SOGARI, Prospero, detto il Clemente
Scultore e architetto, nato a Reggio Emilia il 16 febbraio 1516, ivi morto il 24 maggio 1584. Fu iniziato all'arte dallo scultore e architetto Bartolomeo di Clemente Spani, del quale assunse la denominazione di Clemente. Scarse sono le notizie della sua vita, trascorsa laboriosa nella città natale, lasciata soltanto per brevi viaggi, dovuti all'esecuzione e collocazione di alcune opere. Sono sconosciute le sculture giovanili, e benché Gabriele Bompace, amico del S., in una lettera di rettifica al Vasari, affermi essere il sepolcro del Beato Bernardo degli Uberti (Parma, cripta del duomo, 1444) la sua prima opera, tuttavia l'esecuzione, su disegno di Gerolamo Mazzola Bedoli, rivela una mano già esperta e sicura. Nella medesima cripta è il mausoleo Prati, iniziato nel 1543: opera semplice, ma tra le più spontanee e sincere del maestro. Pur ricordando soltanto i lavori principali non si può dimenticare il monumento Andreasi in S. Andrea di Mantova (1549), nel quale si trovano tutti gli elementi caratteristici dei monumenti sepolcrali clementeschi.
Nel monumento Zoboli a Reggio Emilia (1554) e meglio ancora nelle statue della facciata del duomo di Reggio, appaiono chiari segni di un'influenza profonda e tenace, alla quale lo scultore non seppe più sottrarsi: l'arte di Michelangelo. Uno studio diretto sulle opere del Buonarroti rivelano anche le Cariatidi del monumento Fossa nel duomo di Reggio (1562) e soprattutto il monumento al vescovo Rangoni (ivi, 1566), ove il S. mostra di aver raggiunto la sua piena e matura espressione d'arte. Se gli riesce talvolta d'interpretare con una certa originalità l'indirizzo del maestro, come fece nella Mater amabilis in S. Prospero di Reggio Emilia (1562), o se per un momento mostra quasi di dimenticarsi dell'arte michelangiolesca, come fece nelle due sansovinesche figure del monumento a Cherubino Sforziano nel duomo di Reggio Emilia (1566), altre volte, invece, specialmente verso la fine della sua attività, si abbandona a una gelida e debole imitazione, come nel Cristo crocifisso nella chiesa di S. Prospero di Reggio Emilia (1581), cattiva copia del Cristo di Michelangelo in S. Maria sopra Minerva (Roma).
Ma per queste deboli opere non si possono dimenticare le altre nobilmente composte dal S., che vanno dal busto espressivo del giureconsulto Gerolamo Mazzoli nella gliptoteca di Reggio (1560 circa) al monumento grandioso del Rangoni, dalla paziente e fine opera di cesello del crocifisso d'argento (duomo di Reggio, 1569-70) alla sua attività di architetto. In molti suoi monumenti è vivo il sentimento architettonico, e il disegno per l'altare di San Michele appare di una struttura robusta e sobria, animata da un puro spirito classico. Nel ciborio e nel modello della facciata del duomo, di opera tardissima (1583), la composizione è più trita, al paragone dei disegni di Michelangelo per S. Lorenzo, dai quali v'è diretta dipendenza, ma dimostra un maggior bisogno di movimento.
Bibl.: F. Fontanesi, Prospero Spani, Reggio 1826; A. Pungileoni, Elogio di Prospero Clementi, in Giornale arcadico, novembre 1831, p. 344; F. Malaguzzi Valeri, Lo scultore Prospero Magni, Modena 1893; L. Magnani, Il Clemente, in Cronache d'arte, IV (1927), pp. 59-80, 146-68, 231-55 (con bibl.).