QUARANTA, Società dei
La Società italiana delle scienze, detta dei Quaranta, che ai suoi tempi fu in Italia la più reputata e feconda assemblea di dotti, e anche ora gode alta fama in tutto il mondo scientifico, fu fondata, nel 1785, sotto il semplice nome di Società italiana, dal matematico veronese Antonio Maria Lorgna (v.) che, con elevato senso di nazionalità, volle riunire in un sol corpo le forze scientifiche disperse fra i diversi stati che allora componevano la nazione italiana.
Per disposizione statutaria fu composta "di quaranta soci, tutti italiani, di merito maturo, e, per opere date in luce e applaudite, riconosciuto". E, poiché i diversi stati, che allora componevano la nazione italiana, avrebbero opposto mille ostacoli alla convocazione di assemblee, nelle quali si discutesse verbalmente di questioni scientifiche e si deliberasse sugl'interessi concernenti la vita della società, egli statuì che tutto ciò fosse fatto per lettere dirette al segretario della società, con motivazione e votazione palese.
Alla sua morte, nel 1796, il Lorgna lasciò all'Accademia di agricoltura, commercio e arti di Verona un legato di veneti scudi d'argento 200, per servire alla perpetua sussistenza della Società italiana. Verso la fine di quello stesso anno, fu eletto presidente della società Antonio Cagnoli, matematico e astronomo veronese. La venuta dei Francesi e le "Pasque veronesi" cagionarono gravi disturbi al Cagnoli e alla sede della Società italiana. Ma Napoleone diede 10.000 franchi per aumentare il fondo della società, cui assegnò la rendita annua di 9000 lire milanesi, da prelevare dai fondi nazionali, sul dipartimento del Panaro. Volle anche che la sede della società fosse trasportata nel territorio cisalpino, e infatti fu stabilita in Modena, dove il Cagnoli era professore in quella scuola militare, allora istituita. Sopraggiunta l'invasione austro-russa, la Società italiana si restituì in Verona, ma dalla restaurazione della Repubblica cisalpina fu richiamata in Modena, ove poté nuovamente fruire della rendita annua decretata da Napoleone. In seguito fu aggiunto al suo nome il qualificativo "delle scienze", che tuttora conserva. Nel 1807 la sede della società fu ristabilita in Verona. L'operosità scientifica e l'attività accademica della Società dei XL non furono turbate dalle vicende politiche che agitarono l'Italia durante il periodo napoleonico; ma con la restaurazione estense in Modena, non solo mancarono i fondi a essa assegnati sulle rendite del dipartimento del Panaro, ma da quel governo ducale furono confiscati i beni a essa appartenenti e depositati presso privati cittadini in Modena. Priva anche del legato Lorgna, che non fu più possibile riavere, la società era sull'orlo del fallimento.
Dopo due anni il duca di Modena fece sperare in un più favorevole accoglimento delle reiterate istanze a lui rivolte, quando fosse nominato a presidente della società uno scienziato modenese gradito alla corte. Tale era Paolo Ruffini, matematico insigne, che in quel frattempo aveva messo il massimo impegno nel patrocinio della società. Eletto il Ruffini nel luglio 1816, questi ottenne dal governo ducale l'impegno per la spesa occorrente alla pubblicazione di un tomo delle Memorie ogni quattro anni, e per il sostentamento economico della società, a patto che fossero soddisfatte alcune condizioni, da introdurre nello statuto, fra le quali, essenziali quelle: che la stampa delle Memorie si facesse sempre in Modena; che in Modena esistesse sempre il segretario e il vicesegretario amministrativo della società, e che questa fosse denominata: Società italiana delle scienze, residente in Modena. Queste condizioni furono accettate, e, benché fossero state poste per rendere efficace la censura, non ebbero grave influenza sull'attività scientifica della società, che continuò regolarmente fino al 1855 la pubblicazione delle Memorie di matematica e di fisica uscite in XXV tomi, comprendenti 46 grossi volumi, dove era raccolto il fiore della produzione scientifica italiana.
Al Ruffini, morto nel 1822, succedeva nella presidenza Luigi Rangoni e a questo, nel 1844, Stefano Marianini, fino al 1866.
Frattanto avveniva l'annessione del ducato di Modena al regno d'Italia. Le restrizioni imposte dal governo ducale caddero per successive modificazioni allo statuto, portate da commissioni elette nel seno della società negli anni 1866 (E. Betti, L. Brioschi, G. Giorgini, G. Meneghini, G. Sandri) e 1870 (S. Cannizzaro, G. Meneghini, G. V. Schiaparelli, P. Tardy, L. Cremona, Razzaboni), che ripristinarono le norme statuite al tempo del Lorgna, in particolare la disposizione che stabilisce la sede della società nella città dove risiede il presidente. In forza di tale disposizione tale sede passò a Pisa nel 1866 col presidente C. Matteucci, a Milano nel 1874 col Brioschi, poi a Napoli con A. Scacchi, a Roma nel 1893 col Cremona; quivi rimase, nel 1903, col Cannizzaro; ritornò a Pisa nel 1910 con U. Dini, e dal 1919 ha nuovamente sede in Roma, dove fu trasferita con V. Volterra, e confermata nel 1921 con E. Paternò. Dal 1932 è presieduta da O. M. Corbino.
La pubblicazione delle Memorie fu ripresa nel 1862 con una seconda serie, che risultò di un solo tomo in due volumi. Una terza serie, che fu iniziata nel 1866, sospesa nel 1869, dopo la pubblicazione di due tomi, e ripresa nel 1876, comprende finora tomi XXXI.
La Società dei XL nella scelta dei suoi soci, che per lo statuto debbono essere tutti italiani, dalla sua origine non ha riconosciuto altro limite che quello segnato dai confini geografici e dalla lingua. Così dal 1782 al 1859 sono stati eletti scienziati nati a Rovereto (Felice e Gregorio Fontana), ad Ala (G. M. Malfatti), a Trento (G. Slop de Cademberg), a Zante (A. Cagnoli), a Zara (S. Stratico), a Lugano (Soave), a Corfù (P. Bondioli), a Gradisca (G. Brignoli). Questo titolo di gloria della società spiega la tenacia dei XL a non accogliere proposte di fusione con altre società per quanto illustri e ricche di mezzi (nel 1860 con una costituenda Accademia nazionale, nel 1868 con l'Accademia dei Lincei).