Vedi SOPIANAE dell'anno: 1966 - 1997
SOPIANAE (v. vol. VII, p. 408)
Nonostante gli intensi scavi degli ultimi decenni, poche sono le tracce della città romana venute alla luce, a causa della città medievale - sede vescovile - sorta sull'antico abitato, che rende difficile la ricerca. Le lapidi funerarie del II-III sec. riportate alla luce a Pécs per la maggior parte non provengono dal sito originario; furono infatti ivi trasferite e riutilizzate per la costruzione della curia vescovile sorta a partire dall'XI sec., e pertanto non sono di aiuto nella ricostruzione della storia dell'abitato. Il centro conobbe un certo impulso alla metà del III sec., durante il regno di Gallieno, come dimostrano i ritrovamenti di monete romane. La sopravvivenza della denominazione locale di S. - di origine celtico-illirica - dimostra comunque l'esistenza di un abitato più antico.
Nel cimitero tardo-romano, situato a Ν della città, sono state riportate alla luce alcune centinaia di tombe: sono per lo più in mattoni, coperte da un tetto a due spioventi. I corredi delle sepolture, oltre che da accessorî dell'abbigliamento, sono costituiti soprattutto da oggetti di vetro; caratteristici sono i contenitori di profumi lunghi 40-50 cm, a forma di fuso. Nel cimitero sorgevano numerose camere funerarie dalla pianta molto varia (cella tricora, cella septicora, piccoli o grandi edifici quadrangolari o chiusi da un'abside). La camera funeraria dipinta n. 2 è conosciuta da tempo; un mausoleo portato alla luce nel 1975-76, databile al 350-360 d.C., ha pianta rettangolare con abside (m 16,5 x 7,8). Dell'edificio sono rimaste soltanto le fondamenta, ed è andata distrutta anche la maggior parte della volta a botte della sottostante camera funeraria. Le pareti della camera sono dipinte a imitazione di tarsie marmoree, e presentano dentro un'incorniciatura scene bibliche (Cristogramma, Adamo ed Eva con l'albero del Paradiso Terrestre e il serpente, Daniele fra i leoni, Noè seduto nella barca o Cristo assiso in trono). Nella camera era deposto un sarcofago di marmo norico, senza iscrizioni, che venne distrutto nel periodo delle invasioni barbariche insieme ad altre due sepolture più semplici. Il coperchio del sarcofago, databile al secondo terzo del IV sec., è decorato da maschere, mentre i lati presentano personificazioni delle stagioni inserite in cornici quadrate. Nel periodo delle invasioni barbariche il mausoleo venne usato come abitazione.
Il tipo architettonico dei mausolei di S. rivela influssi di provenienza diversa, che in quest'area della Pannonia sud-occidentale si sono fusi: le costruzioni sopra la superficie risentono dell'influsso dalmata, le camere funerarie sotterranee dipinte sono di origine balcanica. I temi biblici delle pitture parietali sono frequentemente attestati sugli scrigni pannonici di bronzo sbalzato del IV sec.; in due altri monumenti funerarî absidati più semplici (uno contenente un'esedra interna) è stato ritrovato il posto della mensa funeraria a forma semicircolare.
S. si spopolò nella prima metà del V sec.; più tardi (VII-VIII sec.) la popolazione, che ora è in parte cristiana, sembra aumentare di nuovo.
Per un inquadramento complessivo di S. nella provincia Pannonia, v. provincie romane: Pannonia.
Bibl.: F. Fülep, Roman Cemeteries on the Territory of Pécs (Sopianae), Budapest 1977; id., Excavations of the Early Christian Mausoleum of Pécs, in Archaeologiai Értesít'ó, CIV, 1977, pp. 246-257; id., Sopianae, The History of Pécs during the Roman Era (Archaeologia Hungarica, 50), Budapest 1984.