snellezza
Sostantivo di raro impiego, ma già attestato nel Duecento presso il volgarizzatore del Tresor di Brunetto (per " velocità ", " rapidità ", conforme al valore dell'aggettivo corrispondente in Dante).
Viceversa, l'unico esempio dantesco di s. (Cv IV XXV 11 E non pure obedienza, soavitade e vergogna la nobile natura in questa etade dimostra, ma dimostra bellezza e snellezza nel corpo) ci orienta verso l'" eleganza " piuttosto che la " sottigliezza " o l'" agilità ", meno che mai verso la " velocità ": lo confermano anche i riscontri con la gratia e la formositas di Ambrogio sulla falsariga di Cicerone (in Busnelli-Vandelli), o - e converso - col binomio " snellitade e rattezza " nel volgarizzamento duecentesco delle epistole di Seneca. Come osserva giustamente il Bosco (v. SNELLO), " questa snellezza, appunto perché da Dante considerata felice prerogativa dell'adolescenza, non può essere da lui attribuita agli imponenti centauri ".