Gubajdulina, Sofija Asgatovna
Compositrice russa, nata a Čistopol´ (Repubblica dei Tatari) il 24 ottobre 1931. Ha compiuto gli studi di piano e composizione al conservatorio di Kazan´, perfezionandosi successivamente con N.I. Pejko e V.Ja. Šebalin a Mosca, dove ha vissuto fino al 1992 per poi trasferirsi in Germania. Accanto a una personale appropriazione delle tecniche compositive del Novecento, la G. ha costruito la propria musica su una fitta rete di riferimenti culturali, derivati dalle radici tatare della sua famiglia, dalla consuetudine con strumenti popolari e rituali di diverse tradizioni asiatiche, russe e caucasiche, dalla frequentazione con alcune espressioni della letteratura e dell'arte occidentale (Th.S. Eliot in particolare). Elemento determinante nella produzione della G. è la dimensione religiosa, fondata in larga misura sulla filosofia di N. Berdjaev e accompagnata da una radicata convinzione circa le proprietà mistiche della musica. Nel 1975 ha fondato con altri musicisti il gruppo di improvvisazione Astreja, poi riavviato nel 1992 ad Amburgo dopo un periodo di inattività.
Come molti compositori sovietici della sua generazione, ha incontrato non poche difficoltà per le direttive estetiche e ideologiche degli organismi culturali ufficiali. La marcata originalità della sua musica non corrispondeva infatti agli ideali di immediata espressività, creandole ostacoli diversi, dal ritardo nella pubblicazione dei lavori al divieto di esecuzione pubblica. Compositrice free lance, non stipendiata da un conservatorio né da altre istituzioni culturali, la G. ha vissuto per molti anni scrivendo musica per film. Il suo lavoro è stato tuttavia agevolato negli anni Sessanta e Settanta dal sostegno di molti esecutori e compositori, da D. Šostakovič a G. Kremer, al quale ha dedicato il Concerto per violino Offertorium (1980-86), sul tema dell'Offerta musicale di Bach, e Impromptu (1997), composto in occasione del secondo centenario della nascita di Schubert. A partire dai primi anni Ottanta, la sua notorietà si è rapidamente accresciuta, prima in Occidente poi anche in patria, fino a farne negli anni Novanta uno degli esponenti più autorevoli del panorama musicale internazionale. Ha ricevuto commissioni da importanti istituzioni musicali di tutto il mondo; in Italia, il Festival Settembre Musica di Torino le ha dedicato la sezione monografica dell'edizione 1991.
Il carattere dei lavori della G. ha mantenuto una marcata unitarietà lungo la sua parabola artistica, pur attraversando sensibili evoluzioni della tecnica compositiva. Ricordiamo fra gli altri Vivente-non vivente (1970; l'unico brano per strumenti elettronici); Stupeni (Gradini, 1972; primo premio al Concorso internazionale di composizione di Roma nel 1975); Sem´ slov (Le sette parole, 1982, per violoncello, bajan e archi, che cita i Sieben Worte di H. Schütz); la sinfonia Stimmen... Verstummen... (1986; uno dei dodici movimenti è eseguito dal solo direttore che scandisce il silenzio secondo le proporzioni della sezione aurea); il già citato Concerto per violino Offertorium, che, come quello per viola (1996), fa parte di un ciclo di Concerti per strumento solo e orchestra; gli 'omaggi letterari' Hommage à Marina Cvetaeva (1984) e Hommage à T. S. Eliot (1987).
bibliografia
Gubajdulina, a cura di E. Restagno, Torino 1991; D. Redepenning, Sofija Gubajdulina, in Komponisten der Gegenwart, hrsg. H.-W. Heister, W.-W. Sparrer, München 1992.