SLOVACCHIA (XXXI, p. 957)
La Slovacchia ebbe una parte notevole negli avvenimenti del 1938 che condussero al crollo della prima repubblica cecoslovacca. L'agitazione del partito popolare slovacco (dei cosiddetti "autonomisti") veniva a coincidere strettamente con la pressione dei Tedeschi sudetici, appoggiati dai nazisti di tutto il Reich.
L'opposizione a Praga da parte di questi autonomisti slovacchi (il cui capo era il sacerdote Andrej Hlinka, morto appunto nel 1938) derivava da varie e complesse ragioni. Non si negava del tutto l'opera del governo sul piano scolastico, sanitario, edilizio, ecc. Ma si affermava che la nazione slovacca non possedesse una sufficiente autonomia entro la "vaga", formula "cecoslovacca"; si protestava contro la presenza di un numero "eccessivo" di funzionarî cèchi nel paese, si affermava minacciata la "base cristiana" della nazione slovacca, per opera delle correnti laiche ed anticlericali di Praga; infine si sosteneva che una politica estera, dominata dalle sinistre, avrebbe condotto il paese alla catastrofe, in un periodo in cui le potenze totalitarie sembravano passare di trionfo in trionfo. Hlinka era, in fondo, un autonomista e non un separatista; ma le correnti estreme finirono col prendere il sopravvento nel suo partito: intanto la situazione precipitava e la Germania hitleriana voleva servirsi dei "popolari" slovacchi per distruggere l'ultimo resto della Cecoslovacchia e per dominare interamente l'Europa centrale.
Nel marzo del 1939 le autorità centrali cecoslovacche cercarono di frenare le manifestazioni, sempre più palesi, di "separatismo" slovacco. Si erano formate associazioni slovacco-tedesche, con intendimenti non chiaramente dichiarati; si esprimevano non velate minacce a Praga; monsignor Tiso, capo del governo slovacco, eliminava dei funzionari cèchi, con atti unilaterali. Il 10 marzo il presidente della repubblica cecoslovacca lanciava un grido d'allarme contro gli aspetti "illegali" del separatismo slovacco. I separatisti slovacchi più in vista (Bela Tuka, Sano Mach) furono arrestati. Le autorità militari presero alcune tardive misure, in una situazione ormai non più dominabile da Praga, ma determinata esclusivamente dalla volontà di Hitler. Alcuni ministri slovacchi furono destituiti; era biasimata la "debolezza" di Tiso circa i separatisti.
Questi provvedimenti non avevano peraltro nessun valore pratico. Essi non fecero, se mai, altro che precipitare la situazione. Hitler aveva ormai deciso l'annientamento totale della Cecoslovacchia. La dieta slovacca si riuniva segretamente il 14 marzo, proclamando apertamente l'indipendenza dello stato slovacco. Monsignor Tiso costituiva il nuovo governo, affidando tutte le cariche a noti esponenti del separatismo slovacco anticèco: la vicepresidenza fu affidata a Tuka; Mach andò alla Propaganda, Ferdmand D'určanský agli Esteri, Sidor alla Previdenza sociale. In un messaggio a Hitler, monsignor Tiso annunciava che il popolo slovacco aveva scosso "il giogo cèco". L'immensa maggioranza della nazione stava, secondo Tiso, dietro il nuovo governo. La nuova organizzazione paramilitare, di tipo fascista, a difesa del regime, veniva chiamata, "guardia di Hlinka". Hitler poneva immediatamente (23 marzo) il nuovo stato slovacco sotto la sua protezione e la Germania otteneva il diritto di occuparne con presidî militari le regioni strategicamente importanti.
Il nuovo stato dovette peraltro cedere all'Ungheria una fascia di territorio situata presso il confine con la Rutenia subcarpatica. In precedenza (arbitrato di Vienna del 2 novembre 1938), l'Ungheria aveva già ottenuto una fascia lungo il confine meridionale della Slovacchia (con la località di Košice-Kassa). La Slovacchia ottenne invece, in seguito all'accordo germano-slovacco del 21 novembre 1939, una rettifica di confini (kmq. 586) verso la Polonia.
La Slovacchia si trovò quindi a confinare col Protettorato di Boemia-Moravia (col quale la frontiera era segnata dal confine tra Austria e Ungheria del 1918), con la Germania (per un breve tratto, a SE. di Teschen), col Governatorato generale (antico confine tra Cecoslovacchia e Polonia, segnato dalla cresta dei Carpazî) e con l'Ungheria; in questo più lungo tratto la linea ricalcava i limiti tra Ungheresi e Slovacchi e tagliava gli affluenti del Danubio e del Tibisco in una zona collinosa. Bratislava, capitale della Slovacchia, veniva a trovarsi a breve distanza sia dal confine germanico, sia da quello ungherese.
Dal punto di vista amministrativo la Slovacchia si suddivideva in 6 comitati (ripartiti alla loro volta in 59 distretti). Dal seguente specchio risultano i principali dati statistici relativi a questi comitati.
La popolazione era costituita in grande maggioranza da Slovacchi di religione cattolica. Gruppi di Slovacchi erano compresi pure negli stati vicini (specie in Ungheria), ma ben più numeroso era il gruppo degli Slovacchi emigrati negli Stati Uniti (675.000), i quali diedero un forte aiuto economico alla lontana madrepatria. Il gruppo maggiore di allogeni era costituito da Ebrei (in numero di 88.951, di cui 14.900 a Bratislava), dei quali era previsto lo sgombero dal paese per il settembre 1942.
La vita dello stato era regolata dal sistema corporativo; la popolazione era distribuita in 5 corporazioni: agricoltori, ordine del commercio, industria, comunicazioni, finanza e assicurazioni; professioni intellettuali libere; impiegati liberi e lavoratori intellettuali.
L'ideologia del nuovo regime si richiamava a Hlinka. Peraltro, praticamente, consisteva in un curioso ed eclettico miscuglio di concetti ispirati alla dottrina cristiana e di formulazioni naziste. Mentre non venivano accettati gli spunti pagani insiti nel nazionalsocialismo, si accettava l'"ordine nuovo" hitleriano e lo stesso razzismo. La persecuzione degli Ebrei ebbe, all'ingrosso, le medesime fasi che negli altri paesi caduti sotto il giogo nazista.
Il regime filohitleriano trovò in Slovacchia ben più aderenti che nelle terre cèche. Vecchie tradizioni sentimentali e politiche rendevano Hitler non inviso a strati di popolazione socialmente assai differenziati. L'antisemitismo e la nuova mistica nazionale non trovavano, in fondo, un terreno impreparato. Un piccolo esercito slovacco collaborò con le truppe germaniche nella guerra contro l'URSS.
Peraltro, le forze avverse al nuovo regime aumentarono rapidamente di numero e di energia, mano a mano che la situazione militare volgeva sempre più a favore degli Alleati. La vittoria russa di Stalingrado ed i successi anglo-americani in Africa e poi in Europa, furono, sotto questo aspetto, decisivi. Sempre più il regime di Tiso appariva privo di una solida base nel paese. Nella tarda estate del 1944 e ancora nel successivo autunno, parecchi distretti della Slovacchia erano in mano a partigiani insorti, che rendevano minima la zona di territorio dominata dal governo e intralciavano non poco le retrovie tedesche. L'insurrezione, giunta alquanto in anticipo, calcolava erroneamente su una rapidissima avanzata degli eserciti russi. Per quanto dominata dai Tedeschi, l'insurrezione slovacca rappresentò un indice davvero eloquente dello stato d'animo della popolazione.
Successivamente la Slovacchia fu la prima parte del territorio cecoslovacco occupato dalle truppe sovietiche. Beneš e gli altri dirigenti della nazione giunsero dal loro esilio di Londra in Slovacchia, prima di potersi recare a Praga, dove i Tedeschi ebbero modo di resistere più a lungo.
La personalità etnica e linguistica della Slovacchia doveva assumere un aspetto più marcato nella ricostituita repubblica cecoslovacca. La popolazione tedesca abbandonò in blocco la DSlovacchia. Anche la grande maggioranza degli Ungheresi dovette abbandonare il paese. Numerosi Slovacchi, magiarizzati in epoca recente, si richiamarono alla loro vecchia nazionalità, per vivere nel territorio slovacco. I principali collaborazionisti - primo fra tutti mons. Tiso - terminata la guerra, vennero condannati a morte; altri, minori, vennero condannati a pene severe.
Nelle elezioni politiche del 26 maggio 1946 il Partito democratico slovacco (sorto dalla fusione di varî partiti moderati: dal centro-sinistra al centro-destra) ottenne un notevole successo di fronte al suo avversario (ed ex alleato nella lotta antitedesca): il Partito comunista. La tensione fra le due formazioni politiche non si andò peraltro attenuando. Nella seconda metà del marzo 1948, in seguito alla situazione generale creatasi in Cecoslovacchia, i comunisti accentuarono la loro pressione anche a Bratislava e, dopo pochi giorni, dominavano praticamente tutta la Slovacchia.
L'ordinamento politico attuale. - Nel maggio 1945 dopo la sua ricostituzione, la Cecoslovacchia ha beneficiato (trattato del 10-febbraio 1947 tra l'Ungheria e le Nazioni Unite, parte I, art. 4) di una rettifica del confine in vicinanza di Bratislava. La Slovacchia ha riacquistato perciò il territorio che era stato ceduto all'Ungheria: essa si estende ora su 48.895 kmq. e conta (1947) 3.402.300 ab. Insieme alla Boemia, alla Moravia e alla Slesia forma uno dei quattro paesi che compongono la Cecoslovacchia. Ha tuttavia ottenuto il decentramento amministrativo e la creazione d'un Consiglio nazionale slovacco; ma non si può dire che gli attriti coi Boemi siano del tutto cessati. Per le condizioni economico-finanziarie, v. cecoslovacchia, in questa App.