SOFFITTO
In generale ogni chiusura superiore di un vano, indipendentemente dalla sua forma. In particolare però, e in questo articolo, viene intesa come S. soltanto la chiusura superiore piana, o composta essenzialmente da superfici piane, mentre indichiamo come vòlte le forme curve di s., indipendentemente dal modo in cui esse sono costruite. Negli edifici di varî piani, il s. del piano inferiore forma nello stesso tempo il pavimento del piano superiore. Nei tipi di costruzione più ricche e complicate il s. ed il pavimento sono tra loro indipendenti; comunemente essi si identificano. Nel piano superiore o quando si tratti di un piano unico, il s. può nello stesso tempo rappresentare il tetto. Ciò vale per i tetti piani; per i tetti spioventi o a sella, l'indicazione di s. per il lato inferiore dipende dalla costruzione e dall'angolo d'inclinazione (v. anche tetto).
Nei tetti a superfici molto inclinate si ha, nello spazio interno, l'impressione che il s. manchi, poiché si può giungere con lo sguardo fino al solaio. Nei tetti inclinati leggermente, l'effetto è identico se gli elementi della costruzione formano una propria armatura del tetto. Se pertanto - come nell'antico tetto a travi - questi elementi sono dovunque immediatamente connessi alla superficie del tetto, la parte interna di esso può allo stesso tempo apparire come il s. inclinato del vano e venir costruito in forma corrispondente. Il materiale impiegato per la installazione dei s. deve possedere una grande flessibilità relativamente al suo peso. La natura offre col legno l'unico materiale che abbia tale requisito. Esso viene quindi adoperato, nell'antichità, per ogni tipo di soffitti. Ma poiché tali antichi s. non hanno potuto essere conservati, la nozione che ne abbiamo deriva: 1) da s in pietra, in cui, nella composizione e nella disposizione formale, sopravvive la costruzione lignea primitiva; 2) da tracce della costruzione lignea sulle parti in pietra delle pareti e dei sostegni; 3) da raffigurazioni, in un significato largo; 4) da riferimenti letterarî.
Egitto. - L'architettura egiziana risale a due diverse forme originarie: la capanna dei nomadi dell'Alto Egitto e la costruzione in tegole dei contadini residenti nel Basso Egitto; I s. delle capanne erano curvi e si componevano, su leggere intravature, di sostegni, travi e assicelle sovrapposte; il tutto ricoperto con stuoie intrecciate. I s. delle case costruite con tegole erano costituiti da tronchi di palme collocati l'uno accanto all'altro. Da questi si discostano i s. in pietra degli edifici monumentali, che in utti i periodi dell'architettura egiziana consistono in travi di pietra per lo più a sezione quadrata, situate l'una vicina all'altra. Anche per le travi a sezione rettangolare lo spessore rimane sempre tale da poter parlare piuttosto di travi che di lastre. Nei vani minori potevano eliminare i sostegni interni affidando allo stesso tempo un grande peso alle travi di pietra, come, ad esempio, nei corridoi profondi delle piramidi. Nella costruzione di vani maggiori furono necessari dei sostegni, disposti spesso in varî ordini; essi portavano travi longitudinali in pietra, lisce e molto robuste, su cui poggiavano, congiungendosi, le estremità delle travi formanti l'assito del soffitto. La costruzione e la funzione reciproca di sostegni e di peso non veniva espressa in modo formale. La colonna egiziana ha la forma di una pianta stilizzata, il suo capitello è la corona di una palma, oppure una infiorescenza. Su queste colonne di stile vegetale il s. rappresenta il cielo immaginato libero; donde l'accorgimento di nascondere per quanto è possibile la presenza delle basi dei capitelli. Non vi sono modanature al congiungimento del s. con le pareti, e le travi longitudinali tranne rare eccezioni. Esse consistono in travi lisce a sezione quadrata o appena rettangolare, composte per le grandi dimensioni di due o anche di tre file, ma sempre in un solo strato. Le rappresentazioni figurative sul s. (ad esempio, uccelli, stelle), confermano spesso l'intenzione di rappresentare il cielo. I s. a due spioventi delle tombe rupestri devono essere interpretati quali imitazioni di s. lignei composti di grandi assi. Dalla architettura scheletrica delle capanne derivano s. leggeri che, fino all'epoca tarda, servono come tetti per riparare dal sole atrî, cortili e i cosiddetti chioschi. Per questi, vengono formati dei s. appena ricurvi, con sottili assicelle disposte fra le travature di pietra e, se necessario, con l'aggiunta di un tetto, parimenti appena incurvato. Poiché solo la palma offre in questa regione tronchi utilizzabili, ma che non possono essere segati, il legname da costruzione veniva, già dall'antichità (almeno dall'inizio della IV dinastia), importato dal Libano.
Vicino Oriente. - 1. Babilonia e Assiria. Nelle regioni sull'Eufrate e sul Tigri, dove il legno era scarso, il materiale da costruzione per la grande architettura era prevalentemente costituito da mattoni di argilla disseccati all'aria. Si sviluppò qui molto presto la tecnica della vòlta. Vi era però sempre anche il s. piano costruito in legno, che formava allo stesso tempo, al disopra, la terrazza del tetto. Da Babilonia si apprende, mediante numerose iscrizioni, che venivano importati i cedri dal Libano. Questi alberi fornivano travi adatte anche alla copertura di grandi vani. La tradizione architettonica che ancora oggi perdura nella Mesopotamia può illuminarci solo approssimativamente sulla costruzione della copertura sulle travi portanti. L'asfalto naturale prodotto nella regione veniva adoperato come cemento per le pareti di argilla, mentre sorprende che non sia stato impiegato per rendere più compatti i tetti a terrazza; la superficie del s. può essere stata quindi, nell'antichità, come ancora oggi, costituita da varî strati di canniccio e di argilla. Mediante l'impiego dei diversi strati sovrapposti si impedisce alle screpolature, che inevitabilmente derivano dal disseccamento, di interessare l'intero soffitto. Nulla conosciamo sulla struttura formale dei s. babilonesi.
2. Anatolia e Siria. Nell'occidente della Mesopotamia vi era maggiore disponibilità di legname. Le piante di costruzioni hittite - palazzi, porte delle città, templi - mostrano che nei S. vi era un supporto ligneo, come lignee erano le colonne. Abbiamo poche notizie dell'architettura fenicia. Nelle camere sepolcrali sotterranee, accanto a false vòlte si trovano anche s. formati da lastre orizzontali a mensola; le coperture degli edifici eretti al livello del suolo erano certamente piane, in legno. Risulta, per i templi ed i palazzi israeliti l'impiego di legno di varie specie. Nella costruzione del tempio del Gebel Hauran, al contrario, nella Siria meridionale, sopravvive un interessante tipo di s. in pietra, che, presumibilmente importato dall'Africa attraverso l'Arabia, si incontra già nel periodo romano precristiano. Benché la tecnica della vòlta fosse già conosciuta, i s. erano formati di lastre di pietra orizzontali collocate nel senso longitudinale del vano, su archi trasversali con corona murata orizzontale. Il materiale da costruzione della regione è il basalto, che permette, con lastre, solo la copertura di superfici limitate a circa 3 m. Gli architravi dovevano quindi venir collocati molto vicini gli uni agli altri, e perciò furono aperti il più possibile; si ottenne di conseguenza, una grande misura per il suo raggio e uno spazio basso per le imposte e i brevi pilastri. Le tombe della Frigia e della Licia offrono una rappresentazione precisa dell'architettura preellenica dei paesi dell'Asia Minore occidentale. Le costruzioni posteriori mostrano l'influenza della maniera architettonica greca, senza interamente rinnegare la tecnica originaria, che indica un impiego molto diffuso del legno, nella Licia spesso esclusivo. Nella Frigia le camere sepolcrali tagliate nella roccia hanno s. delle forme più disparate, orizzontali, o composti di forme orizzontali e a vòlta. Si riscontrano qui anche s. con fastigio centrale e spioventi ai lati con una leggera inclinazione; essi appaiono, con le loro capriate visibili, come i lati interni di tetti a due spioventi, ma possono, nello stesso tempo, venir considerati come s. inclinati. Su alcune facciate, eseguite in rilievo sulla parete della roccia, file di mensole squadrate indicano che le superfici dei tetti - allo stesso modo che i s. orizzontali - erano composte di travi sottili poggiate molto vicine le une alle altre, le cui teste erano visibili dai lati del frontone. Nella Licia le costruzioni sepolcrali in pietra sono una imitazione della costruzione in legno, non soltanto nei suoi ornamenti stilistici, ma perfino nei particolari. All'altezza del s. l'edificio (o in caso di più piani, ognuno di questi) è chiuso da uno strato di solide travi a sezione quadrata o leggermente rettangolare. Esse sono disposte alla distanza che il loro spessore comporta, trasversalmente sulle pareti laterali, le tengono insieme e sporgono fortemente al disopra di esse con le teste spesso profilate. Queste travi portano a loro volta travi rotonde e sottili, strettamente poggiate l'una accanto all'altra nel senso longitudinale, fortemente aggettanti sulla facciata e fissate al disopra delle teste delle travi inferiori mediante un grosso asse. Un simile s. può formare una terrazza piana del tetto, o portare un tetto a due spioventi. Mediante parecchie assi grandi sovrapposte viene formato un cornicione sui bordi esterni; nei tetti spioventi esso può, sul lato del frontone, venir tralasciato oppure conservato (v. tetto; xanthos).
Persia. - Gli atri e le sale dei palazzi persiani avevano, sostenuti da numerose colonne, s. orizzontali che formavano allo stesso tempo le terrazze del tetto. La snellezza delle colonne e la forma dei capitelli indicano che i s. erano costruiti in legno. In alcuni casi i pilastri delle pareti conservano incavi praticati nel loro spessore; in essi si congiungevano la trabeazione portante e il bordo del tetto situato al disopra, e se ne mostra con precisione la sezione. Con l'aiuto di facciate di tombe rupestri e dalla forma superiore dei capitelli, si può ricostruire la struttura dell'opera lignea. Architravi composti di più travi e assi si incrociano sulle colonne, i cui capitelli sono conformati in maniera da sostenere tali travature incrociate. Gli architravi portano uno strato di travi sottili e quadrate, distanti fra loro in misura corrispondente al loro spessore, e sporgenti alquanto sulla facciata, a guisa di una fila di denti. Queste travi venivano ricoperte da uno strato di assi disposte in senso trasversale, su cui si metteva uno strato spesso di terra e di argilla fortemente compresso. Il bordo esterno di questo strato era circondato di sottili travi orizzontali, in maniera che la trave superiore sporgesse alquanto sopra quella immediatamente inferiore. Da illustrazioni si può dedurre che il bordo superiore del tetto era ornato di pinnacoli. Dalla rassomiglianza con le forme dell'architettura ionico-greca si può concludere che il lato inferiore del s. fra gli architravi era rivestito di cassettoni, di guisa che - almeno nei vani riccamente arredati - lo strato di travi sopra gli architravi rimanesse invisibile dal basso.
Architettura minoica. - Gli scavi eseguiti nelle rovine dei palazzi di Creta dimostrano che sul piano terreno esistevano altri piani. Colonne, travature e s. di legno sono scomparsi, ma su pitture murali (Cnosso) si trovano alcune colonne che indicano che i s. erano costruiti con travi lignee. Non si può accertare la costruzione nei suoi particolari, poiché la raffigurazione è alterata da una stilizzazione geometrica. Si riscontrano però, quali elementi decorativi delle pareti, delle serie orizzontali di dischi messi l'uno accanto all'altro, che indicano una corrispondente disposizione di strati di travi sottili e ravvicinate, formanti la superficie del soffitto. Provenienti similmente da Cnosso sono le tavolette di argilla con la raffigurazione. di case di abitazione della città, con vari piani. Anche in queste, i s. devono essere stati lignei (v. minoico-micenea, arte).
Architettura micenea. - Essa è autonoma nei suoi tipi di costruzioni, ma subisce fortemente l'influenza di Creta nella configurazione dei diversi elementi architettonici. Non è quindi possibile distinguere con sicurezza se da elementi decorativi simili si possano arguire costruzioni simili. Le costruzioni ad un solo piano, mègara, gli atrî della Porta - delle fortezze - e dei palazzi micenei avevano molto verosimilmente s. piani, formanti le terrazze orizzontali dei tetti. Le casematte nelle solide mura della fortezza di Tirinto e le thòloi delle grandi tombe sono coperte con finte vòlte (v. minoico-micenea, arte).
Nella tomba a thòlos di età tardo-micenea a Orchomenos di Boezia (v.), un ambiente è coperto a soffitto piano di lastre di ardesia decorate da finissimi motivi a doppia spirale con palmette e serie di rosette a rilievo di aspetto metallico (v. vol. v, fig. 867).
Architettura greca. - Le costruzioni greche sono essenzialmente ad un solo piano; soltanto in stadi posteriori dello sviluppo si riscontrano edifici composti di più piani, senza che essi acquistino peraltro un significato di generalizzazione. Il tempio, che, quale dimora della divinità, e il compito più ricco e più differenziato dell'architettura greca, mostra pienamente le numerose varianti nella costruzione e nell'aspetto dei soffitti. Tutti i vani e le parti di essi sono, nel tempio, ricoperti orizzontalmente e lo spazio del tetto al disopra dei s. non è visibile dal basso. Il tempio costruito più compiutamente è il perìpteros: la cella interna è circondata da tutti e quattro i lati da un atrio a colonne, e la cella stessa è divisa da due fino a quattro scomparti. Originariamente, e nell'architettura dorica fino al periodo classico, tutte le parti dei vani sono coperte da s. lignei. Nell'architettura ionica si comincia presto a ricoprire di marmo l'atrio esterno, innovazione che penetra nell'ordine dorico, come "ionismo", nel Partenone e negli atrî della parte centrale dei propilei dell'acropoli di Atene. Dalla dentellatura della travatura ionica in pietra si riconosce che in origine il s. ligneo consisteva di uno strato di travi quadrangolari sottili, sulle quali bisogna supporre delle assi collocate in senso trasversale alle travi e parallelo alla travatura. Presumibilmente questi s. poggiati immediatamente sull'architrave formavano tetti piani a terrazza. I s. delle costruzioni doriche erano al contrario disposti al disopra del fregio e consistevano in assi con travi portanti, collocate normalmente a maggiori intervalli. Le assi sono talvolta fissate sotto le travi in maniera che esse non siano visibili dal basso. Comunque i fori per le travi nel lato posteriore di alcune metope di un thesauròs antico provenienti dall'Heraion alla Foce del Sele non possono essere altrimenti interpretati. I S. in pietra dello stile ionico sono costruiti in maniera fondamentalmente diversa dai s. lignei che li precedettero. Essi sono divisi in scomparti quadrati, da travi orizzontali che poggiano sull'architrave e raggiungono la parete della cella. Gli scomparti vengono man mano rimpiccioliti mcdiante due o tre listelli, fino a poter essere ricoperti da un'unica lastra. Ne derivano cassettoni profondi che portano ai lati delle cornici, profilature e decorazioni plastiche o dipinte - ovuli o tralci. La lastra di chiusura era particolarmente ornata. Questi cassettoni ionici profondi sono una specie di finta vòlta formata di strati a colletto, e potrebbero derivare da ispirazioni orientali. I s. di pietra delle costruzioni classiche di stile dorico ad Atene sono divisi in lunghi e ristretti riquadri, le cui lastre di copertura sono ancora suddivise in un gran numero di scomparti più piccoli, a cassettoni. Qui il cassettone appare già come forma compiuta, ed è impiegato a guisa di rilievo, indipendentemente dalla costruzione. Lo stesso vale per i s. a cassettoni dell'Eretteo ionico dell'Acropoli. Svincolato dai principi costruttivi, il cassettone raggiunge una tale mobilità, da venire generalmente impiegato, nell'ulteriore sviluppo dell'architettura antica, come comune elemento nella composizione e nella decorazione di soffitti di ogni specie e di ogni forma (v. lacunare).
Architettura etrusca. - La parte superiore dei templi etruschi era costruita in legno, generalmente rivestito di lastre di terracotta, che sono in parte conservate e provengono dai templi più diversi. Tombe a camera tagliate nella roccia, numerose urne a forma di casa, frammenti di terracotta permettono la spiegazione della descrizione di Vitruvio e la ricostruzione del tempio etrusco. Esso era originariamente un prostilo, cioè aveva soltanto davanti alla cella un atrio a colonne. Questo è il tipo descritto da Vitruvio. Le colonne portavano quindi architravi sui quali poggiavano, nel senso longitudinale del tempio, travi del s., che, fortemente sporgenti sui lati minori, non oltrepassavano, sui lati lunghi, la larghezza del tempio. Sulle due travi esterne del s. poggiavano le capriate del tetto, portate sopra dalla trave centrale del pinnacolo. Sulle travi del s., che anche sopra la cella poggiavano presumibilmente nel senso longitudinale, è da supporre ancora una copertura di assi di legno. Nei grandi templi dell'epoca posteriore l'atrio a colonne si estende anche ai lati della cella. In parecchie ricostruzioni i rivestimenti in terracotta vennero disegnati non soltanto all'esterno, sulla travatura ma anche sulle travi interne del s., sebbene tale impiego del rivestimento sia dubbio. Nelle camere sepolcrali con tetto spiovente a leggera inclinazione, questo diventa un s. inclinato (per esempio Chiusi, Tomba del Colle, della metà del V sec. a. C.). La superficie fra le capriate è qui eseguita in maniera da poter riconoscere, sulla riproduzione, una spessa protezione di tavole. Tali si presume siano stati i s. di edifici minori e più semplici. In tombe posteriori si riscontrano anche ricche costruzioni con s. a cassettoni che rivelano l'influsso greco-romano. Nelle tombe di Tarquinia, del VI e V sec. a. C., il s. dipinto deve sovente esser interpretato come una stoffa, per analogia con la Tomba del Padiglione di caccia (v. pittura; tarquinia), dove ciò risulta in modo evidente.
Architettura romana. - Nello sviluppo dell'architettura romana l'influsso etrusco, dapprima forte, fu sostituito sempre in misura maggiore da quello greco, che fu il modello della forma per l'architettura del periodo imperiale. Le ispirazioni greche furono però utilizzate con libertà; gli elementi tettonici primitivi furono valutati per il loro contenuto ornamentale e, secondo questo, inseriti nelle grandi composizioni. Poiché il risultato artistico si può solo riconoscere nella completezza dell'insieme, molto è perduto qui a causa dello stato rovinoso dei monumenti. Anche in presenza della maggiore ricchezza della ornamentazione, si riconosce sempre una ripartizione ben dosata e una cosciente collocazione degli accenti. L'elemento decorativo del s. è il cassettone. Esso viene adottato in tutte le specie possibili di s. e anche nelle vòlte, e non ha più niente, nella sua fattura, che ricordi la sua originaria soggezione alla costruzione. Esso assume ora qualsiasi forma desiderata - quadrata, triangolare, romboidale, poligonale o circolare - viene profilata a piacere, e può essere profondo o appena rilevato nella sua cornice. Il cassettone è ornato in ogni angolo ed in ogni superficie, e il suo centro viene spesso particolarmente accentuato. I s. che sovrastano vani maggiori - ad esempio le celle dei templi - erano lignei, ma certamente il loro aspetto non differiva da quelli in pietra. Esempî specialmente interessanti sono: i s. degli atrî del tempio di Bacco a Baalbek e del tempio di Bel a Palmira. A Baalbek le lastre del s. poggiano, all'esterno, sull'architrave dell'atrio quindi all'altezza del fregio, ma dal lato della cella, invece, su di una travatura con cornice. Il lato inferiore del s. è leggermente concavo e i cassettoni sono, in questo spazio, riccamente intagliati. I giunti fra le lastre del s. s'intersecano a piacere attraverso i cassettoni. L'atrio esterno, a Palm ra, è molto profondo. La grande distanza fra la fila di colonne e la cella viene ricoperta da travi di pietra eccezionalmente lunghe e sottili, che, abilmente agganciate all'architrave esterno, raggiungono l'angolo superiore della travatura esterna. Queste travi portavano lastre orizzontali che coprivano l'atrio. Il loro lato inferiore era scompartito in cassettoni, mentre il superiore formava la terrazza piana del tetto.
Nei s. coperti di intonaco e poi decorati con elementi pittorici si tende ad accentuare il centro con motivi circolari e di raccordare questi con gli angoli.
Bibl.: Sguardo d'insieme sull'Egitto, Vicino Oriente ed Egeo preellenico, con molte illustrazioni: R. Paribeni, Architettura dell'Oriente Antico, Bergamo 1937. Sguardo d'insieme sull'Egitto e Vicino Oriente e specialmente per l'orientamento storico: pubblicato da W. Otto, Handbuch der Archäologie, (Handbuch des Altertumswissenschaft), I, Monaco 1939. Per ambedue le località la seguente importante bibliografia: per l'Egitto, particolarmente: H. Ricke, Der Grundriss des Amarna-Wohnhauses, Lipsia 1932; L. Borchardt, Aegyptische Tempel mit Umgang, Il Cairo 1938; H. Ricke, Bemerkungen zur Baukunst des Alten Reichs, I, Zurigo 1944. Per la Siria: C. Butler, Early Churches in Syria, Princeton Univ. 1929. Per l'architettura cretese, micenea e greca: J. Durm, Die Baukunst der Griechen, in Handbuch der Architektur, II, i, 3 ed., Lipsia 1910; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra, New York, Toronto, Sydney 1950. Per l'architettura greca, particolarmente: A. von Gerkan, Betrachtungen zum Jonischen Gebälk, in Jahrbuch, LXI-LXII, 1949; id., Die Herkunft der Dorischen Gabälk, ibid., LXIII-LXIV, 1950; P. Zancani, Montuoro-U. Zanotti Bianco, Heraion alla Foce del Sele, II, Roma 1954; A. Trever Hodge, The Woodwork of Greek Roofs, Cambridge 1960. Per l'architettura etrusca e romana: J. Durm, Die Baukunst der Etrusker, Die Baukunst der Römer, in Handbuch der Architektur, II, 2, 2 ed., Stoccarda 1905; Anderson, Spiers, Ashby, The Architecture of Ancient Rome, Londra 1927. Per l'architettura romana, particolarmente: Th. Wiegand, Baalbek, Ergebnisse der Ausgrabungen und Untersuchungen in den Jahren 1898 bis 1905, I-III, Berlino-Lipsia 1921-25; id., Palmyra, Ergebnisse der Expeditionen von 1902 und 1917, Berlino 1932; R. Naumann, Nîmes, Der Quellbezirk von Nîmes, Berlino-Lipsia 1937.