SLOVACCHIA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Bibliografia. Architettura. Letteratura. Bibliografia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Silvia Lilli. – Stato interno dell’Europa centrale. La popolazione registrata al censimento del 2011 risultava essere di 5.397.036 ab., sostanzialmente invariata rispetto al censimento del 2001, effetto di un incremento naturale quasi nullo (0,6%) e di una crescita demografica complessiva che si assestava intorno allo 0,2%. Secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), nel 2014 gli abitanti sono stati 5.454.154, con un incremento demografico ancora ridotto (0,1%). Poco più della metà della popolazione risiede in aree urbane, e i maggiori centri rimangono la capitale Bratislava (434.000 ab.) e la città di Košice (239.797 ab.). Il quadro etnico risulta pressoché immutato, con una lieve diminuzione della componente magiara, passata dal 10 all’8,5%. Dal punto di vista socioeconomico, le condizioni di vita della popolazione risultano buone, consistenti le spese dello Stato per la protezione sociale (18% del PIL nel 2011), così come il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA), di 27.665 $ (2014). Rimane preoccupante la disoccupazione (13,9% nel 2014).
L’economia slovacca si fonda sull’industria, soprattutto pesante, ereditata dall’Unione Sovietica, e sui servizi (rispettivamente il 35% e il 61% del PIL). L’agricoltura contribuisce in misura minima anche all’assorbimento di forza lavoro (3,2% nel 2012) e l’indice di produttività risulta in decrescita, contrariamente all’industria, la cui produttività si stima sia cresciuta nel 2013 del 6,5%. La buona stabilità dell’economia slovacca, unita a un’inflazione (1,4%) e a un deficit di bilancio (−3,4% del PIL) piuttosto contenuti, hanno permesso al Paese di adottare la moneta unica europea già dal 2009, e prima degli altri Paesi del gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria). Fino al 2008 la crescita economica è stata molto sostenuta (arrivando al 10% nel 2007), in gran parte grazie agli investimenti diretti stranieri, attirati da una forza lavoro qualificata e da una legge fiscale che nel 2004 ha introdotto un’aliquota fissa al 19% per le persone fisiche e per le imprese (abbandonata nel 2012 per il contenimento del deficit). In seguito, la S. ha sperimentato gli effetti della crisi globale, con una contrazione altrettanto significativa (−6,2% nel 2009); ciononostante, la ripresa è iniziata già dal 2011, seppure a livelli più contenuti e con un’ulteriore contrazione nel biennio 2012-13, determinata dalla crisi della domande estera da par te dei Paesi europei (+3,2% nel 2011, +2% nel 2012, +0,8% nel 2013). Ben integrata risulta la S., infatti, nel mercato comunitario, specialmente con Germania e Repubblica Ceca. Fondamentale, invece, è l’apporto della Russia per quel che riguarda il comparto energetico, che fornisce l’intero volume delle importazioni di gas e petrolio, costituenti rispettivamente il 27% e il 20% dell’energia consumata. Proprio per diminuire tale dipendenza, nel 2011 la S. ha concluso un accordo con l’Ungheria per la costruzione di un gasdotto che rifornisca i Paesi del gruppo Visegrád, mentre continuano gli investimenti sul nucleare per la costruzione di due nuovi reattori, oltre ai quattro già presenti a Jaslovské-Bohunice e Mochovce (che coprono attualmente il 23% della capacità istallata), e sulle fonti rinnovabili.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – Nel novembre 2007 la coalizione tripartita di governo – formata dallo Smer-SD del premier Robert Fico, dal Partito popolare-Movimento per una Slovacchia democratica (L’S-HZDS) e dal Partito nazionale slovacco (SNS) – entrò in crisi a seguito del coinvolgimento del ministro dell’agricoltura Miroslav Jurena in uno scandalo sulla restituzione delle terre confiscate in epoca socialista. La crisi terminò con l’uscita di Jurena dalla compagine di governo. Il 4 aprile 2009 Ivan Gašparovič – appoggiato dal centrosinistra – divenne il primo presidente slovacco a essere eletto per un secondo mandato, sconfiggendo la sfidante di centrodestra Iveta Radičová nel secondo turno di votazione, con il 55,53% dei voti.
Nelle elezioni parlamentari del 12 giugno 2010, i socialdemocratici di Smer-SD conquistarono 62 seggi, i conservatori dell’Unione democratica e cristiana slovacca-Partito democratico (SDKÚ-DS) 28, i liberali di Libertà e solidarietà (SaS) 22, il Movimento cristiano-democratico (KDH) 15, i regionalisti ungheresi di Most-Híd 14, i nazionalisti di SNS 9, mentre gli altri partiti non superaro no la soglia del 5%. Radičová divenne premier di un governo sostenuto da una coalizione quadripartita, formata da SDKU-DS, SaS, KDH e Most–Híd.
L’alleanza resse fino all’autunno 2011, quando il governo venne sfiduciato sulla criticata ratifica del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fondo salva Stati). Le elezioni anticipate furono indette per marzo 2012 e precedute dallo scoppio dello ‘scandalo Gorilla’ (dic. 2011), da cui emersero presunti episodi di corruzione politica in merito ad alcuni appalti e privatizzazioni tra il 2005 e il 2006, mentre era premier il ministro degli esteri del governo Radičová Mikuláš Dzurinda. Il voto vide il trionfo di Smer-SD, che con il 44,41% dei voti si aggiudicò 83 seggi; seguivano KDH e la nuova formazione conservatrice OĽaNO che conquistarono ciascuno 16 seggi. Fecero invece registrare un calo sostanziale Most-Híd (13 seggi), SDKÚ-DS e SaS (entrambi a 11 seggi), mentre gli altri partiti non superarono lo sbarramento.
Venne così a costituirsi un governo di centrosinistra, guidato da Fico e caratterizzato da una significativa contrapposizione tra Smer-SD e opposizione liberalconservatrice, che propose anche l’impeachment – iniziativa respinta nel marzo 2013 – del presidente Gašparovič, per il suo rifiuto di nominare il procuratore generale che era stato eletto dal precedente Parlamento nel 2011. Il governo dovette affrontare anche l’emergenza dell’affermazione politica di forze estremiste quando, alle elezioni locali del novembre 2013, il leader del partito neofascista LSNS Marian Kotleba fu eletto governatore della regione Banská Bystrica. Fico si candidò anche alle presidenziali del 2014, ma venne sconfitto al secondo turno del 29 marzo dall’imprenditore Andrej Kiska, che corse come candidato indipendente e vinse con il 59,38% dei voti.
In politica estera, la S. rinnovò il proprio impegno euro atlantico con una partecipazione attiva nella UE e offrendo un contingente alla coalizione multinazionale impegnata in ῾Irāq fino al 2007. Il 19 luglio 2008 la S. fu formalmente ammessa nell’eurozona e la moneta unica entrò in circolazione nel Paese dal 1° gennaio 2009. Le politiche patriottiche intraprese in S. – la limitazione dei doppi passaporti e dell’utilizzo delle lingue minoritarie negli uffici pubblici, l’imposizione di simboli e dell’inno nazionale nelle scuole, il dibattito sui rom e sulle minoranze ungheresi – crearono spesso tensioni con l’Ungheria e le comunità locali. Durante la crisi in Ucraina scoppiata nel 2014, la S. assunse una posizione meno critica nei confronti della Russia, cercando una mediazione sulle forniture energetiche.
Bibliografia: Slovakia in history, ed. M. Teich, D. Kováč, M.D. Brown, Cambridge-New York 2011.
Architettura di Livio Sacchi. – Caratterizzato da un considerevole patrimonio storico medievale, il Paese ha registrato, dagli inizi del 21° sec. in poi, una crescita edilizia che ha profondamente modificato il profilo delle città. Al centro dello sviluppo è stata la capitale Bratislava, dove sono stati realizzati molti nuovi, interessanti edifici. Inaugurato nel 2005, il ponte Apollo, disegnato da Dopravoprojekt a.s., è immediatamente diventato uno dei simboli della rinascita della città, unico progetto europeo selezionato fra i finalisti dell’American Society of civil engineers (ASCE) award.
Ancora si segnalano la nuova sede del Teatro nazionale slovacco, progettato dagli architetti Martin Kusý, Pavol Paňák e Peter Bauer che, dopo 21 anni di lavori, è stato inaugurato nel 2007; gli uffici della compagnia Strabag - SKC Bratislava (2007), ai confini del centro storico, opera dello studio MHM architects; il centro sportivo polifunzionale Relaxx (2008) dello studio AK2; l’edificio amministrativo Omnipolis (2009) all’interno del preesistente campus Omnia, di Hantabal Architekti & AFR; il Viktoria Building, edificio polifunzionale realizzato in una zona di confine tra l’area residenziale e quella commerciale della città, opera dello studio Grido, inaugurato nel 2010; la ristrutturazione dello stadio del ghiaccio Ondrej Nepela Arena dello studio Fischer Architects, riaperto al pubblico nel 2011. A trasformare, ancora e profondamente, l’identità della metropoli dovrebbero infine essere le torri ellittiche che appaiono nel masterplan per il Bratislava Culenova New City Center, redatto da Zaha Hadid, frutto di un concorso bandito nel 2010.
Fuori dalla capitale sono ancora da ricordare: la biblioteca del Technical University Campus (2009) degli architetti Juraj Koban, Karol Gregor, Štefan Pacák e il comples so residenziale Nová Terasa (2013) di Vallo Sadovsky Architects, entrambi a Košice, seconda città della S.; gli uffici Phoenix Zeppelin (2011) di Paulíny Hovorka Architekti + Stefan Moravcik architectural atelier, a Banská Bystrica; la biblioteca dell’Università cattolica (2013) di Ružomberok, nella S. settentrionale, opera dell’atelier a02.
Letteratura di Massimo Tria. – A due decenni dalla separazione consensuale dalla Cechia, la cultura slovacca condivide ancora con quella ceca le difficoltà delle cosiddette letterature minori, intensificate da ulteriori problemi di visibilità internazionale, come l’assenza di un classico di fama mondiale che faccia da catalizzatore per una scena letteraria comunque viva e sfaccettata. Inoltre, i protagonisti della letteratura slovacca non hanno coltivato in modo prioritario un senso di omogeneità e continuità, dando invece più ampio spazio alle istanze di pluralismo e disparatezza.
Alcuni autori di varie generazioni si sono fatti strada nel mercato librario anglofono, ovviando così al problema principale dello sdoganamento internazionale. Purtroppo invece in Italia quella slovacca continua a essere una delle letterature meno tradotte dell’area geografica centroeuropea, vedendo solo raramente la realizzazione di meritori sforzi divulgativi, come nei casi di Michal Hvorecký e Pavel Vilikovský. Entrambi continuano a produrre opere interessanti: il primo si è evoluto passando da un’estetica pop a una scrittura più autobiografica, come in Eskorta (2007, Escort) e Dunaj v Amerike (2010, Il Danubio in America), il secondo ha scritto una densa riflessione sul male del 20° sec., Vlastný životopis zla (2009, L’autobiografia del male); altri importanti romanzi storici sono Námestie kozmonautov (2007, Piazza degli astronauti) di Viliam Klimáček e due opere di Pavol Rankov, Stalo sa 1. Septembra (aleboinokedy) (2008, È successo il primo di settembre, o forse in un altro momento) e Matky (2013, Madri) che tocca il tema del gulag.
Nella prosa si evidenziano tre correnti: quella ispirata da esperienze autobiografiche, come nell’intenso Sedem dní do pohrebu (2008, A sette giorni dal funerale) in cui Ján Rozner descrive la ‘normalizzazione’ comunista, o in Ostrovy nepamäti (2008, Isole dell’oblio) di Alta Vášová; una seconda nel segno del grottesco (Márius Kopcsay, Vlado Balla); infine una tendenza femminista, con autrici vicine all’organizzazione culturale Aspekt, come la sua fondatrice Jana Juráňová (Žila som s Hviezdoslavom, 2008, Ho vissuto con Hviezdoslav), o Monika Kompaníková (Piata lod ′, 2010, La quinta barca).
Per la poesia da citare la promettente Katarína Kucbelová, tra le fondatrici dell’importante premio letterario Anasoft Litera; Martin Solotruk, a cavallo fra sperimentalismo e lirica intimista; Michal Habaj, pronto a giocare con le varie ipostasi del soggetto lirico (si vedano le sue poesie scritte sotto lo pseudonimo femminile Anna Snegina); e l’innovativo Peter Macsovszky, che scrive anche prosa.
Bibliografia: Päť × päť. Antológia súčasnej slovenskej prózy (Cinque × cinque. Antologia della prosa slovacca contemporanea), a cura di P. Karpinský, Bratislava 2011; Päť × päť. Antológia súčasnej slovenskej poézie (Cinque × cinque. Antologia della poesia slovacca contemporanea), a cura di J. Gavura, Bratislava 2012; J. Sherwood, A beginners guide to the Slovak book and literature market, 2013, http://publishingperspectives.com/2013/ 11/a-beginners-guide-to-the-slovak-book-and-literaturemarket/ (13 sett. 2015).
Cinema di Francesco Pitassio. – La produzione cinematografica in S. fu più tardiva rispetto ai Paesi di lingua ceca e, durante l’esistenza della Cecoslovacchia, minoritaria sul piano quantitativo, sebbene con personalità rilevanti. La nascita della S. indipendente, nel 1993, quasi contemporanea al passaggio da un’economia statalizzata a una di mercato, ha acuito lo scarto. L’assenza di una normativa sull’audiovisivo, l’arretratezza infrastrutturale e la mancanza di politiche organiche di sostegno hanno pesato negativamente sulla situazione produttiva e distributiva. Nel decennio successivo la produzione annua si è limitata a due tre lungometraggi, e Martin Šulík è stato l’unica personalità registica a distinguersi in Europa, con film quali Neha (1991, Tenerezza) e Záhrada (1995, Il giardino). Come per altri mercati dell’Europa centro-orientale, si sono registrati anche la contrazione dell’esercizio e l’incremento del costo di ingresso. Il mercato era ed è dominato dalla produzione statunitense.
La costituzione di un fondo per l’audiovisivo e la legge quadro (2008) in parte hanno riequilibrato la situazione. Tre paiono le linee di tendenza nella S. tra 2005 e 2015. In primo luogo, il consolidamento di una collaborazione con imprese ceche, con la quale ampliare il bacino distributivo e avviare scambi di competenze. La cooperazione mostra di poter avere ricadute anche sul piano tematico, come in Slnečný štát (2005, La città del sole), di Šulík. Inoltre, la partnership ha attratto ulteriori imprese europee, grazie ai programmi comunitari per le coproduzioni: sono stati i casi di Bathory (2008) di Juraj Jakubisko, prodotto da cechi, slovacchi, britannici e ungheresi, e grande successo di pubblico, o di Jánošík, pravdivá historia (2009, Jánošík, una storia vera) di Agnieszka Holland e Kasia Adamik, coproduzione ceco-slovacco-polacco-ungherese dedicata a una figura leggendaria slovacca.
In secondo luogo, si è registrato un incremento della produzione documentaria, capace di valorizzare la condizione liminale ed eterogenea sul piano etnico, religioso e sociale della S., con film quali Iné svety (2006, Altri mondi)di Mario Škop, o Hranica (2007, Il confine) di Jaro Vojtek.
Infine, si rileva un’apprezzabile politica degli esordi: in una produzione limitata per quantità, numerose sono state le giovani personalità responsabili di nuovi lungometraggi. L’incentivazione delle opere prime ha consentito l’affermazione nei festival internazionali (Venezia, Rotterdam, Berlino) di esordienti quali Mira Fornay, con Líštičky (2009, Volpi) e Môj pes Killer (2013, Il mio cane Killer) o Mátyás Prykler con Ďakujem, dobre (2013, Va bene, grazie).