sommergibili
Mezzi per navigare in fondo al mare
I sommergibili sono imbarcazioni molto particolari: oltre a navigare in superficie sono in grado di immergersi e muoversi a grandi profondità. I primi sommergibili moderni iniziarono a solcare i mari all’inizio del 20° secolo, ma l’idea di base risale addirittura al 16° secolo. Oggi i sommergibili, in particolare quelli nucleari in grado di navigare senza sosta, svolgono un ruolo fondamentale negli arsenali delle grandi potenze
Esplorare le profondità dei mari è da sempre un sogno dell’uomo, ma per riuscirci è stato necessario superare notevoli sfide tecnologiche. Infatti la pressione esistente sott’acqua può mettere a dura prova le pareti di un’imbarcazione.
Queste devono essere a tenuta stagna e molto resistenti, altrimenti finirebbero per sfondarsi lasciando entrare l’acqua. Inoltre, un mezzo sommergibile deve essere dotato di un sistema per immergersi e riemergere a comando.
Il primo che provò a immaginare come una macchina del genere potesse funzionare fu l’inglese William Bourne, un inventore dilettante, che verso la fine del 16° secolo in un suo scritto fece riferimento alla possibilità di costruire una nave in legno rivestita da un involucro di cuoio a tenuta stagna. Mediante meccanismi a vite regolati dall’interno, si sarebbe potuto ridurre il volume dell’imbarcazione aumentando così il suo peso specifico e facendola affondare.
Un secolo dopo l’italiano Giovanni Borelli progettò, sempre solo sulla carta, un’imbarcazione dotata di sacche di pelle che potevano essere riempite d’acqua, per appesantire la nave e farla scendere sul fondo, e che venivano ‘strizzate’ per riemergere. L’idea non avrebbe mai potuto funzionare, ma il principio era quello giusto.
I sommergibili moderni hanno infatti vasche a tenuta stagna in cui viene lasciata entrare l’acqua del mare al momento dell’immersione, e da cui viene pompata fuori usando aria compressa per la riemersione, variando quindi il rapporto tra volume e peso dell’imbarcazione.
I primi battelli sottomarini risalgono al 18° secolo e furono costruiti negli Stati Uniti. Si trattava di piccole imbarcazioni che si immergevano aprendo una valvola per fare entrare acqua e procedevano poi grazie a un’elica mossa a pedali o a braccia dal pilota. Tra la fine del 19° secolo e l’inizio del 20° l’interesse per la costruzione di mezzi sommergibili crebbe rapidamente, anche nel campo letterario: basti ricordare il celebre sommergibile Nautilus, protagonista di Ventimila leghe sotto i mari (1870) di Jules Verne. Il problema principale restava quello di trovare un buon sistema di propulsione per la fase di immersione, non essendo praticamente possibile usare né i motori a vapore né quelli a scoppio. La soluzione venne, nei primi del Novecento, dall’uso di motori elettrici dotati di batterie, assieme a motori a gasolio per la navigazione in superficie e per la ricarica delle batterie grazie al collegamento con un generatore. Questo sistema di propulsione rimase lo standard per i sommergibili, ed è tuttora usato. Nel 1900, la Marina militare degli Stati Uniti acquistò il suo primo sommergibile, lo USS Holland progettato da John Holland. I sommergibili furono impiegati già nella Prima guerra mondiale, ma si rivelarono fondamentali nella Seconda, durante la quale, solo per fare un esempio, con poche decine di sommergibili gli Statunitensi affondarono oltre 1.300 navi giapponesi.
L’ultima rivoluzione tecnologica dei sommergibili si ebbe negli anni Cinquanta, quando furono introdotte le prime unità a propulsione nucleare. Qui un reattore a fissione nucleare, come quello delle centrali per la produzione di energia elettrica, fa girare una turbina a vapore, che a sua volta aziona un generatore di energia elettrica. Il primo mezzo statunitense di questo tipo risale al 1954, e il primo sovietico al 1958.
I sommergibili nucleari, oltre a essere più veloci dei loro predecessori, hanno l’enorme vantaggio di poter navigare per un tempo indefinito (montano anche sistemi di desalinizzazione dell’acqua di mare per rinnovare le scorte idriche a bordo): l’unico limite è dato dalla resistenza dell’equipaggio! Mezzi di questo tipo, equipaggiati di missili balistici, spesso a testata nucleare, sono oggi presenti nelle flotte militari delle grandi superpotenze. Queste tuttavia comprendono anche sommergibili tradizionali a propulsione diesel-elettrica, che oltre a essere più economici sono più agili e più silenziosi, quindi più difficili da individuare per mezzo di radar o sonar.