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SLOVENIA

di Martina Teodoli - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
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SLOVENIA

Martina Teodoli

(XXXI, p. 959; App. II, II, p. 844; III, II, p. 758; v. iugoslavia, XX, p. 15; App. I, p. 767; II, II, p. 125; III, I, p. 936; IV, II, p. 275 e in questa Appendice)

Già repubblica federata nell'ambito della Federazione iugoslava, la S. è divenuta indipendente l'8 ottobre 1991. In quello stesso anno sono stati censiti 1.975.000 ab., in larga maggioranza di etnia slovena (90,5% nel 1981). La capitale, Lubiana, contava 267.000 ab. nel 1991. La S. ha un'economia bilanciata, con un settore primario assai diversificato (cereali, barbabietole, patate, allevamento del bestiame, legname), discrete risorse minerarie (lignite, piombo, mercurio), una consolidata base industriale (siderurgia, metallurgia del piombo e dello zinco, industrie tessili, chimiche, metalmeccaniche, elettroniche, farmaceutiche, alimentari) e un settore terziario ben sviluppato (turismo, commercio, attività bancarie). Il turismo, in particolare, prima degli eventi che hanno portato alla fine della Federazione iugoslava, contribuiva nella misura del 12% alla formazione del PIL della repubblica. Prima della disintegrazione della Iugoslavia la S. era la repubblica che, in proporzione alla sua consistenza demografica (8,4% del totale), dava il maggiore apporto all'economia della Federazione (20% del prodotto interno lordo e quasi il 30% delle esportazioni). La produzione industriale, orientata soprattutto verso i settori di trasformazione, era largamente assorbita dalla Serbia, che forniva alla S. energia, materie prime e prodotti agricoli. Dopo l'interruzione dei rapporti economici con la Serbia, la S. si è rivolta, per potersi procurare le materie prime, ad altri mercati non iugoslavi; ma non è riuscita a trovare un grande mercato di sbocco, come era quello serbo, dove poter vendere i propri prodotti finiti, dato la loro qualità inadeguata rispetto alle esigenze dei mercati occidentali.

Pertanto, pur essendo stata coinvolta solo marginalmente e per breve tempo negli eventi bellici, e non avendo subito danni agli impianti industriali e alle infrastrutture, la S. è stata colpita dalle conseguenze indirette della guerra (in particolare dalla perdita del mercato serbo) che si sono manifestate sotto forma di un forte calo della domanda e con essa della produzione. La S., che era stata la prima repubblica ad applicare le nuove leggi sulla privatizzazione introdotte dall'ultimo governo federale, sta procedendo decisamente su questa via, attirando flussi di capitale straniero (soprattutto austriaco e tedesco) e sta intensificando la sua collaborazione con l'Unione Europea e con l'Austria, soprattutto nel campo degli investimenti e dello scambio commerciale. L'ammissione al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale hanno conferito alla S. una maggiore credibilità e la possibilità di finanziare la conversione della propria economia, in vista di una maggiore apertura ai mercati occidentali

Storia. - Nel corso degli anni Ottanta il dibattito politico in S. registrò l'emergere di crescenti critiche alla situazione del paese, soprattutto in relazione alla struttura economica iugoslava: a diversi livelli si diffuse l'idea che le relazioni federali intralciassero lo sviluppo dell'economia della S. − una delle repubbliche più ricche della Iugoslavia − mentre il loro allentamento in una struttura di tipo confederale veniva indicato come strumento per il rilancio economico, per il quale si vedeva come garanzia il forte legame già esistente con Austria e Germania. Anche a livello culturale emersero orientamenti tesi a sottolineare la collocazione storica della S. in un ambito europeo, che veniva contrapposto a quello balcanico. L'insieme di queste posizioni fu fatto proprio anche dalla Lega dei Comunisti di S. (ZKS, Zveza Komunistov Slovenije), guidata da M. Kučan (1986-89) e venne accompagnato dalla crescente diffusione di richieste di liberalizzazione politica. Il primo passo verso la creazione di nuovi partiti avvenne all'interno delle prescrizioni della costituzione federale del 1974, quando la Lega Contadina Slovena (SKZ, Slovenska Kmečka Zveza) venne registrata come associazione all'interno dell'Alleanza Socialista (maggio 1988). Numerose altre formazioni seguirono la stessa procedura e infine, nel dicembre 1989, il Parlamento repubblicano approvò una legislazione multipartitica. A questo processo interno corrispose un progressivo deterioramento delle relazioni a livello federale, che a sua volta rafforzò i sentimenti autonomisti sfociati ben presto in spinte indipendentiste.

L'avvio del processo secessionista avvenne con lo scontro fra la ZKS e la Lega dei Comunisti di Iugoslavia (SKJ, Savez Komunista Jugoslavije), registrato al 14° congresso della SKJ, nel gennaio 1990. Il congresso votò l'abolizione del ruolo guida della SKJ nella società iugoslava, ponendo le basi per la successiva adozione del multipartitismo, ma respinse la proposta slovena di trasformare la SKJ in una confederazione di partiti repubblicani indipendenti. La delegazione slovena si ritirò dal congresso; il 4 febbraio la ZKS si proclamò indipendente dalla SKJ e aggiunse al proprio nome quello di Partito del Rinnovamento Democratico (SDP, Stranka Demokratične Prenove), rimasto in seguito unico nome ufficiale. Le prime elezioni multipartitiche, svoltesi in aprile, furono vinte dal DEMOS, coalizione di sei partiti (comprendente, fra gli altri, estrema destra nazionalista, verdi, socialdemocratici) formatasi su una piattaforma indipendentista e anticomunista. M. Kučan, candidato della SDP vinse le contemporanee elezioni presidenziali. L'esito elettorale accelerò il processo separatista, scandito dalla dichiarazione di sovranità (luglio 1990), dal referendum sull'indipendenza (dicembre 1990) e dalla dichiarazione d'indipendenza (giugno 1991). Il rapido svolgersi degli eventi sfociò in una breve crisi militare: scontri fra le Forze di difesa territoriali slovene e le Forze armate iugoslave si svolsero fra il giugno e il luglio 1991; il 10 luglio venne firmato il compromesso di Brioni che prevedeva un cessate il fuoco e una moratoria di tre mesi per la proclamazione d'indipendenza. Il ritiro delle Forze armate iugoslave dalla S. nell'ottobre sancì infine l'implicito riconoscimento dell'indipendenza slovena da parte delle autorità federali. I rappresentanti sloveni presso gli organismi federali rassegnarono le proprie dimissioni fra il settembre e l'ottobre, mentre in S. veniva introdotta una nuova moneta, il tallero, in sostituzione del dinaro iugoslavo. Nel dicembre 1991, dopo l'approvazione da parte del parlamento di una nuova costituzione repubblicana, il DEMOS si sciolse. Il governo, costituito dal DEMOS all'indomani delle elezioni dell'aprile 1990, guidato da L. Peterlè del partito cristiano-democratico (SKD, Slovenski Krščanski Demokrati), venne battuto nell'aprile 1992 da un voto di sfiducia sulla legge per le privatizzazioni e per la restituzione delle proprietà agli antichi proprietari; fu sostituito da una coalizione orientata maggiormente al centro, guidata da J. Drnovšek, del partito liberal-democratico (LDS, Liberalna Demokratična Stranka), già capo della presidenza collettiva iugoslava nel 1989-90. Le prime elezioni politiche e presidenziali dopo l'indipendenza si svolsero nel dicembre 1992. Kučan venne rieletto alla presidenza della Repubblica, mentre l'LDS si affermò come primo partito, con il 23,7% dei voti. Drnovšek formò nel gennaio 1993 un governo di coalizione, comprendente LDS, SKD, verdi (ZS, Zeleni Slovenije), social-democratici (SDSS, Socialdemokratična Stranka Slovenije) e la Lista Unita, raggruppamento di sinistra.

La situazione economica, all'indomani dell'indipendenza e del conseguente crollo delle esportazioni verso il mercato iugoslavo (in precedenza principale destinatario della produzione slovena), ha mostrato forti difficoltà: il calo della produzione industriale è stato accompagnato dall'aumento della disoccupazione (passata dal 2% circa degli ultimi anni Ottanta, al 12% del 1992 e al 14% del 1993); l'inflazione, dopo aver raggiunto una media annua del 201,3% nel 1992, è calata al 32,3% del 1993. Gli scambi commerciali con Germania e Austria sono aumentati, mentre difficoltà sono state registrate nelle relazioni commerciali e politiche con la Croazia. La rivendicazione italiana del rimborso delle antiche proprietà, rimaste in territorio sloveno in seguito alle modifiche di confine dopo la seconda guerra mondiale, ha provocato difficoltà nelle relazioni fra i due stati nel corso del 1994. La scoperta nel porto di Maribor di 120 t di armi destinate alla Bosnia, nonostante l'embargo proclamato dall'ONU nei confronti di tutti i paesi dell'ex Iugoslavia, ha scatenato nella seconda metà del 1993 uno scandalo che, attraverso reciproche accuse, ha coinvolto Kučan, Drnovšek e il ministro della difesa, J. Janša, infine dimessosi nel marzo 1994.

Bibl.: N. Prešern, Slovenia: Economic facts and figures, Lubiana 1991; G. Englefield, Yugoslavia, Croatia, Slovenia: Re-emerging Boundaries, Durham 1992; D. Fink Hafner, The transition of the space of political intermediation and new patterns of policy-making in Slovenia, Papers on Democratic Transition, n. 26, Budapest 1992; J. Gow, Slovenia: stabilization or stagnation?, in RFE/RL Research Report, vol. 3, n. 1, Monaco 1994.

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