SLOVENIA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Architettura. Bibliografia. Letteratura. Bibliografia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Silvia Lilli. – Stato dell’Europa centrale. La popolazione della S. al censimento del 2011 risultava essere di poco più di 2 milioni di ab., pressoché inalterata rispetto al 2002; nel 2014, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), la popolazione è stata di 2.075.592 ab., con un incremento demografico dell’0,2% annuo (2010-15), che comporta un sostanziale invecchiamento della popolazione. Nuove valutazioni circa il quadro etnico non sono state effettuate, perciò i dati restano fermi al 2002: compatta l’etnia slovena (circa il 90%), seppure nel 2011 è stata registrata una presenza di 229.000 stranieri nel Paese, di cui più di 128.000 provenienti dai Paesi dell’ex Iugoslavia. Il tasso di urbanizzazione non è molto elevato (50%) e, a eccezione della capitale Lubiana (227.500 ab.), nessun centro supera i 100.000 residenti. Le condizioni socioeconomiche della popolazione sono buone e la S. registra uno dei PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) più elevati della regione balcanica (29.359 $ nel 2014); in crescita anche il numero degli studenti del terzo grado di istruzione, più che raddoppiati dagli anni Novanta. L’economia slovena ha dimostrato negli anni del nuovo millennio una stabilità e una diversificazione tali da permettere al Paese l’accesso alla zona euro sin dal 2007, a soli tre anni dall’ingresso nell’Unione Europea. Tuttavia, l’accesso all’Unione, se da una parte ha comportato una maggiore integrazione nel mercato internazionale, dall’altra ha rappresentato un fattore di dipendenza che ha esposto la S. alle fluttuazioni del mercato europeo, con una conseguente battuta d’arresto nel 2009 (−8%) e nuovamente nel 2012 (−2,5%) e nel 2013 (−1%), con una risali ta nel 2014 (+1,4%); la percentuale di disoccupati è del 9,9% (2014) e il debito pubblico ha raggiunto nel 2013 il 71% del PIL.
L’economia si fonda massimamente sul settore industriale (29% del PIL nel 2013) e sui servizi (68%), mentre è trascurabile l’apporto dell’agricoltura. L’industria è ben diversificata in stabilimenti chimici, metallurgici, siderurgici, e di rilievo sono il settore farmaceutico e delle telecomunicazioni. Le esportazioni riguardano soprattutto materiale elettrico ed elettronico, macchinari e prodotti farmaceutici, e i principali partner commerciali sono la Germania, l’Italia, l’Austria e la Croazia. Entrate notevoli provengono pure dal transito attraverso il territorio sloveno del traffico verso i Paesi dell’Europa orientale. Il settore turistico, in forte ascesa, è alimentato dall’offerta di stazioni balneari, sciistiche e termali, e ha registrato oltre 2 milioni di ingressi nel 2012. Dal punto di vista energetico, la S. dipende per il 50% del fabbisogno dalle importazioni di idrocarburi, mentre il 20% viene fornito dalla centrale nucleare di Krško, in comproprietà con la Croazia. Dal 2007 la S. ha aderito agli accordi di Schengen e, dopo la sottoscrizione di un arbitrato internazionale per la definizione dei confini terrestri e marittimi con la Croazia, nel 2009 ha revocato il veto che impediva l’accesso della Croazia all’Unione Europea.
Storia di Lorena Pullumbi. – Alla fine del primo decennio del 21° sec. la S., democrazia tra le più solide nel panorama dei Paesi della ex Iugoslavia, aspirava a consolidare la propria posizione tanto all’interno dell’Unione Europea quanto nell’area balcanica. Entrata a far parte della UE con il grande allargamento a Est del 2004 – 10 gli Stati ammessi – la S. fu il primo dei Paesi di tale blocco ad aderire all’euro (1° gennaio 2007). Durante il suo semestre di presidenza dell’Unione (gennaio-luglio 2008) il Paese si impegnò con forza perché gli Stati membri procedessero alla ratifica del Trattato di Lisbona e per l’instaurazione del cd. processo di Lubiana, un partenariato politico mirato a rafforzare il livello di cooperazione tra gli istituti di ricerca scientifica dentro lo Spazio europeo della ricerca. Nel novembre 2007, Danilo Türk – ex rappresentante permanente della S. presso le Nazioni Unite – fu eletto presidente della Repubblica grazie al supporto dei partiti dell’opposizione di centrosinistra, sconfiggendo Lojze Peterle che era invece sostenuto dalle forze conservatrici al governo. Il risultato delle presidenziali evidenziò la crescente popolarità del centrosinistra e la vulnerabilità della coalizione di centro-destra del premier Janez Janša. Tali tendenze trovarono conferma nelle successive elezioni parlamentari del settembre 2008: la competizione elettorale vide infatti l’affermazione dei Socialdemocratici (SD), che si aggiudicarono 29 dei 90 seggi dell’Assemblea nazionale e con le forze politiche Zares, Democrazia liberale di Slovenia (LDS) e Partito democratico dei pensionati di Slovenia (DeSUS) formarono un governo guidato dal loro leader Borut Pahor. Per far fronte all’impatto della recessione globale sul Paese, durante il 2009 il governo sloveno adottò politiche d’austerità, a cui si opposero la popolazione e soprattutto i sindacati che organizzarono proteste antigovernative alla fine del novembre 2009. Tali proteste, unite alla vittoria della principale forza di opposizione – il Partito democratico sloveno (SDS) – nelle elezioni del giugno 2009 per il Parlamento europeo, inviarono chiari segnali politici al governo, che diede priorità alla riforma delle pensioni affrontando problemi come la notevole crescita del tasso di disoccupazione e i salari stagnanti nel settore pubblico. Le fratture all’interno della stessa compagine governativa provocarono durante il 2011 le dimissioni di diversi ministri, tra cui quella degli Interni Katarina Kresal, e l’uscita dalla coalizione di DeSUS e Zares. L’esito negativo dei tre referendum popolari del 5 giugno 2011 sulla riforma previdenziale, l’impiego e il lavoro in nero e le norme d’accesso agli archivi dei servizi segreti iugoslavi, portò a una mozione di sfiducia contro il governo di centrosinistra il 20 settembre, e il presidente Türk indisse – per la prima volta in S. dal conseguimento dell’indipendenza – elezioni anticipate per il mese di dicembre. Ad aggiudicarsi a sorpresa la maggioranza relativa dei seggi (28) fu Slovenia positiva, una nuova forza politica liberaldemocratica fondata dal sindaco di Lubiana Zoran Janković. Incaricato di formare una coalizione governativa, Janković non riuscì a trovare sufficiente consenso; il mandato fu dunque conferito all’ex premier Janša, leader del SDS giunto secondo alle elezioni. Questa decisione suscitò polemiche per il coinvolgimento in alcune inchieste di corruzione dello stesso Janša, che nel giugno 2013 fu riconosciuto colpevole di aver richiesto tangenti alla società finlandese Patria, nell’ambito di un affare sulle forniture militari alla Slovenia.
Durante il 2013, alla crisi finanziaria slovena si sovrappose una sempre più netta polarizzazione del clima politico. Questi due fattori posero le basi per manifestazioni di massa che presero il via nella città di Maribor. Il livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle élites politiche diminuì a causa di ulteriori inchieste di corruzione e della mancanza di trasparenza in Parlamento. Sfiduciato nel febbraio 2013, il governo conservatore di Janša fu sostituito da un nuovo esecutivo presieduto da Alenka Bratušek, esponente di Slovenia positiva e prima donna a ricoprire l’incarico di premier. Al fine di evitare un intervento internazionale per il salvataggio finanziario della S., il nuovo governo adottò politiche di austerità e dispose la vendita di alcune aziende statali, ma già nel maggio 2014, a seguito della personale sconfitta nel congresso del suo partito, Bratušek rassegnò le sue dimissioni. La coalizione rifiutò di considerare la candidatura di Janković, sotto indagine per corruzione, e Pahor – eletto presidente della Repubblica nel novembre 2012 sconfiggendo Türk – indisse elezioni anticipate per il mese di luglio. Le consultazioni videro l’inattesa vittoria del Partito di Miro Cerar (SMC), che prendeva il nome dal suo leader e si era costituito solo cinque settimane prima delle elezioni. Forte di 36 seggi in Parlamento, Cerar assunse l’incarico di premier e costituì un governo in coalizione con SD e DeSUS.
In politica estera, nei rapporti con i vicini balcanici, la S. cercò di mantenere un approccio equilibrato: nel marzo 2008, riconobbe il Kosovo come Stato indipendente, mentre la decisione di risolvere la disputa sui confini con la Croazia tramite arbitrato internazionale fu approvata dai cittadini in un referendum nel giugno 2010. Nell’aprile 2013 il Parlamento sloveno ratificò l’accordo di associazione con la Croazia, passaggio fondamentale per l’ingresso croato nella UE. Dopo che un intervento normativo in tal senso era stato respinto tramite referendum nel 2012, nel marzo del 2015 il Parlamento sloveno approvò alcuni emendamenti alla legge sul matrimonio e sulle relazioni familiari, stabilendo l’equiparazione delle coppie dello stesso sesso a quelle eterosessuali.
Architettura di Livio Sacchi. – Particolarmente vivace è il panorama architettonico, evidentemente esposto all’influenza della cultura progettuale e costruttiva austriaca, tuttavia ricco di ricerche originali di grande interesse che oscillano fra l’esplorazione del lascito dei maestri della storia progettuale recente della S., da Jože Plečnik fino a Edvard Ravnikar, e le sperimentazioni delle nuove tendenze internazionali. La scena contemporanea è ricca di studi il cui lavoro è riconoscibile e molto apprezzato a livello europeo: Sadar+Vuga, di cui si ricordano il palazzetto dello sport e lo stadio di calcio di Stožice a Lubiana, entrambi ultimati nel 2011, e il riuscito Centro di controllo del traffico aereo (2013) presso l’aeroporto di Lubiana; OFIS arhitekti; Matija Bevk e Vasa J. Perović, che si sono segnalati con una serie di interessanti case unifamiliari; Enota, che ha disegnato il nuovo palazzetto dello sport (2010) di Podčetrtek. Dopo la promettente stagione svoltasi fra la fine del 20° sec. e il 2008, le piccole dimensioni del Paese e soprattutto la grave crisi dell’industria delle costruzioni hanno spinto molti architetti a internazionalizzare il proprio mercato, talvolta con notevole successo: si pensi, per es., ad Aleš Prinčič, autore della villa Fabro (2009) a Udine; ai citati Bevk e Perović che, con Davorin Počivašek e Ida Sedušak, sono gli autori della sperimentale casa TV a Zagabria (2011); a Peter Gabrijelčič e Viktor Markelj con l’ardito ponte strallato (2011) sul fiume Sava a Belgrado; ad Aljoša Dekleva, Tina Gregorič, Flavio Coddou e Lea Kavič con la Clifftop house a Kahului (2012) sull’isola di Maui nelle Hawaii. Fra le ristrutturazioni più radicali e significative si segnala quella del teatro dell’Opera (2011) di Lubiana realizzata da Jurij Kobe e Marjan Zupanc. Fra gli esempi più riusciti di colto e attuale regionalismo, si ricorda infine il centro sociale (2008) a Ig, opera di Vanja Gregorc, Aleš Vrhovec, Katarina Pirkmajer e Miha Dešman.
Bibliografia: «Arhitektura», 2012, 192, nr. monografico: Pet let slovenske arhitekture, ab arhitectov bilten (Cinque anni di architettura slovena).
Letteratura di Maria Bidovec. – Il quadro della letteratura slovena degli anni 2005-2014 è vivace e composito. In un’era di pressione globalizzatrice in costante aumento, questa nazione si inserisce nel contesto (mittel)europeo e slavo con una sua innegabile specificità. Con il crollo di muri e ideologie e la mercificazione dell’arte, la scrittura cerca qui linguaggi nuovi.
La sua forza non sembra venir meno neanche oggi che la Slovenia è Stato sovrano e ha risolto la questione d’identità. L’editoria immette sul mercato ogni anno centinaia di romanzi, racconti, poesie e letteratura per l’infanzia di buon livello. I poeti mirano alla sperimentazione linguistica con versi originali e variegati. Da poco scomparsi Kajetan Kovič (1931-2014), anche poeta per l’infanzia, e Tomaž Šalamun (1941-2014), iniziatore del ludismo. Oggi ancora attivi sono da ricordare Ciril Zlobec (n. 1925; Vse daljave niso daleč, 2011, trad. it. Lontananze vicine. Incontri e amicizie italiane di un poeta sloveno, 2012), Vladimir Kos (n. 1924), Jože Snoj (n. 1934), anche prosatore, Niko Grafenauer (n. 1940), poeta anche per l’infanzia. Virtuosi della parola sono Milan Dekleva (n. 1946), anche prosatore, Milan Jesih (n. 1950), con traduzioni in antologie, e Boris A. Novak (n. 1953), pure drammaturghi, Miroslav Košuta (n. 1936; tradotto in italiano, per es., nell’antologia L’altra anima di Trieste, 2008) e Svetlana Makarovič (n. 1939), autrice anche di fiabe; e ancora Milan Vincetič (n. 1957), Brane Mozetič (n. 1958; Banalije, 2003, trad. it. Banalità, 2011), Aleš Debeljak (n. 1961), Uroš Zupan (n. 1963), Peter Semolič (n. 1967) e le poetesse Ifigenija Simonović (n. 1957), Maja Vidmar (n. 1961; tradotta, per es., nell’antologia Decametron, 2009) e Barbara Korun (n. 1964), con edizioni bilingue. Tra i più giovani, da citare Primož Čučnik (n. 1971; tradotto in italiano in diverse raccolte, per es. Decametron, 2009, e Loro tornano la sera, 2011), AlešŠteger (n. 1973; Berlin, 2007, trad. it. Berlino, 2009), Miklavž Komelj (n. 1973; tradotto in antologie, per es. Decametron, 2009, e Loro tornano la sera, 2011) e le autrici Taja Kramberger (n. 1970), con edizioni plurilingue, e Stanka Hrastelj (n. 1975; tradotta in italiano, per es., nell’antologia Loro tornano la sera, 2011).
Vasto anche il panorama della prosa. Dopo anni di brevi e frammentarie storie postmoderniste torna il romanzo e si tende a un nuovo realismo (v.). Ancora ampio l’arco generazionale, si pensi ai triestini Boris Pahor (n. 1913) e Alojz Rebula (n. 1924), oggi perlopiù saggisti. Entrambi tradotti già negli anni passati, hanno visto nell’ultimo decennio in netto aumento le edizioni italiane delle loro opere e l’interesse per il loro lavoro: si citano del primo l’edizione uscita lo stesso anno di quella slovena Così ho vissuto. Biografia di un secolo (trad. it. di Tako sem živel. Stoletje Borisa Pahorja, 2013), del secondo Notturno sull’Isonzo (2011, trad. it. di Nokturno za Primorsko, 2004) e La sorgente dei quattro fiumi(2013, selezione di brani da varie opere dell’autore, disponibile anche on-line. Inoltre, Drago Jančar (n. 1948), autore anche teatrale, affermato in patria e all’estero; Vlado Žabot (n. 1958), Jani Virk (n. 1962), Andrej E. Skubic (n. 1967), DušanŠarotar (n. 1968); più tradotti in italiano, Miha Mazzini (n. 1961; Telesni čuvaj, 2004, trad. it. Mi chiamavano il cane, 2011), Andrej Blatnik (n. 1963; Spremeni me, 2008, trad. it. Cambiami, 2014) e le autrici Maja Novak (n. 1960), Janja Vidmar (n. 1962) – che scrivono prosa per ragazzi – e Suzana Tratnik (n. 1963); tutte e tre tradotte in italiano, le ultime due con volumi autonomi, Moja Nina (2004; trad. it. La mia Nina, 2007) per la Vidmar, una selezione di racconti da varie edizioni slovene per la Tratnik (Massima discrezione, 2009). Più giovani Aleš Čar (n. 1971), Jurij Hudolin (n. 1973) e Nina Kokelj (n. 1971), autrice anche per l’infanzia, presenti in raccolte in italiano. Poeti e/o registi, Evald Flisar (n. 1945), Ivo Svetina (n. 1948), Emil Filipčič (n. 1951), Milan Kleč (n. 1954), Andrej Rozman (n. 1955), Vinko Möderndorfer (n. 1958), Feri Lainšček (n. 1959) e Matjaž Zupančič (n. 1959), scrivono narrativa, testi teatrali e sceneggiature. Di questi, sono usciti in italiano, tra l’altro, una selezione di drammi di Flisar (Tre drammi, 2012) e ben due volumi di Lainšček (La ragazza della Mura, 2009, trad. it. di Muriša, 2006) e La storia di Lutvija e del chiodo arroventato (2009, trad. it. di Nedotakljivi, 2007). Tra i più giovani si segnalano Goran Vojnović (n. 1980) e Nejc Gazvoda (n. 1985).
Bibliografia: La prosa breve slovena: antologia di autori contemporanei, a cura di R. Dapit, Bari 2006; L’altra anima di Trieste, a cura di M. Pirjevec, Trieste 2008; Decametron. Dieci poeti bsloveni contemporanei, a cura di M. Košuta, Ljubljana 2009; Antologija sodobne slovenske literature (Antologia della letteratura slovena contemporanea), a cura di A. Zupan Sosič, M. NidorferŠiškovič, D. Huber, Ljubljana 2010; Sodobna slovenska književnost / Contemporary Slovene literature (1980-2010), a cura di A. Zupan Sosič, Ljubljana 2010; I. Novak-Popov, La poesia slovena di oggi, in I 90 anni dello sloveno a Napoli, a cura di A. Žabjek, L.G. Scuteri, Napoli 2011, pp. 15-25; Bolj resnično kot življenje/ Più vero della vita, a cura di N. Vogrin, Ljubljana 2011; Loro tornano la sera: sette autori della giovane poesia slovena, a cura di M. Obit, Trieste 2011; M. Bidovec, Profilo della letteratura slovena dal 1989 a oggi, Roma 2012.
Cinema di Donatello Fumarola. – «Benché sia difficile denotare una ‘specificità’ nazionale nel cinema sloveno» (S. Furlan, La scena cinematografica slovena, in Alpe Adria cinema, catalogo del festival, Trieste 1990, pp. 42-43), nel corso degli ultimi quindici anni, dopo il periodo di riassestamento seguito all’indipendenza dalla Iugoslavia e la crisi economica che ha accompagnato l’ingresso del Paese nell’Unione Europea, l’identità culturale della piccola Repubblica slovena, a metà strada tra influenze mitteleuropee e balcaniche, ha sperimentato e trovato forme espressive che una nuova generazione di cineasti ha saputo articolare con originalità e ingegno.
L’inizio del nuovo millennio è stato segnato dall’esordio alla regia di due diverse figure di spicco della cinematografia slovena di oggi, Miha Hočevar e Jan Cvitkovič. Il primo ha realizzato nel 2000 un piccolo film indipendente, Jebiga (Vaffanculo), una commedia cinica e brillante che ha rivelato all’attenzione di pubblico e critica il talento produttivo di un autore mainstream che con gli anni ha sbancato i botteghini con due commedie giovanili divenute molto popolari (Gremo mi po svoje, 2010, Facciamo a modo loro, e Gremo mi po svoje 2, 2013). Il secondo, Cvitkovič, dopo essere stato attore e sceneggiatore del più interessante dei film sloveni degli anni Novanta, V-leru (1999, In folle) di Janez Burger, ha realizzato il suo primo film da regista,Kruh in mleko (2001, Pane e latte), premiato alla Mostra del cinema di Venezia come migliore opera prima, rivelandosi autore rigoroso e di spessore, in bilico tra humour nero – come dimostrerà più apertamente con il successivo Odgrobadogroba (Odgrobadogroba -Di tomba in tomba), in concorso al 23° Torino Film Festival nel 2005 – e riflessione estetico-filosofica (Arheo, 2011, noto con il titolo Archeo).
Nel 2005 il grande vecchio del cinema sloveno, Matjaž Klopčič (1934-2007), ha firmato la sua ultima opera, Ljubljana je ljubljena (Lubiana l’amata), sull’occupazione italiana a Lubiana durante la Seconda guerra mondiale. Un’opera di straordinaria forza visionaria e di radicale visione politica che ha avuto una scarsissima circolazione fuori dai confini nazionali, a cui si spera il tempo possa dare il posto che le compete all’interno della storia del cinema europeo. Nel 2006, dopo vent’anni di inattività, è mancato anche Bostjan Hladnik, altro maestro del cinema sloveno.
L’inizio del secondo decennio degli anni Duemila ha segnato una vitalità nuova nella realtà cinematografica slovena. Vlado Škafar, cofondatore della vivacissima Slovenska Kinoteka (Cineteca slovena), dopo il fologorante esordio ‘herzoghiano’ con Peterka (2003), ha iniziato una trilogia sulla famiglia – Otroči (2009, noto con il titolo Letter to a child), Oča (2010, Papà) e Mama (2015, Mamma) – di grande intensità poetica. Davorin Marc, con all’attivo oltre centocinquanta film girati in Super8 e 16mm a partire degli anni Ottanta, sta vivendo una nuova stagione particolarmente felice, basti ricordare l’ultimo Piknik (2014).
Va segnalato inoltre il collettivo Obzorniška Fronta (News reel Front) formato dalla giovane artista e cineasta Nika Autor, autrice del notevole documentario V deželi medvedov (2012, Nella terra degli orsi), e da Marko Bratina, Jurij Meden e Ciril Oberstar, i quali insieme hanno prodotto numerosi lavori tra cui Karl Marx med nami (2013, noto con il titolo Karl Marx among us), Filmski Obzornik 55 (2013, noto con il titolo Newsreel 55) e Newsreel 57 - We should ask ourselves (2014).
Nell’ambito del cinema di animazione vanno ricordati almeno Špela Čadež (il suo Boles, 2013,Tronchi, ha vinto svariati premi) e Dušan Kastelic che con Čikorja an’ kafe(2008, Un caffè alla cicoria) ha mostrato una qualità eccezionale nell’uso del 3D. Karpo Godina, nonostante la parziale inattività produttiva degli ultimi anni, rimane un riferimento per le nuove generazioni, tanto che gli è stato dedicato un originale film-omaggio dal giovane Matjaž Ivanišin in Karpopotnik (2013).
In Italia è stato distribuito in sala nel 2014 Razredni sovražnik (Nemico di classe) di Rok Biček, «montato da Janez Lapajne, regista e produttore oltre che montatore – film in cui ci dispiace riconoscere un grande equivoco ‘di qualità’ e di presunta spregiudicatezza. Lo riteniamo purtroppo un film desolatamente falso da cui il cinema sloveno dovrebbe guardarsi anziché eleggerlo a modello per la sua ‘capacità di piacere’» (S.M. Germani, Che cos’hai ragazza? Immagini di Slovenia, «Il manifesto», 23 gennaio 2015).
In S. i lungometraggi ufficialmente prodotti ogni anno sono nell’ordine della decina, tra cui diverse coproduzioni europee.
Bibliografia: A. Šprah, O. Möller, M. Klopčič, Slovenski film: Ljubljana je ljubljena (Film sloveno: Lubiana l’amata),«Kino!», 2007, 1, pp. 7-101; Slovenski film: Oča (Film sloveno:Papà), «Kino!», 2011, 13-14, pp. 113-58; J. Meden, Prihodnost filma: V deželi medvedov, «Kinotečnik», 2012, 10, p. 9 (trad. ingl.The future of cinema in the land of bear, www.obzorniskafronta.si/newsreel.html, 17 settembre 2015); I. Prassel, Filmografija slovenskega animiranega filma 1952-2012 / Filmography of Slovenian animated film 1952-2012, Ljubljana 2012; A. Šprah, T. Troha, V. Vidmar, M. Komelj, Slovenski film (Film slove no), «Kino!», 2012, 17-18, pp. 185-229; On the cinema of Karpo Godina, ed. L. Burkart, F. Fischl, G. Vanisian, Frankfurt a.M. 2013.
Donatello Fumarola