smeraldo
La parola è esclusiva del Purgatorio, dove ricorre tre volte: in VII 75 il colore della valletta dei principi è paragonato a quello di un fresco smeraldo in l'ora che si fiacca; in XXIX 125 una delle tre donne che simboleggiano le virtù teologali e che fiancheggiano il carro trionfale della processione mistica cui D. assiste nel Paradiso terrestre, e precisamente quella che simboleggia la Speranza, era, dice il poeta, come se le carni e l'ossa / fossero state di smeraldo fatte: dunque " di color verde ", simbolo tradizionale appunto della speranza. Nel terzo passo, smeraldi son detti gli occhi di Beatrice che D. è invitato dalle virtù cardinali a fissare: Fa che le viste non risparmi; / posto t'avem dinanzi a li smeraldi / ond'Amor già ti trasse le sue armi (XXXI 116).
Quasi tutti i commentatori intendono smeraldi come " occhi rilucenti ", dunque non necessariamente verdi come le pietre preziose; ma V. Bertolucci Pizzorusso ha posto l'interpretazione del passo su nuove basi. Ella sostiene che gli occhi verdi sono attributo della bellezza femminile nella Poetria nova di Goffredo de Vinsauf, che forse D. conobbe, ma che comunque, nel passo che ora interessa, è rielaborata e in parte tradotta nel Tresor di Brunetto Latini (ediz. Carmody, III 13, 11) che sarà da considerare dunque la fonte diretta di Dante. Oltre a ciò, non pare che D. potesse trascurare il fatto che lo s. simboleggia nei lapidari, oltre che la castità, anche la giustizia, secondo quel che gli poteva esser suggerito anche dallo stesso Brunetto: e in quel passo Beatrice si aderge appunto a giudice severa di Dante. Inoltre, lo s. aveva poi funzione speculare; e gli occhi di Beatrice sono paragonati subito dopo appunto a uno specchio nel quale si riflette il simbolico grifone: occhi rilucenti, / che pur sopra 'l grifone stavan saldi. / Come in lo specchio il sol, non altrimenti / la doppia fiera dentro vi raggiava (XXXI 119-122): ed è singolare che era già dei lapidari l'accostamento s.-grifone; e anche Alberto Magno scrive che gli s. " de nidis griphonum auferuntur ".
Bibl. - V. Cioffari, A Dante note: smeraldo, in " Speculum " XIX (1944) 360-363; A. Lavasseur, Les pierres précieuses dans la D.C., in " Revue des Études Italiennes " n.s., IV (1957) 31-100; V. Bertolucci Pizzorusso, Gli smeraldi di Beatrice, in " Studi Mediolatini e Volgari " XVII (1969).