SOMALIA (XXXII, p. 99; App. II, 11, p. 860; III, 11, p. 773)
Popolazione. - Nelle statistiche concernenti la popolazione della S. si nota un divario rilevante fra calcoli, per es., locali interni, che fanno ascendere gli abitanti a circa 5 milioni, e quelli presuntivi di stima condotti dalle organizzazioni internazionali. L'annuario della FAO per il 1973 riporta i seguenti dati: totale abitanti, al 1972-73, 3.003.000; al 1970: totale 2.789.000 (di cui la popolazione agricola raggiungeva la cifra di 2.296.000), economicamente attiva 1.084.000, di cui 892.000 impiegati nell'agricoltura (82,3%), mentre stime anagrafiche effettuate nel 1977 fanno ascendere la popolazione complessiva a 3.354.000 ab.
Condizioni economiche. - La siccità che, nel 1975, da cinque anni, continuatamente, oramai incideva sempre più drammaticamente sull'esistenza della popolazione della S., aveva portato l'economia del paese in vista di un tracollo, stimandosi che essa toccava quasi la metà degli abitanti. Considerato che il bestiame fornisce i due terzi dell'esportazione, può calcolarsi quale effetto avesse, in quella situazione, la morte o il deperimento di circa 22 milioni di capi di bestiame (le statistiche della FAO al 1973 hanno dati alquanto più bassi: bovini 2,9 milioni; cammelli 3 milioni; pecore 3,9 milioni; capre 5 milioni).
Il governo somalo, sotto la spinta del flagello tradizionale della siccità, ha il fermo proposito di mettere il bestiame al riparo da tale minaccia, cercando di rendere stabili i pastori, nomadi, con la creazione di çomunità agricole fisse, in centri dove un'agricoltura tecnicamente e organicamente sviluppata permetta di fruire di pascoli attivi tutto l'anno. A questo programma la siccità incombente di questi anni sta dando un'attuazione più accelerata del prevedibile, poiché costringe i nomadi pastori (contrari a ogni costrizione di dimore stabili) a raccogliersi nei centri d'insediamento predisposti in zone con risorse idriche sicure, soprattutto nella S. settentrionale (ex S. britannica), dove, raggruppati fino a 10.000 in un solo centro, sperimentano i benefici di una produzione agricola regolata e selezionata. In aggiunta a questi insediamenti, il governo si propone anche di trasformare i nomadi parzialmente in pescatori, considerate le possibilità ittiche delle acque somale costiere (circa 3000 km di lunghezza), da cui una pesca tecnicamente organizzata potrebbe trarre fino a circa 110.000 t di prodotto per anno (tonno, pesce luna, pescecane, ecc.; attualmente si pescano circa 5000 t l'anno con metodi elementari, e ciò è dovuto anche al fatto che i Somali considerano la pesca come un'occupazione degradante).
Oltre a impedire l'esportazione dei prodotti dell'allevamento, la siccità, nel 1974-75, ha arrestato il raccolto delle banane, il maggiore prodotto agricolo esportato (nel 1973 la produzione era calcolata a circa 135.000 t; nel 1971 ne furono esportate 103.000 t, meno però della Costa d'Avorio, perdendo così la S. un primato fin allora mantenuto in Africa). Gli effetti della siccità colpiscono tragicamente la popolazione stessa: nei primi mesi del 1975, a parte i deceduti (un tasso di circa 72 al giorno), più di 200.000 erano in campi di raccolta e un altro mezzo milione era assistito direttamente nei villaggi. Il governo è stato costretto ad accantonare i grandi progetti di sviluppo agricolo, ai quali, con la collaborazione internazionale, è andato dedicando ogni sforzo e che costituiscono la base per il progresso dell'economia somala. Ma anche altre iniziative agricole sperimentali in atto hanno sofferto per la siccità, come quelle ad Afgoi (Afgčye) sullo Scebeli (Šabḗlle), messe in piedi per ottenere produzioni diversificate, come cotone, mais, arachide, sesamo, riso (in una, di circa 100 ettari, nel 1974 si era avuto il primo raccolto, lusinghiero, con circa 300 t di riso montano per ettaro); e anche le poche terre coltivate nell'Ogaden hanno sofferto della secca dello Scebeli.
Il quadro ora dato basta a mettere nella drammatica sua evidenza il problema cronico fondamentale per l'economia somala: l'acqua. Di qui i continui progetti elaborati dal governo, come quelli più recenti per l'irrigazione (per es., un canale di 50 km sul Giuba, tra gli altri, con il finanziamento dell'URSS; l'irrigazione di 10.000 ettari a Bal‛ā́d, con assistenza tecnica della Repubblica Democratica Popolare della Corea; il complesso irriguo a N di Hargeisa, nella S. settentrionale, iniziato nel 1969 e inaugurato nel 1974, condotto a termine con il finanziamento della Repubblica Popolare Cinese) e per la bonifica (per es., nella valle del Giuba; per le paludi a S di Genale [Ǧannā́le]).
Lo stesso dicasi per i progetti intesi a migliorare l'altro grande settore dell'economia agricola somala, l'allevamento del bestiame, cercandosi di creare zone a pascolo continuo (tra i progetti recentissimi, quello della creazione, nell'Oltregiuba, di un comprensorio di circa 50.000 km2, destinato al miglioramento delle mandrie e al commercio del bestiame). Già quanto era stato messo in atto come provvidenze negli anni precedenti aveva portato un sensibile aumento nel numero dei capi allevati, grazie al migliore nutrimento, alle maggiori possibilità di acqua offerta da nuovi pozzi e serbatoi e al controllo delle malattie; nel 1966 era stato creato l'Ente per lo sviluppo e l'allevamento del bestiame.
Le industrie legate all'agricoltura sono state sviluppate, anche se il loro peso è modesto (stabilimento per il trattamento della carne a Chisimaio [Kismānyó], per l'iscatolamento del pesce a Las Qóray, nella S. settentrionale, per il trattamento dei cereali a Mogadiscio; ma il massimo complesso industriale è ancora quello per la produzione dello zucchero, a W̅čwhar). Per l'industria tessile va segnalato l'impianto creato a Genale per la lavorazione del cotone.
Il governo somalo ha poi in programma la costituzione di un'industria della pesca di non grandi proporzioni, con conseguente addestramento di personale locale e impianti succedanei per la conservazione. Nel 1974 aveva termine il primo piano quinquennale, basato su Mogadiscio.
Per l'impianto di un'industria mineraria si sta indagando la consistenza dei giacimenti di minerali (vaste quantità di materiale ferroso nell'alta valle del Giuba [Ganā́ne], estesi giacimenti di gesso di alta qualità presso Berbera, presso cui è stato concesso lo sfruttamento di minerali di quarzo e ricerca di altri su un'area di 3000 km all'URSS; depositi di torio e uranio, per il quale ultimo è stata data licenza di ricerca e sfruttamento a un gruppo di società di paesi esteri tra cui l'Italia). Ricerche di olio minerale sono state condotte in più parti del paese ma senza apprezzabili risultati finora. Recentemente un accordo concedeva all'Iraq l'impianto di una raffineria di olii minerali con partecipazione paritetica della S., per una produzione di raffinato di 500.000 t annue (l'Iraq fornirà il greggio e istruirà personale somalo per il funzionamento della raffineria).
Ma per l'avvio dello sviluppo della S. altri due problemi da risolvere urgentemente sono il reperimento delle fonti di energia e, in special modo, la creazione di vie di comunicazione. Per l'energia, si cerca di costruire centrali elettriche (accordo del 1974 con il Kuwait per una centrale in Mogadiscio; accordo del 1972 per la costruzione di una diga e centrale idroelettrica, della capacità di 5000 kW, sul Giuba, a Fanole). Per le vie di comunicazione, terrestri e marittime, l'urgenza è ancora più immediata: nel programma governativo di sviluppo per il 1971-73 la spesa maggiore prevista riguardava trasporti e comunicazioni. Due tronchi stradali sono stati progettati: uno nella S. settentrionale, che allaccia Berbera (l'altro porto di rilievo della S., sul Golfo di Aden per di più) a Hargeisa, di circa 150 km, finanziata da enti internazionali, i cui lavori sono stati appaltati nel 1972, e l'altro, in via d'inizio nel 1973, di 1045 km circa, che dovrà congiungere Bélet Wḗyne, nel centro-sud del paese, presso il confine attuale con l'Etiopia, con Burao (Bur‛ó) nel settentrione, a circa 150 km a SE di Berbera, collegando tra loro le regioni dello Hiràn, Mudùg, Nugàl, e del Nord-Est; tronco di assai notevole rilievo, con impiego di centinaia di lavoratori somali nella costruzione, effettuata con finanziamento e direzione tecnica della Repubblica Popolare Cinese.
Per le vie marittime, la mancanza di porti a alto fondale ha costituito sempre una grave menomazione nei riguardi del traffico; nel 1972 un finanziamento internazionale ha dato la possibilità di provvedere in questi anni alla creazione a Mogadiscio, dove si concentra il maggiore movimento delle navi, di un porto profondo sufficientemente, sì da consentire la riduzione sensibile delle spese di attrito causate dall'impossibilità di attracco in banchina delle navi (si calcola che qualche centinaio di milioni di scellini somali sarà già risparmiato nel 1977 per il solo commercio delle banane).
Bibl.: Per più diffuse notizie si vedano: Africa Contemporary Record - Annual survey, Londra (dal 1968); The Middle East and North Africa, ivi (dal 1964). Per la cronaca geoeconomica e finanziaria si seguirà: Africa Research Bulletin, Economic Financial and Technical Series, Exeter (dal 1964, spesso con tabelle statistiche e analisi panoramiche della situazione contingente). Per la struttura geo-antropica ed economica dell'ambiente tradizionale si tenga presente: I. M. Lewis, A pastoral democracy - A study of pastoralism and politics among the Northern Somali of the Horn of Africa, Londra 1961. Si veda ancora: Ch. P. Potholm, Four african political systems - The Somali political system, Englewood Cliffs (New Jersey) 1970; R. Roncati, Aspetti e problemi della bananicoltura somala, in Africa, XXIX (1974), pp. 465-76; V. Cecchini, La promozione dell'auto-sviluppo: il "crash programme" in Somalia, ibid., XXX (1975), pp. 129-33. Come periodico bibliografico si può tenere presente, tra altri: Eastern Africa. The library of Congress, Accessions List, The Library of Congress Office, Nairobi (dal 1968). Inoltre: M. K. Salad, Somalia - A bibliographical survey, Westport (SUA7, 1977.
Per un'informazione d'insieme sulla questione dei confini, vedasi: S. Touval, Somali nationalism - International politics and the drive for unity in the Horn of Africa, Cambridge (Mass.) 1963; Ch. P. Potholm, op. cit., p. 222 ss. (in queste opere la bibliografia particolareggiata dispensa da altre citazioni qui). Cartografia: nel 1963 l'Istituto italiano per l'Africa (Roma) curò la pubblicazione, presso F. De Agostini di Milano, di una carta geografica della S., scala 1:1.500.000, in cui didascalie e toponimi sono in lingua somala (titolo: Hashida Somaliya = Carta della Somalia), accompagnata da un prontuario contenente i toponimi in ordine alfabetico, con rinvio alla carta; la redazione della parte in somalo fu anche opera del dr. Yasìn Esman Kenadìd, da Mogadiscio.
Storia. - Nei primi anni dopo l'indipendenza il governo - guidato da Abdirashid Ali Shermarke - s'impegnò per integrare le due parti del paese, già amministrate in passato dalla Gran Bretagna e dall'Italia, conseguendo concreti risultati (unificazione dell'esercito, della polizia, delle comunicazioni, del sistema bancario) e consolidando il sentimento di unità nazionale. Le elezioni del marzo 1964 confermarono la netta maggioranza alla Lega dei Giovani Somali (SYL) - che ottenne 69 seggi, mentre il Congresso nazionale somalo e l'Unione democratica somala ne ebbero rispettivamente 22 e 15 -, ove prevalse la corrente di Abdirasak Haji Ḥusein, che formò il governo. L'ex premier Shermarke ebbe la rivalsa nel 1967 quando fu eletto presidente della Repubblica e scelse quale primo ministro M. Haji Ibrahim Egal, già premier del Somaliland (parte dei deputati del Congresso nazionale socialista, di cui era esponente, lo seguirono nell'adesione alla SYL, che arrivò in tal modo a 105 deputati). Principale aspirazione della S. indipendente - che la poneva in contrasto con gli stati confinanti - era l'unificazione di tutte le popolazioni somale al di là delle frontiere coloniali. Nel 1964 si accese un aperto conflitto con l'Etiopia (dopo un crescendo di incidenti dal 1960) per la rivendicazione della regione dell'Ogaden (l'intervento dell'OUA evitò complicazioni più gravi); un graduale miglioramento dei rapporti, pur nel perdurare di occasionali incidenti, consentì nel 1967 l'avvio di contatti diretti fra i due paesi. Altro contrasto con il Kenya, dove la popolazione somala prevalente nella Northern Eastern Region si era data alla guerriglia, intensificatasi fra il 1963 e il 1965; l'intesa per una distensione fu raggiunta soltanto nell'autunno 1967, grazie alla mediazione dell'OUA.
La vita politica della S. era stata a lungo caratterizzata dalla proliferazione dei partiti, espressioni esclusive di fedeltà tribali, invano contrastata da provvedimenti governativi; alle elezioni del marzo 1969 - cui concorsero una sessantina di liste con oltre duemila candidati - la SYL ottenne 73 seggi su 123 (11 il Congresso nazionale socialista, e gli altri divisi fra 25 partiti); quasi tutti gli eletti confluirono però nella SYL e il governo non subì scosse. Nel paese si era frattanto diffuso un senso di scontento e di critica per la gestione autoritaria del potere: i militari se ne fecero interpreti e il 2i ottobre 1969 - cogliendo occasione dall'assassinio del presidente Shermarke, il 15 ottobre - assunsero il potere, esercitato da un Consiglio Supremo Rivoluzionario (CSR), con a capo il gen. Siad Barre. Dalla "rivoluzione" la S. - denominatasi Repubblica democratica somala - ha preso la via di un asserito "socialismo scientifico", concretato, attraverso un'azione governativa energica e insieme pragmatica, in estese nazionalizzazioni (banche, servizi pubblici, trasporti, nel 1975 anche la terra) e in riforme volte soprattutto contro il tribalismo (dal 1971), principale capo d'accusa insieme con la corruzione (esponenti del precedente regime, arrestati e processati, hanno poi ottenuto clemenza fra il 1973 e il 1975). Oltre a innovazioni legislative (nuovo codice del lavoro, nuovo codice civile, norme nel 1975 per la parità giuridica delle donne), si sono avute notevoli realizzazioni in campo sociale, assistenziale, educativo e culturale (l'adozione dell'alfabeto latino, nel 1972, ha risolto il dibattuto problema della grafia della lingua somala). La grave siccità del 1975 è stata occasione di un vasto programma, attuato con efficienza, per il trasferimento di gran parte della popolazione nomade del Nord e la sua sedentarizzazione in centri agricoli o di pesca del Sud (nel 1974 è stata condotta una campagna di alfabetizzazione delle masse nomadi e rurali). Il CSR, ristrutturato nel 1974, detiene saldamente il potere, e cerca valide forme di collegamento diretto fra le autorità e la popolazione. Il 25 agosto 1979 è stata approvata mediante referendum la nuova Costituzione.
In politica estera la S. rivoluzionaria si è staccata dalla precedente linea filoccidentale (caratterizzata anzitutto da stretti rapporti di collaborazione economica e tecnica con l'Italia), aprendosi a intese con i paesi comunisti; a un periodo d'intesa con l'URSS (accordi del 1975) è seguita una netta rottura, mentre persistono i legami con la Cina (che ha realizzato nel paese importanti lavori pubblici). L'insuccesso nella ripresa delle ostilità con l'Etiopia (nei primi mesi del 1978) e il ritiro delle truppe somale dell'Ogaden hanno provocato un tentativo, fallito, di colpo di stato (9 aprile 1978). Sempre più stretti i rapporti con i paesi arabi (dal 1974 la S. è entrata nella Lega araba) e con la Cina, che Barre ha visitato nell'aprile 1978.
Bibl.: I. M. Lewis, A pastoral democracy, a study of pastoralism and politics among the Northern Somali of the Horn of Africa, Londra 1961; G. A. Costanzo, Problemi costituzionali della Somalia, Roma 1962; S. Touval, Somali nationalism, Oxford 1963; J. Drysdale, The Somali dispute, Londra 1964; I.M. Lewis, The modern history of Somaliland, from Nation to State, ivi 1965; M. Maji Noor, The development of the Constitution of the Somali Republic, Mogadiscio 1969; L. Pestalozza, Somalia, Milano 1973; D. Laitin, The political economy of military rule in Somalia, in The Journal of modern African studies, sett. 1976, pp. 449-68; P. Decraene, L'expérience socialiste somalienne, Parigi 1977.