soavità (soavitade; suavitade)
Indica gentilezza e moderazione, in Cv III XIV 12 ell'avvalora e accende amore dovunque ella si mostra, con la suavitade de li atti, ché sono tutti li suoi sembianti onesti, dolci e sanza soverchio alcuno; è accostato a misura (l'equivalente di sanza soverchio alcuno) in VII 13, dove della Donna gentile si afferma che suoi atti per la loro soavitade e per la loro misura, fanno amore disvegliare e risentire. Nella medesima accezione di " misura " va sottolineata la laudabilem suavitatem che tempera la parlata bolognese, per commixtionem oppositorum, nei confronti con gli altri dialetti lombardi (VE I XV 5); mentre si avvicina di più al significato di " dolcezza ", ma ovviamente mantenendo, sottintesa, la connotazione di " misura ", in riferimento ai vocaboli " pettinati " (vocabula... pexa, quae trisillaba vel vicinissima trisillabitati, II VII 5).
Nel IV trattato del Convivio la s. è considerata una delle quattro cose, necessarie a lo entrare ne la cittade del bene vivere (XXIV 11; cfr. anche XXV 11), ed è contrapposta a maldicenza e villania: " Rimuovi da te la mala bocca, e li altri atti villani siano di lungi da te " [cfr. Prov. 4, 24]. Per che appare, che necessaria sia questa soavitade, come detto è (XXV 2).
Il termine esprime anche l'opposto dell'irruenza, quindi la calma, data l'iterazione con pace: noi dovemo calare le vele de le nostre mondane operazioni e tornare a Dio con tutto nostro intendimento e cuore, sì che a quello porto si vegna con tutta soavitade e con tutta pace (XXVIII 3).
Indica inoltre la delicatezza di un profumo: Non avea pur natura ivi dipinto, / ma di soavità di mille odori / vi facea uno incognito e indistinto (Pg VII 80): " quine olivano mille soavi odori, e tutti tornavano in uno composto odore " (Buti).