sodisfare (satisfare; satisfacere; III singol. Ind. pres. satisface; III singol. cond. pres. satisfara; v. Parodi, Lingua 260)
Ricorre due volte nelle Rime (sempre ‛ sodisfare '), tre nel Convivio (solo ‛ satisfare '), 17 nella Commedia (prevale ‛ sodisfare ', ma i due allotropi si alternano anche nella tradizione manoscritta).
Come nell'italiano moderno, nel suo significato fondamentale e più generico vale " fare o dare quanto è richiesto o dovuto "; però, a differenza dell'uso odierno, con questo valore è sempre costruito come intransitivo, con il complemento indiretto della persona o della cosa cui si soddisfa.
Vale " appagare " quando è seguito da complemento di cosa: Rime XCVI 3 convienmi sodisfare al gran disio; Pd XXI 93 quel serafin... / a la dimanda tua non satisfara; e così Cv IV IV 1, XXVII 12 (due volte), Pd IX 79. Con costrutto impersonale latineggiante, in If X 17 a la dimanda che mi faci / ... satisfatto sarà tosto. In Pd X 15 da indi si dirama / l'oblico cerchio che i pianeti porta / per sodisfare al mondo che li chiama, vale " corrispondere alle esigenze " di qualcuno. Ha senso analogo in Cv IV IV 2 però che una vicinanza [a] sé non può in tutto satisfare, conviene a satisfacimento di quella essere la cittade (dove la Simonelli non integra la a e suggerisce di costruire una vicinanza non può sé in tutto satisfare: v. Materiali per un'edizione critica del " Convivio " di D., Roma 1970, 331; già in " Studi d. " XXXII [1954], f. II, 94).
Seguito da complemento di persona, vale " accontentare " qualcuno realizzandone le richieste, i bisogni, le esigenze: If XIII 83 Domandal tu ancora, / di quel che credi ch'a me satisfaccia, e XVI 80 (dove ricorre l'infinito sostantivato); Rime XLII 4.
In due esempi è costruito col doppio dativo, della persona e della cosa; in entrambi i casi la particella pronominale atona risulta pleonastica, rispetto agli aggettivi possessivi che seguono: If X 6 sodisfammi a' miei disiri, e 126.
Negli altri esempi il verbo è usato in senso religioso con l'accezione di " riparare ", " fare ammenda " di un peccato commesso o di un voto non osservato. Con questo valore nella maggioranza dei casi è usato assolutamente: Pg XI 126 cotal moneta rende / a sodisfar chi è di là troppo oso; Pd V 63, VII 98 e 102. Con riferimento alla soddisfazione vicaria resa da Cristo a favore dell'umanità per liberarla dal peccato di Adamo: forato da la lancia / ...[Cristo] tanto sodisfece, / che d'ogne colpa vince la bilancia (XIII 41).
In due esempi è seguito da un complemento indiretto: Pg XI 71 qui convien ch'io questo peso porti / per lei [per il peccato di superbia], tanto che a Dio si sodisfaccia; Pd VII 93 che l'uom per sé isso / avesse sodisfatto a sua follia. Con doppio dativo, della persona e della cosa: Io vo' saper se l'uom può sodisfarvi / ai voti manchi... con altri beni (IV 136; il Chimenz suppone che ai voti sia complemento di limitazione e interpreta " in quanto ai voti "). Con complemento oggetto espresso da un pronome neutro, in Pg VI 39 ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla.