Sonnambulismo
Il sonnambulismo (dal francese somnambulisme, derivato di somnambule, composto del latino somnus, "sonno", e ambulare, "camminare", sul modello di funambulus) è un'attività automatica motoria che si svolge, di regola, nella prima parte della notte, durante il sonno NREM, al di fuori di un efficace controllo sia della coscienza sia della memoria, e secondo schemi abbastanza complessi e coordinati (per es., camminare, salire o scendere una scala, lavarsi, rimuovere ostacoli lungo il percorso ecc.).
Il sonnambulismo è in genere considerato, insieme al pavor nocturnus, alle crisi epilettiche morfeiche, all'enuresi notturna ecc., un disturbo del sonno appartenente alla categoria delle parasonnie. Alcuni autori, tuttavia, lo ritengono un disturbo del risveglio (Broughton 1968). Esso compare generalmente nell'infanzia (tra i 6 e i 12 anni), con maggiore frequenza nei maschi, e perlopiù scompare prima della maturità; si considera che almeno il 15% dei bambini 'normali' può avere avuto un episodio di questo tipo, mentre solo l'1% ne presenta di frequenti. È raro nell'adulto e a volte è di origine familiare. Si esplica generalmente nella prima parte della notte, durante lo stadio di sonno lento profondo (fasi III-IV del sonno sincrono NREM, Non rapid eye movement; v. sonno). Il soggetto inizia un comportamento complesso: si mette seduto sul letto, esegue movimenti automatici ripetitivi, quindi si alza e comincia a camminare aprendo porte, vestendosi, mangiando o compiendo anche altre attività fisiologiche, mentre è in preda a sintomi vegetativi come tachipnee e tachicardia. Se si cerca di fermarlo, egli si oppone violentemente a ogni tentativo di arrestare il suo cammino, esponendosi a vari pericoli, come una caduta dalle scale, una rottura di finestra, una caduta nel vuoto (Guilleminault 1994), arrivando persino a un atto omicida (Broughton et al. 1994). Un episodio di sonnambulismo può durare da pochi ad alcune decine di minuti, durante i quali è molto difficile svegliare il soggetto: questi però può svegliarsi spontaneamente ed entrare in una condizione confusionale. In seguito, quando lo stato sonnambulico è terminato, il paziente riprende a dormire nel proprio letto riportando, generalmente, una totale amnesia dell'accaduto; alcuni sonnambuli, tuttavia, ne conservano una vaga memoria che riferiscono alla paura di essere bruciati, di essere perseguitati, o comunque di dover sfuggire a situazioni pericolose. Il contenuto di tipo onirico dell'episodio sonnambulico non è necessariamente terrificante, ma è comunque sempre associato a un desiderio di muoversi e di evadere dal posto in cui si è; il grado di amnesia retrograda è in rapporto all'età del soggetto, alla gravità della sua confusione, alla violenza dell'attività fisica che egli esercita e al grado di paura oppure di ansietà che accompagna l'evento motorio. Le immagini terrificanti e aggressive abbinate alla crisi di sonnambulismo che avviene durante le fasi NREM del sonno mostrano molte analogie con i sogni che si effettuano in sonno REM (Rapid eye movement). Tali analogie sembrano confermare l'ipotesi di psicologi sperimentali (Sogni. Figli d'un cervello ozioso 1991), secondo i quali nel soggetto normale l'attività onirica delle fasi REM e di quelle NREM è simile e deporrebbe per un unico generatore di attività mentale nel sonno (v. sogno).
C. Fisher et al. (1970) e A. Kales et al. (1980) hanno rilevato la frequenza di disturbi emozionali in soggetti affetti da sonnambulismo. Per Fisher, tra i sonnambuli ci sono molti borderline o psicotici che hanno riportato gravi traumi (per es., persecuzioni razziali e detenzione in campi di concentramento durante la guerra) o soggetti che hanno subito eventi traumatici e abusi sessuali nell'infanzia. Il sonnambulismo, come forma di parasonnia, può presentare delle analogie ed essere causalmente collegato a episodi di pavor nocturnus, anch'esso presente durante il sonno profondo di tipo δ (fasi III-IV del sonno NREM). Pure nel pavor nocturnus il soggetto si sveglia improvvisamente, si siede sul letto, è agitato, confuso, impaurito, sembra inconsolabile e presenta reazioni neurovegetative (midriasi, sudorazione profusa, piloerezione, tachipnea, tachicarchia; Mancia-Smirne 1985). L'episodio si risolve generalmente in 5-10 min; al termine il paziente si risveglia in maniera completa e può ridimensionare il suo terrore. In seguito può riaddormentarsi e avere una completa o parziale amnesia retrograda di quanto è successo nel corso della notte. L'analogia tra pavor nocturnus e sonnambulismo è documentata dal fatto che un episodio del primo può evolvere in un episodio di sonnambulismo e spesso i due disturbi compaiono nello stesso individuo. Anche il pavor nocturnus si manifesta in prevalenza dai 4 ai 12 anni per scomparire nell'adolescenza e nell'età adulta. Soggetti con questi tipi di episodi possono presentare disturbi psichici e il più delle volte problemi di natura emozionale. Esiste un rapporto anche tra sonnambulismo ed epilessia morfeica. Alcuni autori (Soldatos et al. 1980; Guilleminault-Silvestri 1982), infatti, hanno osservato casi di sonnambulismo associato a episodi epilettici nel sonno. Tuttavia, queste forme di parasonnie vanno considerate al limite di disordini epilettici e comunque è spesso difficile definire la loro natura ed eventualmente correlarla con l'epilessia vera e propria. Il trattamento del sonnambulismo prevede innanzitutto misure precauzionali che riducano il pericolo collegato alla crisi. Preliminarmente è prudente allontanare dalla stanza oggetti che possano essere pericolosi per il soggetto in stato confusionale; è preferibile tenere il letto in un ambiente al piano terreno, onde evitare possibili cadute nel vuoto; chiudere le finestre e prevenire eventuali rotture dei vetri, chiudere a chiave le porte e comunque mettere un sistema di allarme che possa informare sull'inizio della crisi. Dal punto di vista farmacologico, le benzodiazepine (in particolare il diazepam e l'alprazolam) si sono dimostrate le sostanze più efficaci nel ridurre le crisi. In casi di pazienti adulti con crisi associate di pavor nocturnus si sono dimostrati utili farmaci triciclici antidepressivi. La psicoterapia, unita a farmacoterapia, è stata suggerita con successo da vari autori (Fisher et al. 1970).
bibliografia
r. broughton, Sleep disorders: disorders of arousal?, "Science", 1968, 159, pp. 1070-78.
r. broughton et al., Homicidal somnambulism: a case report, "Sleep", 1994, 17, 3, pp. 253-64.
c. fisher et al., A psychophysiological study of nightmares, "Journal of American Psychoanalitical Association", 1970, 18, pp. 747-82.
id., A psychophysiological study of nightmares and night terrors, "Psychoanalysis and Contemporary Science", 1974, 3, pp. 317-98.
c. guilleminault, Parasomnias, in Principles and practice of sleep medicine, ed. M.H. Kryger, T. Roth, W. Dement, Philadelphia, Saunders, 19942, pp. 567-73.
c. guilleminault, r. silvestri, Disorders of arousal and epilepsy during sleep, in Sleep and epilepsy, ed. M.B. Sternman, M. Shouse, P. Passouant, New York, Academic Press, 1982, pp. 513-31.
a. kales et al., Sleepwalking, "Archives of General Psychiatry", 1980, 37, pp. 1406-10.
m. mancia, s. smirne, Il sonno e i suoi disturbi, Milano, Cortina, 1985.
m.w. naylor, m.s. aldrich, The distribution of confusional arousals across sleep stages and time of night in children and adolescents with sleep terrors, "Sleep Research", 1991, 20, p. 308.
Sogni. Figli d'un cervello ozioso, a cura di M. Bosinelli, P. Cicogna, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
c.r. soldatos et al., Sleepwalking and night terrors in adulthood: Clinical EEG findings, "Clinical Electroencephalography", 1980, 11, pp. 136-39.