SOMALIA (XXXII, p. 99)
La Somalia italiana. - Dopo l'azione italiana in Etiopia la Somalia fu costituita in uno dei governi (v. App. I, p. 62) dell'Africa Orientale Italiana (702.000 kmq., 1.200.000 ab. circa). Tale governo comprendeva l'antica colonia (506.573 kmq. compresi i 90.000 kmq. dell'Oltre Giuba, con abitanti 1.021.572 calcolati nel 1931) e inoltre la regione dell'Ogadēn.
All'inizio della seconda Guerra mondiale le città somale di Mogadiscio, Merca, Brava e Chisimaio erano collegate all'Italia da servizî aerei che in poco più di due giorni coprivano il tragitto; la situazione amministrativa era ottima e molto migliorate le condizioni sanitarie. Nel 1940 funzionavano in Somalia 8 ospedali e 30 ambulatorî. Tra il 1936 e il 1940 furono vaccinati oltre 66.000 indigeni. Molto curato fu anche il settore scolastico e quello delle comunicazioni, che vide, accanto alla ferrovia Mogadiscio-Villaggio Duca degli Abruzzi (demolita poi dall'Amministrazione militare britannica), la costruzione o riattivazione di numerose strade e piste.
Il settore economico, cui fu dedicata particolare attenzione, fu quello dell'allevamento e dell'agricoltura; l'Istituto sierovaccinogeno di Merca curò soprattutto la lotta contro la peste bovina (nel 1938-39 furono vaccinati oltre 260.000 capi di bestiame e nel 1939 furono ridotti a solo 53 i decessi per peste). Risultati anche migliori furono conseguiti nel campo agricolo con l'esecuzione d'importanti opere idrauliche, specialmente lungo l'Uebi Scebeli per rendere più fertili quelle zone e per costituirvi la base di fiorenti concessioni, con apporto italiano tecnico, di capitale e di lavoro.
La Somalia infatti è un paese essenzialmente agricolo. Le due maggiori iniziative agricole italiane sono: quella del Villaggio Duca degli Abruzzi per la coltivazione (e lavorazione industriale) della canna da zucchero e, sussidiariamente, del cotone e di semi oleaginosi minori; quella di Genale per la coltivazione delle banane e, sussidiariamente, del cotone, di semi oleaginosi e di cereali. A questi due maggiori gruppi, entrambi sul fiume Uebi Scebeli ed esercenti coltivazioni irrigue (create ex novo col disboscamento dei terreni e la costruzione di dighe sul fiume), si aggiunse - in gran parte dopo il 1937 - un gruppo di concessioni sul fiume Giuba, che faceva così rivivere, con mezzi e criterî moderni, imprese italiane già iniziate colà sin dal 1908. La produzione agricola aveva il suo principale sbocco in Italia; e per il trasporto e il collocamento commerciale della frutta tropicale della Somalia (specialmente banane, 450.000 q. nel 1937) era sorta l'Azienda monopolio banane, che aveva costruito, nei cantieri di Sestri e di Monfalcone, una sua flottiglia di navi (Ramb I, II, III, ecc.) attrezzate per il trasporto della frutta, e con la sua organizzazione commerciale in Italia (e nei vicini paesi di Europa) assicurava agli agricoltori della Somalia lo smercio della loro produzione.
Accanto a questa attività agricola principale operavano in Somalia alcune notevoli imprese industriali, come quella delle saline di Hafun, il cui impianto era completato da una teleferica per il carico del sale sui piroscafi; e si era fatta qualche promettente ricerca mineraria. Su questo complesso di opere in pieno sviluppo ebbe, in realtà, scarsa influenza l'annessione italiana dell'Etiopia, date le lunghe e diíficili comunicazioni tra Etiopia e Somalia e il carattere, del tutto diverso, dei due paesi.
Scoppiata la seconda Guerra mondiale, la Somalia fu occupata dalle truppe britanniche.
I britannici passavano il confine dell'Oltre Giuba il 22 gennaio 1941 poco dopo aver iniziata l'offensiva sul fronte eritreo. Contenuti a Beles Cogani ad Afmedò e nella boscaglia a occidente del fiume, mentre veniva dal comando italiano deciso ed effettuato lo sgombero di Chisimaio (14 febbraio), località eccentrica e staccata dalla linea di resistenza italiana, duramente provati a Bulo Erillo (a ovest di Gelib), superavano il Giuba presso la foce tra il 17 e il 18 febbraio, e lanciavano verso Margherita i loro mezzi meccanizzati che avanzavano fra i reparti italiani falciandoli. Passavano quindi il fiume anche a nord e premevano da ogni parte le truppe del settore di Gelib, mentre l'aviazione, del tutto indisturbata, non dava tregua. Il 22 mattina i superstiti della zona a sud-ovest dell'abitato tentavano di raccogliersi nell'isola di Alessandra, che il Giuba forma con un suo braccio ad ovest di Gelib, nella speranza di poter resistere ancora; ma nel pomeriggio erano costretti alla resa. Lo stesso comando di settore veniva catturato. Il 24 le truppe britanniche erano a Modun.
Ogni ulteriore resistenza in Somalia era impossibile; in tali condizioni il comando superiore italiano ne decideva lo sgombero. Dopo breve resistenza a Modun e Vittorio d'Africa, Mogadiscio veniva occupata quale città aperta il 27 senza incidenti. I superstiti del basso Giuba raggiungevano per Belet Uen, Gabredarre e Sassabaneh il territorio dell'Harar; gli altri italiani e pochi indigeni dal medio Giuba raggiunsero, invece, per Dolo il Galla e Sidama.
Le vicende della guerra e l'occupazione inglese con l'allontanamento di una gran parte degli Italiani hanno gravemente pregiudicato la situazione in Somalia.
La colonia è attualmente retta da un'amministrazione militare britannica, in attesa delle decisioni sulla sorte definitiva del paese. Tale lunga incertezza, durata più di sette anni, e le misure adottate per ragioni di guerra (e rimaste poi in vigore) hanno avuto una sfavorevole ripercussione sulle condizioni economiche del paese. Le principali iniziative agricole e industriali hanno assai sofferto. L'11 gennaío 1948, arrivata a Mogadiscio la Commissione di indagini della Conferenza di Londra, si ebbero gravi incidenti, con il barbaro massacro di 58 Italiani. Una speciale inchiesta ordinata dal governo britannico, cui fu ammesso come osservatore un funzionario consolare italiano, esaminò le circostanze del fatto. Il nuovo amministratole capo, generale Drew, nominato nell'aprile 1948, ha annunziato lo scioglimento della gendarmeria locale e severe misure contro i responsabili dell'eccidio.
Non risultano variazioni della popolazione somala nell'ultimo decennio; ma l'Ogadēn è stato, dopo l'occupazione britannica del 1941, nuovamente separato dalla Somalia e amministrato da un governo militare britannico con capoluogo a Giggiga, come "territorio riservato". Nel novembre 1948 si è accennato a un nuovo accordo anglo-etiopico per il passaggio all'Etiopia dell'amministrazione dell'Ogadēn. La popolazione italiana in Somalia era di 19.000 ab. nel 1939; ma la massima parte degli Italiani è stata internata nel Kenia e nell'Uganda durante la guerra e allontanata dal territorio, dove è stato loro sinora vietato il ritorno. Sono perciò oggi (dicembre 1948) presenti in Somalia poco più di 3.000 Italiani.
Somalia britannica.
Contava nel 1946 700.000 ab., dei quali 20-30.000 nella capitale, Berbera. Soddisfacenti le condizioni del patrimonio zootecnico, anche se soggetto a malattie; esso conta 2,5 milioni di ovini e 2 milioni di caprini, 1,5 di cammelli. Il commercio nel 1946 fu di 773.392 sterline per le importazioni e 318.886 per le esportazioni.
L'invasione italiana del Somaliland durante la seconda Guerra mondiale, ebbe inizio la sera del 3 agosto 1940. Il corpo di spedizione fu costituito da 26 battaglioni (dei quali 3 nazionali) e 21 batterie (10 nazionali) e fu articolato su tre colonne. A sua disposiziorie furono messi 57 apparecchi. Una sola pista camionabile conduce dal confine italiano ad Hargheisa; qui la pista si sdoppia in due tronchi affluenti a Berbera, uno per Adadleh (km. 168) e l'altro per Sheikh (km. 283); entrambi sono sbarrati nella parte più alta (q. 1500 circa) da solide opere semi-permanenti iniziate fin dal 1936. Nella prima fase delle operazioni le tre colonne raggiunsero rispettivamente e senza incontrare resistenza: Zeila, Hargheisa e Oadueina. La reazione avversaria si rivelò invece tenace a partire dal 10 agosto quando la colonna centrale giunse a contatto col sistema fortificato. Solo dopo cinque giorni di accanita lotta e col concorso della colonna di destra essa poteva riprendere l'avanzata e, dopo una nuova battuta d'arresto sull'orlo meridionale della conca di Lafaruk, raggiungere Berbera il 19 sera. Le perdite italiane assommavano a 2029 tra morti, feriti e dispersi (161 nazionali di cui 62 ufficiali). La Somalia fu rioccupata dagli Inglesi nel marzo 1941.
Somalia francese.
La sua popolazione era nel 1946 di 44.800 ab, di cui 10.420 a Gibuti. Attività particolare quella delle saline (42.650 t. di sale nel 1944). Il suo commercio era rappresentato nel 1946 da 216,9 milioni di franchi per le importazioni e da 38,8 milioni per le esportazioni. Nel 1938 il traffico in transito per l'AOI equivaleva a 521,6 milioni di franchi.
Storia. - L'annessione dell'Etiopia da parte dell'Italia nel 1936 ebbe immediata ripercussione nella Somalia francese: non solo i traffici d'importazione aumentarono talmente che si ebbe per varî mesi, nel 1937, un ingorgo nel porto di Gibuti, ma la mutata funzione del possedimento francese nei confronti dell'attività italiana in Africa Orientale diede luogo a una serie di accordi nel campo economico per assicurare una collaborazione effettiva. Gli avvenimenti politici sopravvenuti mutarono questa situazione. Si giunse così al giugno 1940, e, sebbene nessuna operazione di guerra si fosse svolta tra Etiopia e Somalia francese, l'armistizio del 24 giugno 1940, negli articoli 3, 5 e 9, fissò le condizioni per la smilitarizzazione della colonia, "tenendo conto dell'importanza particolare del mantenimento dell'ordine nei detti territorî", che restavano sotto l'amministrazione francese. La Somalia francese rimase poi a lungo fedele al governo del maresciallo Pétain. Il 9 giugno 1941, dopo l'occupazione britannica di Addis Abeba, il gen. Wavell intimava al govenno della Somalia francese di aderire al movimento De Gaulle, minacciando il blocco totale che poi fu attuato da terra e da mare. Nel dicembre 1942 il governatore della Somalia francese, Nouailhetas, rientrava in volo in Francia, e il governatore ad interim, Dupont, firmava il 28 dicembre 1942 un accordo con il brigadier generale britannico Fowkes e con il rappresentante della "Francia combattente" Chancel, in virtù del quale accordo "la Somalia Francese in quanto parte della Francia combattente aderiva alle Nazioni Unite". Più tardi nei primi mesi del 1945 il governo De Gaulle inviava in missione da Gibuti ad Addis Abeba Jacques de Blesson, che concludeva nel giugno 1945 un accordo per la ripresa dei rapporti diplomatici tra la Francia e l'Etiopia. Tuttavia, a causa delle divergenze in corso per la ferrovia di Gibuti (e la relativa concessione della Compagnie du Chemin de Fer franco-éthiopien), l'Etiopia si astenne dal nominare un suo ministro a Parigi; fino a che nel settembre 1945 furono firmati nuovi accordi per la restituzione dell'intiera ferrovia dalla Somalia francese ad Addis Abeba alla gestione della Compagnia predetta. Così la situazione tra Gibuti e l'Etiopia ritornò normale; il commercio con l'Etiopia è stato gradualmente ripreso.
Bibl.: A. Maugini, la colonizzazione della Somalia, in L'Italia in Africa, a cura della Società geografica italiana, Roma 1948.