SODANITRO
. Minerale scoperto da Mariano de Rivers nel 1821 e conosciuto anche sotto i nomi di nitro del Chile, nitro del Perù, nitratina e corrispondente per la composizione chimica alla formula NaNO3, con Na2O = 36,5%, N2O5 = 63,5%. Più che in cristalli che appartengono al sistema trigonale, classe scalenoedrica o della calcite, con la quale la nitratina è omeomorfa, si presenta comunemente in masse granulari bianche o grigiastre, brune rossastre o giallognole. Dal lato morfologico, e anche fisico, calcite e sodanitro hanno innegabili rassomiglianze: valori angolari vicini con costante cristallografica (100) : (010) = 73° 30′ per la nitratina, 74° 55′ per la calcite, oppure c = 0,8376 e 0,8543 rispettivamente. La costante reticolare è 6,36 per la calcite, 6,32 per il sodanitro, l'angolo A = 101° 55′ per la prima, 102° 40′ per il secondo, i vol. mol. 61,0 e 62,1. Per la struttura appartengono al tipo G1 di Ewald e Hermann. Entrambi i minerali hanno sfaldatura {100} facilissima e perfetta, sono uniassi negativi e fortemente birifrangenti. Per la nitratina si ha: w = 1,5874; ε = 1,3361 (Na). La durezza = 11/2-2; peso specifico = 2,24-2,29; lucentezza vitrea e colore bianco, se pura. Igroscopica e fȧcilmente solubile in acqua. Tinge di giallo la fiamma; sul carbone deflagra ma con minore violenza del nitro propriamente detto (KNO3). Fonde a 318°.
Giacimenti. - Il sodanitro è particolarmente abbondante nelle pampa di Tarapacá e di Antofagasta nel Chile settentrionale, regione arida subdesertica che trovasi a 1000-1600 m. s. m. In una nitriera comune s'incontra, dall'alto in basso: strato sabbioso. con pezzi di gesso detto chuca; conglomerato di ciottoli poco arrotondati, detto costra, cementati da solfati diversi e da cloruro sodico, banco di minerale utile o caliche di m. o,20-2 di spessore poggiante su un deposito di argilla o coba, al disotto del quale si hanno le rocce in posto. La coltre che ricopre il banco sfruttabile presenta uno spessore da 1 a 3 metri e manifeste efflorescenze saline che vanno accentuandosi nella cosiddetta costra. Il nitrato sodico greggio è molto impuro giacché il caliche contiene il 22,73-61,97% di NaNO3 soltanto, e poi oltre a sostanze terrose, 3,58-41,90% di NaCl, tracce e anche fino al 17,25% di KNO3, solfato sodico e altri composti ancora tra cui degli iodati, p. es., la lautarite Ca(JO3)2, e non mancano, qua e là, ioduri alcalini cui è dovuto il colore giallo del caliche detto azufrado.
Per ricavare il sodanitro, dopo una opportuna macinazione del materiale che lo contiene, si liscivia con acqua. La soluzione così ottenuta si concentra riscaldando fino a farle acquistare la densità di 1,55. Più la concentrazione è elevata, più puri sono i cristalli di nitrato sodico che si ottengono lasciando raffreddare le acque di lavaggio. Le acque madri, contenendo anche degli iodati, sono una buona fonte per l'estrazione dell'iodio.
Giacimenti di molto minore importanza si hanno nell'Africa, specialmente nell'Alto Egitto, dove furono anche sfruttati, e nel Sahara. Anche nel Nevada e in California ne esistono depositi, ma sempre assai modesti, e tali sono anche quelli di La Mancha in Spagna, dell'Ungheria, del Caucaso, rispetto ai chileni. Nella sola pampa di Tarapacá il sodanitro si estende per ben 200 chilometri. I giacimenti del Chile esplorati e i presunti racchiuderebbero ancora oltre 700 milioni di tonn. di NaNO3 sufficienti per soddisfare le richieste, sulla base di 2.200.o00 tonn. annue per circa 3 secoli.
La produzione chilena ha subito, per varie ragioni, alti e bassi: nel 1918 raggiunse 2.983.500 tonn., cifra non più toccata in seguito anche per la sempre maggiore concorrenza fatta al sodanitro dall'ammoniaca e dall'acido nitrico sintetici; nel 1929-30 fu di 2.290.000 tonn. (per ulteriori notizie storiche e statistiche, v. chile).
Quanto all'origine dei giacimenti chileni, secondo C. Nellner (1867) l'altipiano su cui si trova il sodanitro sarebbe un'antica spiaggia marina, che fu ricca di piante marine, sollevatasi durante l'orogenesi andina. Questa ipotesi, non suffragata da fatti geologici, è oggi abbandonata. È invece più verosimile che il nitrato sodico derivi dalla decomposizione di materiali organici, alghe e guano, accumulatisi entro a lagune staccatesi da tempo dal mare. Batterî nitrificanti avrebbero poi ossidato i composti ammoniacali (Muntz 1885, J. Brüggen 1925). Altri vi scorge l'azione di sostanze radioattive (L. Sundt 1917, M. Mieres 1920).
Il sodanitro si usa come ottimo fertilizzante azotato, e anche per la preparazione del nitrato potassico, piuttosto scarso in natura, e dell'acido nitrico.