Vedi SOLUNTO dell'anno: 1966 - 1997
SOLUNTO (Σολοῦς; Solus, Solūntum)
Antica città della Sicilia che sorgeva sull'altopiano formato da, una propaggine del Monte Catalfano prospiciente il mare, sulla costa settentrionale, a circa 16 km da Palermo verso E. Dalle leggende monetali (Holm, St. d. Sicilia, iii, 2, p. 134 ss., nn. 180, 239, 250, 261, 302 ss.), conosciamo il nome punico che è Kfra (= Kafara, villaggio); Tucidide (vi, 2, 6) la denomina Σολόεις, Σολόεντα.
Incerta è l'origine della città, nessuna notizia sicura ci è stata tramandata al riguardo dagli antichi autori; l'unica notizia certa è quella che ci dà Tucidide (vi, 2 6): "Quando poi vennero d'oltre mare in gran numero i Greci, essi (i Fenici) sgombrarono la maggior parte del paese e si concentrarono a Mozia, Solunto e Panormo...". Questi fatti dovevano certamente avvenire nel corso del VII sec. a. C., quando cioè la colonizzazione greca si poteva considerare già completata; per Mozia e per Palermo c'è una esatta corrispondenza tra i dati storici e quelli archeologici; lo stesso invece non si può dire per S. dove l'aspetto archeologico è chiaramente ellenistico-romano.
Recenti scavi tendenti a risolvere questo problema hanno permesso di affermare che la città di S. posta sul Monte Catalfano fu fondata intorno alla metà del IV sec. a. C., dagli abitanti della S. più antica distrutta da Dionisio alcuni anni prima (Diod., xiv, 48, 5; 78, 7): si è creduto anche d'identificare la S. antica nella vicina località "Cannita", sia pure in forma ipotetica. Nel 307 a. C. la città di S. doveva essere già costruita se fu scelta come dimora per i soldati di Agatocle reduci dall'Africa (Diod., xx, 64, 4). Nel 254 a. C. si arrese ai Romani (Diod., xxiii, 18). Cicerone (Verr., iii, 103) la nomina tra le civitates decumanae che ebbero a subire soprusi da Verre, Un'iscrizione riproducente la dedica della respublica Soluntinorum a Fulvia Plautilla ci riporta all'età di Antonino (C.I.L., x, 2, n. 7336). È menzionata dall'Itinerario Antonino (v. peutingeriana, tabula) nello stesso punto in cui si trovano le rovine. Gli ultimi dati archeologici, in ordine di tempo, sono costituiti da alcune monete di Commodo (18o-192 d. C.): a quest'epoca o anche al secolo successivo si può datare la fine della città, forse per abbandono volontario dei suoi abitanti.
Gli avanzi dell'antica città sono vasti e di considerevole importanza tali da indurre lo Holm (St. d. Sicilia, iii, 1, p. 467) a denominare S. "una Pompei in piccolo". Essi erano stati riconosciuti dal Fazello (Deca I, viii, 1), il quale notò anche lunghi tratti di mura, oggi in parte scomparsi, ma per alcuni tratti affioranti. S. cominciò di nuovo a richiamare l'attenzione nel secolo scorso, fin dal 1825, anno in cui fu scoperta una statua di divinità seduta, oggi al Museo Nazionale di Palermo, databile al II-I sec. a. C. In seguito si sono eseguite varie campagne di scavi che hanno messo in luce parte di una città che presenta chiaramente una facies ellenistico-romana, con un piano urbanistico a pianta ortogonale. Altra caratteristica della città è la divisione a metà delle insulae mediante un canale, ambitus, destinato a raccogliere i rifiuti della città ed a smaltire le acque piovane superflue: parte di queste, infatti, venivano raccolte in cisterne, sia private che pubbliche, per i varî bisogni dei cittadini.
Recenti scavi hanno messo in luce varî edifici pubblici raccolti tutti in un solo quartiere: si tratta di una grande piazza, di altari, di un teatro e di un odeon. Le case sono di varia grandezza e hanno tutte, tranne quelle piccole, l'atrio con peristilio; le pareti delle case sono spesso decorate con affreschi, che richiamano sia le case di Delo che quelle pompeiane.
Per i suoi caratteri S. si ricollega alle città greche di epoca ellenistica come Mileto, Delo, Priene, Olinto, Pergamo, ecc. La necropoli si estendeva nella pianura sottostante ed era costituita sia da tombe a fossa che da tombe a camera, scavate nella roccia secondo l'uso punico (B. Pace, iii, fig. 196). S. ebbe una zecca propria.
Forse per averla volontariamente abbandonata, gli antichi abitanti di S. portarono via tutto quanto poterono: per questo motivo pochissimo è il materiale archeologico che si rinviene nello scavo della città. Il dato più interessante è costituito dall'urbanistica: a S., infatti, per la prima volta in Sicilia, coliosciamo una pianta di città ippodamea in tutto simile a quelle dell'Asia Minore sopra citate. Notevoli, altresì, i molti capitelli, dorici, ionici e corinzî, che, insieme a tutto il materiale rinvenuto, si conservano nel Museo Nazionale di Palermo e nell'Antiquarium recentemente costruito nella zona archeologica.
L'esame del materiale rinvenuto dà l'impressione di una città fortemente influenzata dall'elemento greco-ellenistico che perdurò anche in epoca romana, ma in cui affiorano ogni tanto, fin in epoca romana, sicuri elementi punici (simboli religiosi punici nelle arulae-thymiatèrion, altare all'aperto, oscillum con iscrizione punica, ecc.), il che ci autorizza ad affermare che l'elemento punico, pur dominato dalla superiore civiltà greca o conquistato dai Romani, resisteva sempre e si manifestava anzi in quelle forme e in quei monumenti che più da vicino toccavano il suo spirito.
Bibl.: G. Salemi-B. Pace, Solunto, in Annali di Costruzioni, Arti ed Industrie, Palermo 1872; S. Cavallari, Solunto, in Bull. d. Commissione di Antichità e B. A. in Sicilia, VIII, 1875; A. Salinas, Solunto, Palermo 1884; S. Ferri, Il problema archeologico di S., in Le Arti, IV, 1941-42, p. 250 ss.; Ziegler, in Pauly-Wissowa, 2, III, 1929, c. 983 ss., s. v. Solus; B. Pace, Arte e Civiltà d. Sicilia antica, III, Genova 1945, p. 713; V. Tusa, Il problema archeologico di S. alla luce dei recenti scavi, in I Congreso arqueológico del Marruecos español, Tuetan 1954, p. 203 ss.; id., Solunto, in Archivio storico per la Sicilia Orientale, 1954, fasc. I-III, p. 27 ss.; id., Aspetti storico-archeologici di alcuni centri della Sicilia Occidentale, I-II, in Kòkalos, III, 1957, p. 79 ss. e IV, 1958, p. 151 ss.; E. Gabrici, Alla ricerca della S. di Tucidide, ibid., V, 1959, p. i ss.; A. Tusa-Cutroni, Sulle monete dimezzate trovate a S.: osservazioni storico-numismatiche, ibid., VI, 1960, p. 110 ss.; V. Tusa, Oscillum da Solunto, in Oriens Antiquus, IV, 1965, p. 199.