SOCIOLOGIA RELIGIOSA
. Lo studio sociologico della religione può svilupparsi a diversi livelli: a) come indagine sulla religione quale problema centrale per la comprensione della società (in questo senso la s. r. esamìna la relazione della religione con i problemi funzionali della società e con la stabilità o il cambiamento sociale); b) come studio della relazione fra religione e altri fattori della vita sociale (politica, economia, classi sociali, ecc.); c) come studio delle istituzioni, dei movimenti, dei ruoli religiosi, ecc. Naturalmente questi differenti livelli sono comunicanti: l'indagine non sempre può rimanere circoscritta nell'ambito di uno solo di essi, ma concettualmente si tratta di tre livelli distinti, e anche di fatto essi corrispondono agli orientamenti dominanti nella storia della s. religiosa. In particolare, i primi due livelli dell'analisi corrispondono all'orientamento dei massimi rappresentanti di quella s. r. che potrebbe ormai chiamarsi classica: E. Durkheim (teoria funzionale della religione), M. Weber ed E. Troeltsch (teoria evolutiva e analisi dell'incidenza della religione sulla vita economica e sociale). I nomi di questi studiosi riconducono tutti a un periodo storico ben preciso, e cioè agl'inizi del secolo 20°; dopo questo periodo, la s. r. ha registrato un cambiamento di prospettiva, all'ampia visione sintetica avanzata dagli autori ricordati essendosi sostituito un approccio essenzialmente analitico, parziale e quantitativo, talvolta risolventesi nella sociografia. I giudizi su tale vicenda storica della s. r. sono divergenti, risentendo della posizione metodologica che si ritiene di assumere come la più adeguata allo statuto scientifico della s. r. e, più in generale, della sociologia in quanto tale; chi tende a privilegiare il momento quantitativo ed empirico nell'indagine sociologica, ritiene che l'inizio della s. r. come scienza possa essere ravvisato proprio nel periodo successivo al tramonto della s. r. classica (il punto di riferimento generalmente assunto in proposito è il questionario pubblicato da G. Le Bras nel 1933 col titolo Statistica e storia religiosa. Per un esame dettagliato e per una spiegazione storica delle condizioni del cattolicesimo nelle diverse regioni della Francia); chi tende a privilegiare il momento teorico considera, invece, esemplare l'apporto degli autori "classici" e vede in costoro i veri fondatori della s. religiosa. Comunque non è dubitabile che dopo il contributo di quegli autori la religione ha perso nella considerazione degli studiosi di sociologia quel posto centrale rispetto all'intera teoria sociale che essa aveva occupato per l'innanzi: non va perso di vista, infatti, che Durkheim e Weber vanno considerati come anticipatori o iniziatori non solo della s. r. ma anche della stessa sociologia scientifica.
Questo fatto mostra già di per sé come la s. r. classica sia inestricabilmente connessa a quella che è stata l'intera vicenda del pensiero moderno relativo all'essenza della religione. Proprio la macroscopica tendenza del pensiero moderno (dal libertinismo, all'illuminismo, al marxismo, alla psicoanalisi) a rendere conto criticamente della posizione privilegiata occupata dalla religione nella società spiega come la sociologia, ai suoi inizi, si sia qualificata in parte così ampia come s. r. e abbia visto nella religione un problema centrale per la comprensione della società.
Poiché il funzionalismo considera la società come un sistema che si mantiene in equilibrio in virtù del fatto che l'individuo si conforma a modelli di consenso normativo, si comprende come la teoria funzionale fornisca una base teorica privilegiata per la considerazione della religione al primo livello di ricerca che qui abbiamo inizialmente distinto; in tale prospettiva, infatti, diviene possibile considerare la religione come il fattore centrale d'integrazione del sistema sociale.
Da questo punto di vista l'evoluzione del pensiero di Durkheim è paradigmatica: caratterizzato da una progressiva enfasi sulle componenti normative di quella realtà sui generis che è la società e dal passaggio da una certa attenzione iniziale alle norme giuridiche a una preminente attenzione a quelli che oggi chiameremmo valori istituzionalizzati, tale pensiero attribuisce via via un'importanza sempre maggiore alla religione: dallo studio sul Suicidio (1897), nel quale era già presa in considerazione una variabile religiosa, alla prefazione al secondo volume de L'année sociologique (1899), nella quale Durkheim individuava nella religione la "matrice" da cui scaturiscono, nel processo di differenziazione, i principali elementi della cultura, fino a Le forme elementari della vita religiosa (1912), è ravvisabile una precisa linea evolutiva, al termine della quale "religione" diviene sinonimo del modello funzionale che struttura e integra la società (onde appare principalmente una questione semantica chiamare "religione" o altrimenti quell'equivalente funzionale del sistema religioso che sempre e necessariamente è presente in ogni società per il fatto stesso che essa è tale).
La teoria funzionale, se è soddisfacente per l'analisi delle società primitive, le quali si collocano a uno scarso livello di differenziazione fra società e cultura, lo è meno per l'analisi delle società altamente differenziate; essa offre insufficienti possibilità d'indagare il fenomeno del cambiamento sociale e limita lo studio e la comprensione della religione essenzialmente alla sua funzione integrativa, escludendo la funzione modificatrice o dirompente nei confronti del sistema sociale stabilito. Non appena ci si collochi dal punto di vista di una teoria evolutiva della società, diviene inevitabile per la s. r. porsi, o porsi anche, al secondo livello d'indagine inizialmente distinto; infatti, destituita dalla funzione esclusiva di fattore d'integrazione della società, la religione va considerata nel suo rapporto con gli altri fattori della vita sociale, onde rendere conto della funzione modificatrice che essa può esercitare.
È in questa prospettiva che va considerato il contributo di Weber e Troeltsch. Essi, opponendosi alla convinzione marxista di una dipendenza monocausale della religione dalla struttura economica, ma opponendosi anche alla visione totalizzante e disindividualizzante della filosofia della storia hegeliana, riconobbero nella religione una variabile indipendente dalla realtà sociale; tale variabile è capace di determinare o influenzare altri aspetti della medesima realtà ed è riconducibile nell'ambito motivazionale del singolo individuo, in quanto rappresenta la risposta ultima alle esigenze di "significato" (Weber) o di "valore" (Troeltsch) che muovono l'azione di costui. Nell'opera su L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905) Weber evidenziò l'influsso decisivo che la dottrina calvinista della predestinazione ebbe nella formazione del capitalismo moderno e dello spirito ad esso soggiacente. Troeltsch, influenzato dall'amico, ne prosegui l'opera, sviluppando un vasto studio delle interazioni fra alcune aree della vita sociale nel mondo cristiano (famiglia, economia, politica, insegnamento) in funzione del fattore religioso e mettendo in evidenza come in ognuna di queste aree il cristianesimo rivelasse due contraddittorie, ma complementari tendenze, quella dell'adeguamento e quella della protesta (Le dottrine sociali delle chiese cristiane, 1912); Weber, invece, lavorò poi a un'ampia indagine sociologica sulle religioni mondiali.
La teoria sociologica, in particolare con T. Parsons, ha cercato una sintesi fra teoria funzionale e teoria evolutiva della società, sganciandole però dal preminente interesse religioso che esse avevano avuto nell'opera degl'iniziatori. Solo alcuni autori tedeschi, in particolare J. Wach e G. Mensching, hanno sviluppato l'insegnamento socio-religioso dei classici, procedendo sulla strada di ampie sintesi e operando in stretto rapporto con i metodi e i risultati della storia comparata delle religioni; la maggior parte degli studiosi di s. r. si è volta, invece, con metodi quantitativi, alla ricerca "sul campo". Già il ricordato questionario di Le Bras aveva messo in evidenza come la pratica religiosa (che è essa stessa un aspetto particolare del più vasto fenomeno sociale a cui si dà il nome di religione) sia funzione di svariati fattori, quali i precedenti storici della comunità, le dimensioni della medesima, la classe sociale degl'individui ad essa appartenenti, il loro livello d'istruzione, la loro professione, ecc. Si comprende come le indagini empiriche attuali, scaturenti dall'approccio parziale e quantitativo a questi o ad altri infiniti aspetti individuabili all'interno del fenomeno religioso considerato nella sua dimensione sociale, diano luogo a un panorama difficilmente unificabile e, forse, per definizione non unificabile. Va anche ricordato che le ricerche empiriche sono talvolta motivate, oltre che da mero interesse scientifico, dall'interesse "pastorale" delle organizzazioni religiose e dei loro appartenenti.
Una nota dominante delle attuali ricerche di s. r., condotte su contesti religiosi tanto cristiani, quanto non cristiani (evoluti o primitivi), sembra essere l'attenzione all'impatto dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione sulla pratica religiosa e sulla religiosità in genere; le ricerche convergono, generalmente, nell'evidenziare l'effetto "secolarizzatore" delle condizioni di vita comportate dalla civiltà industriale (J. M. Yinger, T. Rendtorff, D. A. Martin, W. Herberg, H. Becker, E. Pin, S. S. Acquaviva, ecc.), aperto restando il problema, intorno al quale si vanno affaticando non poche indagini teoriche, di una più precisa definizione sociologica del concetto di secolarizzazione; questo, infatti, è stato mutuato da discipline diverse (diritto canonico e, poi, teologia, specie con riferimento all'opera di F. Gogarten) e torna, dopo la sua utilizzazione sociologica, a influenzare discipline diverse (v. le teologie sociologiche o sociologie teologiche di H. Cox, G. Winter, C. Michalson, ecc.). A parte il motivo della secolarizzazione, lo spettro degli attuali studi di s. r. è enormemente differenziato; ricordiamo solo, a mo' di esempio, le ricerche sul denominazionalismo in America di H. R. Niehbur, sull'ebraismo conservatore di M. Sklare, sui mormoni di T. F. O'Dea, sui valori religiosi del Giappone preindustriale di R. M. Bellah, sull'identità e sul ruolo del ministro del culto cristiano di J. Donovan, J. M. Smith, J. Crottogini, J. Dellepoorte, sulla parrocchia di N. Greinacher, J. H. Fichter, ecc., sull'organizzazione religiosa (nell'ambito della più generale ricerca di una teoria sociologica dell'organizzazione) di J. K. Benson e J. Dorsett, di R. P. Scherer, di J. H. Scalf, M. J. Miller, C. W. Thomas, di J. A. Beckford.
Recentemente P. Berger e T. Luckmann hanno dato luogo a una consistente opera teorica che, connettendo profondamente la s. r. alla sociologia della conoscenza, restituisce alla religione una posizione centrale nell'indagine sociologica; nelle loro opere, infatti, la religione è considerata come momento essenziale e privilegiato di quel processo di "alienazione" conoscitiva, nel quale prende forma "la realtà come costruzione sociale". Questi e alcuni altri contributi sembrano indicare una ripresa dell'interesse degli studiosi per una teoria sociologica della religione; tale indirizzo di ricerca, potrebbe fornire al vivacissimo filone empirico quell'ossatura teorica che pare indispensabile per legittimare l'individuazione della s. r. come di un ambito specifico della ricerca sociologica.
Bibl.: Oltre alle indicazioni fornite nel testo, vanno ancora ricordati, tra i periodici che si dedicano tematicamente alla s. r.: Social compass, Archives de sociologie des religions, Journal for the scientific study of religion, Internationales Jahrbuch für Religionssoziologie, Sociologia religiosa (fino al 1967), The world yearbook of religion. Fra le bibliografie: G. Le Bras, Sociology of religions. A trend report and bibliography, in Current sociology, 5 (1956), pp. 5-78; Sociology of religions, Parigi 1956; H. Carrier, E. Pin, Sociologie du christianisme. Une bibliographie internationale, Roma 1964 (supplemento 1962-1966, ivi 1967); O. Schreuder, Sociologie religieuse et recherche socio-ecclésiastique au cours de la période 1962-1964, in Social compass, 13 (1966), pp. 205-35; Social scientific studies of religion. A bibliography, Pittsburg 1967; K. Dobbelaere, Trend report on the state of sociology of religion 1963-1966, in Social compass, 15 (1968), pp. 329-65; Religious organization. A trend report and bibliography, in Current sociology, 21 (1973), n. 2; Sociology of religion and theology: A bibliography, Madrid 1976. Fra le opere di carattere generale: J. Hasenfuss, Die moderne Religionssoziologie und ihre Bedeutung für die religiöse Problematik, Paderborn 1937; J. Wach, Sociology of religion, Chicago 1944; G. Mensching, Soziologie der Religion, Bonn 1947; M. Yinger, Religion, society and the individual, New York 1957 (trad. it., Torino 1961); T. F. O'Dea, The sociology of religion, Englewood Cliffs 1966 (trad. it., Bologna 1968); J. Matthes, Religion und Gesellschaft, Amburgo 1967; H. Desroche, Sociologies religieuses, Parigi 1968; N. Birnbaum, G. Lenzer, Sociology and religion, Englewood Cliffs 1969; W. Stark, The sociology of religion, 5 voll., Londra 1966-1970; J. N. Yinger, The scientific study of religion, New York 1970; J. Maître, Sociologie religieuse et méthodes mathématiques, Parigi 1972; S. Budd, Sociologists and religion, Londra 1973; il n. 2-3, 1976, della rivista social compass, monograficamente dedicato all'Italia; N. Luhmann, Funktion der Religion, Francoforte s. M. 1977.