SOMATOLOGIA (dal gr. σώμα "corpo" e λόγος "discorso")
Descrizione e misura dei caratteri corporei del vivente allo scopo di stabilire le variazioni individuali che determinano la morfologia di un dato gruppo umano: il termine, tuttavia, è da taluno adoperato in un senso più ristretto, cioè a significare soltanto lo studio delle dimensioni assolute e relative del corpo e dei suoi segmenti, esclusi cioè i caratteri dell'estremità cefalica.
I caratteri descrittivi e i caratteri metrici si possono rilevare sull'insieme somatico o in singole parti del corpo; così una descrizione può essere data dalla forma generale del corpo che si distingue in snella, tarchiata, robusta o gracile; dalla pelosità del tronco e degli arti (abbondante, rada o mancante). Sulla faccia si noterà l'assenza o la presenza di barba o baffi e se questi siano f0lti o radi; grande importanza ha la notazione della natura dei capelli (a glomeruli, lanosi, cresputi, ricciuti, ondulati, diritti), che in molti casi è carattere di primissimo ordine per la classificazione di un gruppo umano (capelli lanosi in Africa, capelli diritti in Asia e in gran parte dell'America). Meno notevoli sono le variazioni del colore dei capelli, trovandosi il capello nero diffuso quasi uniformemente nelle regioni extraeuropee; lo stesso si può dire per il colore degli occhi, poiché gli occhi chiari sono ugualmente rari fuori d'Europa: più importanti a osservarsi sono le variazioni del colore della pelle che costituirono nei tempi passati e nel linguaggio comune anche oggi costituiscono la base della classificazione dei gruppi umani. La notazione dei colori vien fatta mediante speciali scale cromatiche fisse per i capelli (Broca, Fischer), per gli occhi (Broca, Martin) e per la pelle (Broca, Luschan). Alcune particolarità nella forma dell'occhio meritano di essere segnalate, come l'occhio prominente al difuori della cavità orbitaria, proprio dei Negri Africani, e l'occhio mongolico, caratterizzato dalla concomitanza di tre elementi morfologici: obliquità dell'apertura palpebrale, plica che copre la caruncola e ripiegamento della palpebra sull'orlo ciliare; questa forma di occhio è propria delle genti mongoliche d'Asia e di una gran parte degl'Indiani d'America. Nel profilo nasale si può distinguere la forma della base (rilevata, orizzontale o abbassata), del dorso (concavo, rettilineo, convesso) o l'infossamento della radice (profondo, piccolo, assente), la concomitanza di talune forme costituendo tipi nasali caratteristici di alcune razze (naso negro a base rilevata, dorso concavo, infossamento della radice assente; naso caucasoide a base orizzontale, dorso rettilineo, infossamento della radice piccolo): a questi caratteri nasali si può aggiungere la forma delle ossa del naso (rilevate o schiacciate). Per la bocca, i caratteri descrittivi prendono in considerazione la morfologia delle labbra (sottili, medie, grosse, arrovesciate) e il grado del prognatismo (totale, sottonasale e dentale) in quanto che, com'è noto, certi caratteri delle labbra e certe forme di prognatismo sono peculiari di certi gruppi umani (labbra arrovesciate e prognatismo sottonasale per i Negri; labbra sottili e assenza di prognatismo per i Caucasoidi). Ugualmente, per la regione della fronte, si osserverà se esistono formazioni sopraorbitali e se esse sono forti o leggiere, se la fronte è diritta, prominente oppure poco o molto sfuggente. Per ciò che si riferisce ai caratteri descrittivi del tronco e degli arti è opportuno segnalare, nella donna, la forma delle mammelle (a coppa, emisferiche, coniche, e caprine) e la presenza o no dell'areola rilevata (mammelle coniche nei gruppi mongolo e amerindiano, areola rilevata nei Negri e Negroidi). Nell'addome si deve rilevare se si presenti o no prominente; l'insellatura lombosacrale può, a sua volta, essere forte, debole o quasi mancante. Le natiche possono presentarsi piatte o con notevoli cumuli adiposi e quando tali cumuli si presentino anche lungo la faccia esterna delle cosce è realizzata la presenza di steatopigia (Boscimano-Ottentotti). Si osserverà inoltre se il polpaccio sia o no sviluppato e se si presenti spostato in alto (Etiopici e Nilotico-Sudanesi). Il piede, infine, può presentarsi con notevole arcuamento del margine plantare interno o assolutamente piatto (piede negro) e con alluce fortemente divaricato.
A significare esattamente le variazioni individuali dei caratteri somatologici in modo da poterne sfruttare i dati con metodi statistici, è stato stabilito un sistema di misura (somatometria o antropometria) che tutte le scuole antropologiche hanno adottato. I caratteri antropometrici della testa servono, in primo luogo, a stabilire gl'indici cefalici del vivente in modo che possano essere paragonabili con quelli del cranio; così si misurano un diametro antero-posteriore massimo dalla glabella al punto più sporgente dell'occipite; un diametro trasverso massimo senza punti fissi di riferimento, da misurarsi nel punto di massima larghezza e un'altezza della testa dal vertice al margine superiore del foro auditivo. Si misura inoltre: la larghezza frontale minima cercando, senza punti fissi, la minor larghezza della fronte; i diametri massimi biamastoideo (sulla faccia esterna delle apofisi mastoidi al livello del foro auditivo), bizigomatico (sulla faccia esterna delle apofisi zigomatiche) e bigoniaco (sulla faccia esterna degli angoli del ramo ascendente col corpo della mandibola). L'altezza della faccia si distingue in altezza del viso (dalla radice dei capelli al margine inferiore della mandibola), altezza nasio-mentoniera (dall'inserzione delle ossa nasali col frontale, il nasion, al margine inferiore della mandibola), altezza nasio-alveolare (dal nasion al punto inferiore del margine alveolare tra i due incisivi mediani). Queste misure di altezza permettono di calcolare, facendo uguale a 100 il diametro massimo bizigomatico, i seguenti tre indici facciali: indice facciale fisionomico, indice facciale morfologico totale, indice facciale morfologico superiore; i quali permettono di distinguere per la morfologia facciale tipi raziali a faccia bassa e larga, cameprosopi (Australiani, Fuegini) e a faccia alta e stretta, leptoprosopi (Caucasoidi, Eschimesi). Per la morfologia nasale si adottano tre misure: altezza nasale (dal nasion alla riunione del setto nasale con il labbro superiore), larghezza nasale (larghezza massima sulla faccia esterna delle pinne) e sporgenza della base (dal punto più sporgente del lobulo nasale fino al punto del setto che raggiunge il punto più lontano delle pieghe naso-labiali); con le due prime misure, facendo l'altezza nasale uguale a 100, si calcola l'indice nasale, in base al quale si distinguono gruppi umani a naso alto e stretto, leptorini (Caucasoidi, Amerindiani del Nord) e gruppi umani a naso basso e largo (Negri Africani, Australiani). Nella regione orbito-oculare si misurano: una larghezza bipalpebrale esterna, tra gli angoli interni di ciascun occhio, esclusa la caruncola. Quanto a identificare la forma della bocca, e specialmente delle labbra valgono due misure e cioè la larghezza della bocca (tra le due commessure delle labbra, sul punto in cui la mucosa si continua con la pelle) e l'altezza bilabiale (fra le sommità delle curve degli archi labiali superiore e inferiore); facendo uguale a 100 l'altezza bilabiale, si ha con la larghezza della bocca l'indice labiale che ben esprime lo sviluppo delle labbra. Per l'orecchio si misura la lunghezza massima (tra il punto più alto del margine dell'elice e l'estremità inferiore del lobulo), la lunghezza dell'orecchio cartilagineo (tra il punto più alto del margine dell'elice e il margine inferiore della conca cartilaginea) e la larghezza (tangenzialmente ai margini anteriore e posteriore dell'elice).
Per l'antropometria del corpo e degli arti sono proposte, complessivamente, 49 misure, delle quali le più importanti sono le seguenti: statura, misurata in piedi, nella posizione di attenti con lo sguardo orizzontale, dal suolo fino al vertice della testa, statura seduta, misurando l'altezza al vertice della testa dal piano sul quale l'individuo è seduto; altezza del gran trocantere e della spina iliaca dal suolo (per il gran trocantere al margine superiore, per la spina iliaca alla sommità della spina iliaca anteriore superiore); grande apertura delle braccia (distanza fra le estremità delle dita medie della mano, tenendo il soggetto con le braccia distese orizzontalmente e le mani aperte con le palme in avanti); diametro biacroimale, fra i due acromion; diametro bicrestale, fra i margini esterni delle creste iliache; diametro bispinale, fra le due spine iliache anteriori superiori; diametro bitrocanterico, fra le facce esterne dei trocanteri; diametri trasversali del torace all'altezza della base dell'apofisi xifoide e al margine superiore della quarta articolazione condrosternale; diametri antero-posteriori del torace alle stesse altezze; lunghezza dell'arto superiore, dalla testa dell'omero all'estremità del dito medio, tenendo il soggetto in posizione di attenti; circonferenza toracica, in un piano orizzontale all'altezza della base dell'apofisi xifoide; circonferenza massima del braccio al disotto del deltoide; circonferenza massima dalla coscia alla piega glutea; circonferenza massima del polpaccio. Contorno della mano destra. Contorno del piede destro; altezza della vòlta del piede (dal margine superiore dello scafoide, al suolo).
Fra tutti questi caratteri metrici del tronco e degli arti ha grande importanza la statura, la quale varia notevolmente nei gruppi etnici, da stature altissime (Scozzesi, Nilotico-Sudanesi, Araucani) fino a stature nanoidi (Negrilli e Negriti). Le proporzioni di sviluppo degli arti si sogliono specialmente studiare in rapporto alla statura fatta uguale a 100; per l'arto superiore si ha così un indice della grande apertura e un indice di lunghezza dell'arto superiore (braccia lunghe specialmente nei Negri d'Africa, braccia corte nei gruppi centro e nord-asiatici); per l'arto inferiore gl'indici iliaco e trocanterico, in base all'altezza della spina iliaca e del trocantere, ma più importante è l'indice schelico nel quale la statura in piedi fatta uguale a 100 è paragonata con la statura seduta; questo indice ha variazioni molto importanti, da una notevole macroschelia (Nilotico-Sudanesi, Etiopici, Australiani) fino a una forte brachischelia (Samoiedi, Boliviani, Ainu). Le proporzioni trasverse del tronco sono studiate in rapporto alla statura (statura = 100) con gl'indici acromiale, iliaco e toracico (larghezza biacromiale, biliaca e circonferenza toracica) e sono importanti specialmente le correlazioni con l'indice schelico (macroschelia a torace stretto: Nilotico-Sudanesi ed Etiopici; brachischelia a torace largo: Bantu meridionali e occidentali). Negli arti si può conoscere lo sviluppo del sistema muscolare paragonando alla statura (= 100) la circonferenza massima del braccio e del polpaccio; l'indice intermembrale dà il rapporto della lunghezza totale dell'arto superiore con la lunghezza totale dell'arto inferiore fatta uguale a 100. Le proporzioni trasverse del tronco si calcolano attraverso il rapporto della larghezza biacromiale con la larghezza biliaca fatta uguale a 100; il minore sviluppo del bacino si osserva fra i gruppi Negroidi e negli Australiani.
V. anche antropometria; cefalici, indici; naso; occhio; tegumentario, sistema.
Bibl.: A. Quételet, Anthropométrie, Bruxelles 1870; P. Broca, Instructions générales pour les recherches anthropométriques sur le vivant, Parigi 1879; P. Topinard, Éléments d'anthropologie générale, Parigi 1885; G. Papillault, Entente internationale pour l'unification des mesures craniométriques, in C.-R. XIII sess. (Monaco 1906) du Congrès Intern. d 'Anthrop. et d'Archéol. Préhist., Monaco 1908, II, p. 377; A. A. Ivanovskij, Naselenie zemnogo šara, Mosca 1911; R. Biasutti, Studi sulla distribuzione dei caratteri e dei tipi antropologici, in Memorie geografiche, XVIII, Firenze 1912; V. Giuffrida Ruggeri, Proposta di classificazione dell'indice schelico, in Atti Soc. Italiana Progr. Scien., Genova 1912; F. Frassetto, Lezioni di antropologia, Roma 1909-13, voll. 2; Entente internationale pour l'unification des mesures anthropologiques sur le vivant, in C.-R. XIV sess. (Ginevra 1912) du Congrès Intern. d'Anthropol. et d'Archéol. Préhist., Ginevra 1914, II, p. 484; V. Giuffrida Ruggeri, Documenti sull'indice schelico, in Riv. di Antrop., XX, Roma 1916; L'indice schelico nei due sessi, ibid., XXI (1916-17); Nuovo contributo allo studio delle proporzioni somatiche dei gruppi etnici. L'indice trocanterico e l'indice pubico, ibid., XXIII (1917-18); R. Martin, Lehrbuch der Anthropologie, 2ª ed., Jena 1928, voll. 3.