Sondaggio
Il crescente ruolo dei sondaggi nella politica italiana
I s. e, in generale, le ricerche sulle opinioni e sui comportamenti dei cittadini hanno da sempre ricoperto un ruolo importante nel nostro Paese, concentrato però per molto tempo nell'ambito dell'economia e, in particolare, del marketing. Infatti, come accade in tutte (o quasi) le nazioni ove vige un'economia di mercato, anche in Italia gran parte delle scelte e delle decisioni relative ai consumi vengono supportate da analisi, più o meno sofisticate, sugli orientamenti dei diversi strati della popolazione. Le ricerche sociali, quindi, erano utilizzate in Italia quasi esclusivamente per le questioni connesse al mondo della produzione, del commercio e dei servizi.
La sfera politica ha, viceversa, rappresentato per un lungo periodo un settore marginale, che contribuiva in misura pressoché irrilevante (3-4%) al fatturato degli istituti di ricerca. In seguito, invece, i s. hanno assunto, al pari di quanto è accaduto in molti altri Paesi, un'importanza sempre maggiore anche nel settore pubblico e, specialmente, nel mondo della politica. Non vi sono oggi elezioni che non vengano precedute da un numero elevato di inchieste di opinione. Ma, anche tra una consultazione e l'altra, le ricerche si susseguono frequentemente, per misurare lo stato e la distribuzione delle opinioni e per progettare di conseguenza la successiva campagna elettorale. Nonché per verificarne gli effetti e, in certi casi, correggerne le componenti meno efficaci. Anche i media commissionano in misura crescente ricerche sulle opinioni o sugli atteggiamenti del pubblico e fanno spesso riferimento agli esiti di queste ultime. Insomma, dei s. si parla spesso, sia nell'ambito delle analisi scientifiche, sia sui mezzi di comunicazione di massa, sia nelle discussioni private, tra familiari, amici o colleghi. Le ricerche sono entrate a far parte della lotta politica stessa, determinando alleanze, decisioni, strategie.
Questa crescente fortuna dei s. nel campo politico è dipesa in larga misura da un rilevante processo di mutazione nella cultura politica degli italiani. Come è noto, il nostro mercato elettorale è stato per molto tempo connotato da una notevole rigidità, espressa da pochi e limitati mutamenti da una consultazione all'altra nel seguito delle principali forze politiche. A partire circa dalla metà degli anni Settanta del 20° sec., esso si è viceversa caratterizzato per una maggiore fluidità - effettiva e, specialmente, potenziale - delle scelte elettorali e delle preferenze di partito. Il motivo - accuratamente mostrato nei numerosi saggi sul comportamento elettorale pubblicati negli ultimi decenni - sta nella progressiva erosione del sentimento di 'appartenenza' subculturale o ideologica. E nella conseguente formazione e crescita di un segmento di cittadini svincolato dai legami politici tradizionali. Secondo molti studiosi, per es., il successo elettorale di S. Berlusconi, già nel 1994, dipese in buona misura proprio dalla 'scoperta' di quello che lui stesso definì un "nuovo mercato elettorale" e dall'individuazione, attraverso le ricerche sociali e di opinione, delle sue caratteristiche, nonché dei temi e dei contenuti in grado di mobilitarlo.
Esistono numerosi manuali volti a illustrare i presupposti metodologici che conferiscono dignità scientifica a una ricerca di opinione. Si può sinteticamente dire che la 'qualità scientifica' di un s. dipende in larga misura da quattro elementi: la costruzione del campione e, quindi, il livello di generalizzabilità dei dati; la formulazione del questionario; la realizzazione delle interviste; le tecniche di analisi.
Il campionamento
Il s. viene effettuato raccogliendo delle informazioni attraverso una serie di domande (questionario) poste direttamente a un gruppo di persone (campione) scelte in rappresentanza di una certa popolazione (universo). Se il campione è estratto correttamente, le sue risposte equivalgono (con un margine di errore dipendente in parte dalla sua ampiezza) a quelle che avrebbe fornito un'indagine estesa a tutto l'universo. È dunque cruciale che il campione sia selezionato in modo da essere veramente 'rappresentativo'. L'importanza di un campionamento corretto viene spesso messa in luce ricordando il famoso episodio che, nel 1936, 'lanciò' G. Gallup. In vista delle elezioni presidenziali statunitensi, la rivista Literary digest effettuò un s., invitando i suoi lettori a indicare la propria preferenza elettorale, come aveva fatto precedentemente in altre occasioni. Sulla base di quasi due milioni e mezzo di risposte ricevute, essa annunciò che F.D. Roosevelt avrebbe perso la contesa. Nello stesso periodo, attraverso un s. su di un campione assai più limitato numericamente ('solo' 50.000 individui), ma definito ed estratto con criteri scientifici, tali da potergli attribuire, almeno in una certa misura, la rappresentatività dell'intero elettorato, Gallup pronosticò il contrario, prevedendo correttamente la rielezione di Roosevelt.
Da quel momento, crebbe progressivamente la fortuna dei s., la cui accuratezza, dunque, non è garantita tanto dall'ampiezza del campione in sé, quanto dalla modalità con cui esso viene formato. La statistica ha messo a punto tecniche assai efficaci per l'individuazione di campioni sufficientemente rappresentativi dell'universo dal quale vengono estratti. Il criterio prevalente che guida l'estrazione di un campione statisticamente rappresentativo è quello della casualità, che si raggiunge quando ciascun membro della popolazione ha le stesse probabilità di tutti gli altri di essere selezionato e incluso nel gruppo da intervistare. È evidente dunque l'inadeguatezza dei metodi basati sull''autoselezione' degli intervistati, per es., nei casi in cui un giornale, una rete televisiva o un sito invitano la parte più volenterosa del proprio pubblico a rispondere a delle domande.
Per costruire un campione casuale, si possono adottate diverse metodologie. Per es., l'estrazione a sorte dalla lista dei nominativi degli appartenenti all'universo, quando questa è disponibile; oppure, la creazione, sempre casuale, di tanti campioni quante sono le sottocategorie di cittadini per certe caratteristiche: dal luogo (o dall'ampiezza) di residenza, alla professione, all'età, e così via. In molti s., specie telefonici, viene utilizzata una particolare tecnica di campionamento, denominata per quota, che, pur non rispondendo ai requisiti della casualità (si tratta, in questo caso, di un campione 'non probabilistico'), risponde di fatto, nella maggior parte dei casi, adeguatamente alle necessità del ricercatore.
Ma, se è vero che la bontà del s. dipende dal modo con cui vengono selezionate le persone da intervistare e non dal numero di queste ultime, è vero anche che, quanto più grande è il campione, tanto più i risultati tendono a essere precisi. Infatti, al crescere della numerosità del campione, diminuisce il margine di errore, ossia la differenza possibile tra il risultato emerso dal s. e il valore realmente esistente nella popolazione (ma occorre sottolineare che ciò non si verifica in misura direttamente proporzionale). L'ampiezza di un campione viene anche stabilita in relazione alla necessità o meno di analizzare i risultati separatamente per i singoli sottogruppi (regionali, demografici ecc.) che lo compongono: risulta necessario infatti che ciascuno di essi abbia una numerosità sufficiente.
Il questionario
La formulazione dei quesiti da somministrare agli intervistati costituisce un altro elemento decisivo per realizzare una 'buona' ricerca. Le domande debbono essere il più possibile equilibrate, senza indurre, più o meno esplicitamente, a optare per l'una o l'altra delle risposte proposte all'intervistato. Il linguaggio non deve essere troppo 'tecnico': occorre tenere conto del fatto che gran parte della popolazione non utilizza la terminologia, talvolta complessa, impiegata da chi è adeguatamente informato su di uno specifico tema. Ancora, è necessario prestare attenzione all'ordine con cui le domande vengono poste e/o alla successione degli argomenti presenti nel questionario: anche questi fattori possono infatti influenzare le risposte dell'intervistato.
All'interno del questionario, possono trovare spazio diversi tipi di domande. Una ripartizione classica è quella tra quesiti 'chiusi' e 'aperti'. I primi prevedono delle opzioni predeterminate, tra cui l'intervistato deve scegliere quella a cui si sente più vicino. Le domande aperte lasciano invece la possibilità di rispondere liberamente, utilizzando i termini o argomenti che più gli aggradano. Attraverso queste ultime, si riesce spesso a cogliere meglio la reale natura delle opinioni di ciascuno. Ma, al tempo stesso, le domande aperte hanno lo svantaggio di presentare molti problemi (e richiedere molte risorse) nella successiva fase di codifica e di elaborazione. Per questo, nella gran parte dei s., si opta per utilizzare prevalentemente domande 'chiuse'.
Le interviste
La fase di intervista è forse quella più delicata nell'intero processo di realizzazione di una ricerca. L'atteggiamento dell'intervistatore, persino il suo tono di voce o, nel caso di interviste personali, il modo in cui è vestito, possono in qualche misura indurre a esprimere un'opinione influenzata dal desiderio di 'fare bella figura' davanti all'intervistatore, un atteggiamento comprensibilmente molto diffuso tra chi viene interpellato in un sondaggio. Anche per questo, gli intervistatori non possono 'spiegare' il contenuto delle domande agli intervistati, né 'aiutarli' in alcun modo e tendono, in generale, a mantenere un atteggiamento e un comportamento neutro.
Un questionario può essere somministrato attraverso diverse modalità: la metodologia più utilizzata inizialmente era quella cosiddetta faccia a faccia, che prevedeva la presenza personale dell'intervistatore. Da quando però il telefono ha raggiunto una diffusione tale da consentire l'estrazione tra i suoi abbonati di campioni rappresentativi dell'intera popolazione, vengono utilizzate in misura sempre maggiore le interviste telefoniche. Queste ultime presentano infatti il vantaggio del minor costo (dato che l'intervistatore non deve recarsi presso l'intervistato), della maggior rapidità e, spesso, di una maggiore affidabilità: molti studi hanno indicato che l'intervistato tende a essere più 'sincero' in assenza di un confronto personale con l'intervistatore. Si sono diffuse anche le interviste telematiche, che utilizzano il computer per la somministrazione dei quesiti.
L'analisi dei risultati
La prima fase dell'analisi consiste nella 'pulizia' dei dati raccolti, vale a dire la verifica di eventuali incongruenze o errori nelle procedure di raccolta e di elaborazione. Successivamente, nella gran parte dei casi, viene realizzata una tabella che riporta le 'distribuzioni di frequenza' delle diverse modalità di risposta sottoposte al vaglio degli intervistati. Si tratta, in altre parole, delle percentuali di rispondenti che hanno scelto ciascuna opzione. In questo modo, si può, per es., sapere quanti italiani apprezzano 'molto' o 'poco' l'operato di questo o quel leader politico, oppure giudicano positivamente (o negativamente) un'azione di governo o dichiarano di ricordarsi o meno di una campagna di comunicazione. Malgrado il suo interesse immediato, però, l'esame di una sola domanda per volta (analisi monovariata) è insufficiente, sia perché il modo stesso di formulare la domanda può, anche involontariamente, influenzare le risposte del campione, sia perché, in generale, attraverso un solo quesito è arduo descrivere e 'misurare' un fenomeno sociale. Per questo motivo, si ricorre sovente alla costruzione di indicatori sintetici, basati su più domande. E, specialmente, al confronto delle risposte date a uno stesso quesito da diverse sottocategorie di intervistati, per es., maschi e femmine, giovani e anziani, e così via. Si tratta della cosiddetta analisi multivariata, attraverso la quale vengono prese in considerazione le diverse reazioni da parte dei vari strati sociodemografici di fronte a un unico stimolo, costituito dalla medesima domanda.
Una volta terminata la fase descrittiva degli atteggiamenti e dei comportamenti rilevati, si passa all'analisi causale vera e propria, volta a individuare il perché dei fenomeni studiati. Si cerca così, per es., di comprendere le motivazioni del successo (o dell'insuccesso) di quel leader, di quella iniziativa di governo, di quella campagna di comunicazione. A questo fine, vengono impiegati strumenti di analisi statistica relativamente più sofisticati, dalle tavole di contingenza a più variabili, alla regressione multipla, alla cluster analysis e ad altre ancora. Viene spesso adottata anche la tecnica del confronto temporale, attraverso la comparazione delle risposte di un campione analogo (o, nel caso delle ricerche su panel, delle stesse persone) a un medesimo quesito (o set di quesiti) sottoposto in due diversi momenti.
A che cosa servono i sondaggi?
Lo scopo principale delle ricerche di opinione è quello di conoscere la realtà circostante e, se è possibile, di spiegare le cause e la dinamica di questo o quel fenomeno, di questa o quella scelta. Avvalendosi di queste analisi (o modelli interpretativi), è anche possibile, in certi casi, stimare gli atteggiamenti e, talvolta, i comportamenti futuri degli individui. Per es., le loro tendenze di consumo o le loro preferenze politiche ed elettorali. Ma si tratta, inevitabilmente, di stime soggette a distorsioni anche rilevanti. Per almeno due motivi: a) i risultati di un s. ci offrono una fotografia 'scattata' in un determinato momento. Difficilmente possono prevedere mutamenti futuri di atteggiamento o di opinione, spesso sconosciuti anche agli stessi intervistati; b) i modelli esplicativi costruiti sulla base degli esiti delle ricerche di opinione tengono inevitabilmente conto solo di alcuni fattori e possono trascurarne altri che, in un momento successivo, si rivelano importanti (per es., nel caso della politica, una presa di posizione o una promessa in campagna elettorale).
Per questo, è opportuno sottolineare come la funzione previsiva può essere svolta dai s. solo in certe condizioni e con significative possibilità di errore, specie nel caso di stime puntuali, come quelle relative all'esito elettorale di un partito o un candidato. Più che a prevedere il risultato di una consultazione, i s. servono dunque a focalizzare e precisare meglio le strategie della campagna elettorale.
Gli effetti dei sondaggi sugli elettori
La pubblicazione di un s. preelettorale influenza le scelte di chi si recherà a votare? L'opinione al riguardo di studiosi e osservatori non è unanime. Secondo alcuni, gli elettori, specie quelli indecisi, tendono a privilegiare la forza politica considerata vincitrice o i cui consensi vengono comunque percepiti in ascesa. Si tratta del cosiddetto effetto bandwagon ("salire sul carro del vincitore"): ne è stato protagonista, per es., Berlusconi, in occasione della sua 'discesa in campo' nel 1994. In altri casi, si realizzerebbe invece il fenomeno opposto. Con l'effetto underdog, che comporta la solidarietà degli elettori indecisi verso il partito sfavorito: ne fu protagonista, per es., L. Jospin nelle elezioni francesi del 1995.
Ma l'ipotesi più diffusa e accreditata è che i s. abbiano in realtà un effetto molto limitato sulla formazione delle scelte elettorali, minore di quello esercitato, per es., da un editoriale su un quotidiano o da un servizio televisivo. E ciò sia perché, in realtà, gli elettori che si interessano dei risultati di un s. sono numericamente assai pochi, e spesso già orientati politicamente, sia perché molti elementi suggeriscono che il mutamento (eventuale) di opinione nel corso della campagna elettorale (un fenomeno che coinvolge in Italia un numero molto esiguo - anche se decisivo per i risultati - di persone) è poco influenzato dalla conoscenza degli esiti di una ricerca.
Viceversa, i risultati dei s. preelettorali hanno grande influenza nel ristretto pubblico degli opinion leaders e dei 'decisori', che tengono conto delle ricerche di opinione, pubblicate o non, per formulare le tattiche e le strategie della campagna elettorale.
La regolamentazione dei sondaggi
Con il crescere dell'importanza sociale dei s. di opinione, si è progressivamente diffusa l'idea che essi dovessero essere sottoposti a una qualche forma di controllo e di regolamentazione, sia riguardo alla loro realizzazione, sia alla pubblicazione degli stessi, specie nei periodi prossimi alle elezioni.
La disciplina è significativamente differente nei diversi Paesi. In alcuni non vi è alcun genere di controllo esterno sulla veridicità dei dati pubblicati, né divieto di diffusione degli stessi durante la campagna elettorale. In altri, viceversa, si trovano norme e limitazioni molto rigide. L'Italia si colloca a un livello intermedio. Nel nostro Paese, la legge prescrive che l'istituto che realizza e/o l'organo (giornale, sito ecc.) che diffonde i risultati di un s., di carattere politico o non, debbano inviare, contestualmente alla pubblicazione, una serie di dati concernenti le modalità di realizzazione della ricerca (testo delle domande, universo di riferimento, ampiezza del campione, modalità di campionamento, di intervista e di elaborazione dei dati, data di realizzazione, committente ecc.) a un apposito sito Internet predisposto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel caso di ricerche su tematiche politiche ed elettorali, è inoltre richiesto l'invio dei risultati integrali dell'indagine. Infine, nei quindici giorni precedenti il momento del voto, è vietato pubblicare risultati di s. su temi politici ed elettorali, anche se questi sono stati realizzati in periodi precedenti. Si tratta, tuttavia, di norme di carattere più formale che sostanziale, per di più sprovviste di un'adeguata sanzione in caso di inosservanza. Per questo, la correttezza nella realizzazione dei s. nel nostro Paese appare maggiormente garantita dall'adesione al Codice di autoregolamentazione, cui si sottopongono volontariamente tutti gli istituti aderenti alle associazioni nazionali (ASSIRM, Associazione tra Istituti di Ricerche di Mercato Sondaggi di Opinione Ricerca Sociale), o internazionali (ESOMAR, The World Association of Research Professionals, WAPOR, World Association for Public Opinion Research) di settore.
Il futuro dei sondaggi
L'evoluzione delle nuove tecnologie, che ci ha permesso di accedere a consumi, servizi, conoscenze, inimmaginabili in passato, ha rivoluzionato anche l'ambito specifico dei s. di opinione. Sia sul piano della costruzione degli indicatori, sia su quello delle tecniche di rilevazione, sia, infine, su quello del trattamento dei dati.
Attraverso questi progressi, si è giunti a realizzare 'profilazioni' sempre più accurate dei cittadini (e/o dei consumatori o degli elettori), che comportano la conoscenza sistematica e approfondita dei loro atteggiamenti e dei loro comportamenti, nonché dei processi e dei meccanismi che li determinano.
È ragionevole immaginare che i prossimi anni porteranno a ulteriori raffinamenti delle conoscenze sui singoli individui. Con almeno due difficoltà. In primo luogo la crescita del numero delle non risposte. Con il diffondersi dei s., si è progressivamente ampliata la quota di persone che rifiutano di sottoporsi ai quesiti loro posti. Si stima che circa metà dei tentativi di intervista non vada a buon fine per questo motivo. Con evidenti possibili conseguenze sulla reale rappresentatività dei campioni effettivamente interpellati. In secondo luogo la questione della privacy. In un numero crescente di nazioni, la legge limita considerevolmente la diffusione e/o la consultazione delle liste di nominativi (compresi gli stessi elenchi telefonici) dalle quali sono normalmente estratti i campioni. Ciò può comportare difficoltà per gli istituti di ricerca, malgrado questi ultimi effettuino sempre analisi sui dati aggregati e quasi mai sui singoli individui. Nonostante questi problemi, è ragionevole prevedere che lo strumento del s. di opinione acquisterà in futuro ancora più importanza nella sfera economica, in quella politica e, in generale, in tutta la società.
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