SOFFITTO (fr. plafond; sp. sófito, cieloraso; ted. Decke; ingl. ceiling)
Copertura piana di un ambiente, costituita dalla struttura in vista del solaio, ovvero da una struttura indipendente da quello formata di travetti e listelli di legno (cantinelle), cui è fissata di solito un'incannucciata o una rete metallica a maglie strette che, intonacata e decorata, costituisce il soffitto. Lo spazio risultante in tal caso tra il solaio e il soffitto si dice intercapedine.
Nelle abitazioni dell'antico Egitto il soffitto era formato da tronchi di palme o da travi posti gli uni accanto agli altri. In alcune mastabe ne abbiamo un'imitazione ottenuta scolpendo nella copertura di pietra una serie di cilindri paralleli. Negli edifici di pietra i soffitti erano formati con lastre lapidee poggianti sui muri e sugli epistilî.
Nella decorazione veniva imitato il cielo, e il soffitto era dipinto in azzurro e disseminato di stelle gialle, sostituite talvolta, specialmente nella parte centrale delle grandi sale, da avvoltoi in volo, stilizzati, e, specialmente in età tolemaica e romana, dai segni dello zodiaco.
A partire dal nuovo impero la decorazione è data anche da due serie di strisce, longitudinali e trasversali. Gli spazî rettangolari limitati da esse erano riempiti con ornati multicolori, simili a quelli delle stoffe. È forse da vedere in questo l'imitazione di un sistema di soffitti a travi incrociate, coi vuoti chiusi da tende apribili per dare aria all'ambiente.
In modo simile agli Egiziani i popoli mesopotamici usarono soffitti fatti con tronchi di palme, sistema notato da Strabone e del resto ancora in uso ai nostri giorni. Nei templi e nei palazzi le travi erano di legni più pregiati, cedro o cipresso. Questo fu il naturale modo di copertura utilizzato da tutti i popoli, più o meno largamente e con maggiore o minore perfezione a seconda del materiale che avevano a disposizione e delle loro capacità artistiche. Dove il legname era scarso, come a Babilonia (Strabone, XVI, 1,5), predominava la vòlta; altrove invece era usata esclusivamente o quasi la copertura piana.
Nelle grandi sale persiane (apadana) il soffitto, a travi incrociate, era sorretto da una fitta selva di colonne, i cui capitelli erano appositamente conformati per reggere le travature. Esso era rivestito, come le altre parti degli edifici reali, di metalli, talora anche preziosi.
A Cnosso (Creta) nella cosiddetta villa reale, delle travi maestre di m. 0,60 × 0,80 reggevano tronchi del diametro di 0,44. Nei palazzi micenei, della Grecia preellenica, si trova un analogo sistema di soffitti. Sostegni isolati rendevano più agevole la copertura delle maggiori campate.
Nelle tombe rupestri della Frigia il soffitto imita una struttura lignea con una trave centrale, a doppio spiovente.
Similmente i diversi tipi di soffitto usati dagli Etruschi ci sono stati conservati nelle tombe rupestri, le cui camere sepolcrali ripetono le forme delle stanze di abitazione. Essi sono piatti o testudinati, con o senza sostegni intermedî. Nei soffitti testudinati una trave centrale sosteneva l'orditura, che scendeva sui due lati a leggero spiovente. In una tomba di Vulci sono visibili i travetti e le assi appoggiate su di essi. Ugualmente nella "tomba dei rilievi dipinti" a Cere, dove però le assi sembrano poggiare direttamente sulla trave, se pure non si tratta di larghi travetti che da soli costituiscono le minori parti strutturali. Simili a questi sono i soffitti piani formati da un solaio in vista, talvolta con travetti che vanno da parete a parete, come nella "tomba degli scudi " a Cere. Sempre a Cere, nella "tomba dei capitelli" fra i travetti si vedono assicelle disposte a spina di pesce, che mascherano evidentemente le assi. Come si vede in una tomba di Vulci, le travi si sovrapponevano anche in modo da formare riquadri che si andavano a a mano a mano restringendo. I soffitti dipinti di Tarquinia, ecc., con in vista la sola trave principale riproducevano forse i soffitti delle case in cui stuoie dipinte nascondevano l'orditura.
A Roma, come in Grecia, si ha il tipo abituale di soffitto ad assi (axes) poggianti su travi (trabes) e travetti (tigna), per cui Vitruvio (VII, 1) prescrive speciali norme. Più elegante era il soffitto a travi incrociate determinanti un cassettonato (lacunar, loquear) anche fittizio, con elementi di varia forma: poligonali, rotondi, ecc. (Plin., Nat. Hist., XXXV, 7 e 36; Isid., Orig., XIX, 12) decorati con stucchi e pitture. Secondo Plinio (XXXV, 40) il primo che dipinse i lacunaria fu Pausia di Sicione, noto pittore di quadretti di genere che visse nel sec. IV a. C.; più probabilmente questi fu solo il primo artista che sostituì scene di genere ai motivi puramente ornamentali.
Effettivamente in Grecia la policromia architettonica dovette presto estendersi ai soffitti. Più particolarmente si sa che nei templi i fondi dei cassettoni erano dipinti con stelle d'oro su fondo azzurro, o con rosoni, maschere, figure, forse talvolta a rilievo (figure di uccelli nel tempio di Diana a Stimfalo; Paus., V, 20); vi si aggiungevano applicazioni di bronzo e anche di metalli preziosi. Questo lusso si estese alle abitazioni private e passò in Roma, secondo Plinio (Nat. Hist., XXXIII, 18) dopo la presa di Cartagine, quando per la prima volta furono dorati i soffitti del tempio di Giove Capitolino. I soffitti non furono solamente dipinti e dorati, ma finemente scolpiti e intarsiati con avorio e legni e metalli preziosi; inoltre, particolarmente nei triclinî, si fecero mobili, cambiabili a vista per mezzo di un meccanismo, di modo che a ogni portata se ne variava l'ornamentazione (Seneca, Epist., CXV, 9-10) o apribili per farne scendere profumi, fiori, corone, come nella domus aurea, secondo racconta Svetonio (Nero, XXXI). Specialmente nei templi i soffitti furono spesso di pietra. Dove la campata era minore, come negli ambulacri, le coperture erano costituite da lastre in cui venivano scolpiti i cassettoni (tempio di Figalia, tempio di Vesta al Foro Romano); le lastre stesse presso i Romani, avevano spesso i giunti obliqui e venivano a formare una piattabanda, come la parte superiore della trabeazione della quale erano la continuazione. Nelle celle, dove le dimensioni delle campate rendevano impossibile tale sistema, su un'intelaiatura di travi incrociate si ponevano cassettoni di marmo (Eretteo) o anche di terracotta.
La Siria, fino dall'epoca romana, usò coperture a lastre lapidee poggianti sui muri o su archi. Solo nella Siria settentrionale, in vicinanza delle montagne boschive, furono usate coperture di legname, diminuendo la portata delle travi mediante mensole di pietra o di legno.
L'architettura musulmana, essendosi diffusa in regioni in gran parte povere d'alberi, usò scarsamente il legno, e vi sostituì la struttura a vòlta. Dove però ebbe abbondanza di materiale ligneo, lo lavorò con grande abilità; si distinse in questo la scuola andalusa. Le coperture a soffitto, che seguirono le forme caratteristiche dell'arte araba, furono più specialmente in uso in Spagna, sul prospiciente litorale africano e anche nell'Egitto.
Nell'Oriente, tanto nell'architettura indiana quanto in quella cinese e giapponese, nei soffitti di legno, spesso riccamente intagliati, talvolta con divisioni a cassettoni con nervature appena sporgenti, la portata delle travi venne ridotta, oltre che disponendo sostegni intermedî, conformando a mensola i capitelli e facendo sporgere le travi stesse in strutture aggettanti.
Nei monumenti dell'America precolombiana vi erano soffitti piani, di pietra oppure di legno, a tronchi sorretti, quando occorreva, da travi maggiori poggianti sui muri o su sostegni isolati.
Tornando nell'area dell'architettura mediterranea, questa in età paleocristiana continuò la tradizione classica. Prudenzio descrive i lacunari ricchissimi della basilica di S. Paolo. Nella basilica teodosiana di Aquileia (sec. IV) si rinvennero avanzi dell'antico cassettonato vivacemente policromo.
Durante il Medioevo, nelle chiese non voltate, il tetto rimase in vista o fu nascosto da un soffitto, non indipendente, ma fissato alle catene delle capriate. Tanto le rappresentazioni grafiche quanto i monumenti ne hanno conservato memoria. Chiare tracce di soffittature piane rinvenne il Giovenale durante il restauro della chiesa di S. Maria in Cosmedin a Roma; questi ritrovamenti e la constatazione da lui fatta dell'andamento in linee orizzontali delle decorazioni musive o in affresco delle pareti del transetto al di sopra dell'arco trionfale (Ss. Nereo e Achilleo, S. Prassede, S. Giovanni a Porta Latina), lo indussero, con ragione, a sostenere chel almeno in Roma, l'uso della soffittatura piana fosse costante nelle chiese medievali. Del resto anche fuori di Roma esistono tuttora, per quanto restaurate, soffittature piane di chiese: così in S. Sevazio a Quedlimburgo e in S. Corrado e S. Michele a Hildesheim, dell'inizio del sec. XI. Tali soffitti, costituiti da tavole con listelli che ne coprivano i giunti o formavano disegni geometrici, ricevevano una decorazione pittorica più o meno complessa. Distrutti dal tempo, essi non furono più ricostruiti, ma l'orditura del tetto rimasta visibile, fu decorata con intagli e colore, come già era avvenuto in edifici privi di soffitto quali S. Maria a Tuscania e S. Giovanni Evangelista a Ravenna. La ricchezza delle decorazioni è manifesta nell'appellativo di "aurea" (o "in ciel d'oro") dato ad alcune chiese, come S. Giovanni in Laterano. Pare che per ambienti minori si usassero anche, come in antico, lastre di marmo, con motivi ornamentali o figurazioni zoomorfe: a una di queste coperture apparterrebbe il pluteo del sec. XI conservato nel museo di Grottaferrata.
Tra il secolo XII e il XIV si ha nelle chiese siciliane una serie magnifica e caratteristica di soffitti con notevoli influssi arabi, a scomparti e stalattiti: tra essi quelli della Cappella Palatina, a Palermo. All'influenza araba dilagante dalla Sicilia si deve il prevalere durante tutto il Trecento dei soffitti di legno di forma triloba, a carena di nave rovesciata: nell'oratorio di S. Giovanni a Urbino in S. Zeno a Verona, S. Stefano a Venezia, nella chiesa dei conventuali a Rodi, ecc. Tale influenza, naturalmente, si manifestò in modo speciale e continuò a lungo nei soffitti spagnoli.
Negli edifici civili fu lasciata in vista la faccia inferiore dei solai, a travetti negli ambienti minori, e nei maggiori anche con travi, poggianti spesso su mensole o correnti. Questi elementi erano più o meno finemente profilati e ricevevano una decorazione dipinta. Di particolare interesse al riguardo è il magnifico soffitto della gran sala del palazzo Chiaramonte a Palermo, compiuto tra il 1377 e il 1380. A partire dal sec. XIV negli ambienti che si accostavano al quadrato si incrociarono le travi maggiori, e gli elementi, invece di essere solo profilati, furono scolpiti sempre più riccamente. Le estremità delle travi poggiarono su mensole di forma molto allungata, e le modanature delle travi presso le pareti girarono ad angolo retto, come se le travi stesse si piegassero verso il basso. Queste negli ultimi sviluppi dell'architettura medievale in realtà ebbero una forma arcuata, e particolarmente in Inghilterra si ebbero soffitti lignei di forme slanciate e leggiere, su alte mensole traforate.
Nel sec. XV gli ambienti furono di nuovo ricoperti con i classici soffitti piani. Negli esempî più antichi e più semplici, sulle tavole inchiodate alle corde delle capriate furono fissati dei regoletti chiudenti forme quadrate o rombiche. I cassettoni dapprima più profondi e più ricchi. Particolari caratteri presentano i soffitti spagnoli di tale tipo, detti artesonados. Nelle coperture il Rinascimento offre numerosi, notevoli esempî di arte decorativa, dai soffitti di palazzo Farnese a Roma, disegnati da Antonio da Sangallo, a quelli, a Mantova, del palazzo del Te di Giulio Romano, e del palazzo ducale, dovuti al cremonese Antonio Viani. Dal secolo XV in poi tutte le materie e tutte le tecniche furono adoperate; il colore diede vivacità di contrasti alle suddivisioni. "La tarsia - scrive Arduino Colasanti - rivaleggiò con la pittura, l'intaglio con la plastica nella duttilità e nella finezza, pur conservando il carattere della materia lavorata, lo stucco moltiplicò i partiti delle eleganti volute, dei fregi, dei mascheroni, dei clipei, dei medaglioni a rilievo o diede vita a grandi e complicate composizioni come fece l'urbinate Federico Brandani nel soffitto di casa Baviera, in Sinigaglia, dove sono rappresentate le fatiche di Ercole, in quello della cappella della Rovere in Fossombrone, con i miracoli di San Pietro, e finalmente, in quello di casa Corboli in Urbino, nel quale si spiegano in complesse composizioni scene magnifiche di battaglie, conviti e feste sontuosissime su fondi di architettura e di paese, fra una decorazione esuberante, ma pur agilissima, di festoni e ghirlande, di fiori e frutta".
Ormai le nervature del cassettonato, abbandonando i semplici schemi incrociati descrivono le figure più varie e più complicate, oppure si hanno altre disposizioni: superficie piane coperte di sottili ornati e di figure; lungo le pareti, file di mensole sovrapposte che conducono quasi all'esaltazione dell'ornato centrale. Talvolta i soffitti sono finti, dipinti su una tela fissata alle strutture del solaio. Specialmente a partire dal Settecento il solaio stesso è nascosto da un'incannucciata che, incurvandosi a raccordarsi con le pareti imita spesso l'andamento delle vòlte e riceve, come queste, una decorazione più o meno fastosa di stucchi e pitture, a motivi architettonici e decorativi o figurazioni, specialmente mitologiche, librantisi su fondi di cieli variamente e vagamente cosparsi di nuvole. Questi i motivi frequenti fino a tutto il periodo neoclassico, con i caratteri proprî di questo stile; poi i piani ottenuti con l'incannuncciata o la rete metallica furono decorati con pitture o stucchi, spesso molto carichi, che seguirono i varî nuovi indirizzi artistici. Nell'architettura contemporanea i soffitti, in genere non più posticci, ma ottenuti mantenendo piana la faccia inferiore del solaio (v.), si mantengono molto semplici, a tinta uniforme ottenuta con i varî tipi di intonaci e rivestimenti che l'industria offre, o con sobrî ornati geometrici o figurati. Speciali disposizioni son0 oggi adottate per inserire nello stesso soffitto le sorgenti della luce artificiale. (V. tavv. III-XII).
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