sopprimere
Due occorrenze nella Commedia, solo nella forma del participio passato soppresso.
In If XIV 15 una rena... / non d'altra foggia fatta che colei che fu da' piè di Caton già soppressa, ha valore concreto; corrisponde all'odierno " calcare ", " premere ", " calpestare " (da ricollegarsi con l'etimologia del latino supprimo); la rena del settimo cerchio " talis erat qualis... arena Libiae, per quam Cato... pertransivit " (Bambaglioli; ma il Daniello mette meglio in evidenza l'efficacia del participio: " soppressata e calcata da i piedi di Catone "; cfr. Lucan. IX 382 ss.).
In Pg XVII 115 È chi, per essere suo vicin soppresso, / spera eccellenza, Virgilio spiega a D. il sentimento dei superbi: " superbus... quia amat exaltationem suam, desiderat depressionem proximi " (Benvenuto; secondo l'Anonimo il superbo ha " amore e desiderio che 'l suo prossimo sia in basso stato, acciò che la grandezza sua non potesse sormontare a lui "; cfr. Tomm. Sum. theol. Il II 162 1 ad 2 " Superbia... appetit excellentiam in excessu ad rationem rectam ", e 2c [il fine della superbia] " est propria excellentia "). Il termine è usato con valore astratto, più morale che materiale, come risulta dal confronto con il sostantivo eccellenza e con la perifrasi del v. 117 di sua grandezza in basso messo (" scavalcato e tornato al basso ", Buti). Per il Grabher, invece, anche in questo caso l'uso del verbo sarebbe in stretto rapporto con la base latina; il superbo dunque desidera " che il suo vicino sia da lui calcato, premuto sotto i piedi ".