soggiacere (subiacere)
In senso proprio indica la positura di una cosa situata al di sotto di un'altra; con quest'accezione ricorre solo nella descrizione dello scudo araldico dei re di Castiglia, nel quale s'inquartano due leoni e due torri, in modo tale che in una metà dello scudo il leone è sovrastato dalla torre mentre nell'altra metà la sovrasta o, come dice D., in che soggiace il leone e soggioga (Pd XII 54).
In Pd VI 84 lo regno mortal ch' a lui soggiace, allude alla dottrina secondo la quale la società umana (lo regno mortal) " è sottoposta " alla giurisdizione universale del segno dell'aquila.
In Cv IV IX 4 D. definisce come propriamente umane solo quelle operazioni che subiacciono a la ragione e a la volontade, cioè che " sono dirette, iniziate e controllate " dalla ragione e dalla volontà; oltre che dalla forma latineggiante, il carattere dotto del vocabolo è rivelato dall'aderenza del testo dantesco alla fonte tomistica (Comm. Eth. I lect. I 3 " si quae operationes in homine inveniuntur quae non subiacent voluntati et rationi, non dicuntur proprie humanae, sed naturales "); e così pure ai §§ 6 (dove ricorrono subiaccia e subiacciano) e 7 (dove invece si ha soggiacciono).
Il verbo ricorre infine in relazione alla dottrina secondo la quale tutto ciò che è creato immediatamente da Dio è libero perché non " è sottoposto ", non " è soggetto a subire " l'influsso delle cause seconde: Ciò che da essa [la bontà divina] sanza mezzo piove / libero è tutto, perché non soggiace / a la virtute de le cose nove (Pd VII 71). Già Marco Lombardo, svolgendo una tesi analoga a proposito dell'anima razionale, rivolgendosi a D., aveva soggiunto: A maggior forza e a miglior natura / liberi soggiacete (Pg XVI 80). L'antitesi fra i due termini è solo apparente: tutto quanto è creato direttamente da Dio, e quindi anche l'anima razionale, partecipa della natura divina ed è quindi libero e non " soggiace " all'influenza dei cieli; dell'uomo si può dire solo che egli " è sottoposto " a Dio, forza più potente e natura assai più perfetta di quella dei cieli: ma in questo soggiacere è la condizione stessa della sua libertà.
Per l'uso del participio in funzione di aggettivo e sostantivo, v. SUGGETTO.