagli, fregi, sculture, o addirittura raffiguranti animali o esseri mitologici. I tipi più ornati e fantasiosi di slitte appartengono al sec. XVIII e se ne conserva buon numero nei musei.
La propulsione delle slitte utilitarie si compie, nella maggior parte dei casi, mediante la forza muscolare umana o animale (cani, cavalli, renne), laddove non si utilizzi la semplice forza di gravità, come è il caso nello sport della slitta (v. appresso). Si hanno peraltro anche slitte a vela (v. naviglio da diporto, XXIV, p. 452), usate in genere a scopo puramente sportivo, e slitte a motore (ad elica), che possono trovare applicazione utilitaria, subordinatamente alla possibilità del rifornimento di carburante.
Slitte sportive. - La forma moderna dello sport della slitta è quella che sfrutta la ripidità dei pendii montuosi usufruendo della forza di gravità. I percorsi sono di vario genere, da quelli rettilinei e brevi sui quali scivolano i toboggan dell'America Settentrionale, a quelli a curve che, originati dalle prime corse sulle strade alpestri (quasi del tutto scomparse in questi ultimi anni), sono ora costituiti da piste artificiali di neve compressa, a curve sopraelevate col ghiaccio.
Sotto questa forma moderna la prima gara internazionale del genere si è avuta in Svizzera il 12 marzo 1883 sulla strada fra Davos e Klosters; una buona diffusione si ebbe poi in Stiria, ma subito dopo la guerra mondiale tutte le maggiori stazioni invernali delle Alpi ebbero le loro piste artificiali per slitte (chiamate con parola inglese bobsleighs) e in Italia la prima fu quella di Cortina d'Ampezzo, alla quale si aggiunse nel 1933 Vuella di Bardonecchia. Gare su strada in Italia si sono avute sulla strada del Monginevra, al Mottarone, a Madesimo, e - uniche tuttora in auge - sulla strada del Passo del Giovo.
Lo sport della slitta è retto dal 1923 dalla "Fédération Internationale de bobsleigh et de tobogganing" la quale riconosce i campionati mondiali ed europei di bob a due e di bob a quattro. Diversi sono infatti i tipi di attrezzi che rientrano sotto la denominazione generica di slitta. Il più semplice è lo slittino, per una o due persone al massimo, che è a pattini rigidi, e si guida sedendovisi a cavalcioni, usando per correggere la direzione i piedi protesi in avanti o una lunga pertica che viene tenuta sotto l'ascella e sporge posteriormente al corridore. Lo slittino (fr. luge; ted. Rodel; ingl. lugeon) dà luogo a una vera attività sportiva in Germania e in Svizzera. Una varietà dello slittino, portata ad un alto grado di perfezione meccanica, è lo skeleton. Lo sport relativo si pratica unicamente a St. Moritz.
La forma di slitta regolamentare per lo sport è il bobsleigh o più brevemente bob, parola che oggi si traduce in italiano con "guidoslitta". Le guidoslitte a volante sono di due tipi, a seconda che i corridori prendano posto seduti o bocconi; quest'ultimo tipo, ritenuto troppo pericoloso, non è ammesso dal 1929 alle competizioni internazionali.
Il peso di una slitta montata da quattro persone è generalmente superiore ai quattro quintali; la pendenza media delle piste è intorno al 9%. Questo può dare un'idea della velocità raggiungibile da tale massa e delle difficoltà di guida. Il guidatore ed il frenatore hanno i compiti più importanti, ma è indispensabile il più grande affiatamento fra tutti i componenti l'equipaggio nel sapersi spostare all'interno durante le curve (per neutralizzare la forza centrifuga) e nel muoversi ritmicamente per imprimere al veicolo, inizialmente o in tratti intermedî non sufficientemente ripidi, la maggior velocità.
Nelle gare si fanno compiere due o quattro discese per ogni equipaggio, sommando i tempi. Vince chi ha il tempo totale minore.
Bibl.: Per le slitte dei primitivi: O. T. Mason, Primitive travel and transportation, in Report of the U. S. Nat. Mus. 1894, Washington 1896; U. T. Sirelius, Über einige Prototype des Schlittens, in Journ. de la Soc. Finno-Ougrienne, XXX, Helsingfors 1913-18; K. Donner, Quelques trâineaux primitifs, in Finnisch-ugrische Forschungen, XV, Helsingfors 1915.
Per le slitte utilitarie: H. Kreisel, Prunkwagen und Schlitten, Lipsia 1927.
Per le slitte sportive: M. Zentzytzki, Der Schlittensport, Lipsia 1921; K. Pfeiffer, Der Rodelsport nebst Bobsleigh- und Skeletonfahren, 2ª ed., Lipsia 1926.