soffrire (sofferire; sofferare)
Di ‛ sofferare ' si ha soltanto la forma soffera (ind. pres. III singol. e imper. II singol.); ind. imperf. III singol. e plur. sofferia e sofferian; cong. pres. II e III plur. sofferiate e sofferino; cong. imperf. I singol. sofferisse; cond. pres. III singol. sofferia; imper. II plur. sofferite.
In un primo gruppo di accezioni il verbo vale " sopportare ", " tollerare ", e in questo gruppo andranno poste le varianti sofferse in luogo di s'offerse, sofferie in luogo di s'offerie rispettivamente in If IX 8 e Pd XVI 10 (v. anche OFFRIRE); come soffrio invece di patio, in Pd XX 81; cfr. Petrocchi, ad locos.
Con questo significato esprime la capacità dell'organismo a resistere a stimoli esterni; nella maggior parte degli esempi ricorre in espressioni negative per indicare l'insufficienza di D. vivo di fronte alla realtà sovrumana che lo soverchia: Pg XVI 7 quel fummo... [era] a sentir di così aspro pelo, / che l'occhio stare aperto non sofferse; XXXII 63 Io non lo 'ntesi... / l'inno che quella gente allor cantaro, / né la nota soffersi tutta quanta; Pd XIV 78 Oh vero sfavillar del Santo Spiro! / come si fece sùbito e candente / a li occhi miei che, vinti, nol sofriro!; XXXIII 76 Io credo, per l'acume ch'io soffersi / del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito, / se li occhi miei da lui fossero aversi. E così in Pg IX 81, Pd I 58, III 129. Vada qui anche Vn XIX 9 35 qual soffrisse di starla a vedere [chi " avesse la forza " di mirare Beatrice], / diverria nobil cosa, dove il verbo, pur alludendo a un ambito concettuale del tutto diverso da quello fisico, esprime l'incapacità per una creatura comune di sostenere la bellezza spirituale della gentilissima.
Altre volte indica che dolori, privazioni o disagi sono sopportati con fortezza d'animo e coraggio o con rassegnazione; in questo caso regge un complemento oggetto o una proposizione oggettiva o infinitiva: Cv IV V 14 Chi dirà di Torquato, giudicatore del suo figliuolo a morte... sanza divino aiutorio ciò avere sofferto?; Pg XXIX 27 Eva / ... femmina, sola e pur testé formata, / non sofferse di star sotto alcun velo; Pd XX 124 [Rifeo] non sofferse / da indi il puzzo più del paganesmo; VII 25 Per non soffrire a la virtù che vole / freno... / [Adamo] dannando sé, dannò tutta sua prole; Fiore XCV 8 [molte sante] sofferian per Dio d'esser martire; XCVIII 13 [Dio] sòffera cotanto tradimento da parte degli ecclesiastici; e così in Vn XIX 8 24, If XXVIII 99, Pg XVIII 136, Fiore LXIX 4, CXLII 13 (con il ‛ che ' e congiuntivo).
A tale accezione si collegano alcuni esempi, nei quali il verbo si caratterizza o per la singolarità sintattica o per la sfumatura semantica: dice D. che nel sirventese da lui composto in onore delle sessanta più belle donne di Firenze, in alcuno altro numero non sofferse lo nome de la mia donna stare se non in su lo nove, tra li nomi di queste donne (Vn VI 2): " il nome di Beatrice volle a ogni modo figurare nell'epistola come nono nella serie dei sessanta nomi: era il suo posto e lo reclamò " (Casini); Cv II II 4 [il nuovo pensiero della Donna gentile] a me parve sì mirabile, e anche duro a sofferire, ch'io nol potei sostenere (quasi, " ad essere sopportato "); Pg XXVIII 73 Elesponto... odio da Leandro... sofferse, fu " oggetto " dell'odio di Leandro, " venne odiato " da lui; Pd XIX 123 lo Scotto e l'Inghilese... non può soffrir dentro a sua meta, " non può rassegnarsi " di restare nei suoi confini; Fiore LXXXV 11 a tal don mi deggio ben soffrire, mi devo " contentare " di esso.
In un secondo gruppo di accezioni vale " consentire ", " permettere ".
Assume il significato di " accordare ", " acconsentire ", " dare il proprio assenso " (o il proprio consenso) a che altri si comporti in un determinato modo; con questo valore per lo più indica superiorità e anche atto di benevolenza e di degnazione in chi concede: Vn VII 7 intendo chiamare li fedeli d'Amore... e pregare che mi sofferino d'audire (che riprende il v. 4 del sonetto, § 3); If XVI 48 gittato mi sarei tra lor di sotto, / e credo che 'l dottor l'avria sofferto; Pg XII 3 Di pari... / m'andava io con quell'anima carca / fin che 'l sofferse il dolce pedagogo; Pd XXXI 80 O donna... che soffristi per la mia salute / in inferno lasciar le tue vestige; Fiore XIII 12 sòffera che vada arditamente / per lo giardino; e così LXVIII 9; analogamente Pd VII 16 Poco sofferse me cotal Beatrice, " consentì " che io rimanessi in tale stato (si noti il " latinismo spedito ", Tommaseo); XXX 145 poco poi sarà da Dio sofferto / nel santo officio: dopo la morte di Enrico VII, Clemente V sarà tollerato per poco tempo sul soglio pontificio.
Altre volte vale " non opporsi " al male fatto da altri, venendo meno ai doveri della solidarietà, all'amor di patria, alla carità e così via, e indica quindi un atteggiamento d'indifferenza: Vn II 9 nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione; Rime XC 56 Amor... / non soffrir che costei / per giovanezza mi conduca a morte; If X 91 fu' io solo, là dove sofferto / fu per ciascun di tòrre via Fiorenza, / colui che la difesi a viso aperto; Pg VI 103 avete tu e 'l tuo padre sofferto, / per cupidigia di costà distretti, / che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto; Fiore CLXXV 13 Gran danno le ha già fatto vergogna, / ma vo' si nol dovreste sofferire; e così in Rime LXXXIII 6, Fiore CXCVI 10.
È anche riferibile all'ambito di una possibilità offerta da una condizione: Pg V 120 la pioggia cadde, e a' fossati venne / di lei ciò che la terra non sofferse, che la terra " non fu in grado " di assorbire. Non del tutto chiaro è il senso in Pg XXXII 123 riprendendo lei [la volpe, simbolo dell'eresia] di laide colpe, / la donna mia la volse in tanta futa / quanto sofferser l'ossa sanza polpe; senza alcun dubbio D. vuol dire che la volpe fugge veloce quanto può; resta invece incerto se questa fuga sia rapida, della rapidità propria degli animali leggieri per magrezza, o non piuttosto lenta " quanto a quella magrissima bestia permetteva la sua estrema debolezza " (Andreoli); questa seconda interpretazione sembra preferibile, " sia perché sofferser significa ‛ sopportarono ', ‛ permisero ' con riferimento a difficoltà, limitazione, sia perché l'eresia non fu mai vinta d'un tratto " (Grabher). Per la variante sofferson ('37; Witte) e la correzione sofferse (Guerri), v. Petrocchi, ad locum.
Altre volte vale " ammettere ", e indica la conseguente logica di una condizione propria del soggetto: Cv II VIII 14 la dottrina veracissima di Cristo... non soffera alcun errore; XIV 19 la Divina Scienza... non soffera lite alcuna d'oppinioni o di sofistici argomenti; Pd XXIV 141 credo in tre persone etterne, e queste / credo una essenza sì una e sì trina, / che soffera congiunto ‛ sono ' ed ‛ este ': l'unità e trinità di Dio sono in un rapporto di unità-distinzione così assoluto che è ammissibile usare sia il plurale sia il singolare.
Dall'accezione con la quale s. ricorre in Pd VII 16 e XXX 145 (già citati) si sviluppano quelle di " pazientare " (If XXII 70 E Libicocco " Troppo avem sofferto ", / disse; e preseli 'l braccio col runciglio) e di " aspettare ": Pg XXXI 10 Poco sofferse; poi disse: " Che pense? / Rispondi a me... ".
Altre volte vale " sostenere " dolori fisici e morali. Con questo significato, negli esempi appartenenti a opere diverse dalla Commedia, compare solo nella locuzione ‛ s. pena ', che può esser riferita a una sofferenza fisica (Vn XXIII 1 mi giunse una dolorosa infermitade, onde io continuamente soffersi per nove dì amarissima pena; XXXI 8 2) o morale (Cv I III 3 né altri contra me avria fallato, né io sofferto avria pena ingiustamente, pena, dico, d'essilio e di povertate), mentre nel Fiore è usata solo a proposito delle sofferenze d'amore: V 2 promisi a Amor a sofferir sua pena; CCXXVII 3 aggie pietà di quel leale amante, / che per te ha sofferte pene tante (è questo l'unico esempio in cui il sintagma finale compare al plurale); e così in IV 10, XXXIV 4. La stessa locuzione non ricorre mai nel poema: If XXIV 117 [l'epilettico] quando si leva... 'ntorno si mira / tutto smarrito de la grande angoscia / ch'elli ha sofferta; Pg III 31 A sofferir tormenti, caldi e geli / simili corpi la Virtù dispone (dove il verbo non allude a una sofferenza patita in atto dal soggetto, ma alla condizione abituale delle anime penitenti); XI 16 come noi lo mal ch'avem sofferto / perdoniamo a ciascuno, e tu perdona / benigno (che è libera rielaborazione della preghiera domenicale " et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris ": Matt. 6, 12); XXIX 38 O sacrosante Vergini, se fami, / freddi o vigilie mai per voi soffersi; Pd XXXII 33 quel... gran Giovanni, / che... 'l diserto e 'l martiro / sofferse, e poi l'inferno da due anni (il verbo ha significato pregnante, in quanto allude contemporaneamente alla forza d'animo con la quale il Battista " tollerò " i disagi della vita nel deserto, " patì " martirio, aspettò per due anni nel Limbo di salire al cielo).
Usato assolutamente, vale " sentir dolore " (Rime XCI 3 Io sento sì d'Amor la gran possanza, / ch'io non posso durare / lungamente a soffrire) o " patire ": la persona che sofferse (Pd VII 44) è Cristo, che subì la passione. A quest'accezione si collega l'uso dell'infinito in funzione di sostantivo, e quindi declinato, con il significato di " sofferenza ", " patimento ": Pg XIX 76 O eletti di Dio, li cui soffriri / e giustizia e speranza fa men duri, / drizzate noi verso li alti saliri.
Restano isolate le altre accezioni. In Pg XIII 59 e 60 Di vil ciliccio mi parean coperti, / e l'un sofferia l'altro con la spalla, / e tutti da la ripa eran sofferti, vale " sostenere ", " reggere ", con un'accezione attestata anche per il latino sufferre. Non è invece possibile reperire modelli semantici per alcuni esempi del Fiore: " fare a meno di ", " astenersi da ", in LXXIII 7 Vergogna si volea ben sofferire / di guerreggiarmi; " smettere ", in CIV 1 Falsosembiante si volle soffrire / sanza dir de' suo' fatti più in avante (qui la forma è pronominale); " differire ", in CXCVIII 11 Amico... mi disse / ched i' facesse larga promessione, / ma 'l più ch'i' posso, il pagar sofferisse. Cfr. Parodi e Petronio.