slow journalism
loc. s.le m. inv. Giornalismo lento, che persegue un’elaborazione accurata e meditata delle notizie e delle informazioni raccolte.
• «Qualche tempo fa una nostra giornalista è stata molto tempo in Italia, per un pezzo su Brunello Cucinelli. Avevamo fatto la stessa cosa con Diego Della Valle, in febbraio è uscito un profilo di Tomas Maier, direttore creativo di Bottega Veneta. Anche in questo caso sono state necessarie visite in Veneto, a Milano, allo studio di Maier negli Stati Uniti e moltissimo lavoro di ricerca. Ma è venuto un bel pezzo, che credo abbia incuriosito tutti, anche persone che non conoscono il marchio o il mondo della moda. Forse sono stati proprio loro a goderselo di più. In Italia avete inventato il termine slow food. A me piace pensare che il nostro sia slow journalism» (David Remnick, direttore del «New Yorker», intervistato da Giulia Crivelli, Sole 24 Ore, 24 aprile 2011, Domenica, p. 14) • Oltre a un cambio d’abito, qualche medicina, cibo e acqua, carta e matita, [Paul] Salopek porta nello zaino un telefono satellitare e un computer portatile. Aggiorna costantemente il suo blog e ogni tanto si affaccia su twitter. Ma alla velocità con cui le informazioni si diffondono nell’era della rete contrappone il suo slow journalism, una filosofia che per sua stessa ammissione ricorda quella di Slow Food. «La sintetizzerei in una parola: qualità», spiega, raggiunto al telefono durante una pausa del suo viaggio. (Michele Gravino, Repubblica, 2 dicembre 2013, p. 49) • tra i più recenti e accurati esempi di slow journalism multimediale, «The Long Night» apre anche un nuovo percorso per l’approfondimento fotogiornalistico, grazie a un’inedita strategia di distribuzione coordinata dall’organizzazione A Fourth Act. (Irene Alison, Corriere della sera, 4 gennaio 2015, La Lettura, p. 7).
- Espressione inglese composta dall’agg. slow ‘lento’ e dal s. journalism ‘giornalismo’.