sonno
Disturbi del sonno
Esistono numerosi disturbi del sonno, dei quali alcuni derivati da altre patologie che interessano la veglia ma che si ripercuotono anche sulle fasi di riposo notturno, altri definibili come disturbi di sonno primari. Un’utile classificazione dei disturbi di sonno primari distingue tra disturbi associati a sonno in eccesso, disturbi legati a carenza di sonno (➔ insonnia), e disturbi del sonno REM e del sonno non-REM.
Tali disturbi comportano difficolta o impossibilita a controllare il sonno durante le ore diurne e attacchi di sonno improvviso che creano problemi allo svolgimento delle normali attività lavorative; sono molto rischiosi quando insorgono durante attività impegnative quali la guida di autoveicoli. Nonostante i disturbi che comportano sonno in eccesso siano meno diffusi nella popolazione rispetto a quelli da privazione di sonno, il loro carattere debilitante fa si che gli individui affetti si rivolgano alle cure mediche più di frequente. La sindrome narcolettica è caratterizzata da frequenti attacchi incontrollabili di sonno diurno, di durata compresa tra i 5′ e i 30′ e, in molti individui, da cataplessia (completa o parziale perdita del tono muscolare, senza perdita di coscienza) indotta da emozioni forti, come la rabbia o il riso. Altri sintomi della patologia includono frequenti risvegli notturni e una latenza di inizio del sonno ridotta (2′÷3′ rispetto ai 10′÷15′ degli individui normali). La cataplessia viene vissuta coscientemente dai pazienti, che sono in grado di ricordarla; compare nei momenti di transizione tra la veglia e il sonno, quando risulta associata anche ad allucinazioni visive, o al risveglio. A livello comportamentale, la frequenza degli episodi porta a un peggioramento delle performance lavorative e delle abilità mnemoniche. Gli individui affetti da tale sindrome entrano nel sonno direttamente dalla fase REM e la rilevanza di tale fenomeno è tale da renderlo un segno inequivocabile della presenza della patologia. La narcolessia ha un’incidenza familiare accentuata ed è spesso associata a malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla. Gli individui affetti da narcolessia presentano una perdita massiccia di neuroni ipotalamici contenenti ipocretina, un neuropeptide coinvolto nel controllo del sonno e nella prevenzione di passaggi immediati dalla veglia al sonno REM. I neuroni ipotalamici contenenti ipocretina proiettano ai principali centri encefalici coinvolti nella regolazione del sonno (prosencefalo basale, formazione reticolare e locus coeruleus). Benché alcuni farmaci, come gli antidepressivi triciclici e le anfetamine, siano utili nel trattamento sintomatico della narcolessia, la sindrome è ancora orfana di cure efficaci, e nuove ricerche si stanno concentrando su farmaci capaci di stimolare i recettori per l’ipocretina. Un altro disturbo associato a sonno eccessivo e la sindrome da apnea ostruttiva, nella quale la perdita del tono muscolare scheletrico induce un’ostruzione delle vie aree superiori, con conseguenti episodi di apnea notturna della durata di oltre 10». Altri sintomi tipici sono un forte e continuo russare, un sonno notturno non ridotto in lunghezza totale ma molto frammentato e attacchi di sonno incontrollabili durante il giorno. Come per la narcolessia, la sindrome comporta stanchezza, disturbi di memoria e confusione mentale. Il tracciato elettroencefalografico evidenzia un marcato allungamento della durata dello stadio 1 del sonno non-REM e una riduzione molto accentuata del sonno a onde lente. La malattia ha un’alta incidenza negli individui obesi, nei quali l’accumulo di grasso in eccesso nella regione del collo comporta un rilassamento della muscolatura della gola. Nel sonno, l’ipotonia o la completa atonia dei muscoli scheletrici rende l’azione dei muscoli aerei troppo debole, col conseguente collasso della laringe, interrotto da frequenti episodi di veglia. La cura più efficace per la sindrome da apnea ostruttiva consiste nell’immissione forzata di aria nelle vie respiratorie somministrata mediante una maschera nasale denominata CPAP (Continuous Positive Airway Pressure).
Il disturbo comportamentale nel sonno REM consiste in una grave alterazione del controllo della fase REM che comporta la permanenza del tono muscolare anche durante questa fase del sonno. Di conseguenza, gli individui colpiti dal disturbo si muovono durante il sonno, con comportamenti organizzati e spesso violenti che possono anche essere causa di danni fisici per l’individuo o per il partner. Tali episodi hanno frequenza variabile (due per notte nei casi più gravi, uno ogni 7÷15 giorni nei casi più leggeri) e sono di solito associati a sogni particolarmente vividi. Il disturbo tende a comparire dopo i 50 anni di età, con un’incidenza maggiore negli uomini rispetto alle donne, spesso in concomitanza con l’insorgere della malattia di Parkinson. Nel gatto, una sindrome analoga può essere indotta da lesioni del ponte che distruggono la parte ventrale del locus coeruleus: venendo meno la perdita di tono muscolare tipica del sonno REM, i gatti con tali lesioni esibiscono comportamenti verosimilmente legati al contenuto dei sogni. Il sonnambulismo (camminare nel sonno) consiste in complessi comportamenti automatici, come alzarsi dal letto e camminare anche per distanze notevoli, mentre l’individuo è completamente addormentato. Gli episodi di sonnambulismo avvengono unicamente negli stadi 3 e 4 del sonno a onde lente (sono, pertanto, più frequenti nella prima parte della notte) e sono caratterizzati da onde delta di grande ampiezza nel tracciato elettroencefalografico. Le cause del disturbo non sono note, mentre tra i fattori predisponenti si annoverano la privazione di sonno, il consumo di alcol, la febbre. Altri disturbi del sonno non-REM sono il terrore notturno e l’enuresi (incontinenza notturna), tipici degli stadi infantili.